PROFILO

12/06/2015 - 10:11

Il Foil in Equilibrio tra Sintomo e Simbolo

Se è vero che anche un viaggio di mille miglia inizia con un piccolo passo come diceva Lao Tze, l'introduzione del foil sui nuovi IMOCA 60 in vista della prossima Vendee Globe sta rappresentando un piccolo-grande cambiamento che ci aiuta a ragionare per piccoli passi.
Nonostante infatti non si tratti di una rivoluzione clamorosa come altre a cui la vela degli ultimi anni ci ha abituati, osservare come l'aggiunta del foil sostanzialmente non abbia modificato l'essenza e prestazioni dell'IMOCA, funziona da cortocircuito per ragionare sul passato-presente-futuro della Vela.

Vedere i foil sugli Imoca 60 apre la possibilità che anche i solitari del Vendee Globe (ovvero i 'buoni') possano mettere un foil sotto la loro barca e restare buoni. Tutto questo consente un ragionamento più sereno e lontano dall'equazione Foil = Velocità = Vela cattiva contro Barca lenta = Tradizione = Vela buona. La possibilità di coesistenza tra velocità e tradizione ci consente di riflettere senza involvere in uno dei due lati estremi (oscuri) della vela: velocità e tecnologia da una parte (che rischia di scadere nella perversione dell'innovazione fine a se stessa), tradizione e slow sail dall'altra (che rischia all'opposto di scadere nell'ossessione nostalgica della maniera).
Che esista la possibilità che velocità e storia possano ancora incontrarsi il foiling sull'Imoca ce lo sta dimostrando: sì può andare veloci e sollevarsi dall'acqua (anche se nel caso dell'Imoca non ancora del tutto) preservando almeno in parte il legame con la storia, i valori e la tradizione. L'incremento della velocità ed il processo di evoluzione in questo caso (piccolo passo) mantiene una continuità con il passato.

Ma cosa succede quando il passo è più grande ? Un passo più lungo rischia di cambiare tutto ? Quel contatto con il passato è preservato oppure lo stravolgimento è troppo ampio per mantenere questo collegamento e le nuove barche non ci appaiono più come delle barche ma come dei veri e propri 'mostri' dei quali si fa fatica a capire il significato ?
Il rischio è che il cambiamento quantitativo (insieme di piccoli passi) possa nascondere un cambiamento qualitativo che stravolge la continuità con il passato, il rischio è che oltre alle barche il cambiamento riguardi il loro spirito, il movente che le contraddistingue.

E' proprio sul carattere di questo movente che dovremmo interrogarci così come il coro chiese a Prometeo se fosse più forte la tecnica o la necessità che vincola la natura alle sue leggi. Che cosa rappresentano queste barche ? Sono una rappresentazione del progresso e dell'evoluzione scientifica oppure sono espressione tecnica trascinata unicamente dalle leggi dell'audience e del business ?

Come nel racconto del falegname e del poeta che passeggiano nella foresta guardandola in modo molto differente, il poeta osserva la foresta per avere ispirazione e cantarne la bellezza, il falegname per modificarla e trarne altri vantaggi, così dovremmo chiederci con quale occhio, con quale intenzione vengono costruite queste barche perché è all'interno di questo movente che si nasconde il loro destino.

Nell'attesa di una risposta che non esiste ci sembra invece necessario sottolineare l'importanza di questa domanda che è contenuta perfettamente dalla vela sui foil. Il foil rappresenta infatti una perfetta espressione del nostro tempo incarnando dentro di sé due anime differenti, il sintomo di un disagio contemporaneo ed il simbolo della tradizione:

Il foil come sintomo che descrive un aspetto della nostra storia contemporanea, che segue le leggi dell'audience e del business dove la vela è sempre più lontata da essere un fine ma diventa unicamente strumento. O ancora più in estremo (come sostiene da più di un paio di decenni E.Severino) di una tecnica fine a se stessa che non ha più un vero legame con il progresso scientifico (lo sguardo del poeta) ma essa stessa diviene apparato che ha come unico scopo il proprio auto accrescimento servendosi delle leggi del business.

Il foil come simbolo dove il contatto con l'acqua rappresenta la presenza del limite, il limite dell'impossibile. Non è proprio l'invalicabilità di questo limite a rappresentare l'essenza più profonda della vela ? E' da quello sfuggente contatto con l'acqua, piccolo a piacere ma impossibile da rompere, che ci compare letteralmente innalzata su un piedistallo l'anima profonda della vela, con i suoi valori, con la sua storia, la ricerca della rottura di quel limite invalicabile che navigando continuiamo a cercare ma che continua a sfuggirci. Per quanto cerchi di staccarmi dall'acqua (passato, tradizione) non posso, non ci riesco mai del tutto.

Che sia per questo che l'immagine di una barca sul foil ci lascia sconcertati ? Che sia proprio da cercare in questo precario equilibrio tra sintomo del presente nostro tempo e simbolo di un contatto con la storia della vela?

Mantenere quel sottile contatto, interpretare il foil come espressione sintomatica del presente del nostro tempo e contemporaneamente come immagine di un legame con il passato, come un contatto che ci invita a preservare non le barche ma lo spirito. Questa è l'attualità straordinaria del foil, incarnazione di questo contrasto che porta dentro di sé la domanda di quale sia il destino della vela. 

