Storia | Regata > Vela Oceanica
01/02/2021 - 16:34
CI RISIAMO
Vittorio Malingri, Oceano Unplugged
UN VULCANO IN ERUZIONE SU TUTTO - Il post social oceanico del popolare navigatore tratto dal suo profilo Facebook e da leggere come un saggio veloce. Una lettura-esperienza, sui temi della vela oceanica, la polemica sui foil contro ogni superficialità, il futuro del Vendée, i confronti vecchi-giovani, o marinai-velisti. Passione, idee, e un piccolo spot per una barca che prova a riunirle. Con sorpresa finale
Quando parla o scrive (e parla e scrive assai, lassù tra gli altipiani umbri degli Appennini) Vittorio Malingri, l'ascolto e la lettura inevitabilmente diventano esperienza. E' come assistere a uno spettacolo, ascoltare musica, guardare un quadro. Poi valuti se e quanto ti è piaciuto, ma intanto sei catturato e devi arrivare in fondo. Per questo, quando abbiamo visto (e letto) l'ultimo "oceanic post" malingriano su facebook, abbiamo deciso di riproporlo per la comunità dei lettori di Saily. Che, per inciso, è ormai una vasta folla in movimento, e in continuo aumento, che tracima tra youtube e pagine del portale su numeri che sembrano voler rompere gli argini, unita dalla passione e dal modo di condividerla, e questo ci riempie di orgoglio e gratificazione. Buona lettura, mettetevi comodi.
di Vittorio Malingri (da https://www.facebook.com/teammalingri)
Tante cose che leggerete qui di seguito me le avete già sentite dire, sparse qua e là nei miei scritti, però mai come adesso vedo la foto finale. Il merito di questa riflessione è stato seguire il Vendèe al Bar Falcon, condividere sentire tante opinioni. Il colpo finale lo hanno dato le dichiarazioni di Jean Le Cam all'arrivo e di Michel Desjoyeaux con un articolo un mesetto fa.
Con Jean Michel e Hubert Desjoyeaux, al bar “la Hune” di Port la Foret, mi sono fatto un inverno di colazioni, pause pranzo, e birrette all'aperitivo. Anche assieme a Bilou e tanti altri navigatori e progettisti di quel calibro, che passavano al cantiere di Hubert. Ero lì a mettere a posto il trimarano ORMA “Spirit” e Hubert un giorno mi disse “Tu, se continui con questa vita, prima o poi imparerai a navigare sul ponte”. Avevi ragione, ho imparato! Con Soldini, dopo esserci ribaltati alla JV del 2007. Grazie Hubert, sono tantissime le cose che tu e gli altri del bar La Hune mi avete insegnato. Per questo vi amo e vi ricorderò per sempre.
E' evidente da tanti anni quando rosica la vela olimpica o il circuito boe e cosiddetta altura, e questo ovunque nel mondo, da quando si è capito che gli unici tipi di vela che interessano il grande pubblico generalista sono quella oceanica o la Coppa America.
Ci tengo subito a dire che non è un pezzo contro queste specialità. Vi risparmio le solite frasi ipocrite sull'argomento (è ovvia la bellezza e l'enorme utilità di ogni tipo di vela) che somigliano troppo a quando uno dice "anch'io ho tanti amici gay" dopo aver fatto una gaffe. Non stiamo parlando di quello, stiamo dicendo che una regata di derive olimpiche raggiunge un picco di ascolti e visione, e non paragonabile alla vela avventura, solo quando è all'interno delle olimpiadi e trasmessa in mondovisione, e ha un interesse non rilevante se trasmessa da sola e purtroppo fa cambiare canale alla stragrande maggioranza del pubblico generalista. La stessa cosa succede purtroppo alla vela del circuito IRC o ORC, MAXI e ancora più purtroppo a quella dei campionati invernali o primaverili che sono l'humus e un importante valvola di sfogo per tanti. Ne abbiamo parlato tante volte e non è questo l'argomento. L'argomento è che, complice questo fascino dell'Oceano, negli anni i “velisti” sono partiti alla conquista della vela oceanica, prima attraverso la Volvo e le vere lunghe Mediterranee e Oceaniche, e poi si sono insinuati fino a prendere, su certi aspetti, il sopravvento. Peccato che sono tutti gli aspetti sfigati.
