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25/01/2017 - 10:31

Se Cento Ghinee vi sembran troppe

"Ecclestone" Coutts
Le mani sulla Coppa?

Atteso per oggi a Londra un "importante annuncio" sull'America's Cup. Secondo i rumors raccolti da Saily, forse c'è accordo tra i team (ma non tutti) sulla prossima edizione

 

di Fabio Colivicchi

 

Altro che sfida navale tra nazioni. L'America's Cup sempre più nelle mani di un solo uomo, anche a prescindere dai soldi. Sir Russell Coutts, l'uomo che l'ha vinta ininterrottamente dal 1998 (San Diego, con Peter Blake c'era il giovane Coutts), al 2000 (la difesa ad Auckland contro Luna Rossa), al 2003 (Alinghi e i "traditori" kiwi guidati da Coutts), al 2007 (difesa di Alinghi a Valencia), al 2010 (il trimarano ad ala rigida di Oracle batte il catamarano di Alinghi nel match imposto dalla Corte Suprema di New York), al 2013 (Oracle batte 9-8 Emirates Team New Zealand rimontando da 1-8): c'era sempre lui dietro ogni vittoria.

Adesso pare che Russell voglia allungare il suo "potere" anche al futuro del trofeo. Per oggi è in programma a Londra (in una location che sfrigola le corde della leggenda, ovvero la gioielleria Garrard dove fu forgiata la Coppa delle Cento Ghineee a fine Ottocento) un annuncio definito "importante". Di cosa si tratta? Secondo i rumors raccolti da Saily, Russell Coutts sarebbe riuscito a ottenere dai team (ma non tutti...) la firma di un accordo che di fatto stabilisce e congela le modalità di svolgimento della Coppa America anche per la prossima edizione. Un'OPA sulla 36ma America's Cup, a quattro mesi dalla 35ma edizione di Bermuda. Se queste che per ora sono solo voci dovessero essere confermate, si tratta di una cosa mai vista.

Nella storia, la Coppa è stata qualcosa di estremo e indimenticabile per le sue regole, il Deed of Gift prima di tutto, e il concetto per cui chi la vinceva se la portava a casa e "accettava" eventuali sfide per venirsela a riprendere. Poi è arrivato Ernesto Bertarelli e ha cambiato tutto, insieme a Russell Coutts: gli obblighi di nazionalità dei team, della sede a mare del club sfidante, della località dell'evento nella nazione detentrice. Il team svizzero senza mare ha vinto la Coppa delle Cento Ghinee con i velisti neozelandesi e poi l'ha difesa in Spagna...

Purtroppo, anche dietro all'uomo che ha provato ad arginare questa deriva, Larry Ellison, è spuntato nuovamente lui, Russell. E così la Coppa ha continuato a perdere i suoi connotati, a snaturarsi, a inseguire concetti vaghi (o pericolosi) di professionismo, grand prix, formula uno, circuiti. Siamo a oggi, e come sapete, specialmente dopo il ritiro sdegnato di Luna Rossa (la sfida di Patrizio Bertelli che era sgommata in anticipo su tutti e regole alla mano era la più forte, la più probabile sfidante degli americani e la più vicina a portare il trofeo in Italia e a quel punto ridiscuterne le regole), "35th Is Not My Cup", come recita il nostro celebre bollino rosso. Ora tra il 26 maggio e il 27 giugno a Bermuda correndo a 40 nodi 6 catamarani volanti assegneranno il trofeo. E allora il Deed of Gift dovrebbe tornare in vigore. Chi vince, gestisce e decide.

E' proprio ciò che Russell non vuole, ed ecco forse oggi l'annuncio della firma dei team che di fatto opziona la Coppa futura (e chissà quante altre, con l'introduzione di questa pratica dell'agreement). Ci chiediamo quanto il Deed of Gift lo consenta. E se lo chiederanno forse anche alcuni avvocati. Di sicuro il fronte di Sir "Ecclestone" Coutts non è compatto. C'è Oracle, c'è Ben Ainslie che è già l'annunciato vincitore a Bermuda (guarda caso l'annuncio è a Londra), c'è Softbank (filiale giapponesi del defender), ci sono i piccoli Artemis (SWE) e Groupama (FRA). Manca però qualcuno, e non da poco: Emirates Team New Zealand. La storia insomma è destinata ad avere sviluppi rumorosi...

Commenti

Giuseppe (non verificato)

Leggendo il bel libro di Cino Ricci "Odiavo i velisti", ci si fa un'idea ben precisa di come vanno le cose in Coppa America: "sergenti" che fanno da capri espiatori per illeciti appesantimenti di cui i generali non potevano non sapere (ma per cui non hanno pagato) e modifiche aerodinamiche autorizzate in corso di regata (e che spiegherebbero altrimenti inspiegabili rimonte). Parere molto personale: vedere multiscafi che non possono andare con oltre 25 nodi di vento o se non in sedi con acqua piatta o che di piantano in manovra o che si ingavonano in modo ridicolo (e purtroppo talora anche tragico...) in pericolosi nose-dipping, non sono un bel vedere neanche per il telespettatore profano che non si annoia neanche dopo i primi 20 giri "processional" di un Gran Premio di Formula Uno in un pigro pomeriggio domenicale.