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10/02/2014 - 16:47
Vela (non più) olimpica: fallisce il ritorno. Chi voleva, chi no, e perchè
Vela (non più) olimpica: fallisce il ritorno. Chi voleva, chi no, e perchè
Star, è definitivo
l'addio ai Giochi
l'addio ai Giochi
Lobby e speranze non ce l’hanno fatta: troppo complicato riammettere la Star alle Olimpiadi come sport dimostrativo o undicesima classe. Fallisce il terzo clamoroso tentativo di rientrare alle Olimpiadi. Chi ha spinto, chi no, e perchè. E ora per la Star si profila un radioso viale del tramonto…
La Star è fuori dai Giochi, adesso per sempre. Niente Star a Rio 2016. Niente ripescaggio olimpico per la più gloriosa e longeva delle classi olimpiche della vela. Il CIO ha chiuso definitivamente le porte al tentativo – peraltro andato clamorosamente avanti e arrivato a un passo dal successo – di riportare ai Giochi la Star, classe che in Brasile ha una tradizione stratosferica che va da Torben Grael a Robert Scheidt. La decisione è arrivata dal freddo di Sochi, in un meeting del CIO durante le Olimpiadi invernali. In sostanza è stata respinta la richiesta formalizzata dal comitato organizzatore di Rio e forte di notevoli spinte alleate: quella del governo brasiliano in primo luogo (che sperava di avere in gara una categoria che poteva legittimamente promettere una medaglia quasi sicura al paese ospitante), quella della classe stessa e in particolare degli organizzatori svizzeri della Star Sailors League, nuovo circuito a inviti con super velisti e premi in denaro. La Star resta fuori come deciso dall’ISAF nel 2011, un anno prima di Londa, quando la federvela internazionale allora presieduta ancora dallo svedese Goran Petersson, stilò la lista delle 10 classi in vista di Rio de Janeiro (49er, 49er FX, 470 M/W, Nacra 17, Finn, Laser, Laser Radial, RSX M/W).
Non è riuscita stavolta la terza resurrezione. Oltre ad essere una bella barca, dalle linee eleganti e particolari, con prestazioni elevate e che richiedono tecnica e capacità per essere sfruttate al massimo, oltre ad essere stata negli anni la classe che ha espresso grandi nomi e personaggi dello sport velico, la Star si era rivelata anche una straordinario gruppo di pressione, e nella sua storia aveva già compiuto due miracolosi rientri olimpici. Perso lo status olimpico per fare spazio al catamarano Tornado a Montreal 1976, era rientrata solo 4 anni dopo a Mosca 1980, a discapito dell’altra classe a chiglia, il Tempest, che non è mai riuscita a raggiungere i suoi livelli tecnici e diffusionali, quindi di gradimento tra gli atleti. Il secondo tentativo di far fuori la Star, per far posto al nuovo skiff olimpico a Sydney 2000, fu contrastato da una potente lobby trasversale, che alla fine ottenne dal CIO e dall’ISAF l’undicesima classe per la vela ai Giochi. Numero che ha resistito anche ad Atene 2004 e a Pechino (Qingdao) 2008. Poi la scelta dell’ISAF – obbligata dalle richieste del CIO di limitare i numeri e i costi - di tornare a 10 classi.
PERCHE' E' UNA DECISIONE GIUSTA
Al di là degli aspetti storici della vela, per la quale la Star resterà una barca senza eguali, ci si deve chiedere se la decisione del CIO va nella direzione giusta per lo sport e per lo spirito olimpico. E la risposta, oltre ogni ragionevole dubbio, è si. Le Olimpiadi lottano da anni contro il gigantismo e l’aumento esponenziale dei costi. La riammissione della Star come undicesima classe, fermo restando il numero massimo di atleti per la vela, avrebbe comportato una proporzionale diminuzione della flotta di tutte le altre classi, e per di più a metà quadriennio, a pochi mesi dal primo appuntamento di qualifica olimpica per nazione. Un bel problema per l’ISAF di Carlo Croce, che infatti – al di là delle comunicazioni ufficiali – è rimasta piuttosto fredda sull’ipotesi del ritorno delle Stelle, anche nelle consultazioni con i vertici del CIO. Se da un lato l’ISAF avrebbe potuto beneficiare di un evento velico in più, e tre medaglie olimpiche in più, dall’altro c’era il rischio concreto di pagare duramente questa scelta “politica” in futuro.