Commenti

ITANOVANTASEI (non verificato)

L'errore è in quelle due "equazioni": non è vero che Foil = Vela Veloce = Vela Cattiva e che, al contrario Vela Lenta = Tradizione = Vela Buona ; così è troppo semplicistico! Il punto è differente: la vela è "buona" quando sono rispettati due punti fondamentali: la sicurezza, che può essere ricondotta a questioni legate alla fisica della vela ed alla tecnologia; e la piacevolezza del navigare, che significa di non doversi vestire praticamente come dei piloti delle moto GP per andare in mare. Ecco, il primo punto, quello legato alla fisica della vela, a differenza che con le tecniche precedenti (canting keel, ballast, ecc.) forse è davvero ad un punto di svolta: non appena i foil attuali, per intenderci quelli che aumentano la stabilità dando portanza con un punto di applicazione parecchio sottovento (cioè che funzionano quasi esattamente al contrario di una zavorra convenzionale) saranno sviluppati adeguatamente, giungendo a maturità, le barche torneranno ad avere un assetto stabile e sicuro non solamente in condizioni stazionarie di regime ma anche in tutte le condizioni di transitorio. Abbastanza facile infatti costruire un equilibrio fisico in condizioni di vento costante, acqua calma e barca già in velocità; molto più complesso offrire risposte convincenti anche in caso di raffiche, onde, mare incrociato, mare su bassi fondali e comportamento della barca dopo un rallentamento, sia esso fortuito oppure dovuto ad una delle cause precedentemente dette. Mi pare che lo schema dei foil più recenti si avvii progressivamente a dare risposte positive anche in tutte quelle condizioni, rendendo "fisicamente sicura" anche la Vela Veloce. Certo, l'inerzia bruta delle zavorre di un tempo, così come è sempre negativa per le prestazioni pure, è praticamente sempre positiva per smorzare ogni reazione ed ogni transitorio che, in quanto tali, possono risultare navigazione, quindi la "vecchia tecnologia", cioè le zavorre, nella loro semplicità, rimangono interessanti per conferire "marinità" al sistema barca (escluso, ovvio, in caso di falla ... il piombo non galleggia). Credo che in un futuro prossimo, se prevarrà la saggezza, cioè nel caso si affermino delle regole di stazza capaci di accettare ed incentivare la potenza delle barche, conferendo loro quella stabilità necessaria per piani velici importanti, con un mix che veda questi foil offrire 60 - 70 % del raddrizzamento continuando per la percentuale rimanente a delle zavorre convenzionali ma posizionate in posizioni molto profonde, sarà possibile ottenere ottime barche sotto ogni punto di vista. Nella pratica la stabilità dei foil, della forma degli scafi e di qualche altra soluzione "moderna" conferirà il momento raddrizzante per la navigazione mentre quel po' di zavorra di cui ho detto, potrà servire a conferire un minimo di inerzia e specialmente la sicurezza in caso di eventi limite. Del resto, se la zavorra è relativamente limitata ed i volumi immersi degli scafi sono progettati in maniera adeguata, lo scafo può avere un ottimo comportamento in mare (beccheggio, slamming ed anche rollio) anche se la zavorra viene posta parecchio più in basso che nelle barche attuali. Abbassare molto la zavorra, fino ad oggi è stata una operazione difficile proprio perché quando è "troppa" ed è posta molto lontano dal baricentro generale della barca, rovina il comportamento dello scafo sull'onda. Se invece la zavorra, grazie all'apporto dei foil, può essere ridotta in misura significativa, essa potrà essere disposta più in basso senza provocare quegli effetti indesiderati di cui ho appena detto mentre la sua quota profonda ne migliora l'efficienza come mezzo idoneo per garantire la stabilità statica in condizioni limite. Tutto sembra convergere positivamente: col 25 - 30 % di zavorra in meno i foil sono più efficienti e, pur non riuscendo ad "alzare" gli scafi, saranno comunque in grado di dimezzare il loro dislocamento apparente rispetto a quelli attuali (nel complesso, tenendo anche conto della minore zavorra) e questo è un ottimo elemento di velocità; nel contempo la stessa zavorra, posta in una posizione maggiormente immersa del 15 - 20 % rispetto ad oggi, perfettamente tenuta in posizione da appendici realizzate con le attuali tecniche costruttive, accoppiata a scafi con un baglio massimo non troppo ampio (visto che la stabilità di forma non è più così determinante grazie ai foil), permetterà di conseguire dei diagrammi di stabilità assolutamente confortanti, sia a livello statico che dinamico. Infine l'altro problema, quello del "come" potranno navigare queste barche e dei relativi equipaggiamenti personali dei velisti: quello che sto cercando di ipotizzare è proprio un compromesso con velocità ben superiori alle barche attuali, ma non doppie; di riduzione drastica delle zavorre ma non la loro totale eliminazione; di applicazione controllata delle potenzialità dei foil, ma di scafi che rimangono comunque immersi, dislocando circa la metà dell'acqua di quelli attuali ma che, comunque non "volano". Si tratta di un insieme, di un mix, che ritengo possa esistere e sia in grado di garantire prestazioni rivoluzionarie (ma non stellari ... ) e nel contempo sicurezza in misura tale ... da poter ancora "andare in barca", cioè di evitare le "tute da marziano" , concedendo al contrario ed esaltando il piacere della vela in tutti i sensi.