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13/12/2013 - 16:25

Tutti i rumors sul nuovo Protocollo

Coppa America 35
I giorni della verità

!--paging_filter--strongIl punto sui grandi movimenti intorno al trofeo. Le (parecchie) novità volute dal challenger of record australiano Hamilton Island. Rinasce il vincolo di nazionalità. Nuovi cat AC65? La nuova sfida francese. Artemis fa acquisti. Ben Ainslie è pronto. Luna Rossa riparte da Cagliari. E un Russell Coutts a sorpresa…/strong!--break--br / nbsp;br / strongdi Fabio Colivicchi/strongbr / br / Sarà il Natale dell’America’s Cup, e sotto l’albero (o magari nella calza della Befana) gli appassionati di vela possono attendersi un bel pacchetto di sorprese, novità e speranze di rilancio per il trofeo sportivo più antico della storia, e quindi, per diretta conseguenza, per il futuro della vela.br / nbsp;br / Come sarà la Coppa America numero 35? Con quali barche si correrà? In quale data? E dove? Ci saranno gli eventi preliminari ormai abituali (Acts, o World Series che siano)? Domandine mica da poco, per rispondere alle quali si stanno muovendo in tanti. E tanti sono anche gli interessati a lanciare una sfida. Facciamo il punto della situazione su quanto si muove nel mondo della Coppa.br / nbsp;br / strongCOME CAMBIA IL PROTOCOLLO/strongbr / Gli australiani dell’Hamilton Island Yacht Club, del patron Bob Oatley, decano velista a capo dell’omonima potentissima famiglia, starebbero negoziando con il detentore Golden Gate Yacht Club di San Francisco, che esprime il defender Oracle Racing Team USA, una serie di condizioni per stabilire insieme il Protocollo per la XXXV America’s Cup. I rumors si sprecano, ma alcune voci sono più forti e insistenti, segno che qualcosa di vero c’è.br / nbsp;br / Uno dei criteri su cui gli australiani hanno puntato sin dall’inizio è il ripristino del criterio di “nazionalità” delle sfide. Storicamente questo è stato uno dei punti di forza della Coppa America, divenuta un confronto tra nazioni, tra capacità veliche, culture, tecnologie, capacità imprenditoriali di paesi, oltre che sfida tra grandi tycoon. Tutto questo era poi finito con l’avvento di Ernesto Bertarelli, con Alinghi svizzero ma neozelandese, ed è iniziata l’era della Coppa con team multinazionali. Si disse che era il segno dei tempi, che tutti gli sport presentano questo trend. Risultato: adesso tutti pensano a fare marcia indietro e ridare alla Coppa la sua aura di confronto tra nazioni. Significa che i velisti e i componenti di ogni team dovranno essere della nazionalità del club sfidante (o defender), secondo regole ben più strette delle attuali (ridotte solo al cantiere costruttore dello scafo).br / nbsp;br / Una prima, clamorosa, conseguenza possibile di queste nuove regole potrebbe essere il passaggio di due velisti vincitori dell’ultima Coppa con Oracle, James Spithill e Tom Slingsby, entrambi australiani, alla corte del Challenger of Record, praticamente sfidando se stessi o cercando di riconquistare il trofeo appena vinto sotto altra casacca. Non sarà un cambiamento radicale immediato: si parla di una regola di almeno il 50% dei componenti del team della nazione sfidante.br / nbsp;br / Anche se ricchissimi, gli Oatley avrebbero poi subito chiesto a Larry Ellison di studiare ogni possibile soluzione per ridurre drasticamente il budget di una sfida. Se per la 34 Coppa il costo medio di un team è stato stimato in 100 milioni di dollari, per la prossima l’obiettivo (ambizioso) è quello di dimezzare questa cifra portandola a 50 milioni di dollari…br / nbsp;br / Considerando che i costi maggiori per i team vengono dalla ricerca, dall’innovazione