Nè tasse, nè charter. Il caos può scoppiare sulla misurazione della lunghezza...
Nè tasse, nè charter. Il caos può scoppiare sulla misurazione della lunghezza...
Nautica, ecco la vera emergenza
Tassa si-tassa no, decreto salva Italia e semplificazioni: niente di tutto questo. La vera emergenza può scoppiare nelle prossime settimane. E si chiama: criteri per misurare la lunghezza di uno scafo...
Quanto è lungo lo scafo della vostra barca? La domandina è semplicissima, credereste che la risposta è quasi impossibile? Eppure è così. Lo provano le tantissime cause legali pendenti su contenziosi che hanno alla base proprio la determinazione della lunghezza dello scafo. Alla base delle quali c'è una legislazione troppo generica. Determinare con certezza se una barca è più o meno lunga di 10 metri è fondamentale, come noto, ai fini fiscali, di immatricolazione e di patente. E lo stesso vale per il limite dei 24 metri, oltre il quale la barca diventa Nave, con tutto quel che ne consegue in termini di documenti e gestione. Già oggi, come si è detto, questi due limiti sono oggetto di lunghe controversie, che spesso coinvolgono i cantieri, i progettisti, le stesse istituzioni. Provate a immaginare cosa succederà tra poche settimane, quando le misurazioni diventeranno decisive per stabilire le quote della nuova Tassa sulle barche, che prevede fasce che vanno di due metri in due metri...!
L'allarme, che arriva da ambienti vicini al RINA, il Registro navale italiano, e toglie il sonno a numerosi operatori del settore, è da prendere seriamente. E le soluzioni vanno trovate con urgenza. Anche perché si tratta di un problema che riguarda, come si è visto, proprio tutti gli attori della nautica, dai clienti ai cantieri, dai progettisti ai rivenditori, ben più di altri temi sbandierati nelle ultime settimane e decisamente corporativi.
L'intreccio nasce dal recepimento in Italia di una norma europea, la UNI ISO 8666, che stabilisce appunto i criteri per la misurazione della lunghezza dello scafo. Essa, secondo la norma, sarebbe la lunghezza totale dello scafo escluse le parti removibili. Questa definizione si è dimostrata troppo generica per dare una risposta certa ai molti casi dubbi (che danno origine ai contenziosi), anche a causa delle nuove tecnologie che sempre più spesso prevedono plancette di poppa, piedi poppieri, spara-bompresso, o altre estensioni dello scafo, che è sempre più arduo definire "removibili".
La tempesta perfetta in avvicinamento, se possibile, è aumentata dal fatto che sulla nautica sono pronti a intervenire (ne hanno titolarità in base allo stesso Decreto Monti) tutte le forze dell'ordine. Immaginate la domandina iniziale "Quanto è lunga la tua barca?" fatta da Guardia Costiera, Carabinieri, Finanza, Polizia...
Cosa fare allora? Per evitare che dal prossimo maggio la nautica blocchi il paese sotto un diluvio di contestazioni e di ricorsi, occorre un immediato e forte intervento di chiarificazione dell'interpretazione normativa. Occorre dare indicazioni, idee e proposte al Ministero dei Trasporti ed è urgente che lo stesso Ministero emetta una circolare.
Un esempio c'è già, e vede in prima fila il nostro paese. Una circolare interpretativa, coordinata dall'organismo competente in materia, che risolva i dubbi una volta per tutte. L'iter prevede che questa circolare arrivi poi all'Europa, che deve emettere un parere di congruità ed eventualmente estenderla all'intero continente. Una operazione con vantaggio doppio: oltre a risolvere in anticipo i problemi che minacciano la stagione in arrivo, sarebbe un contributo della nautica italiana a tutta l'Europa. Dal paese degli 8000 chilometri di coste nel Mediterraneo, arriverebbe finalmente un'azione virtuosa, un buon esempio. Ma il tempo stringe.
Quanto è lungo lo scafo della vostra barca? La domandina è semplicissima, credereste che la risposta è quasi impossibile? Eppure è così. Lo provano le tantissime cause legali pendenti su contenziosi che hanno alla base proprio la determinazione della lunghezza dello scafo. Alla base delle quali c'è una legislazione troppo generica. Determinare con certezza se una barca è più o meno lunga di 10 metri è fondamentale, come noto, ai fini fiscali, di immatricolazione e di patente. E lo stesso vale per il limite dei 24 metri, oltre il quale la barca diventa Nave, con tutto quel che ne consegue in termini di documenti e gestione. Già oggi, come si è detto, questi due limiti sono oggetto di lunghe controversie, che spesso coinvolgono i cantieri, i progettisti, le stesse istituzioni. Provate a immaginare cosa succederà tra poche settimane, quando le misurazioni diventeranno decisive per stabilire le quote della nuova Tassa sulle barche, che prevede fasce che vanno di due metri in due metri...!
L'allarme, che arriva da ambienti vicini al RINA, il Registro navale italiano, e toglie il sonno a numerosi operatori del settore, è da prendere seriamente. E le soluzioni vanno trovate con urgenza. Anche perché si tratta di un problema che riguarda, come si è visto, proprio tutti gli attori della nautica, dai clienti ai cantieri, dai progettisti ai rivenditori, ben più di altri temi sbandierati nelle ultime settimane e decisamente corporativi.
L'intreccio nasce dal recepimento in Italia di una norma europea, la UNI ISO 8666, che stabilisce appunto i criteri per la misurazione della lunghezza dello scafo. Essa, secondo la norma, sarebbe la lunghezza totale dello scafo escluse le parti removibili. Questa definizione si è dimostrata troppo generica per dare una risposta certa ai molti casi dubbi (che danno origine ai contenziosi), anche a causa delle nuove tecnologie che sempre più spesso prevedono plancette di poppa, piedi poppieri, spara-bompresso, o altre estensioni dello scafo, che è sempre più arduo definire "removibili".
La tempesta perfetta in avvicinamento, se possibile, è aumentata dal fatto che sulla nautica sono pronti a intervenire (ne hanno titolarità in base allo stesso Decreto Monti) tutte le forze dell'ordine. Immaginate la domandina iniziale "Quanto è lunga la tua barca?" fatta da Guardia Costiera, Carabinieri, Finanza, Polizia...
Cosa fare allora? Per evitare che dal prossimo maggio la nautica blocchi il paese sotto un diluvio di contestazioni e di ricorsi, occorre un immediato e forte intervento di chiarificazione dell'interpretazione normativa. Occorre dare indicazioni, idee e proposte al Ministero dei Trasporti ed è urgente che lo stesso Ministero emetta una circolare.
Un esempio c'è già, e vede in prima fila il nostro paese. Una circolare interpretativa, coordinata dall'organismo competente in materia, che risolva i dubbi una volta per tutte. L'iter prevede che questa circolare arrivi poi all'Europa, che deve emettere un parere di congruità ed eventualmente estenderla all'intero continente. Una operazione con vantaggio doppio: oltre a risolvere in anticipo i problemi che minacciano la stagione in arrivo, sarebbe un contributo della nautica italiana a tutta l'Europa. Dal paese degli 8000 chilometri di coste nel Mediterraneo, arriverebbe finalmente un'azione virtuosa, un buon esempio. Ma il tempo stringe.
edoardo napodano (non verificato)
Pier (non verificato)
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Augusto Cadini (non verificato)
Augusto Cadini (non verificato)
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