Se è vero che anche un viaggio di mille miglia inizia con un piccolo passo come diceva Lao Tze, l'introduzione del foil sui nuovi IMOCA 60 in vista della prossima Vendee Globe sta rappresentando un piccolo-grande cambiamento che ci aiuta a ragionare per piccoli passi.
Nonostante infatti non si tratti di una rivoluzione clamorosa come altre a cui la vela degli ultimi anni ci ha abituati, osservare come l'aggiunta del foil sostanzialmente non abbia modificato l'essenza e prestazioni dell'IMOCA, funziona da cortocircuito per ragionare sul passato-presente-futuro della Vela.
Vedere i foil sugli Imoca 60 apre la possibilità che anche i solitari del Vendee Globe (ovvero i 'buoni') possano mettere un foil sotto la loro barca e restare buoni. Tutto questo consente un ragionamento più sereno e lontano dall'equazione Foil = Velocità = Vela cattiva contro Barca lenta = Tradizione = Vela buona. La possibilità di coesistenza tra velocità e tradizione ci consente di riflettere senza involvere in uno dei due lati estremi (oscuri) della vela: velocità e tecnologia da una parte (che rischia di scadere nella perversione dell'innovazione fine a se stessa), tradizione e slow sail dall'altra (che rischia all'opposto di scadere nell'ossessione nostalgica della maniera).
Che esista la possibilità che velocità e storia possano ancora incontrarsi il foiling sull'Imoca ce lo sta dimostrando: sì può andare veloci e sollevarsi dall'acqua (anche se nel caso dell'Imoca non ancora del tutto) preservando almeno in parte il legame con la storia, i valori e la tradizione. L'incremento della velocità ed il processo di evoluzione in questo caso (piccolo passo) mantiene una continuità con il passato.
Ma cosa succede quando il passo è più grande ? Un passo più lungo rischia di cambiare tutto ? Quel contatto con il passato è preservato oppure lo stravolgimento è troppo ampio per mantenere questo collegamento e le nuove barche non ci appaiono più come delle barche ma come dei veri e propri 'mostri' dei quali si fa fatica a capire il significato ?
Il rischio è che il cambiamento quantitativo (insieme di piccoli passi) possa nascondere un cambiamento qualitativo che stravolge la continuità con il passato, il rischio è che oltre alle barche il cambiamento riguardi il loro spirito, il movente che le contraddistingue.
E' proprio sul carattere di questo movente che dovremmo interrogarci così come il coro chiese a Prometeo se fosse più forte la tecnica o la necessità che vincola la natura alle sue leggi. Che cosa rappresentano queste barche ? Sono una rappresentazione del progresso e dell'evoluzione scientifica oppure sono espressione tecnica trascinata unicamente dalle leggi dell'audience e del business ?
Come nel racconto del falegname e del poeta che passeggiano nella foresta guardandola in modo molto differente, il poeta osserva la foresta per avere ispirazione e cantarne la bellezza, il falegname per modificarla e trarne altri vantaggi, così dovremmo chiederci con quale occhio, con quale intenzione vengono costruite queste barche perché è all'interno di questo movente che si nasconde il loro destino.
Nell'attesa di una risposta che non esiste ci sembra invece necessario sottolineare l'importanza di questa domanda che è contenuta perfettamente dalla vela sui foil. Il foil rappresenta infatti una perfetta espressione del nostro tempo incarnando dentro di sé due anime differenti, il sintomo di un disagio contemporaneo ed il simbolo della tradizione:
- Il foil come sintomo che descrive un aspetto della nostra storia contemporanea, che segue le leggi dell'audience e del business dove la vela è sempre più lontata da essere un fine ma diventa unicamente strumento. O ancora più in estremo (come sostiene da più di un paio di decenni E.Severino) di una tecnica fine a se stessa che non ha più un vero legame con il progresso scientifico (lo sguardo del poeta) ma essa stessa diviene apparato che ha come unico scopo il proprio auto accrescimento servendosi delle leggi del business.
- Il foil come simbolo dove il contatto con l'acqua rappresenta la presenza del limite, il limite dell'impossibile. Non è proprio l'invalicabilità di questo limite a rappresentare l'essenza più profonda della vela ? E' da quello sfuggente contatto con l'acqua, piccolo a piacere ma impossibile da rompere, che ci compare letteralmente innalzata su un piedistallo l'anima profonda della vela, con i suoi valori, con la sua storia, la ricerca della rottura di quel limite invalicabile che navigando continuiamo a cercare ma che continua a sfuggirci. Per quanto cerchi di staccarmi dall'acqua (passato, tradizione) non posso, non ci riesco mai del tutto.
