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19/09/2012 - 21:29

E dopo Weymouth? - 2

Uno sguardo alla storia della Vela alle Olimpiadi. Se l’Olimpiade è “scienza”, bisogna guardare dentro alle cifre. Se le mettiamo in fila, queste ci offrono dei risultati interessanti.


Il primo post di questa serie che esamina il fallimento della vela olimpica italiana a Londra 2012, ha avuto l’intento di creare la percezione dell’importanza, della difficoltà, del valore del momento olimpico per lo sport della vela, per le nazioni e per gli atleti.

Ora scendiamo insieme nella storia (escludendo quella antichissima) della vela ai Giochi, per andare a esaminare i numeri. Se l’Olimpiade è “scienza”, bisogna guardare dentro alle cifre. Se le mettiamo in fila, queste ci offrono dei risultati interessanti.

Alcuni (brevissimi, ma indispensabili) cenni storici, da Roma 1960 ai nostri giorni. Un totale di 14 Olimpiadi.

ROMA 1960 (Presidente Beppe Croce) = 1 medaglia (bronzo)
5 classi (5.5 Metri, Dragone, Star, FD e Finn), 11 nazioni a medaglia (15 medaglie), nessuna nazione conquista più di 1 oro. Italia al 10° del medagliere (il bronzo del Dragone timonato da Antonio Cosentino).

TOKIO 1964 (Presidente Beppe Croce) = zero medaglie
5 classi (5.5 Metri, Dragone, Star, FD e Finn), 42 nazioni, 8 paesi a medaglia, nessuna medaglia per l’Italia, ma un 4° posto del 5.5 stazza internazionale timonato da Agostino Straulino.

MEXICO (ACAPULCO) 1968 (Presidente Beppe Croce) = 2 medaglie (2 bronzo)
5 classi (5.5 Metri, Dragone, Star, FD e Finn), 12 paesi a medaglia, Italia al 10° posto con 2 bronzi: Fabio Albarelli (Finn) e Franco Cavallo con Camillo Gargano (Star). Dal 1969 Beppe Croce diviene Presidente IYRU, la federazione velica mondiale, carica che conserverà fino alla scomparsa, nel 1986.

MONACO (KIEL) 1972 (Presidente Beppe Croce) = zero medaglie
6 classi (Soling, 5.5 Metri, Dragone, Star, FD e Finn: due derive e quattro a chiglia!), 42 nazioni, 10 paesi a medaglia, Italia a secco. Nella classe FD partecipa Carlo Croce con a prua Luciano Zinali (11° posto finale).

MONTREAL (KINGSTON) 1976 (Presidente Beppe Croce) = zero medaglie
6 classi e mezza rivoluzione (470, Tornado, FD, Finn, Tempest, Soling: tre derive, un catamarano, due a chiglia, ma esce - provvisoriamente come vedremo - la Star!), 10 paesi a medaglia (18 medaglie a disposizione), Italia a secco. Seconda Olimpiade per Carlo Croce, sempre con il FD e sempre con Luciano Zinali (16°).

MOSCA (TALLIN) 1980 (Presidente Beppe Croce) = 1 medaglia (bronzo)
6 classi (le stesse di Kingtson ma con la Star al posto del Tempest), è l’edizione del boicottaggio da parte di molti paesi occidentali tra cui gli USA. 12 paesi a medaglia, per l’Italia 11° posto del medagliere con 1 bronzo, quello di Giorgio Gorla e Alfio Peraboni sulla Star. Dal 1981 Beppe Croce lascia la presidenza federale, diventando presidente onorario, e al suo posto siede Carlo Rolandi.

LOS ANGELES (LONG BEACH) 1984 (Presidente Carlo Rolandi) = 1 medaglia (bronzo)
7 classi (a quelle del 1980 si aggiunge il Windglider, che segna l’ingresso del windsurfing ai Giochi), record per la vela con 62 nazioni partecipanti, nonostante il boicottaggio di molte nazioni dell’Est. 11 nazioni per 21 medaglie. Italia all’11° posto con 1 bronzo (ancora Gorla e Peraboni sulla Star).

SEUL (PUSAN) 1988 (Presidente Carlo Rolandi) = zero medaglie
7 classi (il windsurf Lechner, il 470 diviso per la prima volta in flotte maschili e femminili, Finn, FD, Tornado, Star e Soling), 14 nazioni per 24 medaglie, Italia a secco.

