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12/12/2013 - 14:57

World Yacht Racing Forum

La vela è cambiata.
Ma in meglio?

“La vela come la conosciamo è ufficialmente finita”: se a dirlo è un certo Ken Read, presidente di North Sails Group e guru di molta vela dalle classi olimpiche ai monotipi al giro del mondo, alla coppa America, forse c’è da credergli. Ma resta una domanda: è una buona o una cattiva notizia?

 
 
“La vela come la conosciamo è ufficialmente finita”: se a dirlo è un certo Ken Read, presidente di North Sails Group e guru di molta vela dalle classi olimpiche ai monotipi al giro del mondo, alla coppa America, forse c’è da credergli. Ma resta una domanda: è una buona o una cattiva notizia?
 
Del tema si è dibattuto in Svezia a Goteborg nella sesta edizione del World Yacht Racing Forum, un appuntamento privato (va detto per chiarezza) organizzato da una società commerciale che vende spazi espositivi e sponsor. Ma pur sempre un appuntamento con tanti big dello yachting, occasione per approfondimenti che possono essere utili (soprattutto se poi si riesce a far seguire qualcosa di operativo alle chiacchiere). Dunque Saily è andata a vedere. Di seguito un riassunto di alcuni elementi emersi dal Forum, con i relativi commenti della nostra redazione. La discussione è aperta e certe tematiche troppo decisive per il futuro del nostro sport per non chiedere a tutti voi lettori di partecipare al dibattito.
 
Ken Read dice dunque che la vela come la conosciamo è finita. Certo nel 2013 ne sono sucesse di rivoluzioni: l’America’s Cup sui catamarani volanti con il foiling, la scelta di una nuova classe monotipo per la prossima Volvo Ocean Race, una serie di restrizioni al design tradizionalmente libero (non si sono chiamati Open per caso) degli IMOCA 60, che di fatto standardizza la maggior parte dei progetti e si avvicina anche qui al one-design. Basta l’esempio di questi tre grandi cambiamenti nella vela per capire il passo avanti compiuto. Ma resta la domanda se i cambiamenti vanno, tutti, nella giusta direzione, dal momento che il mondo dello sport corre veloce, in termini di tecnologia, promozione, comunicazione, territori, categorie...
 
Sempre Ken Read ha continuato: “Guardare a quanto si è evoluta la Vela quest’anno e comparatela con il Calcio: è semplicemente incredibile, anche se penso che avremmo potuto evolverci ancor più velocemente, la vela è stata troppo lenta ad adattarsi alle nuove tecnologie a disposizione”.
 
COMMENTO. Il calcio è rimasto fermo mentre la vela ha corso? Wow. E a conti fatti, è cresciuto di più il calcio o la vela? Troppo spesso seguiamo l’idea di evoluzione per se stessa senza curarci delle conseguenze a lunga scadenza. Continuare a rivoluzionare la vela per renderla più televisiva e più spettacolare, alla lunga la sta snaturando. Ma a quanto pare al Forum di Goteborg nessuno ha avanzato questo dubbio.
 
Che ci siano dubbi e opinioni diverse, però, è emerso anche in Svezia. Parlano degli aspetti commerciali dello sport della vela, sia d’altomare che costiera, sia classi olimpiche che coppa America, sono venute a galla alcune crepe. Una l’ha aperta nientemeno che Iain Percy, il campione olimpico inglese oggi CEO di Artemis Racing Team e ormai di fatto una sorta di anti-Ben Ainslie nel mondo della vela britannica (i due probabilmente si troveranno avversari alla prossima Coppa). Parlando di vela olimpica, Percy ha detto: “L’integrità delle regate veliche deve essere preservata, a dispetto dell’aumento delle necessità commerciali. E’ sbagliato mettere troppa enfasi nella regata finale”. Iain si riferisce alla Medal Race, già tanto dibattuta… e che già era stata “attaccata” proprio da Ben Ainslie al Forum 2012.
 
Si è parlato anche molto di sponsor, e con gli sponsor, alcuni dei più presenti nella vela degli ultimi anni: Volvo, Stena, Macif. “La chiave per una campagna di sponsorizzazione di successo – per il direttore marketing di Macif Jean-Bernard Le-Boucher, è la lunga durata, il coinvolgimento nel tempo, e la presenza in vari eventi diversi”. Trovarne come lui: il trend a quanto pare è opposto, sempre più difficile trovare sponsor di lunga durata.
François Gabart, skipper di Macif e vincitore del Vendée Globe è una prova felice visto che il suo sponsor lo accompagnerà nella nuova sfida, costruire un trimarano di ultimissima generazione, per la Route du Rhum in solitario e il record intorno al mondo in equipaggio.
 
Qualche interessante statistica: l’80% dei presenti crede che i media online siano oggi il modo migliore per raggiungere la giusta audience di pubblico velico, mentre la TV sembrava esserlo fino a pochi mesi fa.

(COMMENTO: basterebbe integrare i due media e il gioco è fatto, no?). Per gli sponsor in una campagna contano, nell’ordine, i programmi di ospitalità (31%), i ritorni in TV (26%), i ritorni nel web e nei social media (18%), mentre la carta stampata si ferma a un 3%...
 
Cosa raccontare? Peter Bayer, CEO di Open Sports Management, la struttura che cura gli aspetti commerciali della classe IMOCA, dice: “La cosa più importante resta la storia che deve essere vera e interessante. Per raggiungere una buona audience lo sport deve essere intrattenimento. Non contano le barche o la regata, devi raccontare alla gente una storia”.
 