Occhio da qui in poi non parliamo più di barche, per cui non voglio vedere commenti idioti del solito totale estraneo a questo mondo, che ancora fa fatica a mettere a fuoco l'argomento centrale del discorso, che commenta dicendo "anche dopo aver inventato lo Spinnaker c'era chi diceva che era il diavolo” o “alla fine i velisti trionferanno su marinai...”, idiozia clamorosa perché è stra-dimostrato che i velisti diventano marinai, a forza di tempo e casini, e mai viceversa, e prosegue il commento pressappoco “i marinai si troveranno al bar a bere vino rosso e imprecare rimuginando sulle vele quadre". Questo non solo non succederà mai ma è anche parecchio fuori tema, dopo vediamo perché. Oppure il commento del “velista con la R moscia” conosciuto nell'ambiente che, sotto il post della barca che vedete qui sopra (e di cui mi faccio pubblicità esplicita tirandola in mezzo a questo discorso come esempio) commenta: "Oramai una barca da regata senza foil non sembra più neanche una barca da regata". Anche lui perso in considerazioni che poco hanno a che fare con il fatto che all'utente medio del mondo regate un foiler costerebbe un 1/3 in più comperarlo, 2 volte tenerlo in porto e gestirlo, immensamente di più manutenerlo, il tutto per godere di ottime insalate miste di foil agli incroci o in una partenza... e posso continuare all'infinito.
Ma il fatto brutto determinante, per cui mai e poi mai vedrete una diffusione massiccia dei foil nel mondo regate per tutti, è che un 35' moderno e innovativo (e dove non ve lo facciamo vedere apposta ma credetemi) ma semplice e fatto bene, parte da €200k nella sua versione easy, e già va come un treno e basta e avanza per lasciare dietro tutti. Questi poi diventano 300k se full cabon e altri 50k se con chiglia basculante, daggerboards, albero alare orientabile e timoni sollevabili. Vogliamo proprio aggiungerci altri 100K di foils?. €500k è il costo reale del Club Swan 36' di JK vuoto dentro.
No mai io, come la stragrande maggioranza del regatante italiano medio, che ha la possibilità di spendere quei soldi (quindi ho sbagliato a scrivere "io" ma lasciatemi sognare) mi prendo la versione base in glass-vinilestere, chiglia fissa, ballast, timoni sollevabili, albero alare orientabile, vuota all'interno e dentro solo un accessorio (che dirò solo a chi la compera e lo vuole) e che mi farà guadagnare RM a palla, avere ballast più grandi, bastonare qualsiasi altra barca della stessa lunghezza e tantissime più grandi in tantissime regate interessanti in equipaggio ridotto, in doppio o solitario. Questo perché senza chiglia basculante, daggerboards e foils pesa 2000kg scarsi, contro il 3000Kg dell'altra, e ha quasi la stessa potenza (grazie al misterioso accessorio interno). Perciò ti vado via il doppio in tutte le andature e condizioni di vento in cui un non foiler già lo fa e vado uguale o pochissimo meno nelle condizioni favorevoli al foiler. Inoltre posso tirare come una bestia sempre, non mi ritiro da una regata su due, spendo come qualsiasi barca da regata di quella lunghezza. Poi con i 200K di differenza, compro il fuoristrada che sogno da anni, e mi pago decine di viaggi a vedere le parti del pianeta non ancora sciupate dai "velisti della vita", per cui tutto è performance e consumo e in nome di quello va bene qualsiasi cosa. O ancora meglio li do a Save the Children... o vado con il mio fuoristrada ad aiutare dove vale oro e serve.
Ancora non ho deciso su cosa fare con la differenza, ma il Moana M35' WRC incazzato/easy da 250k (albero alare in carbonio, sartiame in tessile, timoni sollevabili e accessorio interno super RM li monto dai) me lo accatto sicuro e faccio strage.
La smetto col "velisti". Anche io ho tanti amici velisti. No sul serio ho tanta ammirazione e mi diverte guardare, ma non fare, quel tipo di vela o rimanere solo a quello stadio di marineria. Ognuno di noi è giusto che faccia quello che gli piace, con divertimento e orgoglio. La cosa brutta è quando uno vuole essere tutto senza avere i presupposti o l'esperienza. Contaminarsi fa bene, come nella razza, nella cultura, nella musica o nella cucina, ma bisogna avere la testa aperta, essere pronti a lasciare indietro quasi tutto, tranne la parte che funziona e che comunque va adattata e trasformata in una cosa nuova.
