Il successo delle Series dell'America's Cup di Venezia e di Napoli ci riporta alla mente le immagini delle antiche Naumachie, simulazioni delle battaglie navali che dai tempi dai tempi dell'antica Roma si svolgevano all'interno di appositi stadi.
Uno degli scopi delle Naumachie oltre all'intrattenimento del pubblico (con combattimenti simili a quelli tra gladiatori) era di tipo didattico, simulazioni di vere battaglie con navi altrettanto reali per far capire al pubblico cosa avvenisse in alto mare.
Le Naumachie erano eventi costosi e di non facile organizzazione, si racconta che la prima fosse stata organizzata da Cesare nel 46 ac e una delle ultime si tenne a Milano ai tempi di Napoleone.
Le circa 100.000 persone presenti a Venezia pare rappresentino un record di pubblico per la storia della vela, ebbene con un po' di immaginazione possiamo dire che le Stadium Race di Venezia e Napoli dei mesi scorsi siano state le prime Naumachie contemporanee (Per fortuna non stiamo parlando di battaglie reali ma di duelli sportivi).
Se partiamo dal presupposto che la Vela sia per sua natura tra gli sport meno adatti alla visione del pubblico, non c’è dubbio che la sperimentazione della Stadium Race stia funzionando a dovere. La Stadium Race è un po' l'uovo di Colombo della vela: per appassionare il pubblico alla Vela sportiva bisogna dargli la possibilità di vedere da vicino una regata...
Anche per i regatanti oltre che per il pubblico le Stadium Race rappresentano una nuova possibilità di contatto diretto con 'gli spalti' (vedi l’esultanza della folla di Napoli dopo la vittoria di Luna Rossa), certamente un grande stimolo ed un nuovo modo di emozionarsi durante e dopo la regata.
Ma regatare vicino alla costa significa scendere a dei compromessi, come nel caso dell’ultima giornata di regata a Venezia in una laguna praticamente senza vento, oppure con i limiti virtuali del campo che spesso modificano le tradizionali modalità di tattica creando delle nuove modalità molto meno ‘veliche’.
L’altro compromesso meno evidente ma non meno importante è di tipo emotivo, la vicinanza del pubblico rappresenta una intrusione rispetto a quello che è sempre stato il modo dei velisti di vivere la regata, una sorta di avvicinamento tra i 2 mondi separati a cui solo noi siamo abituati:
Da una parte il mondo che esiste a terra, in porto o fino allo ‘scivolo’, dall'altra quello che è il campo di regata, lo sconfinato mondo del ‘fuori’ con il suo fascino che solo i velisti marinai possono percepire e che ci fa sentire parte di qualcosa di unico.
Uno degli scopi delle Naumachie oltre all'intrattenimento del pubblico (con combattimenti simili a quelli tra gladiatori) era di tipo didattico, simulazioni di vere battaglie con navi altrettanto reali per far capire al pubblico cosa avvenisse in alto mare.
Le Naumachie erano eventi costosi e di non facile organizzazione, si racconta che la prima fosse stata organizzata da Cesare nel 46 ac e una delle ultime si tenne a Milano ai tempi di Napoleone.
Le circa 100.000 persone presenti a Venezia pare rappresentino un record di pubblico per la storia della vela, ebbene con un po' di immaginazione possiamo dire che le Stadium Race di Venezia e Napoli dei mesi scorsi siano state le prime Naumachie contemporanee (Per fortuna non stiamo parlando di battaglie reali ma di duelli sportivi).
Se partiamo dal presupposto che la Vela sia per sua natura tra gli sport meno adatti alla visione del pubblico, non c’è dubbio che la sperimentazione della Stadium Race stia funzionando a dovere. La Stadium Race è un po' l'uovo di Colombo della vela: per appassionare il pubblico alla Vela sportiva bisogna dargli la possibilità di vedere da vicino una regata...
Anche per i regatanti oltre che per il pubblico le Stadium Race rappresentano una nuova possibilità di contatto diretto con 'gli spalti' (vedi l’esultanza della folla di Napoli dopo la vittoria di Luna Rossa), certamente un grande stimolo ed un nuovo modo di emozionarsi durante e dopo la regata.
Ma regatare vicino alla costa significa scendere a dei compromessi, come nel caso dell’ultima giornata di regata a Venezia in una laguna praticamente senza vento, oppure con i limiti virtuali del campo che spesso modificano le tradizionali modalità di tattica creando delle nuove modalità molto meno ‘veliche’.
L’altro compromesso meno evidente ma non meno importante è di tipo emotivo, la vicinanza del pubblico rappresenta una intrusione rispetto a quello che è sempre stato il modo dei velisti di vivere la regata, una sorta di avvicinamento tra i 2 mondi separati a cui solo noi siamo abituati:
Da una parte il mondo che esiste a terra, in porto o fino allo ‘scivolo’, dall'altra quello che è il campo di regata, lo sconfinato mondo del ‘fuori’ con il suo fascino che solo i velisti marinai possono percepire e che ci fa sentire parte di qualcosa di unico.
LucaBeer (non verificato)
Lamberto (non verificato)
Anonimo (non verificato)
Ruggiero (non verificato)
mcambi
lcesari
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