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Anno 4 Numero 131
16 dicembre 2013
16 dicembre 2013
Oceano Italia
Conclusa la grande stagione atlantica, facciamo un bilancio. La vela italiana ha trovatio due tesoro: 12 navigatori (bello rileggersi la lista: alla MT Giancarlo Pedote, Michele Zambelli, Alberto Bona, Fedirico Cuciuc, Federico Fornaro, Andrea Iacopini; e alla TJV Andrea Mura, Alessandro Di Benedetto, Alberto Monaco, Gaetano Mura, Pietro D'Al', Stefano Raspadori), e il seguito di pubblico.
Tra questi 12 trovate nomi già celebri a livello internazionale, il che significa consacrazione nel mondo francese e inglese, c'è chi addirittura ha trovato sponsor in Francia (Di Benedetto), o chi è stato scelto da velisti francesi per navigare con loro (Andrea Mura). C'è chi sta iniziando e giovanissimo ha grandi prospettive davanti (Zambelli, Bona, Cuciuc, gli stessi Iacopini e Fornaro). Chi è a metà di un percorso ideale, dopo una Mini Transat, sui Class 40, in crescita (Gaetano Mura). C'è chi è un mostro sacro riconosicuto (Pietro D'Alì), e chi ha costruito perfettamente l'impresa, finendo beffato ma che adesso deve gettare il cuore oltre la rabbia (Pedote). Cisscuno ha un suo pubblico, una cerchia che può andare dalla famiglia al club allo sponsor, al team, ma si arricchisce dopo un evento del genere di appassionati ed estimatori.
Navigatori e pubblico: i due tesori sui quali investire. Mentre i primi come si è visto tendono a crescere, con le regate e i circoli, le classi, le barche e il confronto, il secondo va stimolato, emozionato, risvegliato, in continuazione. Al gioco del mantenimento e della rivalutazione di questi tesori parteciano le istituzioni e i media. Adesso, visti i numerti che ho appena snocciolato, la responsabilità di entrambe le categorie è grande. I media in particolare hanno la possibilità di accentuare e prolungare nel tempo l'esposizione dei personaggi-navigatori. Servono idee, spazi, creatività, ma anche persistenza. La stagione dell'oceano non è finita con l'arrivo dell'ultimo italiano: comincia adesso. Adesso bisogna portare sui giornali e in tv i nostri velisti, i capitani coraggiosi, a raccontare e far vedere i loro occhi, nei quali ci sono tutte le onde che hanno cavalcato. (...)
Tra questi 12 trovate nomi già celebri a livello internazionale, il che significa consacrazione nel mondo francese e inglese, c'è chi addirittura ha trovato sponsor in Francia (Di Benedetto), o chi è stato scelto da velisti francesi per navigare con loro (Andrea Mura). C'è chi sta iniziando e giovanissimo ha grandi prospettive davanti (Zambelli, Bona, Cuciuc, gli stessi Iacopini e Fornaro). Chi è a metà di un percorso ideale, dopo una Mini Transat, sui Class 40, in crescita (Gaetano Mura). C'è chi è un mostro sacro riconosicuto (Pietro D'Alì), e chi ha costruito perfettamente l'impresa, finendo beffato ma che adesso deve gettare il cuore oltre la rabbia (Pedote). Cisscuno ha un suo pubblico, una cerchia che può andare dalla famiglia al club allo sponsor, al team, ma si arricchisce dopo un evento del genere di appassionati ed estimatori.
Navigatori e pubblico: i due tesori sui quali investire. Mentre i primi come si è visto tendono a crescere, con le regate e i circoli, le classi, le barche e il confronto, il secondo va stimolato, emozionato, risvegliato, in continuazione. Al gioco del mantenimento e della rivalutazione di questi tesori parteciano le istituzioni e i media. Adesso, visti i numerti che ho appena snocciolato, la responsabilità di entrambe le categorie è grande. I media in particolare hanno la possibilità di accentuare e prolungare nel tempo l'esposizione dei personaggi-navigatori. Servono idee, spazi, creatività, ma anche persistenza. La stagione dell'oceano non è finita con l'arrivo dell'ultimo italiano: comincia adesso. Adesso bisogna portare sui giornali e in tv i nostri velisti, i capitani coraggiosi, a raccontare e far vedere i loro occhi, nei quali ci sono tutte le onde che hanno cavalcato. (...)