E qui arriviamo al punto, o meglio a i punti, ...e non la smetto con i velisti. Ho mentito!
FOIL IN MARE APERTO - Abbiamo detto 1000 volte che su prestazioni o divertimento dubbi non ci sono, ma come tutte le cose i foil non sono la panacea universale per tutto. Per non perdersi troppo rimaniamo sull'argomento "programma sportivo classe IMOCA/vela oceanica in generale”.
Jean mi conforta con le sue parole all'arrivo. Lo “Zio Clac Clac Clac” ha aggiunto un paio di concetti interessanti sul fatto che le implicazioni dei foil, perché e di quelle che si parla non dell'accessorio di per sé, siano o no una cosa buona per la vela oceanica e per il Vendée. Fin dal inizio ho sostenuto di no perché:
1) non aiutano ad arrivare tutto in un pezzo in fondo al giro, e quindi non aiutano a fare felice uno skipper, che vive il giro in paranoia di urtare qualcosa, ma soprattutto uno sponsor, in quanto portano maggiori rischi di fallimento ad una cosa che già di per sé di rischi ne ha tantissimi, come è ben risaputo da sempre averne il “giro del mondo in solitario senza scalo”. Il senza assistenza da qui in poi è una affermazione ipocrita.
2) Jean ha aggiunto che la fuori è pieno di ragazzi che vorrebbero fare un Vendée e che potrebbero quasi arrivarci con una barca semplice, ma si sentono "sotto" la psicosi di "se non ho il meglio non posso partire". Concetto confermato da Dalin, in una delle sue interviste all'arrivo rispondendo alla domanda: “Cosa ne pensi della performance di Jean?”. L'ha capito, il Jean-pensiero, e avvallato alla grande dopo due mesi a pensarci su navigando su una barca zoppa. Poi continuerà di sicuro a giocare il suo gioco, visto che non dovrebbe avere problemi a trovarsi un alto budget no-limits, ma questo non vuol dire che smetterà ad avere problemi in mare causa foil, almeno fino a che non lo puliscono da tutta la pattumiera e dagli oggetti naturali che ci galleggiano dentro.
3) Poi c'è la questione puramente progettuale tecnica, che ho introdotto descrivendo il Moana M35' WRC Extreme. Su un IMOCA una chiglia basculante pesa 500kg in più rispetto ad una fissa, due foil pesano 750kg, poi ci sono scasse, movimenti, pezzi di ponte per tirarli su e giù, strutture maggiori per rinforzare una barca più sollecitata che sbatte, decolla e atterra con dei tonfi enormi, alberi più pesanti perché più compressi, sartiame e tutto il resto più pesante per gestire il tutto e resistere senza rompersi. E' un cane che si morde la coda. Un IMOCA oggi pesa 8/9 ton, senza tutti sti ammennicoli, e con 500Kg di piombo in più nel bulbo potrebbe pesare 6,5 ton. Volete dire che non recupera un bel pezzo del gap nelle andature favorevoli ai foilers? Che non li massacra, il doppio di quello in cui già li massacra nelle andature favorevoli ai non foilers? Che non avrebbe meno punti deboli, garantendo maggiormente di arrivare in fondo, di tirare a palla divertendosi in qualsiasi condizione, di urtare una balena o un qualcosa di sommerso, e non enorme o troppo duro, senza che la chiglia fissa, e ben incastrata nella barca, si rompa costringendo al ritiro?.
4) Su questo argomento la realtà dimostrata ampiamente dai numeri è spietata. Tutta sta spesa, rischi, due mesi in paranoia per cosa? 10 ore su due mesi.
10 ore che possono essere facilmente azzerate, se non battute già solo dal caso o da un errore in meno di uno e in più del altro. Ma più scientificamente lo possono di sicuro, facendo maggiori investimenti e ricerca in altre direzioni, dando la barca in mano a un Dalin invece che a un "Nonno" (bravissimo anche Lui ma non con le stesse energie) come Jean.
3/5 nodi in più con i foil. Ma dove? Non sono neanche i 2 nodi che abbiamo visto nelle differenze di velocità, e solo in alcuni momenti di gloria. 2 nodi x 80 giorni fanno 3840 miglia di distacco, non 160/180 Se fate dei conti fateli bene, 160/180 miglia diviso le ore di un Vendée fanno meno di 0,1 di nodo.
