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15/10/2013 - 19:10

La Barcolana, la vela, gli sponsor e Greenpeace

Se la vela accetta di essere veicolo di aziende e marchi, deve saper accettare anche la contro-comunicazione che può riguardare tali aziende e marchi, in trasparenza e con metodi corretti, come momento di crescita

Premessa numero uno: la Barcolana è una regata-festa che coinvolge 2000 barche, 10 mila velisti in mare e 300 mila a terra, tanti media anche internazionali, un villaggio-fiera, sponsor, interessi, è l’appuntamento annuale della città. Un apparato del genere è una naturale fonte di attrazione e veicolo di messaggi, di ogni tipo. Ci lamentiamo spesso perché la vela è bistrattata e misconosciuta dai mezzi di comunicazione? Ecco un’occasione di rivincita: tutti parlano della vela quando c’è la Barcolana!
 
Premessa numero due: la potentissima azienda russa Gazprom è nell’occhio del ciclone mediatico proprio nei giorni che precedono la Barcolana, per via delle proteste di alcuni gruppi ambientalisti e di Greenpeace in particolare, sulle attività estrattive nel Mare Artico. Le proteste di Greenpeace nei giorni scorsi erano arrivate negli stati della Champions League di calcio, che coinvolge lo stesso sponsor. Ed è cresciuta la rabbia dopo l’arresto di 28 attivisti di Greenpeace e due giornalisti freelande, tra i quali l’italiano Christian D’Alessandro, tuttora detenuti. Insomma per Gazprom non è proprio un momento di quelli tranquilli, nei quali esibirsi in pubblico. Forse un po’ di prudenza avrebbe consigliato un passo indietro.
 
Che le probabilità di una azione di Greenpeace alla Barcolana fossero alte, lo dimostra anche lo spiegamento di forze di polizia in particolare intorno alla barca slovena, già dalle fasi di partenza della regata. Puntualmente la protesta ha preso corpo, con un gommoncino di Greenpeace che ha affiancato Esimit e mostrato uno striscione giallo con la scritta nera “Via dall’Artico”. I tentativi delle moto d’acqua della Polizia di allontanare il gommone sono stati inutili, e le foto realizzate nell’occasione hanno fatto subito il giro del mondo, più e oltre la regata e la sua storia.
 
Poteva finire tutto qui, protesta civile, striscioni, qualche onda e qualche schizzo. Ma c’è stato uno scivolone finale, del quale per il momento non si conoscono i retroscena. Un gommone di Greenpeace e uno di assistenza a Esimit vengono in contatto. La dinamica dei fatti non è chiara (lo sarà), ma resta agli atti una foto che campeggia su Il Piccolo di Trieste. Quello che si vede è un gommone di Esimit che affianca uno di Greenpeace, compare un coltello o un punteruolo o delle grosse forbici, puntate verso il gommone degli ambientalisti. Non è dato sapere se il colpo sia stato effettivamente inferto o se il gommone abbia riportato danni. L’impressione è che qualcuno abbia un po’ perso le staffe.
 
Il video di Greenpeace (che trovate qui sotto) spiega anche i motivi della protesta, che si è svolta dopo la regata. Anche il fatto descritto in precedenza si è svolto lontano dalla regata. La dichiarazione del presidente del club organizzatore Vincenzo Spina è puntuale e doverosa. Si condanna la violenza tout-court e si rinvia alle istituzioni sportive per ogni considerazione in merito, regolamento alla mano, visto che ci sono di mezzo anche atleti tesserati.
 