La strada inizialmente intrapresa, il ritorno della Star come sport dimostrativo senza assegnare medaglie ufficiali, che non avrebbe intaccato numeri e organizzazione della vela olimpica 2016, pur costituendo un delicato precedente (ogni nazione ospitante avrebbe potuto inserire nel programma olimpico una propria disciplina “favorita”), avrebbe avuto qualche chance in più. Ma ha prevalso la voglia di avere tutto, tornare a 11 classi olimpiche, entrare a gamba tesa nei programmi, nelle strategie, nel futuro stesso della vela disegnato da ISAF e CIO. E alla fine si è arrivati a una decisione che premia l’autonomia dello sport olimpico rispetto alle pressioni esterne, e che si somma alla scelta anticipata dall’ISAF di mantenere le stesse 10 classi anche per Tokio 2020. Una decisione che in qualche modo cementa il rapporto tra ISAF e CIO (e tra Croce e Bach), e rende più solido il futuro della vela a cinque cerchi.
IL FUTURO DELLE STELLE
La straordinaria forza storica di una barca a vela è incarnata nella strenua resistenza della Star e dello starismo ad abbandonare i Giochi Olimpici. Il fatto stesso che oggi ci troviamo a scrivere per l’ennesima volta dell’”addio” della Star alle Olimpiadi rende unica la sua vicenda. Ma la storia va avanti e lo sport olimpico moderno fa le sue scelte basandosi sul trend tecnico, sociale, mediatico, sulla diffusione nei paesi in via di sviluppo, sull’età media degli atleti. Una barca a chiglia fissa del 1911 è irreversibilmente fuori da questo trend. Resterà, questo è altrettanto irreversibile, una grande protagonista dello sport della vela. Non c’è solo l’Olimpiade: una barca affascinante e antica come la Stella racconterà ancora a lungo storie di vela e di velisti. A noi, che raccontiamo (anche) le gesta dei velisti olimpici attuali e futuri, l’impegno di conservare il “bello” della vela anche senza la bella Star.
LA NOTIZIA DALLA FEDERAZIONE ITALIANA
(www.federvela.it) E’ ufficiale: il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha respinto, come si sussurrava già da un paio di giorni, la proposta di far rientrare la Star nel programma di Rio de Janeiro 2016 come undicesima classe olimpica. La decisione è stata presa nel corso di un meeting del CIO che si è svolto a Sochi, in Russia, durante i Giochi Invernali. Esclusa dal programma olimpico nel 2011 (a Londra 2012 quindi l'ultima partecipazione), la classe Star poteva contare sull’appoggio ufficiale del governo brasiliano guidato da Dilma Rousseff e dell’ISAF presieduta da Carlo Croce, ma gli sforzi sono stati vani e il CIO ha respinto la richiesta di rientro della celebre barca a chiglia che fece la sua prima comparsa olimpica ai Giochi di Los Angeles del 1932.Le classi olimpiche restano così dieci (Finn, Laser Standard M, Laser Radial F, RS:X M, RS:X F, Nacra 17 classe mista, 470 M, 470 F, 49er, 49er FX).
La Star è fuori dai Giochi, adesso per sempre. Niente Star a Rio 2016. Niente ripescaggio olimpico per la più gloriosa e longeva delle classi olimpiche della vela. Il CIO ha chiuso definitivamente le porte al tentativo – peraltro andato clamorosamente avanti e arrivato a un passo dal successo – di riportare ai Giochi la Star, classe che in Brasile ha una tradizione stratosferica che va da Torben Grael a Robert Scheidt. La decisione è arrivata dal freddo di Sochi, in un meeting del CIO durante le Olimpiadi invernali. In sostanza è stata respinta la richiesta formalizzata dal comitato organizzatore di Rio e forte di notevoli spinte alleate: quella del governo brasiliano in primo luogo (che sperava di avere in gara una categoria che poteva legittimamente promettere una medaglia quasi sicura al paese ospitante), quella della classe stessa e in particolare degli organizzatori svizzeri della Star Sailors League, nuovo circuito a inviti con super velisti e premi in denaro. La Star resta fuori come deciso dall’ISAF nel 2011, un anno prima di Londa, quando la federvela internazionale allora presieduta ancora dallo svedese Goran Petersson, stilò la lista delle 10 classi in vista di Rio de Janeiro (49er, 49er FX, 470 M/W, Nacra 17, Finn, Laser, Laser Radial, RSX M/W).
Non è riuscita stavolta la terza resurrezione. Oltre ad essere una bella barca, dalle linee eleganti e particolari, con prestazioni elevate e che richiedono tecnica e capacità per essere sfruttate al massimo, oltre ad essere stata negli anni la classe che ha espresso grandi nomi e personaggi dello sport velico, la Star si era rivelata anche una straordinario gruppo di pressione, e nella sua storia aveva già compiuto due miracolosi rientri olimpici. Perso lo status olimpico per fare spazio al catamarano Tornado a Montreal 1976, era rientrata solo 4 anni dopo a Mosca 1980, a discapito dell’altra classe a chiglia, il Tempest, che non è mai riuscita a raggiungere i suoi livelli tecnici e diffusionali, quindi di gradimento tra gli atleti. Il secondo tentativo di far fuori la Star, per far posto al nuovo skiff olimpico a Sydney 2000, fu contrastato da una potente lobby trasversale, che alla fine ottenne dal CIO e dall’ISAF l’undicesima classe per la vela ai Giochi. Numero che ha resistito anche ad Atene 2004 e a Pechino (Qingdao) 2008. Poi la scelta dell’ISAF – obbligata dalle richieste del CIO di limitare i numeri e i costi - di tornare a 10 classi.