Ma vale la pena? Spero abbiate afferrato il concetto principale: questo 0,1 di nodo, costa un terzo del costo totale della barca, allontana partecipazioni e mette tutto in pericolo, evento compreso. Abbiamo detto tante volte che il circuito ORMA è finito in una singola regata, per le stesse ragioni che hanno fatto voltare le spalle agli sponsor. Sponsor che poi hanno creato i MOD 70, progettati sulla semplicità e sulla sicurezza di terminare un evento. Maserati è un Mod 70 foilato, arrivano in fondo o vincono un evento su due, spesso quando corrono senza foil volanti, quando vincono lo fanno di minuti o ore, stessa cosa. Esattamente come gli Ultime che oggi non riescono ad arrivare in fondo a un Jules Verne causa foils o elevators (timoni a T). Il Vendèe non è il Jules Verne o la Transpacifica, dove c'è gente sempre di guardia e pronta a sbattersi in velocità, occhi dal cielo che ti guardano davanti la prua. Non ho detto che sono scemi, nè negli IMOCA, nè Soldini, nè negli Ultime, e non ho detto che non va bene. Ognuno ha i suoi validi motivi, i soldi da spendere, credibilità. Il mondo Ultime non è il Vendèe, è uno stadio sopra, una cosa molto più difficile e costosa. Sto solo mettendo assieme dati certi per capire se 'sto 0,1 di nodo, al Vendèe, 0,1 di nodo non solo ovviabile ma moltiplicabile con investimenti e ricerca in altre direzioni e semplicità, vale la pena sul serio di raggiungerlo con dei foil e quello che implicano.
A proposito di questo il commento più ricorrente, e più idiota, perchè il più evidentemente smentito dalla realtà, è stato "Ma se non lo facciamo in F1, di essere al massimo, prendere dei rischi, essere la punta d'iceberg della tecnologia?" Risposta: "E' storia che proprio in F1 non corrono con i 12.000cc di cilindrata sui cuscinetti d'aria o magnetici (potrebbero benissimo per ridurre attrito come fanno i foil) invece che sulle ruote, sarebbe un altra cosa, F0. Nella F1 hanno preso i terzaroli al regolamento tante volte, limitando parecchie cose, salvando il gioco ed esplorando nuove strade più utili all'automotive in generale. Spendendo i loro soldi meglio e per differenti utilità”.
MARINAI > VELISTI - “Velisti”, la sintetizzo così (senza offesa per l'ennesima volta) perché un marinaio vero è molto dura che la pensi in quel modo. Non confondete l'essere molto bravi ad andare in barca con essere marinaio, essere marinaio è una forma mentis, che nulla a che fare col cazzare delle scotte o uscire vivo da una tempesta. Essere marinaio si vede da come uno parte per il mare, non da come arriva.
La storia è piena di idioti (e non alludo a concorrenti del Vendée, nè a nessun altro se non a coloro...) che sono usciti illesi o hanno perfino tratto beneficio dalle storie più allucinanti... per caso o per culo, non certo per i presupposti, la preparazione o l'esperienza con cui ci si sono cacciati.
Ho letto un monte di scemenze superficiali, magari vere nel contesto performance, ma lontanissime dal concetto di questo tipo di vela e soprattutto regata, dall'essere marinai, dal capire che cosa realmente vuol dire andare a 30 nodi giù da onde di 8 metri, con le onde anomale che arrivano a 12, per tanto, tanto tempo di seguito. Due mesi. Fare bene il proprio lavoro di marinaio/comunicatore che “arriva in fondo” dando il massimo al pubblico e ad un'azienda che ha creduto in Lui. Non perché ci sono riusciti, a fatica, una volta bisogna insistere.
Avete sentito tanti commenti che spiegano bene la realtà delle cose quando sei li, foil o non foil, Pedote incluso. Contano tantissime cose: ho due figli che voglio rivedere, non ho i soldi per riaggiustare una barca affittata dopo la corsa, ho rotto la prua e non posso dirlo a nessuno se no mia moglie sta in paranoia. E' un mondo complesso, non è andare in F69 sul Garda o a fare la 150 miglia con Flying Nikita. Che Nettuno li accompagni sempre al successo, perchè innovano, perché sono umili, perché danno da lavorare a tanta gente, perchè meglio spenderli così che in cazzate, tipo donnine e polveretta.