Fin qui i fatti. Di fronte all’accaduto è giusto fermarsi e fare due riflessioni.
  • La Barcolana è un grande evento mediatico e un’azione di protesta civile che abbia come intento quello di sensibilizzare alla salvaguardia della natura è possibile e legittima, finchè resta nei comportamenti leciti. Come tanti sponsor e tante aziende, sulle vele o tra gli stand del villaggio, utilizzano la Barcolana come veicolo per comunicare i propri messaggi.
  • Davanti a una protesta corretta si dovrebbe rispondere con altrettanta correttezza di modi e di forme. Manca il dettaglio di come si è arrivati al contatto tra i due gommoni, ma resta molto brutto da vedere e censurabile l’atteggiamento di un mezzo di assistenza a un team velico nell’atto di puntare un coltello contro la fiancata di un gommone.
  • La vela è per definizione lo sport più naturale e ambientalista che ci sia. Questa sua pulizia è stata anche in passato usata per “ripulire” qualche marchio di aziende non propriamente pulite (tabacchi, superalcolici, petroliferi). I codici della pubblicità hanno nel tempo limitato le sponsorizzazioni di questo tipo.
  • Gazprom è un’azienda che ha investito molto nella vela e non solo su Esimit Europa 2. Ora ha il diritto e forse anche il dovere di usare la comunicazione per spiegare meglio e rispondere alle proteste di Greenpeace. In questo modo comunicazione e contro-comunicazione rendono un servizio utile a contribuire a fare chiarezza e il pubblico può farsi la propria libera opinione.
  • Se la vela accetta di essere veicolo di aziende e marchi, deve saper accettare anche la contro-comunicazione che può riguardare tali aziende e marchi, in trasparenza e con metodi corretti, come momento di crescita. Invece chiudersi in se stessi, rifiutare come illegittime le opinioni altrui, difendere a spada tratta un proprio sponsor e un proprio territorio come invalicabili, non fa bene alla vela.
  • Una nota o una precisazione da parte delle autorità veliche nazionali o internazionali (che hanno lo stesso presidente in Carlo Croce) sarebbe cosa buona e giusta.
  • Tutti questi ragionamenti non tolgono nulla alla meraviglia dell’andare a vela, navigando sul mare spinti dal vento, alla completezza dello sport velico e alla bellezza di una festa come la Barcolana.
LA DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA SOCIETA' VELICA DI BARCOLA E GRIGNANO, VINCENZO SPINA
 “Come presidente della Società velica di Barcola e Grignano mi corre il dovere di sottolineare che quanto accaduto tra un mezzo di appoggio di Esimit e un gommone di Greenpeace è avvenuto dopo la regata e molto al di fuori del campo di regata. Si tratta di una precisazione per noi importante, che attiene agli aspetti formali dell'evento.
Altri soggetti hanno il compito di indagare secondo le leggi vigenti, e a loro spetta di stabilire l'esatta dinamica di quanto avvenuto.
Comunico che, in ogni caso, la Società Velica di Barcola e Grignano ha scritto formalmente alla Giuria Internazionale della regata, chiedendo se vi siano – in relazione al comportamento di un mezzo di appoggio dello scafo vincitore – i presupposti per intervenire secondo le norme previste dal Regolamento di regata.
Per quanto attiene l'aspetto morale e marinaro, la mia posizione da presidente della SVBG e da cittadino è di considerare inaccettabile e contro ogni regola del vivere civile, prima ancora che sportivo, il ricorso a comportamenti violenti.”

 

 
VIDEO DI GREENPEACE DA IL PICCOLO DI TRIESTE

 

 

Commenti

Bottadritta (non verificato)

d' accordissimo sulla libertà di sponsorizzare tutto e tutti, totalmente d'accordo sulla "contro-comunicazione" che può riguardare aziende e marchi! Certo è che se io fossi un manager della Gazprom eviterei accuratamente di sponsorizzare eventi che hanno a che fare con l'ambiente. Ok al calcio, la formula 1, il football americano etc.etc. ma sponsorizzare la vela è stata una strategia a dir poco ingenua, e che la dice lunga sulla preparazione manageriale dei nuovi ricchi Russi: avranno tutti i soldi di sto mondo ma le lauree le han sicuramente comprate alla Fiera dell' Est. Sarebbe come se la famosa azienda produttrice di pistole e carabine "Beretta" sponsorizzasse la Mostra Annuale dei Pennuti o la Fiera del Coniglio Selvatico.
Ci può stare. Ma un accordo di sponsorizzazione prevede uno sponsor e uno sponsorizzato, insomma si fa in due. La vela, gli armatori, i velisti, il movimento, ha la forza di "rifiutare" sponsorizzazioni "fuori tema" (eufemisticamente)? Se invece le accetta, allora torno a dire che deve accettarne anche le conseguenze. Soprattutto in casi estremi come questo, in cui lo sponsor è su tutti i media per l'arresto di attivisti che protestano contro le sue attività...
In questi giorni c'è un gran giro di chiacchiere sulla protesta di Greenpeace alla Barcolana, sulla reazione del gommone di Esimit, sulle denunce, sulle dichiarazioni. Insomma: solo polemica. Ci rendiamo conto? UNA PROTESTA, TANTO PIU' SE CERCA UNA VISIBILITA' INDOTTA (COME QUELLA CHE PUO' DARE UN EVENTO MEDIATICO E PARTECIPATO COME LA BARCOLANA) SI FA PER STIMOLARE LE COSCIENZE, PER INFORMARSI, CONOSCERE, E IN CASO PRENDERE UNA POSIZIONE. In ballo qui non c'è la protesta in se e neanche il coltello di Esimit che buca il gommone. In ballo c'è questa domanda: COSA STA SUCCEDENDO NELL'ARTICO, QUALI ATTIVITA' SI STANNO SVOLGENDO, DA PARTE DI CHI, PER QUALI SCOPI E CON QUALI CONSEGUENZE PER L'AMBIENTE? Purtroppo il grande rumore di Internet si ferma solo alle polemiche di superficie. Allora anche le proteste servono a poco...