PERCHE' E' UNA DECISIONE GIUSTA
Al di là degli aspetti storici della vela, per la quale la Star resterà una barca senza eguali, ci si deve chiedere se la decisione del CIO va nella direzione giusta per lo sport e per lo spirito olimpico. E la risposta, oltre ogni ragionevole dubbio, è si. Le Olimpiadi lottano da anni contro il gigantismo e l’aumento esponenziale dei costi. La riammissione della Star come undicesima classe, fermo restando il numero massimo di atleti per la vela, avrebbe comportato una proporzionale diminuzione della flotta di tutte le altre classi, e per di più a metà quadriennio, a pochi mesi dal primo appuntamento di qualifica olimpica per nazione. Un bel problema per l’ISAF di Carlo Croce, che infatti – al di là delle comunicazioni ufficiali – è rimasta piuttosto fredda sull’ipotesi del ritorno delle Stelle, anche nelle consultazioni con i vertici del CIO. Se da un lato l’ISAF avrebbe potuto beneficiare di un evento velico in più, e tre medaglie olimpiche in più, dall’altro c’era il rischio concreto di pagare duramente questa scelta “politica” in futuro.
La strada inizialmente intrapresa, il ritorno della Star come sport dimostrativo senza assegnare medaglie ufficiali, che non avrebbe intaccato numeri e organizzazione della vela olimpica 2016, pur costituendo un delicato precedente (ogni nazione ospitante avrebbe potuto inserire nel programma olimpico una propria disciplina “favorita”), avrebbe avuto qualche chance in più. Ma ha prevalso la voglia di avere tutto, tornare a 11 classi olimpiche, entrare a gamba tesa nei programmi, nelle strategie, nel futuro stesso della vela disegnato da ISAF e CIO. E alla fine si è arrivati a una decisione che premia l’autonomia dello sport olimpico rispetto alle pressioni esterne, e che si somma alla scelta anticipata dall’ISAF di mantenere le stesse 10 classi anche per Tokio 2020. Una decisione che in qualche modo cementa il rapporto tra ISAF e CIO (e tra Croce e Bach), e rende più solido il futuro della vela a cinque cerchi.
IL FUTURO DELLE STELLE
La straordinaria forza storica di una barca a vela è incarnata nella strenua resistenza della Star e dello starismo ad abbandonare i Giochi Olimpici. Il fatto stesso che oggi ci troviamo a scrivere per l’ennesima volta dell’”addio” della Star alle Olimpiadi rende unica la sua vicenda. Ma la storia va avanti e lo sport olimpico moderno fa le sue scelte basandosi sul trend tecnico, sociale, mediatico, sulla diffusione nei paesi in via di sviluppo, sull’età media degli atleti. Una barca a chiglia fissa del 1911 è irreversibilmente fuori da questo trend. Resterà, questo è altrettanto irreversibile, una grande protagonista dello sport della vela. Non c’è solo l’Olimpiade: una barca affascinante e antica come la Stella racconterà ancora a lungo storie di vela e di velisti. A noi, che raccontiamo (anche) le gesta dei velisti olimpici attuali e futuri, l’impegno di conservare il “bello” della vela anche senza la bella Star.
LA NOTIZIA DALLA FEDERAZIONE ITALIANA
(www.federvela.it) E’ ufficiale: il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha respinto, come si sussurrava già da un paio di giorni, la proposta di far rientrare la Star nel programma di Rio de Janeiro 2016 come undicesima classe olimpica. La decisione è stata presa nel corso di un meeting del CIO che si è svolto a Sochi, in Russia, durante i Giochi Invernali. Esclusa dal programma olimpico nel 2011 (a Londra 2012 quindi l'ultima partecipazione), la classe Star poteva contare sull’appoggio ufficiale del governo brasiliano guidato da Dilma Rousseff e dell’ISAF presieduta da Carlo Croce, ma gli sforzi sono stati vani e il CIO ha respinto la richiesta di rientro della celebre barca a chiglia che fece la sua prima comparsa olimpica ai Giochi di Los Angeles del 1932.Le classi olimpiche restano così dieci (Finn, Laser Standard M, Laser Radial F, RS:X M, RS:X F, Nacra 17 classe mista, 470 M, 470 F, 49er, 49er FX).
fabrizio (non verificato)
Alessandro Turchetto (non verificato)