Il Velista pensando alla performance istantanea, ma molto peggio “non pensando” che nel nostro caso la performance (quella percepita che poi i fatti dimostrano non essere reale) giustifichi, anzi obblighi, a partire con foil o altre diavolerie che non vanno nella direzione di limitare i rischi, i costi e tornare a casa vincenti, vivi e divertiti. Fatto stà che le barche dei velisti hanno adottato tutto quello che è stato inventato per l'oceano, dalle rande square head ai punti di scotta 3D, bompressi, chiglie profonde col bulbo, basculanti, daggeboard e foil. I Velisti hanno portato in oceano solo il calcolo freddo, che è il segreto della performance tra le boe in cui non c'è tempo, c'è un campo di regata certo, la cosa dura due ore e il vento è quello che si vede fuori dalla finestra. Velisti patiti di Adrena (sembra una setta di adoratori del diavolo) che puntano tutto su quello e credono, forse per ovviare una mancanza di esperienza, che “il verbo” sia solo tutto dentro lì. Ovvio che un software di simulazione va benissimo (consiglio Squid, che è open source, prima di buttare via i soldi per Adrena), ci vuole e bisogna usarlo, ma solo per avere delle indicazioni di massima dalle simulazioni.
Aiuta a fare prima dei conti, conti che abbiamo sempre fatto al carteggio e con pazienza. Io, per averli fatti in quel modo per tantissimo tempo, ora li faccio con uno sguardo al file grib, sono diventati istinto. Il software più figo sono io, cosi come il meteorologo, e questo perché come un indios mi sono allenato, e ho allenato i miei, a navigare nudi a riconoscere le situazioni a studiare sui libri e solo poi alzare gli occhi, osservare tante cose, il mare le nuvole, la situazione degli astri e riconoscere gli indizi. Solo poi puoi confrontare tutto ciò con un software, sapere se ti sta mandando a funghi o suggerisce un'opzione intelligente. Poi la simulazione è qualcosa che mai accadrà esattamente così come prospettato, perché la meteo è una scienza inesatta, a volte succede a corto raggio temporale, ma quante volte abbiamo visto in questo Vendèe che i primi si sono messi in posti dove poi è cambiato tutto e hanno penato mentre i più esperti hanno optato subito per la via sicura, basata sull'esperienza di esserci stati tante volte. Come Bestaven in Brasile, invischiato nella bonaccia, vento in prua secca, controcorrente... e quasi gli costa tutto. Bravo Bestaven, sono contento che hai vinto, contentissimo.
Se te la cavi meglio di qualcuno spesso è sempre per l'esperienza unita al software, avviene perché sei Dalin e a Est di La Coruna, con quel vento hai fatto strambate 1000 volte da quando sei piccolo, unisci le due cose e hai un meritato successo.
GIOVANI > VECCHI - E' la scemenza maggiore che ho sentito commentare in questi anni e in questo Vendée, che fa emergere l'insicurezza enorme, proprio dovuta all'inesperienza dei 25 o 30enni che stanno iniziando la vela oceanica. Fatto che di per se non è una colpa ne un ostacolo anzi: devi vivere costantemente nel dubbio. “Sempre tesi, se no non ce la farete!!” disse un mio vecchio amico, molto esperto di mare, di vita e di guerra vera, a un Nico e un Andrea ventenni che partivano da Preveza per i Caraibi e ritorno, per la prima volta soli responsabili di un 65' con a bordo 100 allievi che si sarebbero avvicendati in tappe di scuola vela oceanica per 15.000 miglia. Hanno preso mazzate da quando hanno messo il naso fuori dal porto, era novembre inoltrato, 40 nodi in faccia nello Ionio e nello Stretto, oltre 70 tra Sardegna e Baleari, hanno rotto una puleggia delle timoneria e l'hanno ricostruita in carbonio in mare, hanno cucito vele vecchie, riparato motore e altri impianti, il tutto facendo da mangiare 5 stelle, insegnando ad andare in barca a tanti e abbassando il record di traversata di Huck Finn II a 10 giorni, con un unica strambata per entrare in Guadalupa.
Non esistono i “giovani” e i “vecchi” esistono gli esperti e chi sta iniziando, e ancora ne ha viste troppo poche. Nico si è imbarcato con me il giorno dopo la sua maturità ed è sceso 7 anni e 110.000 miglia dopo, sempre su quel percorso, o nei mari del sud, sempre su quella barca. Nico è diventato “vecchio” a 22 anni, io a 17. Ora é con Giovanni Soldini che impara ancora di più, e come lui Matteo Soldini, che è un grande, e si è fatto le ossa su Elmo's un ketch di 22 metri.