COMMENTO. Si, ma nella vela, le storie sono intrinsecamente legate agli uomini e alle barche e alle regate soprattutto nei percorsi oceanici. Come si fa a dire che la regata non conta? Il contenuto deve riempire il contenitore, sennò quello resta vuoto o si riempie di acqua fresca. E la gente se ne accorge.
Parlare di successi aiuta poco: il Vendée è un esempio strepitoso dove tutto funziona, sia per il giro del mondo epico in solitario sia perché parte e arriva in Francia. Sarebbe il caso di parlare di casi meno fortunati, di casi difficili, dell’eccessivo affollamento del calendario velico con regate o eventi di scarsa importanza eppure venduti come fossero la coppa America…

 
Ken Read ha concluso con una nota di ottimismo: “La crisi economica è definitivamente finita, e io non vedevo tanto entusiasmo intorno alla vela da molto tempo!”

Commenti

adolfo mellone (non verificato)

E io non vedevo tante ca@@@te in un articolo da molto tempo ! E la colpa purtroppo non è dell' autore.
Gentile Adolfo, purtroppo questi tanto reclamizzati "forum" con personaggi illustri sono concepiti e vissuti più come business privati che come occasioni di reale crescita collettiva di un settore. E' stato così anche in questa occasione. Che poi Saily debba darne conto con un articolo è un fatto gionalistico: ma bene ha colto lei l'essenza di certi passaggi. La discussione che ne può scaturire è più interessante del forum stesso.

Giancarlo P. Segatel (non verificato)

mah! anzitutto fa piacere che Ken Read abbia detto ora quanto io postai su FB durante l' ultima Coppa America: "nulla sarà come prima nella regate veliche": Chissà!, forse ha letto il post anche lui ( ah già, si chiama "read" :-D ). Per il resto, in tema di sponsorizzazioni, forse il resoconto è un pò confuso: da sempre le aziende pubblicitarie degne di questo nome sanno che una sponsorizzazione deve durare nel tempo perchè si consolidi e diventi efficace il messaggio trasmesso e quindi la fedeltà del consumatore-spettatore; verò invece che molte agenzie e società, affamate di soldi, si avventano sugli eventi con iniziative o "mordi e fuggi" o "basta così che di più non posso", con l' inevitabile risultato di aver buttato soldi e indotto i loro business competitors a fare altrettanto, affollando scafi e vele in modo indiscriminato e per questo affatto inutile, con loghi e messaggi illeggibili, scoordinati e fuori target. Ovvio che le aziende serie di fronte a tanta confusione ed arrembaggio si tirino indietro: non è quindi questione di soldi , ma di metodi operativi se le sponsorizzazioni sono in crisi. Per il resto, ha ragione che si deve raccontare una storia: la sponsorizzazione è un messaggio pubblicitario che deve essere visto, compreso, accettato e condiviso: e poichè si sviluppa in tempi lunghi, và continuamente proposto allo spettatore durante tutto l' evento; come? appunto raccontando una sotria e non solo mostrando di sguincio il logo : se io sponsorizzo la regata, allora parlo della storia della regata (contenitore), se sponsorizzo una barca allora parlo ed entusiasmo sulla storia della barca e dello skipper (contenuto). Come al solito, dilettantismo e confusione non pagano.
Gentile Giancarlo, fosse vero che dilettantismo e confusione non pagano! Alla lunga, certo, non portano da nessuna parte. Ma ahimè, nel clima attuale tanto dilettantismo e tanta confusione pagano eccome: sono addirittura al potere! Bisognerebbe escogitare un modo per dare dei voti oggettivi, a certi comportamenti, con relative promozioni e bocciature...

Patrizio Bina (non verificato)

Io sono un appassionato di vela da circa 20 anni e la pratico attivamente. Quando però nelle varie trasmissioni in tv e sul web vedo solo elogi (seppure doverosi) e classifiche, chiudo tutto. Le storie vere di mare sono raccontate raramente. Un ultimo appunto: la crisi per noi italiani c'è ancora....e tanta. ...manca ancora una valorizzazione della cantieristica nostrana e della nautica "popolare", leggasi costi troppo elevati, assenza di una promozione seria della nautica velistica da diporto. BV a tutti.

Romano Less (non verificato)

Caro Fabio, Alla mia età frasi come quella suonano un po' consunte. La vela come le altre attività umane si evolve, prova, fallisce e corregge. Non si è mai dato che l'uomo si fermasse davanti al dubbio, dal mito di Prometeo al nucleare. Certo le novità di quest'anno sembrano sconcertanti e l'eterno business pervade tutto, ma vediamo crescere talenti -non li elenco per non fare torti- e lentamente, molto lentamente, aprirsi uno spiraglio sulla cultura marina da sempre trascurata qui da noi. Intanto abbiamo trasformato il nostro pianeta in boa, l'unica di una forsennata ricerca del record. Beh, perchè no? La competizione è competizione, che si corra col dinghy o con la ferrari. Ben vengano i foil, non vedo l'ora di farci un giro, chissà se ne ho ancora la forza...e mi aspetto vele rigide anche sui plasticoni da crociera, appena risolto qualche problema tecnico... e psicologico. Una sommessa critica la farei alla coprtura mediatica dei principali eventi, si vede che i nostri colossi mancano di interesse e anche di soggetti preparati. Peccato! Basterebbero due telefonate per avere disponibili decine di espertissimi... Ma è Natale, dobbiamo essere buoni. Colgo l'occasione per fare a te e a tutti i velisti e lettori i miei migliori auguri. Romano Less