BARCELLONA 1992 (Presidente Carlo Rolandi) = zero medaglie
8 classi e 30 medaglie (windsurf Lechner M-F, 470 M-F, Europa femminile, Finn, FD, Tornado, Star e Soling, con finali a Match Race), Italia a secco, zero medaglie.

ATLANTA (SAVANNAH) 1996 (Presidente Sergio Gaibisso) = 1 medaglia (bronzo)
8 classi e 30 medaglie (le novità sono la nuova classe Mistral per il windsurfing e il Laser, mentre esce il Flying Dutchman). L’adozione di classi a forte diffusione anche in paesi “minori” rende la vela uno sport meno dipendente da nazioni “guida”, e la prova sono le 22 nazioni (record) che si dividono le 30 medaglie in palio. L’Italia con il bronzo di Alessandra Sensini nel Mistral è al 19° posto del medagliere.

SYDNEY 2000 (Presidente Sergio Gaibisso) = 2 medaglie (1 oro, 1 argento)
30 medaglie, 78 paesi, 15 paesi a medaglia, Italia al 5° posto del medagliere con l’oro di Alessandra Sensini nel Mistral, e l’argento di Luca Devoti nel Finn. Migliore risultato di sempre.

GBR 3-2-0
AUS 2-1-1
AUT 2-0-0
USA 1-2-1
ITA 1-1-0
DEN, FIN 1-0-0
GER 0-2-1
ARG 0-1-2
BRA 0-1-1
NED 0-1-0
NZL 0-0-2
NOR, SWE, UKR 0-0-1

ATENE 2004 (Presidente Sergio Gaibisso) = 1 medaglia (bronzo)
La vela cresce ancora, gli eventi diventano 11 e assegnano 33 medaglie, 20 nazioni a medaglia. L’Italia conquista una medaglia di bronzo con Alessandra Sensini ed è 15° nel medagliere.

GBR 2-1-2
BRA 2-0-0
ESP 1-2-0
AUT, GRE,USA 1-1-0
FRA 1-0-1
ISR, NOR 1-0-0
UKR 0-2-0
CAN, CHN, CZE 0-1-0
DEN 0-0-2
ARG, ITA, JPN, POL, SLO, SWE 0-0-1

PECHINO (QINGDAO) 2008 (Presidente Sergio Gaibisso) = 2 medaglie (1 argento, 1 bronzo)
33 medaglie in palio, 18 nazioni a medaglia. Britannia rules the waves (4 ori). L’Italia porta a casa due medaglie (l’argento della Sensini che sfiora l’oro, e il bronzo dell’oriundo Diego Romero nel Laser), e una indigesta medaglia di legno per il 4° posto a pari punti col terzo dei Sibello sul 49er...

GBR 4-1-1
AUS 2-1-0
ESP, USA 1-1-0
CHN 1-0-1
DEN, NZL 1-0-0
NED 0-2-0
FRA 0-1-2
BRA, ITA 0-1-1
LTH, SLO 0-1-0
ARG, GER, GRE, ISR, SWE 0-0-1

LONDRA (WEYMOUTH) 2012 (Presidente Carlo Croce) = zero medaglie
30 medaglie in palio, 63 nazioni partecipanti, 15 nazioni a medaglia. Australia grande protagonista con 3 ori, Spagna sorpresa con due ori, la Gran Bretagna fallisce la marcia trionfale in casa e si accontenta di una sola medaglia d’oro e quattro d’argento. Italia a secco di medaglie, ma con il 4° posto di Gabrio Zandonà e Pietro Zucchetti e il 5° di Giulia Conti e Giovanna Micol.

AUS 3-1-0
ESP 2-0-0
GBR 1-4-0
NED 1-1-1
NZL 1-1-0
SWE 1-0-1
CHN 1-0-0
DEN, FIN 0-1-1
CYP 0-1-0
POL 0-0-2
FRA, ARG, BEL, BRA 0-0-1

Il medagliere completo della vela ai Giochi Olimpici, a questo link

COSA DICONO I NUMERI?
Intanto una curiosità: nel medagliere globale della vela (vedi il link qui sopra) l’Italia è al 14° posto. Ma come numero totale di medaglie risale all’11°. E nella classifica delle medaglie di bronzo l’Italia è addirittura al 5° posto nella storia dei Giochi della vela. Insomma il bronzo è una nostra specialità. Abbiamo vinto 14 medaglie totali contro le 19 della Spagna, che però è al 4° posto assoluto del medagliere, dieci posti avanti a noi. Perchè gli iberici hanno il vizio delle medaglie d’oro: ben 13 contro una sola di bronzo. Cioè se un velista spagnolo arriva alle Olimpiadi da podio, alla fine vince. Un italiano nella stessa situazione, nel migliore dei casi finisce terzo. Chissà quante medaglie di legno si spiegano così e come poteva essere diverso il medagliere con un approccio diverso.

