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23/06/2013 - 17:08

La clamorosa scuffia del MOD 70 Spindrift Racing. GUARDA IL VIDEO!

Se il rafficone
stende il gigante!

!--paging_filter--strongLa clamorosa scuffia del MOD 70 Spindrift Racing, al via della in-shore race della Route des Princes a Dun Laoghaire. Salto di vento con raffica a 30 nodi, il timoniere e l'equipaggio non hanno il tempo di fare nulla. E succede il patatrac. Stanno tutti (abbastanza) bene. Barca compresa. Ma riflettiamo un po'... VIDEO!/strong!--break--br / br / br / strong di Fabio Colivicchi/strongbr / br / Stanno tutti (abbastanza) bene, barca compresa. Di questi tempi conviene iniziare subito così un breve report che racconta di una bella (si fa per dire) scuffiona di un multiscafo. L’ultima volta che un mostro di 72 piedi è scuffiato, a San Francisco, è andata come sappiamo, e non ci siamo ancora ripresi dallo shock. Meglio così, anche se lo scuffione irlandese di Spindrift Racing, uno dei MOD 70 impegnati nella bella novità Route des Princes, un tour a tappe tra lunghe e in-shore, è sempre un incidente che si preferirebbe non vedere.br / br / L’equipaggio è sano e salvo con una eccezione: Jacques Guichard, fratello dello skipper Yann, ha riportato la frattura del bacino nell’incidente, ed è stato trasportato in elicottero all’ospedale di Dublino.br / br / Lo stesso skipper Yann Guichard ha raccontato le circostanze dell’incidente: “Avevamo vento tra 22 e 24 nodi, con raffiche a 30 nodi nella parte bassa del percorso. Condizioni al limite del regolamento per queste barche, non il massimo per regatare. Tutti i MOD 70 avevano una mano di terzaroli alla randa e lo staysail a prua. Siamo partiti un po’ in ritardo e siamo finiti tra i rifiuti della flotta, quando una raffica violentissima ci ha letteralmente stesi!”br / br / “Non ho avuto alcuna possibilità di agire sul timone, la raffica ci ha stesi in un colpo solo, il tempo di lascare lo staysail ed eravamo già scuffiati in meno di un secondo. Jacques era al mio fianco in pozzetto e ci siamo ritrovati entrambi sotto la rete, siamo saliti e ci hanno presi con l’elicottero. L’albero si è rotto in due, la barca è integra ed è stata rimorchiata in porto rovesciata. Il team sta lavorando alla base di Saint Philibert per cercare di tornare in regata al più presto.”br / br / strongIL VIDEO DELLA SCUFFIA/strongbr / br / iframe allowfullscreen="" src="http://www.youtube.com/embed/CI2iIY61Lc8" frameborder="0" height="315" width="560"/iframebr / br / Non siamo e non saremo tra coloro che si agitano scompostamente contro il progresso che resta inevitabile. I MOD 70 sono una classe e una filosofia di successo, ereditano i turbolenti (e quasi tutti naufragati, Soldini docet) ORMA 60, macchine esagerate che si disintegravano, introducendo la logica one-design con attenzione al contenimento dei costi, alla sicurezza e alla robustezza. Questi trimarani monotipo fanno traversate oceaniche e poi si divincolano in regate tra le boe, vanno bene per solitari o coppie e per equipaggi completi. Ma quando arriva il rafficone accompagnato da un salto di vento di 50-80 gradi, c’è poco da fare, su qualunque barca. Le derive e i multiscafi scuffiano. Il fatto che il MOD 70 sia rimasto integro, conferma quanto appena detto sulla robustezza.br / br / Certamente si tratta di macchine al limite, che richiedono uomini preparati e specializzati per essere gestite. Con la crescita del livello della sfide a cui la vela si spinge, deve parallelamente crescere la preparazione di marinai nuovi e straordinariamente preparati all’uso di questi strumenti. La generazione degli astronauti della vela. E la federazione internazionale dovrebbe sovrintendere a questa crescita parallela. Qui sta il punto: non lasciare solo alla “fame” e alla voglia di visibilità di sponsor e team e singoli velisti le decisioni e l’autocertificazione delle proprie competenze. Vai sull’astronave? Devi farmi vedere di avere il brevetto di astronauta...br / br / Noi velisti normali dobbiamo continuare ad avere ragioni per sognare e praticare le nostre belle e sanissime veleggiate tranquille e sicure, anche se il futuro andrà avanti di corsa intorno a noi, come è giusto che sia. Qualcuno deve solo evitare che la corsa folle porti con se una scia di incidenti, spettacolari o drammatici, con ripercussioni negative sulla percezione di uno sport che invece è storicamente uno dei più sicuri.br /

