Storia | Regata
01/06/2011 - 12:48
Dopo Soldini (VOR), e Onorato (Coppa America), tocca a Cino Ricci...
Dopo Soldini (VOR), e Onorato (Coppa America), tocca a Cino Ricci...
Cancellato il Giro! Che succede alla vela?
Dopo la rinuncia di Giovanni Soldini al giro del mondo, e il ritiro della sfida di Mascalzone Latino alla Coppa America, anche Cino Ricci si arrende e cancella il Giro d'Italia a vela. Per la prima volta in 22 anni. Che succede alla vela italiana?
di Fabio Colivicchi
Una mail, scarna come il linguaggio dell'uomo-simbolo della vela in Italia da trent'anni, firmata Cino Ricci: "Per la prima volta dopo 22 anni, l'edizione 2011 del Giro d'Italia a vela è cancellata. Arrivederci al 2012". Inviata a tutti gli iscritti e gli interessati, insomma a chi era coinvolto nell'organizzazione del giro numero 23 (quando si dice che i significati scaramantici popolari dei numeri non ci prendono proprio...). Salta il giro! Il giro di Cino Ricci, il giro iniziato con la Gazzetta dello Sport e lo spinnaker rosa, il giro che aveva visto grandi campioni, grandi monotipi, sponsor importanti, equipaggi anche internazionali, e che poi aveva conosciuto un periodo di riposizionamento, era diventata una sfida velica e marinara che coinvolgeva i Comuni, le Province e le Regioni, o i gruppi sportivi militari, era passato dagli anni ruggenti quando girava la penisola con un villaggio al seguito, agli ultimi anni quasi in sordina, dagli speciali RAI, poi Mediaset, poi Sky, ma insomma è sempre stato "il giro d'Italia a vela", di Cino Ricci certo, ma di tutta la vela.
Ma perché questa decisione? "Non ci sono i soldi, tutto qui - risponde Cino al telefono - Ho aspettato fino all'ultimo che arrivassero risposte da varie direzioni, c'eravamo mossi come sempre su vari fronti, ho tenuto duro finchè ho potuto, ma non si è concretizzato niente. E alla fine ho dovuto decidere, anche perché quest'anno eravamo tornati sulla RAI, e la RAI per prima aveva esigenze di chiudere il palinsesto, aspettava conferme da noi..."
E adesso che in questo 2011 incredibilmente maledetto, dopo la rinuncia di Giovanni Soldini (e Carlo Croce, e John Elkann, e Fulvio Zendrini, e vari altri che erano con il progetto Italia70) alla partecipazione italiana alla Volvo Ocean Race 2011-2012, il giro del mondo in equipaggio; e dopo il ritiro da parte di Vincenzo Onorato (Challenger of Record, primo sfidante di Oracle) della sfida di Mascalzone Latino alla XXXIV America's Cup; dopo Volvo e Coppa perdiamo anche il Giro: che succede alla vela in Italia? C'è un filo rosso che lega queste clamorosi, dolorosi, pesanti flop?
"Le cose non sono le stesse - dice ancora Cino Ricci - Una cosa è cercare sponsor per la Coppa America con i catamarani, cercando cifre enormi, tanti soldi. E altro è cercare piccoli budget come facevo io con il Giro d'Italia. Il Giro è stato sempre considerato una cosa personale di Cino Ricci, nessuno ha mai fatto considerazioni sul suo ruolo, sui benefici per tutta la vela italiana, gli spazi in televisione. Nessuno si è mai interessato, ho fatto sempre tutto per conto mio. E quest'anno la RAI era tornata lei a cercarci, rivoleva il Giro."
E pensare che appena un mese e mezzo fa, il Giro sembrava rivitalizzato dalla decisione della Federvela che lo avrebbe definito valido per assegnare il titolo di Campione Nazionale di Vela d'Altura Juniores, una investitura che avrebbe dovuto, nelle intenzioni, coinvolgere molti club con equipaggi giovani. E invece? "Non sono arrivate le iscrizioni dei circoli - racconta Cino - Forse perché si è sopravvalutata la propaganda che la FIV avrebbe dovuto fare a livello di periferia."