Nonostante infatti non si tratti di una rivoluzione clamorosa come altre a cui la vela degli ultimi anni ci ha abituati, osservare come l'aggiunta del foil sostanzialmente non abbia modificato l'essenza e prestazioni dell'IMOCA, funziona da cortocircuito per ragionare sul passato-presente-futuro della Vela.
Vedere i foil sugli Imoca 60 apre la possibilità che anche i solitari del Vendee Globe (ovvero i 'buoni') possano mettere un foil sotto la loro barca e restare buoni. Tutto questo consente un ragionamento più sereno e lontano dall'equazione Foil = Velocità = Vela cattiva contro Barca lenta = Tradizione = Vela buona. La possibilità di coesistenza tra velocità e tradizione ci consente di riflettere senza involvere in uno dei due lati estremi (oscuri) della vela: velocità e tecnologia da una parte (che rischia di scadere nella perversione dell'innovazione fine a se stessa), tradizione e slow sail dall'altra (che rischia all'opposto di scadere nell'ossessione nostalgica della maniera).
Che esista la possibilità che velocità e storia possano ancora incontrarsi il foiling sull'Imoca ce lo sta dimostrando: sì può andare veloci e sollevarsi dall'acqua (anche se nel caso dell'Imoca non ancora del tutto) preservando almeno in parte il legame con la storia, i valori e la tradizione. L'incremento della velocità ed il processo di evoluzione in questo caso (piccolo passo) mantiene una continuità con il passato.
Ma cosa succede quando il passo è più grande ? Un passo più lungo rischia di cambiare tutto ? Quel contatto con il passato è preservato oppure lo stravolgimento è troppo ampio per mantenere questo collegamento e le nuove barche non ci appaiono più come delle barche ma come dei veri e propri 'mostri' dei quali si fa fatica a capire il significato ?
Il rischio è che il cambiamento quantitativo (insieme di piccoli passi) possa nascondere un cambiamento qualitativo che stravolge la continuità con il passato, il rischio è che oltre alle barche il cambiamento riguardi il loro spirito, il movente che le contraddistingue.
E' proprio sul carattere di questo movente che dovremmo interrogarci così come il coro chiese a Prometeo se fosse più forte la tecnica o la necessità che vincola la natura alle sue leggi. Che cosa rappresentano queste barche ? Sono una rappresentazione del progresso e dell'evoluzione scientifica oppure sono espressione tecnica trascinata unicamente dalle leggi dell'audience e del business ?
Come nel racconto del falegname e del poeta che passeggiano nella foresta guardandola in modo molto differente, il poeta osserva la foresta per avere ispirazione e cantarne la bellezza, il falegname per modificarla e trarne altri vantaggi, così dovremmo chiederci con quale occhio, con quale intenzione vengono costruite queste barche perché è all'interno di questo movente che si nasconde il loro destino.
Nell'attesa di una risposta che non esiste ci sembra invece necessario sottolineare l'importanza di questa domanda che è contenuta perfettamente dalla vela sui foil. Il foil rappresenta infatti una perfetta espressione del nostro tempo incarnando dentro di sé due anime differenti, il sintomo di un disagio contemporaneo ed il simbolo della tradizione:
- Il foil come sintomo che descrive un aspetto della nostra storia contemporanea, che segue le leggi dell'audience e del business dove la vela è sempre più lontata da essere un fine ma diventa unicamente strumento. O ancora più in estremo (come sostiene da più di un paio di decenni E.Severino) di una tecnica fine a se stessa che non ha più un vero legame con il progresso scientifico (lo sguardo del poeta) ma essa stessa diviene apparato che ha come unico scopo il proprio auto accrescimento servendosi delle leggi del business.
- Il foil come simbolo dove il contatto con l'acqua rappresenta la presenza del limite, il limite dell'impossibile. Non è proprio l'invalicabilità di questo limite a rappresentare l'essenza più profonda della vela ? E' da quello sfuggente contatto con l'acqua, piccolo a piacere ma impossibile da rompere, che ci compare letteralmente innalzata su un piedistallo l'anima profonda della vela, con i suoi valori, con la sua storia, la ricerca della rottura di quel limite invalicabile che navigando continuiamo a cercare ma che continua a sfuggirci. Per quanto cerchi di staccarmi dall'acqua (passato, tradizione) non posso, non ci riesco mai del tutto.
Che sia per questo che l'immagine di una barca sul foil ci lascia sconcertati ? Che sia proprio da cercare in questo precario equilibrio tra sintomo del presente nostro tempo e simbolo di un contatto con la storia della vela?
Mantenere quel sottile contatto, interpretare il foil come espressione sintomatica del presente del nostro tempo e contemporaneamente come immagine di un legame con il passato, come un contatto che ci invita a preservare non le barche ma lo spirito. Questa è l'attualità straordinaria del foil, incarnazione di questo contrasto che porta dentro di sé la domanda di quale sia il destino della vela.
ITANOVANTASEI (non verificato)