Probabilmente ispirati dal clima di una stagione anomala, con i primi caldi che stentano ad arrivare e sanciscono il ritorno della 'mezza stagione', vorremmo oggi riflettere sui luoghi comuni e come molti di essi siano (a proposito o meno) utilizzati anche quando si parla di vela.
Nel blog http://www.saily.it/it/piazzavela/post/la-vela-non-%C3%A8-una-palla-che-... avevamo approfondito alcuni aspetti che riguardavano la complessità della vela sportiva e come tale complessità potesse proteggere la vela aiutando a preservarne i migliori valori.
Oggi ci troviamo a riflettere su un altro aspetto molto attuale, cioè sul contrasto tra volontà di diffondere la vela e la volontà di proteggerla dal consenso di 'massa'.
Come spiega Ivana Vesovic in Arrestare il tempo. Nostalgia, immaturità e analisi del presente: ''Il luogo comune è un’opinione – non necessariamente vera – la cui diffusione, ricorrenza o familiarità ne determinano l’ovvietà; un concetto facilmente riconoscibile che vola veloce di bocca in bocca. Una facile scorciatoia, insomma, per trovare il consenso di chi si ha di fronte...Non si comunica nulla e tuttavia si è quasi certi di attirare la simpatia dell’interlocutore anche per dimostrare l’appartenenza, o per lo meno la vicinanza, allo stesso modo di pensare''.
Un’altra componente del luogo comune è la nostalgia, il ricordo di un passato migliore del presente che diventa esperienza collettiva nella quale è comodo identificarsi anche quando questa esperienza non è stata effettivamente vissuta in prima persona.
Anche nei commenti sulla prossima Coppa America troviamo spesso discussioni lontane da un serio approfondimento che procedono per dogmi senza una riflessione critica. Gli stessi Social network diventano il luogo delle 'immediate certezze' dove si cerca di trovare un veloce consenso.
Succede così che spesso ci siamo trovati a difendere delle posizioni contrarie a quelle che rappresentavano il nostro pensiero iniziale, soprattutto perché infastiditi dalla facilità con cui queste posizioni venivano commentate e condivise senza un’opportuno approfondimento.
Con chi stiamo ? Certamente con chi ci convince, chi approfondisce il ragionamento e chi 'prova' a dimostrare il proprio punto di vista. Crediamo veramente in certe affermazioni oppure siamo solo dei nostalgici ? Stiamo semplicemente difendendo le barche a cui siamo affezionati e non vogliamo approfondire né metterci in discussione ?
Dopotutto non succede qualcosa di simile anche in alcune regate ? Possiamo saltare sulla barca più forte prendendoci dei meriti che magari non abbiamo, oppure cercare di imparare a far viaggiare più velocemente la nostra barca, seguendo tutto il nostro percorso di crescita.
Il rischio di difendere a tutti i costi le vecchie imbarcazioni è quello di cadere nel luogo comune della semplificazione, della nostalgia, del facile consenso ed in definitiva di passare dalla parte della 'massa' senza rendersi conto che è proprio quella 'massa' che in realtà nelle intenzioni iniziali staremmo cercando di fuggire.
Quella cultura di massa che identifichiamo con la spettacolarizzazione a tutti i costi, la vela come business, l'audience sui media, che rischiamo in maniera superficiale di identificare con i catamarani, e che senza accorgerci invece stiamo contribuendo a diffondere, nel momento in cui ne parliamo senza il dovuto approfondimento.
Qual'è la soluzione ? Ne avremmo due, ma la più facile è già pronta: un’altra scorciatoia e altro luogo comune, ci basterà guardare verso il campo di regata e dire ai nostri figli: 'E pensare che qui una volta erano tutti monoscafi'.
Bibliografia
http://www.archiviocaltari.it/2012/12/27/una-volta-era-diverso-immaturit...
http://www.saily.it/it/piazzavela/post/la-vela-non-%C3%A8-una-palla-che-...
Nel blog http://www.saily.it/it/piazzavela/post/la-vela-non-%C3%A8-una-palla-che-... avevamo approfondito alcuni aspetti che riguardavano la complessità della vela sportiva e come tale complessità potesse proteggere la vela aiutando a preservarne i migliori valori.
Oggi ci troviamo a riflettere su un altro aspetto molto attuale, cioè sul contrasto tra volontà di diffondere la vela e la volontà di proteggerla dal consenso di 'massa'.
Come spiega Ivana Vesovic in Arrestare il tempo. Nostalgia, immaturità e analisi del presente: ''Il luogo comune è un’opinione – non necessariamente vera – la cui diffusione, ricorrenza o familiarità ne determinano l’ovvietà; un concetto facilmente riconoscibile che vola veloce di bocca in bocca. Una facile scorciatoia, insomma, per trovare il consenso di chi si ha di fronte...Non si comunica nulla e tuttavia si è quasi certi di attirare la simpatia dell’interlocutore anche per dimostrare l’appartenenza, o per lo meno la vicinanza, allo stesso modo di pensare''.
Un’altra componente del luogo comune è la nostalgia, il ricordo di un passato migliore del presente che diventa esperienza collettiva nella quale è comodo identificarsi anche quando questa esperienza non è stata effettivamente vissuta in prima persona.
Anche nei commenti sulla prossima Coppa America troviamo spesso discussioni lontane da un serio approfondimento che procedono per dogmi senza una riflessione critica. Gli stessi Social network diventano il luogo delle 'immediate certezze' dove si cerca di trovare un veloce consenso.
Succede così che spesso ci siamo trovati a difendere delle posizioni contrarie a quelle che rappresentavano il nostro pensiero iniziale, soprattutto perché infastiditi dalla facilità con cui queste posizioni venivano commentate e condivise senza un’opportuno approfondimento.
Con chi stiamo ? Certamente con chi ci convince, chi approfondisce il ragionamento e chi 'prova' a dimostrare il proprio punto di vista. Crediamo veramente in certe affermazioni oppure siamo solo dei nostalgici ? Stiamo semplicemente difendendo le barche a cui siamo affezionati e non vogliamo approfondire né metterci in discussione ?
Dopotutto non succede qualcosa di simile anche in alcune regate ? Possiamo saltare sulla barca più forte prendendoci dei meriti che magari non abbiamo, oppure cercare di imparare a far viaggiare più velocemente la nostra barca, seguendo tutto il nostro percorso di crescita.
Il rischio di difendere a tutti i costi le vecchie imbarcazioni è quello di cadere nel luogo comune della semplificazione, della nostalgia, del facile consenso ed in definitiva di passare dalla parte della 'massa' senza rendersi conto che è proprio quella 'massa' che in realtà nelle intenzioni iniziali staremmo cercando di fuggire.
Quella cultura di massa che identifichiamo con la spettacolarizzazione a tutti i costi, la vela come business, l'audience sui media, che rischiamo in maniera superficiale di identificare con i catamarani, e che senza accorgerci invece stiamo contribuendo a diffondere, nel momento in cui ne parliamo senza il dovuto approfondimento.
Qual'è la soluzione ? Ne avremmo due, ma la più facile è già pronta: un’altra scorciatoia e altro luogo comune, ci basterà guardare verso il campo di regata e dire ai nostri figli: 'E pensare che qui una volta erano tutti monoscafi'.
Bibliografia
http://www.archiviocaltari.it/2012/12/27/una-volta-era-diverso-immaturit...
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