E adesso, Cino? "Cercherò di fare altre cose, con le nostre barche, fino al 2012 quando speriamo di rifare il Giro d'Italia a vela."
La riflessione di Cino sull'evento-Giro come "One Man Show" o il carattere del personaggio, possono essere una chiave di lettura. Ma al di là dei budget diversi tra giro del mondo, coppa america e giro d'Italia, resta lo spauracchio di fondo della crisi economica che brucia risorse finanziarie a tutti, come un napalm che distrugge piante e vita su un territorio. Ma allora perché i tesserati FIV aumentano, le scuole vela scoppiano (come ha ricordato recentemente Marco Tronchetti Provera), e soprattutto il calendario delle regate scoppia, letteralmente, di eventi che si sovrappongono e si spintonano l'un l'altro come a bordo di un autobus all'ora di punta? Se questo movimento è in grado di esprimere 1000 Optimist a Riva del Garda e altrettanti ogni weekend in tutta Italia, o 83 barche alla regata d'altura tra Livorno e Punta Ala, quasi 500 barche d'altura nei vari campionati in pieno inverno, come è possibile che si perda un evento significativo come il Giro d'Italia?
Il Giro, di Cino quanto volete, dovrebbe essere tutelato e considerato come un patrimonio della nostra vela. Tanto più in un anno in cui si celebrano i 150 anni di unità d'Italia e ci sono "staffette" e giri d'Italia di matrice nautica e velica: come perdere una occasione del genere? Ci sono errori da ogni parte: dagli organizzatori, certo, ma anche dalle Istituzioni. Quelle che sono preposte all'organizzazione e alla promozione dello sport velico e della nautica. Ucina, Assonautica, LNI, FIV... Ora che il guaio è fatto è inutile rinfacciarsi responsabilità specifiche, ma almeno cogliere l'occasione per fermarsi, pensare e decidere finalmente di operare insieme e non in ordine sparso. I soldi pubblici sono e saranno sempre meno: tanto vale spenderli bene, e dare a chi decide come assegnarli una guida istituzionale, autorevole. Andare in ordine sparso rischia di fare dei danni enormi.
di Fabio Colivicchi
Una mail, scarna come il linguaggio dell'uomo-simbolo della vela in Italia da trent'anni, firmata Cino Ricci: "Per la prima volta dopo 22 anni, l'edizione 2011 del Giro d'Italia a vela è cancellata. Arrivederci al 2012". Inviata a tutti gli iscritti e gli interessati, insomma a chi era coinvolto nell'organizzazione del giro numero 23 (quando si dice che i significati scaramantici popolari dei numeri non ci prendono proprio...). Salta il giro! Il giro di Cino Ricci, il giro iniziato con la Gazzetta dello Sport e lo spinnaker rosa, il giro che aveva visto grandi campioni, grandi monotipi, sponsor importanti, equipaggi anche internazionali, e che poi aveva conosciuto un periodo di riposizionamento, era diventata una sfida velica e marinara che coinvolgeva i Comuni, le Province e le Regioni, o i gruppi sportivi militari, era passato dagli anni ruggenti quando girava la penisola con un villaggio al seguito, agli ultimi anni quasi in sordina, dagli speciali RAI, poi Mediaset, poi Sky, ma insomma è sempre stato "il giro d'Italia a vela", di Cino Ricci certo, ma di tutta la vela.
Ma perché questa decisione? "Non ci sono i soldi, tutto qui - risponde Cino al telefono - Ho aspettato fino all'ultimo che arrivassero risposte da varie direzioni, c'eravamo mossi come sempre su vari fronti, ho tenuto duro finchè ho potuto, ma non si è concretizzato niente. E alla fine ho dovuto decidere, anche perché quest'anno eravamo tornati sulla RAI, e la RAI per prima aveva esigenze di chiudere il palinsesto, aspettava conferme da noi..."
