Olimpiadi di Londra 2012. L’atleta di Samoa sale in pedana per il terzo tentativo ai 121 chili. Le treccine nere le contornano il viso donandole quel minimo di femminilità che lo sguardo fiero Maori ed il resto del suo fisico non lascerebbero intravedere.
Il sollevamento pesi femminile non è mai stata la nostra passione, ma siamo caduti in un circolo vizioso, anche oggi non potremo seguire in diretta TV le regate olimpiche, sarà impossibile seguire il trionfo di giornata di Gabrio Zandonà, vittoria parziale della vela italiana a Weymouth.
I diritti televisivi per trasmettere la vela olimpica sono stati acquisiti da Sky e dalla Rai, ma di vela olimpica in TV se ne vede molto poca. Come se non bastasse sono state inibite in Italia anche le dirette via internet. Paradosso tutto italiano ai tempi dell’informazione digitale e della fibra ottica: sono stati acquisiti i diritti per non trasmettere la vela !
Mentre proseguiamo sconsolati lo zapping sui 12 canali olimpici di SKY, ormai rassegnati sul fatto che esistano almeno 12 sport più degni di attenzione della vela, incappiamo in un singolare commento sulla palla a nuoto che attira la nostra attenzione:
Andrea Zorzi (storico ex nazionale di Pallavolo ed inviato speciale di SKY a Londra) sta descrivendo alcune nuove tecnologie della Pallanuoto, la luce subacquea che illumina l’area facilitandone l’individuazione. Zorzi termina la sua descrizione con le seguenti parole ‘Regole semplici e facilmente comprensibili dal pubblico, questo è il segreto per il successo ed il seguito di uno sport’.
Rimane invariata la stima che abbiamo di Zorzi come atleta e come originale commentatore, ma possiamo condividere la semplificazione basata sul ragionamento semplice=successo ? Possiamo pensare che la semplicità di una disciplina e delle sue regole debbano essere il principale metro di giudizio ? E’ pensabile che la possibilità di successo di uno sport sia il solo elemento da considerare ?
Crediamo infatti che debbano essere altre le variabili necessarie per giudicare uno sport nella sua interezza. Vogliamo pensare che sia attraverso l’elaborazione di diversi gradi di complessità e completezza che si possa arrivare ad attrarre il pubblico più esigente, che grazie alla diffusione di discipline più complete sia possibile interessare, divulgare dei valori, attrarre e far crescere gli sportivi.
In un momento di crisi non solo economica ma anche morale del nostro paese sono proprio questi gli elementi che dovrebbero essere trasmessi almeno dagli addetti ai lavori.
Se analizziamo più a fondo questa complessità possiamo evidenziare i 2 seguenti aspetti:
- Complessità come valore
La Vela sportiva, che potrebbe apparire il più semplice degli sport (una barca mossa dal vento), nasconde invece diversi livelli di complessità e richiede crescenti abilità marinaresche e doti fisiche: dalle capacità tattiche alle capacità di regolazione delle vele e della barca, dalle capacità di lettura del vento e degli avversari alle doti atletiche e alla forza mentale, queste e molte altre grandezze sono necessarie per primeggiare. Nella vela non tutto è scontato e non sempre le sue regole sono facilmente comprensibili, così come non sono scontate le capacità dell’uomo che grazie alla tecnologia cerca di dominare le forze della natura coinvogliandole a proprio vantaggio.
E’ proprio questa numerosità di variabili e la loro differenziazione rispetto ad altri sport che rappresentano uno degli aspetti distintivi della vela rispetto alle altre discipline più ‘intuitive’.
Una complessità che per essere apprezzata richiede approfondimento e che porta con sè valori e ‘Fair Play’ che derivano dalla tradizione marinara, espressione della storia dell’uomo e dell’evoluzione tecnologica.
- Complessità come autoprotezione
Questa stessa complessità rappresenta per la Vela un meccanismo di autoprotezione, la complessità che da una parte rappresenta la virtù di questo sport, dall’altra lo protegge da immediati entusiasmi.
Per apprezzare le Vela è necessario percorrere tutto questo cammino di complessità che spesso inizia con un coinvolgimento emotivo che solo le forze del mare e del vento sanno trasmettere. Grazie a questo (non scontato) slancio emotivo si entra nella condizione di compiere il primo passaggio verso l’interesse e di maturare l’entusiasmo che da la forza di affrontare la difficoltà dell’apprendimento.
Ma proprio questo meccanismo articolato di condivisione emotiva e motivazione che rappresenta una barriera all’apprendimento, è lo stesso meccanismo che protegge la Vela dal consenso di massa. Se aggiungiamo inoltre le non sempre facili condizioni logistiche (un campo di regata non è l’oratorio sotto casa), abbiamo il quadro completo della complessità che autoprotegge la Vela.
Non banali sono infatti i passaggi che ci portano a coltivare questa passione per la Vela, non immediate le motivazioni che la fanno apprezzare come sport.
Stiamo pensando a tutto questo quando sullo schermo appare una grafica assonometrica che ci mostra le dimensioni esatte (al millimetro) di un volano di Badmington, esso pesa tra i 4,74 e 5,5 grammi, attoniti assistiamo alle fasi di riscaldamento dell’incontro Malesia-Corea mentre il commentatore ci ricorda che per i Malesi il Badgminton è lo sport nazionale.
Niente vela per oggi, ma almeno ci rimarrà una consolazione, pensare che per fortuna ‘la Vela non è una Palla che Rimbalza’.
fcolivicchi
mcambi
Paolo Recalcati (non verificato)
fcolivicchi
LucaBeer (non verificato)
mcambi