Se la vela accetta di essere veicolo di aziende e marchi, deve saper accettare anche la contro-comunicazione che può riguardare tali aziende e marchi, in trasparenza e con metodi corretti, come momento di crescita
Premessa numero uno: la Barcolana è una regata-festa che coinvolge 2000 barche, 10 mila velisti in mare e 300 mila a terra, tanti media anche internazionali, un villaggio-fiera, sponsor, interessi, è l’appuntamento annuale della città. Un apparato del genere è una naturale fonte di attrazione e veicolo di messaggi, di ogni tipo. Ci lamentiamo spesso perché la vela è bistrattata e misconosciuta dai mezzi di comunicazione? Ecco un’occasione di rivincita: tutti parlano della vela quando c’è la Barcolana!
Premessa numero due: la potentissima azienda russa Gazprom è nell’occhio del ciclone mediatico proprio nei giorni che precedono la Barcolana, per via delle proteste di alcuni gruppi ambientalisti e di Greenpeace in particolare, sulle attività estrattive nel Mare Artico. Le proteste di Greenpeace nei giorni scorsi erano arrivate negli stati della Champions League di calcio, che coinvolge lo stesso sponsor. Ed è cresciuta la rabbia dopo l’arresto di 28 attivisti di Greenpeace e due giornalisti freelande, tra i quali l’italiano Christian D’Alessandro, tuttora detenuti. Insomma per Gazprom non è proprio un momento di quelli tranquilli, nei quali esibirsi in pubblico. Forse un po’ di prudenza avrebbe consigliato un passo indietro.
Che le probabilità di una azione di Greenpeace alla Barcolana fossero alte, lo dimostra anche lo spiegamento di forze di polizia in particolare intorno alla barca slovena, già dalle fasi di partenza della regata. Puntualmente la protesta ha preso corpo, con un gommoncino di Greenpeace che ha affiancato Esimit e mostrato uno striscione giallo con la scritta nera “Via dall’Artico”. I tentativi delle moto d’acqua della Polizia di allontanare il gommone sono stati inutili, e le foto realizzate nell’occasione hanno fatto subito il giro del mondo, più e oltre la regata e la sua storia.
Poteva finire tutto qui, protesta civile, striscioni, qualche onda e qualche schizzo. Ma c’è stato uno scivolone finale, del quale per il momento non si conoscono i retroscena. Un gommone di Greenpeace e uno di assistenza a Esimit vengono in contatto. La dinamica dei fatti non è chiara (lo sarà), ma resta agli atti una foto che campeggia su Il Piccolo di Trieste. Quello che si vede è un gommone di Esimit che affianca uno di Greenpeace, compare un coltello o un punteruolo o delle grosse forbici, puntate verso il gommone degli ambientalisti. Non è dato sapere se il colpo sia stato effettivamente inferto o se il gommone abbia riportato danni. L’impressione è che qualcuno abbia un po’ perso le staffe.
Il video di Greenpeace (che trovate qui sotto) spiega anche i motivi della protesta, che si è svolta dopo la regata. Anche il fatto descritto in precedenza si è svolto lontano dalla regata. La dichiarazione del presidente del club organizzatore Vincenzo Spina è puntuale e doverosa. Si condanna la violenza tout-court e si rinvia alle istituzioni sportive per ogni considerazione in merito, regolamento alla mano, visto che ci sono di mezzo anche atleti tesserati.
Fin qui i fatti. Di fronte all’accaduto è giusto fermarsi e fare due riflessioni.
“Come presidente della Società velica di Barcola e Grignano mi corre il dovere di sottolineare che quanto accaduto tra un mezzo di appoggio di Esimit e un gommone di Greenpeace è avvenuto dopo la regata e molto al di fuori del campo di regata. Si tratta di una precisazione per noi importante, che attiene agli aspetti formali dell'evento.
Altri soggetti hanno il compito di indagare secondo le leggi vigenti, e a loro spetta di stabilire l'esatta dinamica di quanto avvenuto.
Comunico che, in ogni caso, la Società Velica di Barcola e Grignano ha scritto formalmente alla Giuria Internazionale della regata, chiedendo se vi siano – in relazione al comportamento di un mezzo di appoggio dello scafo vincitore – i presupposti per intervenire secondo le norme previste dal Regolamento di regata.
Per quanto attiene l'aspetto morale e marinaro, la mia posizione da presidente della SVBG e da cittadino è di considerare inaccettabile e contro ogni regola del vivere civile, prima ancora che sportivo, il ricorso a comportamenti violenti.”
VIDEO DI GREENPEACE DA IL PICCOLO DI TRIESTE
Premessa numero uno: la Barcolana è una regata-festa che coinvolge 2000 barche, 10 mila velisti in mare e 300 mila a terra, tanti media anche internazionali, un villaggio-fiera, sponsor, interessi, è l’appuntamento annuale della città. Un apparato del genere è una naturale fonte di attrazione e veicolo di messaggi, di ogni tipo. Ci lamentiamo spesso perché la vela è bistrattata e misconosciuta dai mezzi di comunicazione? Ecco un’occasione di rivincita: tutti parlano della vela quando c’è la Barcolana!
Premessa numero due: la potentissima azienda russa Gazprom è nell’occhio del ciclone mediatico proprio nei giorni che precedono la Barcolana, per via delle proteste di alcuni gruppi ambientalisti e di Greenpeace in particolare, sulle attività estrattive nel Mare Artico. Le proteste di Greenpeace nei giorni scorsi erano arrivate negli stati della Champions League di calcio, che coinvolge lo stesso sponsor. Ed è cresciuta la rabbia dopo l’arresto di 28 attivisti di Greenpeace e due giornalisti freelande, tra i quali l’italiano Christian D’Alessandro, tuttora detenuti. Insomma per Gazprom non è proprio un momento di quelli tranquilli, nei quali esibirsi in pubblico. Forse un po’ di prudenza avrebbe consigliato un passo indietro.