Giuseppe (non verificato)

Cosa c'è di vero sul presunto (ma ben visibile) pompaggio alla partenza? Sul piano sportivo molto ma molto più deplorevole dell'attacco all'arma bianca, ma solo sul piano sportivo ovviamente. Aspettiamo anche su questo una presa di posizione o una squalifica......

Anonimo (non verificato)

Per la seconda volta in poche settimane quelli di Greenpeace hanno compiuto un atto di pirateria! In mare, l'assalto di un natante, imbarcazione o nave non può che chiamarsi in questa maniera, sia per tradizione marinaresca che per normative internazionali. Su questo concetto non c'è scampo. Ha perfettamente ragione Vladimir Putin! Le azioni "corrette e non violente" di Greenpeace sono tali solamente per autoproclamazione ma, nella realtà, sono e sono sempre state violente, illegali e tali da farli passare dalla parte del torto anche quando, come del resto in questo caso, avrebbero un percentuale di ragione e di logica dalla loro! Tra l'altro hanno completamente omesso il fatto che i velisti hanno preparato la barca e quella manifestazione - la barcolana non può essere considerata una "regata" in senso stretto - per molti mesi, pertanto non meritano assolutamente di essere ostacolati, neppure qualora vi fosse un motivo realmente rilevante e nobile, come forse potrebbe essere questo: le manifestazioni possono essere fatte, al massimo, in sede di premiazione, in piazza. Uno dei problemi è proprio quello che tra gli attivisti vi è una innaturale percentuale di persone che, non avendo altri problemi o idee, dovendo pur riempire le giornate e disponendo di qualche risorsa di troppo, si inventano simili manifestazioni senza rendersi conto che tanti altri al mondo lavorano seriamente, compresi gli sportivi che preparano ed attuano degli eventi, che devono essere rispettati in quanto tali! Forse, però, è bene chiarire qualche altro concetto: a) gli ecologisti dicono no a gas, non al petrolio, no al nucleare, no all'eolico, no al fotovoltaico, no al biogas, no alle dighe dell'idroelettrico, no a tutto, e potrei scrivere pagine su ciascuno di questi temi, quindi dimostrano di essere semplicemente degli immaturi poveri di spirito; fermo restando che il problema ambiente esiste ed è talmente serio che non dovrebbe essere in mano a persone così poco preparate; b) non è un caso né un errore di marketing o mediatico che Esimit sia sponsorizzato da Gazprom perché già vent'anni orsono, quando lo stesso team, allora molto meno strutturato di oggi, regatava coi vari Gaia, era sostenuto da Istrabenz ma, in realtà tutti sapevano che quel marchio di combustibili per autotrazione e prodotti petroliferi, probabilmente il più importante dell'ex Jugoslavia e delle nascenti Slovenia e Croazia, era riconducibile proprio all'armatore di quelle barche, pertanto è probabile che oggi tra quelle stesse persone, quei marchi e la Gazprom possa esservi qualcosa di più di una semplice sponsorizzazione; c) pur non essendomi chiaro come possano aver fatto rollare la barca in quella maniera in partenza, nel senso che non penso che un "normale" sistema idraulico nato per basculare una canting keel possa compiere quel lavoro brutale - tenendo anche conto delle dimensioni enormi della barca - , in ogni caso quella è una palese infrazione alla regola 42 e per questo Esimit andrebbe squalificato ma, vista l'esagerazione e la pericolosità della manovra, vedrei bene anche un provvedimento più pesante di una semplice squalifica ai sensi dell'articolo 2 del Regolamento; d) posso perfettamente comprendere che nella confusione della kermesse della "barcolana" i comitati di regata e/o delle proteste/giuria non fossero molto concentrati sull'applicazione della regola 42 , anche perché è molto più frequente sulle derive, pertanto una loro "inerzia" per un simile provvedimento è assolutamente fisiologica e comprende anche lo stupore per una azione assolutamente inedita, l'importante è però che, anche con questo ritardo "naturale" vista la situazione, giungano alla decisione giusta: squalifica e azione per grave infrazione al corretto navigare con imputazione per comportamento gravemente sconveniente - articolo 69 -!