PRIMA DONNA AL TIMONE DELLO SPORT RAI: DAL PROCESSO ALLA TAPPA AL CIRCOLO DEGLI ANELLI DI TOKYO 2020 – Napoletana, in Rai dal 1992, cresciuta con il ciclismo e protagonista della striscia di successo alle ultime Olimpiadi. E’ stata anche in Nuova Zelanda per una America’s Cup. Succede ad Auro Bulbarelli che era in carica dal novembre 2018. Le sue prime idee sul futuro dello sport Rai
Rai Sport ha una nuova direttrice, la prima donna a ricoprire il ruolo: è Alessandra De Stefano, nata a Napoli nel 1966 ed entrata in Rai nel 1992. Giornalista professionista dal 1995, è cresciuta e si è fatta conoscere in tanti anni al seguito del ciclismo, prima da inviata e poi da conduttrice del Processo alla Tappa, prima donna conduttrice dello storico format Rai ideato da Sergio Zavoli. La scorsa estate ha condotto (in tutti i sensi) uno dei programmi Rai più riusciti e di successo degli ultimi anni: Il Circolo degli Anelli (a proposito ci sarà una puntata speciale il prossimo 21 dicembre) su Rai 2 in seconda serata, raccontando i Giochi e gli azzurri.
Nel 2019 è stata nominata vicedirettrice di Rai Sport. Ha seguito quattro edizioni dei Giochi Olimpici estivi e due edizioni di quelli invernali e (cosa importante) una Coppa America di vela in Nuova Zelanda. Alessandra è una giornalista “vera”, non è una showgirl, punta sui contenuti. Lo sport l’ha intrigata ed emozionata, ma alla base c’è una voglia e una capacità di raccontare, di cogliere l’essenza di un gesto e farla diventare emozione.
In quanto prima donna direttore di Rai Sport, e al di fuori dai giri politici, De Stefano suscita legittime speranze di un lavoro di qualità che davvero possa cambiare e rilanciare lo sport Rai. Certo, per farlo servirà che si risvegli dal torpore l’intero corpaccione del servizio pubblico: occorre tornare a investire, sulla qualità dei commenti, sui diritti, sul prodotto. Lo impone la diffusione capillare Rai che non ha confronti con la concorrenza. Al quotidiano La Repubblica Alessandra ha detto tra l’altro: "Più immagini, meno parole: lo spettatore non va sopraffatto". E:"Tante ragazze in Rai mi hanno fermata per dirmi: è bello sapere che si può arrivare in alto. Mi sono data un anno per provare a cambiare qualcosa".
Emanuela Audisio le ha chiesto: in un momento in cui l'informazione tv nel mondo ha smesso di essere la prima fonte tanto che anche i dati dell'Nbc per i Giochi di Tokyo rivelano un calo di pubblico del 40% rispetto a Rio 2016, ma una forte crescita dello streaming su piattaforme digitali e social, come pensa debba cambiare il racconto sportivo in tv? Lei ha risposto così: "Credo che in questo momento siamo diventati spettatori più impazienti. Forse il Covid ha cambiato il nostro rapporto con la tv, spesso foriera di brutte notizie, dato che l'informazione primaria si è concentrata sulla diffusione del virus.
"Sul modo di narrare lo sport, anche nelle telecronache, vorrei più immagini e meno verbosità. Ogni sport ha una sua geografia: suoni, rumori, atmosfere. Chi guarda deve poter respirare un po' quel clima, non ha bisogno di sovrapposizioni di parole. A volte troppa voce può distrarre. Tamberi che vola, Tortu che nella staffetta si butta sul traguardo, vorresti essere lì con loro. Il telespettatore vuole condividere, non essere sopraffatto. Cosa copierei dalle tv estere? L'essenzialità e il minimalismo nella scelta degli studi televisivi, la fluidità dei raccordi tra i vari segmenti, la compostezza e la qualità degli interventi. Lo sport deve essere autentico, ha un rumore, un odore, un respiro.”
In un’altra intervista, stavolta a FqMagazine, si descriveva così: “M’interessano i risultati, la sostanza più che la forma. Per questo detesto il cliché della donna scosciata che commenta lo sport. È l’antitesi di ciò che sono io, che vado in video con le unghie sbeccate e le mani piene di appunti. Certo, mi sistemo perché so che devo entrare nelle case della gente ma so che il pubblico è molto intelligente e smaschera la finzione. Io non fingo, sono ciò che sono e la popolarità la temo perché impone un ritmo che non m’interessa. Io non voglio essere altro da me, non mi piace il protagonismo a tutti i costi.”
Il neo-direttore di Rai Sport ha realizzato numerosi reportage e documentari che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. Nel 2001 ha pubblicato per Rizzoli il romanzo Giulia e Fausto,la storia dell'amore segreto tra Coppi e la Dama Bianca. Tra i tanti riconoscimenti, il Premio Adriano De Zan e il Premio Beppe Viola.
Buon lavoro e buon vento Alessandra, sicuri che saprà valorizzare la vela nel bouquet di Rai Sport che ha sempre dato spazio ai grandi eventi di questa disciplina, confermando e potenziando la collaborazione storica con la FIV (sveglia!), e grazie all’impegno appassionato di Giulio Guazzini, professionalità importante della sua redazione. E perché no: speriamo di rivederla in Coppa America o a qualche regata tra le tante in calendario. Del resto l’ha detto lei che lo sport: “ha suoni, rumori, atmosfere... un respiro”… La vela, in questo, non si batte.
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