Da Roma 1960 a Mosca 1980, nel ventennio di presidenza Beppe Croce e in 6 edizioni olimpiche, l’Italia è andata a medaglia tre volte e altrettante è rimasta a secco, vincendo in tutto quattro medaglie, tutte di bronzo.

Nelle tre Olimpiadi della presidenza Carlo Rolandi l’Italia ha vinto una medaglia, il bronzo di Gorla e Peraboni nel 1984.

Più fortunata la gestione olimpica del presidente Sergio Gaibisso, che ha sempre portato a casa una medaglia, da Atlanta 1996 a Pechino 2008, con le “perle” dell’oro di Alessandra Sensini a Sydney 2000, e delle 2 medaglie vinte sia a Sydney 2000 che a Pechino 2008 (Sensini e Romero), che portano il totale a 6 medaglie (una d’oro, due d’argento e tre di bronzo) in 16 anni e 4 Olimpiadi.

Considerando il totale delle medaglie olimpiche della vela azzurra (14), e che l’oro dell’8 Metri Italia (timoniere Leone Reggio) risale al fascismo (1936), l’oro della Star Merope di Straulino e Rode a Helsinki 1952 e l’argento della stessa coppia ancora in Star è del 1956 a Melbourne, ne emerge che quasi la metà dell’intero bottino di medaglie della nostra vela dal 1900 a oggi è stato conquistato nel periodo 1996-2008.

Fin qui le aride cifre. Ma dietro?

L’ultimo quindicennio ha segnato una svolta chiave nella storia della nostra vela. Ha portato l’Italia e lo sport della vela espresso dal paese a colmare le distanze siderali che ci dividevano dai paesi guida. La vela si è diffusa nel mondo, ha abbracciato nazioni nuove ed emergenti, non è stata più uno sport “riserva di caccia” dei paesi anglosassoni o nordeuropei. In questa marcia, l’Italia negli ultimi anni ha fatto più strada di altri paesi a livello olimpico. Oltre al numero di medaglie lo dimostra la capacità di portare, o selezionare, atleti in tutte le specialità olimpiche della vela (arrivate fino a 11): un risultato raggiunto solo da 6-7 paesi nelle ultime edizioni dei Giochi. Un risultato che presuppone struttura, organizzazione e visione avanzate.
Se a questo si aggiunge che negli stessi anni la vela italiana si è andata affermando tra le prime nazioni al mondo a livello giovanile, sia nella classe Optimist che nel Mondiale Giovanile ISAF, ne emerge il quadro di un movimento velico complessivamente in buona salute, comunque pronto per restare ai vertici, anche con i cambiamenti epocali in arrivo. L’Italia di quegli anni è nel G8 della vela.

Ad agosto di quest’anno il brusco risveglio di Londra (Weymouth) 2012: il ritorno alle “zero medaglie” cui non eravamo più abituati da Barcellona 1992, e l’uscita dell’Italia non solo dal G8 ma anche dal G10 della vela.

Cosa ha provocato questa involuzione? Non è uscito il terno al lotto? Gaibisso ha sempre vinto perchè era solo fortunato? La squadra di Londra in fondo non era a larga maggioranza composta di velisti formati nel famoso quindicennio? La debacle di Weymouth è frutto di errori personali, di una impostazione “filosofica”, della scelta dei tempi? Le responsabilità vanno addebitate alla FIV e ai suoi uomini, o anche gli atleti devono rimproverarsi qualcosa? Quanto ha pesato la rivoluzione dei vertici FIV? Il ruolo del presidente Croce va considerato determinante o secondario?

Come spesso accade ci sono tante letture, ma compito di una analisi attenta è quello di leggere nei fatti e provare a dare risposte alle tante domande. Lo faremo nella prossima puntata.