tecnologica, per cercare di portare al massimo la barca usata in regata, si può immaginare che il processo di risparmio possa riguardare una limitazione di tali ricerche, di fatto una limitazione nelle possibilità di evoluzioni tecnologiche delle barche scelte. Non si va verso dei monotipi One Design, ma ci si avvicina, si dovrebbero vedere barche sempre più simili e vicine in termini di prestazioni.br / nbsp;br / Resteranno i catamarani, le wingsail, i foil, le barche che volano a 40 nodi? Qui la comunità degli addetti ai lavori resta spaccata, e per defender e challenger of record il lavoro sarà duro. I catamarani volanti hanno vinto la sfida dello spettacolo perché sono piaciuti e hanno emozionato. La finale combattuta, con la clamorosa rimonta di Oracle da 1-8 a 9-8 ha fatto il resto. Ma gli AC72 con wingsail e foil sono proprio l’opposto di barche per contenere i budget. Si può pensare a una riduzione della misura? Si può pensare a degli AC60 o 65, magari con foil ma senza wingsail (oppure wingsail identiche per regolamento), troppo complicate da gestire? Un altro risparmio potrebbe arrivare se anche gli scafi dei cat fossero uguali per regolamento, lasciando aperte alla sperimentazione solo le appendici (foil, derive, timoni…). Come vedete ci si avvicina molto al concetto di monotipo. Certamente le regate sarebbero più ravvicinate e combattute.br / Lo sapremo tra non molto.br / nbsp;br / strongLA CITTA’ OSPITANTE (E IL CAMPO DI REGATA)/strongbr / A San Francisco si fanno i conti sul dopo-Coppa e i risultati sembrano contrastanti. Tanto entusiasmo comunque la Coppa non l’ha suscitato e il sindaco Lee faticherà a ottenere la conferma a candidarsi per ospitare la prossima edizione. Nonostante ciò, però, San Francisco resta di gran lunga l’opzione più probabile. Perché qui ha sede il club detentore, ci abita Larry Ellison, ci sono ancora le strutture dell’ultima edizione.br / nbsp;br / strongLE WORLD SERIES IN FRANCHISING/strongbr / Tra le voci più insistenti, però, c’è l’idea di un “tour” molto serio di regate preliminari che coinvolgerà grandi città di super tradizione velica. La prima delle quali sarebbe Auckland in Nuova Zelanda, vecchio pallino dello stesso Ellison. Più precisamente, però, i preliminari farebbero tappa in location dei paesi sfidanti, che sarebbero gestite anche economicamente da queste nazioni, a differenza del passato, quando ACEA arrivava con tutto il suo “pacchetto” di barche, container, boe, giudici…br / In questo modo, regate tipo World Series in franchising potrebbero svolgersi già nel 2014, proseguire nel 2015 e 2016, prima di una fase finale a San Francisco, riservata solo ai primi 4 classificati delle serie preliminari, le quali così diverrebbero “vera” parte integrante della Coppa e non solo allegre (benchè costose) passerelle. Si regaterebbe con catamarani AC45, oppure (tesi che sta diventando prevalente, anche perché gestire due classi è motivo di costi enormi) con gli stessi AC60 (65) delle sfide. Le concessioni oltre che in Nuova Zelanda andrebbero anche a location in Gran Bretagna, Europa (sicuramente Italia vista la sfida di Luna Rossa), Australia, ma anche Asia, Medio Oriente e Africa. E qui si conferma lo spirito della vela globalizzata (o che insegue la globalizzazione, fate voi), come già visto per la Volvo Ocean Race o le Extreme Series.br / nbsp;br / strongCHALLENGER OF RECORD/strongbr / Rumors riguardanti Iain Murray, gran capo delle operazioni nell’ultima Coppa a San Francisco, velista e manager australiano, che avrebbe avuto un ruolo nella determinazione del challenger of record, e che forse potrebbe passare armi e bagagli nel