blog | Di Fabio Colivicchi
02/01/2012 - 19:46
Vela olimpica azzurra: cosa c'è dietro al flop?
Ostia 2009, la prima foto di gruppo degli azzurri delle squadre federali, con il presidente Croce, alla presentazione della "nuova" Preparazione Olimpica del quadriennio (foto FIV)
Prima analisi della brutta figura della vela azzurra ai mondiali australiani delle classi olimpiche. Il grido d'allarme del DT Luca De Pedrini. E cosa si può ancora fare a 8 mesi dalle Olimpiadi
Siamo da sempre tifosi dei nostri velisti. Amiamo vedere il tricolore e le vele con la scritta ITA primeggiare, girare primi le boe, vincere. Competere per le medaglie olimpiche, il massimo valore dello sport. Con lo stesso spirito con cui seguiamo i nostri equipaggi, oggi affrontiamo una prima analisi del clamoroso flop della vela italiana al recente Mondiale ISAF di Perth e Fremantle.
Qualche dato per cominciare. L'Italia della vela a Perth ha centrato due Medal Race (le finali tra i primi 10) su 9 classi nelle quali era presente (assenti nel Match Race femminile), conquistando un 5° posto (Giulia Conti e Giovanna Micol nel 470) e un 9° (Laura Linares nel windsurf RSX). Inoltre sono arrivate 7 qualifiche olimpiche su 9 classi. Le 5 conquistate fuori Medal Race hanno avuto questi risultati: 470 maschile: 24° posto assoluto, 18° di nazione su 19 posti a disposizione; Finn: 24° posto assoluto, 17° di nazione su 18 posti disponibili; Laser maschile: 45° posto assoluto, 23° di nazione su 35 posti; Laser Radial femminile: 24° posto assoluto, 16° nazione su 29 posti; windsurf RSX maschile: 36° posto assoluto, 24° nazione su 28 posti. Non ottenute le qualifiche nella Star (17° posto assoluto, 12° di nazione su 11 posti) e 49er (38° posto assoluto, 18° nazione su 14 posti).
Quello che balza alla vista dei dati numerici è l'arretramento complessivo, come squadra, della nostra vela. Storicamente, tra alti e bassi, e anche a prescindere dalle Olimpiadi che sono un momento particolare ed estremo, la vela olimpica azzurra è rimasta posizionata nel gruppo delle prime 6-8 nazioni al mondo. Una sorta di classifica per la media dei meriti: ampiezza del movimento, presenza nelle varie classi agli eventi internazionali, risultati e posizioni nelle ranking mondiali. Una volta raggiunto - negli ultimi 15-20 anni - il gruppo dei paesi leader (Gran Bretagna, USA, Australia, Francia, Spagna, Nuova Zelanda e a fasi alterne i diversi paesi scandinavi), l'Italia non era mai uscita da questa classifica. Sempre presente in tutte le classi ai Giochi, ai Mondiali, agli Europei, alla World Cup. Il picco massimo ai Giochi di Sydney 2000, quinta nel medagliere (un oro e un argento).
Prendendo il medagliere di Perth 2011 come fotografia più recente di questa ipotetica classifica (anche considerando che a differenza delle Olimpiadi c'era la presenza di più atleti della stessa nazione nella stessa classe), l'Italia fa un brusco passo indietro. Non siamo tra le 14 nazioni che si sono spartite le 30 posizioni sul podio. Tra queste alcune nazioni che già negli ultimi mesi era prevedibile veder crescere molto: l'Olanda (seconda assoluta nel medagliere, davanti a GBR!), Israele, la Polonia, il Belgio, la Germania, la Croazia. Inoltre, visti anche i piazzamenti citati, siamo superati da paesi ancor meno importanti ma ulteriormente emergenti che meritano attenzione e rispetto per il lavoro che stanno facendo. Resta numericamente importante, a vantaggio della tradizione italiana, il numero delle qualificazioni, anche considerando assai probabile che al Mondiale 2012 si ottengano le due restanti (Star e 49er).
L'impressione generale, anche guardando l'approccio al Mondiale australiano, è di una squadra meno "consapevole" del suo valore, sia nei singoli che nel gruppo. E' il panorama della situazione della nostra vela olimpica insomma a destare preoccupazione. Timori peraltro accentuati dalle dichiarazioni a dir poco allarmanti del Direttore Tecnico Luca De Pedrini dopo Perth. Alcune sono piuttosto "forti". Eccole.