Commenti

Paolo Recalcati (non verificato)

Dall'esterno dell'ambiente FIV, cioè dal sottoscritto appossionato che segue la vela e che, ogni tanto, regata, l'impressione sulle Olimpiadi 2012 è la seguente: - classe 470 M e F : gli equipaggi c'erano ed erano da podio, è mancato il guizzo vincente che fa la differenza (oltre alla malanno per il 470 F) - classe 49r : dopo le polemiche sul diniego al Sibello timoniere l'equipaggio non era da podio - La sua buona figura comunque l'hanno fatta vincendo anche una prova. Questo era il miglior piazzamento possibile, solo con una super prestazione e con fortuna potevano essere da podio. - Windsurf F : la Sensini non era da podio solo per una carenza fisica dell'ultima ora e un certo nervosismo per la questione dello scafo non in regola. Non è colpa sua, ma della sua età . Il windsurf richiede di essere al 100% della condizione fisica. - altre classi e barche : solo comprimari e questo già lo si sapeva. Erano si tra i qualificati ma nulla di più - Per vincere occorre essere per due/tre anni di fila nei primi 5 posti della ranking list internazionale. In genere: i nostri arrivano alle classi olimpiche troppo tardi e parecchi si perdono molto prima di andare sugli scafi olimpici. Deve cambiare tutto fin dall'optimist che è ammissibile solo per bambini piccoli, per i ragazzi occorre passare prima alle classi propeduetiche (420, cat piccolo, 29r, ecc..) ed, ontro due/tre anni, passare alle classi olimpiche (devono iniziare a 16-17 anni massimo). Da li poi la selezione ma su regate internazionali, le regate nazionali non valgono quanto quelle all'estero. Certo occorre investire soldi e risorse, trovare ragazzi motivati anche a vivere in collegio dove si deve andare a scuola e in vela (problema da non sottovalutare fino alla fine della scuola dell'obbligo), trovare le località ove sia possibile questo, possibilmente al mare visto che raramente le Olimpiadi si corrono sui laghi (dove noi siamo fortissimi). Occorre fare vivere e allenarsi assieme ragazzi e equipaggi già affermati, travasare conoscenze, fare salire gli uni sugli scafi degli altri ecc... Un saluto Paolo Recalcati
Uau, Paolo, grazie della tua "visione". Pere essere "esterno" sembri capirne un bel po'. E quanto alla tua "ricetta" per migliorare in futuro, pare la FIV abbia scelto una strada diametralmente opposta. Ma aspettiamo, ora c'è sul tavolo il famoso "foglio bianco"... Tra poco la terza parte della nostra analisi Dopo Weymouth, e grazie della super-attenzione, siete moltissimi!

Andrea (non verificato)

Condivido quanto detto da Paolo. La nostra "amata" Federazione ha provato a pensare al perchè tanti bambini si perdono per strada? L'optimist è, secondo me, ormai datato anche per bambino di 6/7 anni, ci vorrebbe qualcosa di diverso, magari un bel doppio che insegni anche ad andare in equipaggio, dove i ruoli possano essere scambiati e quindi poter vedere chi è meglio al timone o a prua. La famigerata 555 (o come si chiama) è stato un flop, 420 in giro non se ne vedono quasi più. In sostanza, creiamo una leva di solisti che al momento di salire in barche da due non sanno che pesci pigliare....
Andrea, ti assicuro che l'amata FIV ha pensato e strapensato, a lungo, al problema della discontinuità tra l'attività dei cadetti e quanti proseguono con successo fino alle classi olimpiche. Le statistiche mostrano che questo problema è condiviso da quasi tutti gli sport. La FIV come saprai ha scelto una strada di cambiamento nell'approccio dei giovanissimi (meno sport e multilateralità), interessante ma un po' radicale e di difficile attuazione sul tessuto della nostra vela. Se darà frutti, li darà a lunghissima scadenza. Secondo me non è comunque la risposta principale. Quella, e ripeto tutti gli sport si stanno attrezzando per farlo, sta nel puro e semplice ampliamento della base di riferimento: intercettare più interessati e appassionati alla vela, e di ogni età (un adulto che si appassiona farà figli e li porterà a scuola vela). Una operazione di marketing sportivo gigantesca e difficile (praticamente tutti gli sport sono in concorrenza tra loro) e che presuppone idee chiare, investimenti, alleanze istituzionali, uomini giusti con la capacità e la volontà di comunicare anche in modo innovativo il bello della vela. Secondo voi abbiamo tutto questo?