Commenti

Antonio (non verificato)

Sono stato sui Mod, easy con 18 nodi fino a 30, facili anche al timone. Mi sono stati descritti come molto safe rispetto agli AC 72, molto docili perché tri mentre i cat sono cavalli imbizzarriti. Era solo marketing? Forse si, era solo per convincere tutti, come al solito, che il monotipo è la soluzione. Invece, come al solito, il monotipo non lo è, anzi è l'anticamera della fine delle regate di alto livello. E' forse una boccata di ossigeno per la vela moribonda, ma non sarà mai una soluzione per chi deve investire nello sport della vela e che non sia lui direttamente "owner driver". Non a caso Spindrift è la barca di Dona Bertarelli, guarda un po'. Abile e simpatica, ma questo a poco a che fare con le regate che il pubblico si aspetta.

Giuliano (non verificato)

Fabio ti prego.. Non chiediamo di mettere altre regole, patenti, brevetti e burocrazie!! Già le Federazioni come tutti gli organi preposti a sovraintendere hanno l'innata tendenza a porre paletti e vietare. E' sufficiente un bel disclaimer in stile anglosassone con il quale ti assumi le responsabilità di essere a bordo, anche solo come ospite. Come peraltro avviene. Punto. Nessuno ti obbliga e i pericoli sono chiaramente indicati. Davvero credi che i velisti a bordo avrebbero saputo evitare la scuffia se avessero conseguito un apposito brevetto? Hai letto i loro CV, vero? Rispondi con la sincerità che ti contraddistingue... Buon vento!
Giusto Giuliano. Non nuove regole, ma la regola delle regole: la responsabilità. Però non prendiamocela con gli organi preposti per la tendenza a normare: anche perchè spesso non se li fila comunque nessuno... Prendi la Coppa America: l'ISAF è ridotta al ruolo di un maggiordomo, più o meno. Le cose cambiano di corsa, e anche le istituzioni devono adeguarsi.

Anonimo (non verificato)

Vedo solamente ora questo video allegato con cui si documenta la scuffia dello Spindrift; tuttavia, pur con oltre si mesi di ritardo ... ho qualcosa di nuovo da osservare! Fate caso intorno al secondo 35 , immediatamente dopo l'ammaraggio dell'albero del mostro dai troppi piedi ( 70 non sono pochi! ), si vede un altro yacht a vela sportivo, che potrebbe essere di una quarantina di piedi: da dietro la sua prua compare una piccola deriva con numero velico GBR 2015 . Sapete di cosa si tratta? E' un singolo, una Yole OK , una deriva a spigolo, appositamente fatta per costare poco ed essere nel contempo propedeutica al Finn. In Italia non ha mai avuto una vera diffusione mentre in molti paesi del Nord Europa fu possibile effettuare belle regate con ottimi numeri di partecipanti almeno dalla fine degli anni '50 fino alla metà - fine anni '70 ma qualche flotta di appassionati esiste ancora oggi, tanto che, per esempio, tre o quattro anni orsono ne ho trovate alcune superstiti partecipando all'Open de France a Quiberon. Ancora oggi North Sails e diverse altre velerie propongono i loro prodotti per questo piccolo monotipo ormai dimenticato in Italia, ma pur sempre assai migliore di altre "novità" come il Laser 4.7 ! Bene, fateci caso sul filmato: la Yole OK naviga tranquilla, certamente con un vento sostenuto, ma la situazione per il singolista è ... assolutamente normale mentre Spindrift ... . Concludo affermando che la mega-raffica dichiarata dal comandante del trimarano non doveva essere poi così terrificante, né per intensità né per direzione anomala altrimenti ... avremmo assistito all'esplosione della Yole OK ed al suo nuovo posizionamento in posizione geostazionaria! Infatti anche gli altri trimarani identici non erano così lontani e sono passati senza scomporsi troppo: lì è successo qualcosa di diverso, o si è inceppato qualcosa oppure qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato. Morale: forse è bene che anche i sedicenti professionisti imparino a "volare basso" ( al momento attuale non può esistere una definizione migliore per il mondo della vela! ), ammettendo le proprie mancanze o marachelle, altrimenti va a finire che unendo le loro dichiarazioni, le informazioni provenienti dai filmati e le capacità comparate di semplici appassionati ( ma quasi sempre ben preparati ) derivisti, vengono a galla situazioni davvero imbarazzanti come in questo caso!