PROFILO

27/02/2016 - 01:43

L'America's Cup senza sogno ?

La sola velocità è sufficiente per farci sognare ? Se la coppa di Frisco era irreale (sogno) nella realtà, Bermuda rischia di essere finzione nella finzione (Truman Show) dagli sfondi caraibici.

A poco più di un anno dall'inizio della fase finale della prossima Coppa America cerchiamo di capire se questa edizione sarà ancora in grado di alimentare il nostro immaginario:
La nuova Coppa America ha ucciso il sogno ? Le nuove barche che al primo colpo d'occhio faremo probabilmente fatica a distinguere da quelle di altri circuiti, fanno vacillare il già instabile fascino della Coppa America.

L'ultima Coppa America a San Francisco certamente criticabile per molti motivi, manteneva viva la capacità di farci sognare semplicemente perché le barche erano uniche, anzi il progetto stesso degli AC72 con il foiling è andato oltre quanto si era immaginato fosse realizzabile, la realtà a San Francisco era andata oltre l'immaginazione, era entrata nel sogno.
C'è una frase straordinaria che descrive egregiamente questa sensazione ''Andare a Vela non è forse sentirsi parte di qualcosa di più grande ?''. Questa domanda incarna perfettamente questo sogno che ha sempre rappresentato la Coppa America, quel 'qualcosa in più' che non riusciamo a spiegare ma che ci fa sognare, ci fa sentire parte di qualcosa di più grande.

Le ultime edizioni della coppa corse sui multiscafi ci hanno regalato immagini e momenti con un fascino incredibile che sono tutt'ora sospesi tra la realtà e l'immaginazione, pensiamo ad esempio al Catamarano di Alinghi che sorvola le Alpi appeso ad un elicottero o al video del AC72 di Oracle che naviga con l'isola di Alcatraz sullo sfondo che viene riproposto e condiviso periodicamente sui social, un video del 2013 che sembra ormai fuori dal tempo e che sopprimendo la distanza tra realtà ed immaginazione è ormai diventato cinema allo stato puro. https://www.facebook.com/kmaataoui/videos/10155484925870386/

E' il sogno come materia creativa, metaforica, trasformativa che crea un legame tra la realtà ed il nostro desiderio permettendoci di accedere alla realtà trasformandola con una spinta creativa. Che cosa è la vela se non una continua alimentazione di questa spinta creativa ? Ed è proprio per questo che andare a Vela è 'sentirsi parte di qualcosa di più grande'.

Se la coppa di Frisco era irreale (sogno) nella realtà, Bermuda rischia di essere finzione nella finzione (Truman Show) dagli sfondi caraibici. Ed ecco che ci appare altrettanto coerente la scelta di Luna Rossa di non esserci: dopotutto il sogno non è lo stesso motore che alimenta il mondo della moda risvegliando la stessa creatività ? Nella Americas Cup come nella moda c'è quel surplus, quel qualcosa di più, che non sappiamo cosa sia, ma che che ci fa sognare.

Ci domandiamo se le barche più piccole, quasi dei monotipi, non rischino di farci perdere quell'unicità, quel surplus, ci domandiamo se queste barche uguali e veloci riusciranno ancora a farci sognare, rischia di sparire il 'motore dell'immaginazione' che come il vento funziona da propulsione per il mondo della Vela.

Se l'ultima coppa è stata creazione, la prossima rischia di essere monoliticamente conformata alle leggi di una controllata innovazione. Si può parlare di innovazione per poi limitare i progetti fino a creare dei quasi monotipi che puntano tutto sulla velocità ?

Ma quale deve essere la coppa America ? Quale sogno dovrebbe alimentare ?Il sogno di chi ? Quello delle nuove generazioni che chiede sempre di più una soddisfazione immediata o quello magari più complicato di altre generazioni ma in grado di far sognare in tanti modi differenti ? Noi nostalgici e neo nostalgici italiani probabilmente siamo in questo momento i meno adatti a comprendere, questa coppa di sicuro non è fatta per noi, ma possiamo continuare ad osservare, interrogarci e provare a farci sorprendere. La velocità da sola potrebbe non bastare, ma la speranza rimane quella di essere attratti nel sogno, magari con la scusa della velocità e poi all'improvviso svegliarsi sentendosi parte di qualcosa di più grande.  

Commenti

Bel post, Marco. Stimola e merita riflessioni. Forse dovremmo cercare di non infilarci nell'imbuto suicida della "scelta" generazionale: dove sta scritto che la vela debba avere risposte per i bisogni dei giovani, diverse da quelle degli adulti o insomma dei "master"? Non sarà che alla fine c'è una vela che va bene per tutti? E non sarà che a forza di (provare a ) cambiare, per piacere alla "generazione facebook" (che intanto è già cambiata lei, in "generazione whatsapp"), stiamo snaturando la vela e la sua "essenza" che è unica? Sono domande e le faccio a voi come a me stesso. Ciao Marco e complimenti

Paolo Recalcati (non verificato)

Probabilmente è vero che il format della prossima AC non premia la progettualità (barche molto uguali) ma comunque regatano sempre uomini e quindi premieranno chi sa navigare non solo veloce ma anche sui bordi giusti. Si è visto a Muscat (ho visto i filmati collegandomi a catsailing), regate non scontate, con diversi vincitori di singole prove e errori, sia tattici che di regole, anche da parte dei migliori. Ha vinto BAR, timonata da quel fuoriclasse di ben Ainsle, ma poteva vincere Oracle o New Zealand o anche France, le velocità erano più o meno simili. Non spettacolari per la velocità, ma interessanti per la tattica e per sapere portare la barca con poco vento e scegliere i bordi giusti. E se questa non è vela, ditemi voi che cosa è ! Non vorrei che la scelta di Prada fosse quella della favola La volpe e l'uva . A me piace tutta la vela senza se e senza ma, purchè la competizione avvenga tra uomini e se le barche sono simili e non c'è un vincitore a priori io sono pro e non contro. Ad esempio la sfida di Valencia tra trimarano e cat non era una sfida da AC ma, questa si, solo una passerella. Paolo Recalcati

Tomas (non verificato)

A me non sembra che la velocità possa essere l'unico elemento di fascino. O meglio, un elemento di fascino. Mi appare come un linguaggio riduttivo di quello che è e dovrebbe essere la vela. Forse perché non sono più giovane ma rimpiango il circle, la tattica e la strategia da cui emergevano gli skipper e i timonieri più bravi mentre la velocità mi sembra un parametro poco significativo nel contesto di una sfida che dovrebbe far emergere il talento. Insomma non soltanto il velista ma anche il marinaio dovrebbe avere un posto di rilievo mentre i foil, per quanto impressionanti e spettacolari, rischiano di trasformare la contesa in un happening povero di significati agonistici. Pronto ad essere contraddetto e ad accettare tutte le opinioni contrarie