IL GRIDO D'ALLARME DEL DT
"Ci troviamo in un quadriennio in cui la squadra non è particolarmente competitiva. Cercheremo di fare il possibile per ben figurare alle Olimpiadi, ma non abbiamo abbastanza equipaggi all'altezza dei primi 10." Sulla Star: "La mancata qualifica è una doccia fredda, ma sulla Star non è facile, il livello è stratosferico, pochi posti disponibili e tutti campioni..." Sul windsurf femminile: "Sorpresa positiva dalla Linares, che si conferma in crescita e una base solida per il futuro. Per la Sensini una regata negativa. Spero che non comporti strascichi e lungo termine..." Sul 470 femminile: "E' il risultato che in termini globali risplende di più, anche se senza medaglia. Giulia riprende fiducia dopo un periodo negativo, il cambio tecnico ha portato un riallineamento..."
Il DT continua sul 470 maschile: "Non ci dormo la notte, proprio da lui (Gabrio Zandonà, ndr) ci aspettavamo un'inversione di tendenza, che è mancata in modo clamoroso. Ho visto personalmente: regata male, confuso... Mi assumo la responsabilità per le scelte durante la preparazione. Ma occorrerà una riflessione molto profonda sulle motivazioni e le capacità di questo equipaggio..." Sul 49er: "E' stato un esperimento abbastanza azzardato, messo in piedi all'ultimo. L'inesperienza del timoniere ha portato a un numero incredibile di squalifiche. Ripartiremo con Pietro, se e quando possibile, in caso contrario valuteremo altre opzioni, tra cui la non partecipazione del 49er alle Olimpiadi."
E adesso? "Vedrò il presidente federale Croce, farò una relazione sul campionato e tireremo le conclusioni. Sono anche disponibile assumendomi tutte le responsabilità a fare un passo indietro, se questo fosse necessario. Vorrei riuscire a cambiare la situazione... Non avrei mai creduto di arrivare qui e avere due soli equipaggi a Medal Race. Non mi sarei mai aspettato l'uscita dalla finale di Alessandra e Diego... Una analisi profonda da parte di tutti, atleti e tecnici, è necessaria. E un riposizionamento su obiettivi concreti e raggiungibili... Non continuare a sperare in qualcosa che non avverrà..."
Dichiarazioni gravi, a 8 mesi dalle Olimpiadi. Quasi una resa anticipata. Verrebbe da chiedere: cosa è successo allora in questi tre anni?
Chi guardi dall'esterno la vela italiana ha una impressione di solidità e salute. I campioni, i riferimenti non mancano: siamo il paese di Alessandra Sensini, la velista più medaglista della storia velica, dei Sibello e di Conti e Micol leader delle ranking, dei campioni europei Star Negri e Voltolini. Materiale su cui lavorare ce n'è. Chi consideri gli aspetti logistici ci invidia il mare, le coste, i laghi. Chi si spinga all'indietro verso le giovani generazioni scopre una vela azzurra giovanile in salute e sempre in grado di esprimere in diverse classi piccoli campioncini, promesse più o meno evidenti e mature, segno di un movimento di base solido e produttivo. E allora? Perché la figuraccia di Perth, e le clamorose dichiarazioni del DT?
Non può esserci una risposta sola, netta. E può persino non esserci alcuna risposta. Potremmo (personalmente è la linea che sceglierei, a 8 mesi da Weymouth) decidere di compattarci, guardare solo il bicchiere mezzo pieno, le speranze e le certezze, curarle, lucidarle e prepararle a fondo, e portare alle Olimpiadi due o tre equipaggi veramente, concretamente da medaglia. Sensini, G&G, Sibello, Diego e Enrico. Era lo scenario prima di Perth, può e deve restarlo anche dopo il bagno australiano. Non saremo la spaventosa armata inglese, non avvicineremo le qualità dei tre o quattro fuoriclasse australiani, non raggiungeremo l'organizzazione e lo sviluppo degli olandesi, ma almeno potremmo guardare in faccia spagnoli, francesi, brasiliani, croati, danesi, tedeschi, e fargli la faccia feroce, ballargli una "Haka" davanti...
Abbiamo cercato quest'anno tra selezioni e qualifiche di parlare solo di regate e sport. E' quello che vorremmo continuare a fare, gioiosamente. Ma una piccola digressione di analisi politica dobbiamo farla, a completamento di quanto scritto finora. Di seguito alcuni elementi che contribuiscono a quel "rumore di fondo" tra chiacchiere e marketing del cambiamento, che sta finendo per disturbare gli atleti.