Che le probabilità di una azione di Greenpeace alla Barcolana fossero alte, lo dimostra anche lo spiegamento di forze di polizia in particolare intorno alla barca slovena, già dalle fasi di partenza della regata. Puntualmente la protesta ha preso corpo, con un gommoncino di Greenpeace che ha affiancato Esimit e mostrato uno striscione giallo con la scritta nera “Via dall’Artico”. I tentativi delle moto d’acqua della Polizia di allontanare il gommone sono stati inutili, e le foto realizzate nell’occasione hanno fatto subito il giro del mondo, più e oltre la regata e la sua storia.
Poteva finire tutto qui, protesta civile, striscioni, qualche onda e qualche schizzo. Ma c’è stato uno scivolone finale, del quale per il momento non si conoscono i retroscena. Un gommone di Greenpeace e uno di assistenza a Esimit vengono in contatto. La dinamica dei fatti non è chiara (lo sarà), ma resta agli atti una foto che campeggia su Il Piccolo di Trieste. Quello che si vede è un gommone di Esimit che affianca uno di Greenpeace, compare un coltello o un punteruolo o delle grosse forbici, puntate verso il gommone degli ambientalisti. Non è dato sapere se il colpo sia stato effettivamente inferto o se il gommone abbia riportato danni. L’impressione è che qualcuno abbia un po’ perso le staffe.
Il video di Greenpeace (che trovate qui sotto) spiega anche i motivi della protesta, che si è svolta dopo la regata. Anche il fatto descritto in precedenza si è svolto lontano dalla regata. La dichiarazione del presidente del club organizzatore Vincenzo Spina è puntuale e doverosa. Si condanna la violenza tout-court e si rinvia alle istituzioni sportive per ogni considerazione in merito, regolamento alla mano, visto che ci sono di mezzo anche atleti tesserati.
Fin qui i fatti. Di fronte all’accaduto è giusto fermarsi e fare due riflessioni.
- La Barcolana è un grande evento mediatico e un’azione di protesta civile che abbia come intento quello di sensibilizzare alla salvaguardia della natura è possibile e legittima, finchè resta nei comportamenti leciti. Come tanti sponsor e tante aziende, sulle vele o tra gli stand del villaggio, utilizzano la Barcolana come veicolo per comunicare i propri messaggi.
- Davanti a una protesta corretta si dovrebbe rispondere con altrettanta correttezza di modi e di forme. Manca il dettaglio di come si è arrivati al contatto tra i due gommoni, ma resta molto brutto da vedere e censurabile l’atteggiamento di un mezzo di assistenza a un team velico nell’atto di puntare un coltello contro la fiancata di un gommone.
- La vela è per definizione lo sport più naturale e ambientalista che ci sia. Questa sua pulizia è stata anche in passato usata per “ripulire” qualche marchio di aziende non propriamente pulite (tabacchi, superalcolici, petroliferi). I codici della pubblicità hanno nel tempo limitato le sponsorizzazioni di questo tipo.
- Gazprom è un’azienda che ha investito molto nella vela e non solo su Esimit Europa 2. Ora ha il diritto e forse anche il dovere di usare la comunicazione per spiegare meglio e rispondere alle proteste di Greenpeace. In questo modo comunicazione e contro-comunicazione rendono un servizio utile a contribuire a fare chiarezza e il pubblico può farsi la propria libera opinione.
- Se la vela accetta di essere veicolo di aziende e marchi, deve saper accettare anche la contro-comunicazione che può riguardare tali aziende e marchi, in trasparenza e con metodi corretti, come momento di crescita. Invece chiudersi in se stessi, rifiutare come illegittime le opinioni altrui, difendere a spada tratta un proprio sponsor e un proprio territorio come invalicabili, non fa bene alla vela.
- Una nota o una precisazione da parte delle autorità veliche nazionali o internazionali (che hanno lo stesso presidente in Carlo Croce) sarebbe cosa buona e giusta.
- Tutti questi ragionamenti non tolgono nulla alla meraviglia dell’andare a vela, navigando sul mare spinti dal vento, alla completezza dello sport velico e alla bellezza di una festa come la Barcolana.
“Come presidente della Società velica di Barcola e Grignano mi corre il dovere di sottolineare che quanto accaduto tra un mezzo di appoggio di Esimit e un gommone di Greenpeace è avvenuto dopo la regata e molto al di fuori del campo di regata. Si tratta di una precisazione per noi importante, che attiene agli aspetti formali dell'evento.
Altri soggetti hanno il compito di indagare secondo le leggi vigenti, e a loro spetta di stabilire l'esatta dinamica di quanto avvenuto.
Comunico che, in ogni caso, la Società Velica di Barcola e Grignano ha scritto formalmente alla Giuria Internazionale della regata, chiedendo se vi siano – in relazione al comportamento di un mezzo di appoggio dello scafo vincitore – i presupposti per intervenire secondo le norme previste dal Regolamento di regata.
Per quanto attiene l'aspetto morale e marinaro, la mia posizione da presidente della SVBG e da cittadino è di considerare inaccettabile e contro ogni regola del vivere civile, prima ancora che sportivo, il ricorso a comportamenti violenti.”
VIDEO DI GREENPEACE DA IL PICCOLO DI TRIESTE
Bottadritta (non verificato)
fcolivicchi
fcolivicchi
Giuseppe (non verificato)
Anonimo (non verificato)