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Andrea (non verificato)

Buongiorno Fabio e Buon Anno a tutti. Mi auguro in sincerità che nei prossimi mesi i nostri atleti riescano in uno scatto d'orgoglio a ridare il meglio di sé. Ma un auspicato riscatto non deve far dimenticare i reali problemi. Io penso che possa essere interessante iniziare a fare un'analisi un poco più distaccata dall'evento Perth partendo da lontano e tentando di rispondere alla vecchia domanda - Perché nelle classi giovanili gli equipaggi italiani sono competitivi e poi spesso i più bravi si perdono? Si, forse alcuni sono stressati dai genitori e vedono da subito la vela come un lavoro e non un gioco, un divertimento ma probabilmente tanti ragazzi/e fino a quando lo studio (credo il fattore più importante per la costruzione del proprio futuro soprattutto se non lo si può ereditare) è compatibile con l'attività velica, regatano e si impegnano sui due fronti ottenendo i risultati che vediamo, poi trovandosi di fronte al bivio: costruisco il mio futuro (studio, lavoro) o provo a raggiungere l'obiettivo olimpiade (4 o 8 anni e poi?) con un impegno richiesto da subito incompatibile con la prima opzione, nella maggioranza dei casi, scelgono la prima opzione ottenendo come prima risultati brillanti. (molti atleti/e giovani promesse ora sono professionisti, manager o imprenditori/ici affermati) Quindi, diamo prospettive al futuro degli atleti o i più bravi vengono irrimediabilmente persi per strada. Se non ci riusciamo rimaniamo o con chi ha un budget importante da investire sia in termine di denaro che di tempo o con quei pochi che riescono ad entrare in un gruppo sportivo militare (perché facciamo quello che gli altri facevano 30 anni fa?) e non è detto che questi atleti/e di fatto non selezionati sull'unico e fondamentale criterio di scelta, la bravura e le capacità portino ad avere quel gruppo che permette di far crescere e selezionare atleti competitivi a livello mondiale. Certo possiamo avere la fortuna di trovarci in casa il fuoriclasse come è accaduto anche in un recente passato, ma questa è fortuna non buona gestione e programmazione. Mi permetto un'ultima riflessione. Ma siamo sicuri che in un mondo globalizzato la gestione strategica, organizzativa e di sviluppo nella nostra Federazione possa ancora essere gestita, nei ruoli operativi chiave, da persone con profili professionali (preparazione teorica, tecnica, obiettivi personali, caratteristiche umane ed esperienza) come gli attuali o si debba anche qui fare un salto di qualità per tentare di raggiungere e superare i migliori?