E adesso che in questo 2011 incredibilmente maledetto, dopo la rinuncia di Giovanni Soldini (e Carlo Croce, e John Elkann, e Fulvio Zendrini, e vari altri che erano con il progetto Italia70) alla partecipazione italiana alla Volvo Ocean Race 2011-2012, il giro del mondo in equipaggio; e dopo il ritiro da parte di Vincenzo Onorato (Challenger of Record, primo sfidante di Oracle) della sfida di Mascalzone Latino alla XXXIV America's Cup; dopo Volvo e Coppa perdiamo anche il Giro: che succede alla vela in Italia? C'è un filo rosso che lega queste clamorosi, dolorosi, pesanti flop?
"Le cose non sono le stesse - dice ancora Cino Ricci - Una cosa è cercare sponsor per la Coppa America con i catamarani, cercando cifre enormi, tanti soldi. E altro è cercare piccoli budget come facevo io con il Giro d'Italia. Il Giro è stato sempre considerato una cosa personale di Cino Ricci, nessuno ha mai fatto considerazioni sul suo ruolo, sui benefici per tutta la vela italiana, gli spazi in televisione. Nessuno si è mai interessato, ho fatto sempre tutto per conto mio. E quest'anno la RAI era tornata lei a cercarci, rivoleva il Giro."
E pensare che appena un mese e mezzo fa, il Giro sembrava rivitalizzato dalla decisione della Federvela che lo avrebbe definito valido per assegnare il titolo di Campione Nazionale di Vela d'Altura Juniores, una investitura che avrebbe dovuto, nelle intenzioni, coinvolgere molti club con equipaggi giovani. E invece? "Non sono arrivate le iscrizioni dei circoli - racconta Cino - Forse perché si è sopravvalutata la propaganda che la FIV avrebbe dovuto fare a livello di periferia."
E adesso, Cino? "Cercherò di fare altre cose, con le nostre barche, fino al 2012 quando speriamo di rifare il Giro d'Italia a vela."
La riflessione di Cino sull'evento-Giro come "One Man Show" o il carattere del personaggio, possono essere una chiave di lettura. Ma al di là dei budget diversi tra giro del mondo, coppa america e giro d'Italia, resta lo spauracchio di fondo della crisi economica che brucia risorse finanziarie a tutti, come un napalm che distrugge piante e vita su un territorio. Ma allora perché i tesserati FIV aumentano, le scuole vela scoppiano (come ha ricordato recentemente Marco Tronchetti Provera), e soprattutto il calendario delle regate scoppia, letteralmente, di eventi che si sovrappongono e si spintonano l'un l'altro come a bordo di un autobus all'ora di punta? Se questo movimento è in grado di esprimere 1000 Optimist a Riva del Garda e altrettanti ogni weekend in tutta Italia, o 83 barche alla regata d'altura tra Livorno e Punta Ala, quasi 500 barche d'altura nei vari campionati in pieno inverno, come è possibile che si perda un evento significativo come il Giro d'Italia?
Il Giro, di Cino quanto volete, dovrebbe essere tutelato e considerato come un patrimonio della nostra vela. Tanto più in un anno in cui si celebrano i 150 anni di unità d'Italia e ci sono "staffette" e giri d'Italia di matrice nautica e velica: come perdere una occasione del genere? Ci sono errori da ogni parte: dagli organizzatori, certo, ma anche dalle Istituzioni. Quelle che sono preposte all'organizzazione e alla promozione dello sport velico e della nautica. Ucina, Assonautica, LNI, FIV... Ora che il guaio è fatto è inutile rinfacciarsi responsabilità specifiche, ma almeno cogliere l'occasione per fermarsi, pensare e decidere finalmente di operare insieme e non in ordine sparso. I soldi pubblici sono e saranno sempre meno: tanto vale spenderli bene, e dare a chi decide come assegnarli una guida istituzionale, autorevole. Andare in ordine sparso rischia di fare dei danni enormi.
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