LE SILENZIOSISSIME DIMISSIONI DI PINO BARBIERI
A Perth-Fremantle la squadra (atleti, staff tecnico e medico) non era accompagnata, o meglio guidata, da un responsabile "politico". E sapete perché? Perché quel responsabile politico, semplicemente non c'è più. Il consigliere di presidenza Pino Barbieri, che sul sito FIV continua a essere indicato quale responsabile del Settore Attività Agonistica e Squadre Federali, ha infatti restituito le sue deleghe. Si è dimesso dall'incarico, insomma. Che nessuno abbia sentito il dovere di comunicarlo, fa parte della proverbiale trasparenza della comunicazione federale, ma resta il fatto che dopo essere stato sempre presente a Palma, Hyeres, Riva del Garda (le località delle selezioni olimpiche italiane) e negli anni precedenti ai Giochi del Mediterraneo e altri appuntamenti chiave, Barbieri non era a Perth.
Barbieri è dirigente di lungo corso, ne ha viste tante, è tra i pochi consiglieri della Vecchia FIV sopravvissuto alla rivoluzione dell'aratro, anzi ha avuto un incarico di primo piano: era praticamente il numero 4 della FIV, dopo il presidente e i due vice. Ancor più delle dimissioni stesse, sui motivi che le hanno indotte vige il più assoluto riserbo, anche all'interno del Consiglio che si è limitato a prendere atto. Quel che so me lo tengo perchè non trovo utile scriverlo qui. Ma c'è un vuoto da colmare, no? Il presidente Croce si assuma urbi et orbi lo scettro di comando delle squadre.
Quanto al buon Pino, s'è comprato un Beneteau 373 col quale esce quasi tutti i giorni in Adriatico in buona compagnia.
L'IDENTIFICAZIONE DEI RUOLI TRA I DUE DT
Sempre in tema di notizie di una certa rilevanza tenute gelosamente segrete al mondo esterno, va detto che il Consiglio Federale del 21 ottobre scorso ha varato un piccolo ma significativo aggiustamento nel ruolo dei due DT azzurri. E' stata definita così: "Miglior identificazione dei ruoli tra i due Direttori Tecnici, De Pedrini e Ghione, che sono anche allenatori sul campo in due differenti Classi; l'uno (De Pedrini) seguirà l'attività Olimpica e Paralimpica mentre l'altro (Ghione) l'attività Giovanile, continuando ad operare nelle rispettive Classi".
Di fatto De Pedrini è il DT del team olimpico nella volata per Londra 2012. Ghione è il DT giovanile, con visioni improntate più sul futuro.
GLI ALTRI AGGIUSTAMENTI
Questo "aggiustamento" avviene al termine di una stagione di duro lavoro, con momenti di giustificabile tensione tra due tecnici di carattere e di valore. Ma nella quale sono anche avvenuti - lo ricordavamo in un'altra occasione - troppi altri "aggiustamenti". Cambio di allenatore (e di programmi) per Gabrio Zandonà e Pietro Zucchetti. Uscita e rientro di Devoti che si divide tra Coppa America e Finn (oltre alle sue numerose aziende). Cambio di allenatore per Giulia Conti e Giovanna Micol (che in precedenza hanno anche cambiato casacca passando dalla Marina Militare all'Aniene). Cambio di allenatore per Francesca Clapcich. Ricollocazione di Guglielmo Vatteroni nel ruolo di Team Manager. Cambio di meteorologo (sembra una stupidaggine ma non è cosa da poco). Non avete anche voi la sensazione di qualcosa di poco stabile e sereno?
Ci vorrebbe un po' più di ottimismo, un po' di sorriso, un clima fattivo ma disteso. Invece sin dall'inizio del quadriennio siamo stati "quelli duri e puri", quelli che dovevano cambiare lo stato delle cose, introdurre la trasparenza e il fair play, quelli delle selezioni secche, quelli che dovevano togliere "i lupi" dalle teste degli atleti, per lasciarli tranquilli a pensare solo alla regata. Insomma, la scivolata all'appuntamento più importante del quadriennio, il vero esame prima di Londra, a me pare figlia delle troppe chiacchiere che hanno superato i fatti. Di solito nello sport, in tutti gli sport, le chiacchiere le fanno i politici, mentre gli atleti e i tecnici dovrebbero parlare con i fatti. Credo che l'esame fallito di Perth sia un allarme, ma che la situazione sia ancora recuperabile. Una volta (nel lontano 2009) scrissi che la Nuova FIV era impegnata, quasi bloccata, in un "marketing del cambiamento", a parole cioè più che nei fatti. E concludevo, sugli atleti: "I nostri ragazzi sono sempre gli stessi e la classe non è acqua. Ma il marketing può farcela diventare". Ecco, siamo arrivati a quel momento: le chiacchiere e il marketing rischiano davvero di far diventare acqua la classe dei nostri campioni. Abbiamo otto mesi per evitarlo. Poi dopo Londra 2012 tutto può tornare in discussione.
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