ruolo di sfidante.br / nbsp;br / strongRUSSELL COUTTS/strongbr / L’eminenza grigia di tutta la Coppa America degli ultimi 20 anni o giù di lì, cosa farà dopo l’ennesimo trionfo?br / Ci sarebbero tensioni residue tra Russell e Tom Ehman, con conseguente ipotesi di divorzio: ma chi se ne andrà?br / Recentemente Coutts ha fatto intendere che il vincolo di nazionalità in Coppa America sarà molto probabilmente reintrodotto nel prossimo Protocollo, dando anche un suo personale appoggio alla novità. Questo gli ha riconquistato un po’ di fiducia, ma anche un quesito: e lui, da neozelandese, di quale team farà parte? Domanda scolastica, perché come detto a regola dovrebbe restringere l’obbligo di nazionalità al 50% di ogni team. E comunque dati i trascorsi appare difficile immaginare un clamoroso ritorno a casa dell’ex figliol prodigo poi traditore…br / nbsp;br / strongBEN AINSLIE CON RED BULL?/strongbr / Il più grande velista, l’inglese Ben Ainslie, vuole scrivere la storia e riportare finalmente il trofeo a casa. Per farlo si farà dare una mano dal team campione della Formula 1, la Red Bull. Ben Ainslie si è fatto vedere ad alcuni gran premi e ha incontrato il capo dei designer Adrian Newey (il cervello dietro ai successi di Sebastian Vettel), col quale ci sarebbe già un’intesa. Secondo il Mirror, Ainslie pensa a una sfida con 80 milioni di sterline di budget (e così l’asticella torna subito in alto…), e Newey morirebbe dalla voglia di collaborare con Ben a riportare a casa la brocca.br / nbsp;br / strongARTEMIS FA CAMPAGNA ACQUISTI/strongbr / Bjorn Tornqvist, patron di Artemis Racing, non sembra accusare il colpo della drammatica sfida 2013 (errori, sconfitte, la tragedia di Andrew Simpson) e rilancia. Silurato Paul Cayard, il CEO è Iain Percy, il quale non ha perso tempo per avviare la campagna acquisti: è dell’11 dicembre la notizia dell’ingaggio per Artemis di Nathan Outteridge e Iain Jensen. Entrambi già membri del team, sono stati confermati a suon di contratto, insieme al famoso grinder Chris Brittie. Questo è il nucleo del nuovo team velico di Artemis (certo non a trazione svedese), già pronto a lavorare con i designer appena si saprà in quale direzione. Una mossa che va in qualche modo in controtendenza rispetto alle ipotesi di vincolo di nazionalità… Di positivo c’è anche che Artemis supporterà la prossima campagna olimpica sul 49er di Outteridge e Jensen.br / nbsp;br / strongLA FRANCIA CI RIPROVA/strongbr / Dopo il clamoroso flop dei fratelli Peyron, monumenti della vela transalpina, incapaci di trovare soldi per la sfida, la Francia cala un altro tris d’assi. Presentato al salone di Parigi Team France, basato sull’alleanza di Franck Cammas, Michel Desjoyeaux e Olivier de Kersauson. Tre velisti fondamentalmente oceanici, ma esperti di grandi multiscafi, il più giovane (Cammas) anche coinvolto in una interessante scalata olimpica sul Nacra 17. Il team è supportato da Groupama, che si conferma uno dei maggiori sponsor globali della vela nel mondo.br / nbsp;br / strongLUNA ROSSA CAGLIARITANA/strongbr / Da un’isola all’altra: Luna Rossa lascia la Sicilia e sbarca in Sardegna. A Cagliari la nuova base del team, che Patrizio Bertelli e il suo skipper Max Sirena vogliono tenere viva anche in attesa del nuovo Protocollo. Bertelli vuole dare una spallata decisiva al trofeo, vuole una sfida in grado di competere per vincere e non per partecipare. Si muove per tempo, forse come mai in passato, e non lascia nulla al caso. Su Luna Rossa e su Cagliari, Saily tornerà presto con servizi esclusivi che faranno il punto sulla sfida italiana.br /

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