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MARCO ROSSI (non verificato)

Non vi è da meravigliarsi che il nostro settore fieristico perda spazi e posizioni rispetto alle grandi manifestazioni d'Oltralpe. Vi è una conclamata incapacità di rinnovare l'esistente e un'altrettanto manifesta inettitudine nel proporre formule nuove. Ogni città vuole avere la sua fiera di un determinato settore, senza tener conto che vi sono rinomanze capitalizzate nei decenni alle quali è sciocco far concorrenza, con il risultato di distruggere un panorama consolidato creando parallelamente eventi miseri nei contenuti e di appeal assai scarso. Se c'era una fiera in italia che si apriva al domani, questa era il Futurshow di Bologna. Edizioni interessanti e ricche di stimoli, poi una lotta tutta politica con la Fiera di Milano per strapparsi il marchio. Che Bologna ha dovuto cedere a Milano, ma che Milano, non sapendo come ben inserirla nel suo ricco palinsesto, ha tenuto e tiene tuttora nel cassetto, seppellendo così un salone che sapeva calamitare l'interesse dei giovani. Fino a quando gli enti gestori delle fiere sono il salotto dei politici trombati o i figli dell'ultima versione del manuale Cencelli, non possiamo sperare in nulla di buono. Se aggiungiamo la crisi che ha portato molte aziende a ridurre o cassare la partecipazione alle fiere - anche le grandi manifestazioni milanesi hanno sempre più spazi vuoti - nubi nere si addensano sul futuro del nostro sistema fieristico. Quale senso poi abbia un salone nautico con un solo week-end e cinque giorni in tutto di esposizione, lasciamo l'ardua sentenza al genio che ha partorito quest'idea.