Dove erano gli altri nostri oceanici di punta? E non è colpa loro. A fare regate in deriva FIV, il campionato di Cala Galera, autodidatti sui Mini, sui Class40. Sono stati grandi a fare quello che hanno fatto sapete perche? Dalin, Gabart, Ruyant e tanti altri, che molti pensano io consideri degli sbarbati, non fanno testo, non hanno nulla a che vedere con i giovani Italiani. Loro sono nati “vecchi”. In Bretagna, nella Vendèe, in Normandia, la navigazione tipo che fai fino da piccolo non è esattamente Capraia-Corsica o Rimini-Zara. Il tuo vicino di casa, o quello che incontri al bar del paese, si chiama Tabarly, Jean Le Cam, Poupon, Bilou, Desjoyeaux . Vai in barca con Lui, ti trasferisce tutto, come mio Padre ha fatto con me i miei fratelli, Giovanni Soldini e tanti altri. Ci ha lasciato fare delle cose allucinati da giovani, anzi da bambini, ma prima ci ha dato, e verificato che avessimo l'esperienza di tanti vecchi, e a volte di più.
Altra cosa che mi fa sbellicare dalle risate è il pensiero di alcuni che gente come me navighi guardando le stelle, le nuvole o il volo degli uccelli, come detto poc'anzi. Anche, e ne sono orgoglioso, perchè ne sono capace. No, siamo più tecnici di voi e non sapete di quanto, sappiamo anche disegnare e costruire le barche. Non lasciamo nulla al caso, e facciamo bene i conti, come quelli dello 0,1 di nodo. Il nostro nulla al caso è ben più esteso di quello di uno che ha vissuto meno. Molte più sono le cose, e le loro implicazioni, che consideriamo e a cui voi pensate solo dopo. Ci sono già successe o le abbiamo viste succedere.
Sono tutti discorsi sterili messi nell'ottica giovani-vecchi, tutti hanno la loro forza. Ma occhio che andare in barca in Oceano è uno sport di testa.
La tecnologia? Siamo baby boomers, l'abbiamo inventata, siamo andati oltre a quello che si poteva pensare. Elon Musk, Bill Gates e compagni, gli scienziati e i medici più fighi, i grandi progettisti e gli ingeneri, secondo voi usano la tecnologia o no? Quanti anni hanno? Secondo voi hanno limiti di fantasia?
Chi sono i marinai più forti al mondo? Peyron, Joyon (lo so che mi ripeto), Coville, Riou, Desjoyeaux, Soldini, Parlier, Jean Le Cam, e molti altri. Quanti anni hanno 25?
Se viene dato un Ultime a Gabart è perché dietro c'è uno di questi, anzi se lo procura Lui nel più breve tempo possibile, se no il “vecchio vero”, che è quello che decide se dargli il cash, col cavolo che glielo dà. Non ci sono giovani o vecchi, ci sono esperti e marinai o apprendisti e velisti, e soprattutto è tutto bello, dignitoso e prezioso VA TUTTO BENE!.. basta che non ti vendi, con te stesso o il mondo, in un altro modo.
Ma la cosa più sfigata, nel discorso foil, è la mancanza di fantasia e di curiosità, di scoprire altro, di fare il lavoro di continuo sviluppo e ricerca per cui abbiamo fatto nascere l'IMOCA. Si certo alle prime riunioni c'era Giovanni, c'ero io, c'era la nostra amata presidente Isabelle Autissier assieme a Parlier, Poupon e tutti gli altri. Era una cosa come il web all'inizio, era libertà, di formula, di pensiero, proprio per stimolare evoluzione e affascinare il pubblico, e per cui gli sponsor, con valori alti. Tutto era libertà. E di casini, morti, barche rotte ne abbiamo fatti tantissimi, e ci sono costati, per quello ho un occhio un attimo più in profondità sui problemi e sono molto più votato ad andare avanti invece che a incistarmi sui foil. Poi come il web è diventato tutto un pacco e la libertà e andata a farsi benedire.
Foil, che diciamocelo, se ne parlano tutti vuol dire che non è l'ultima novità, quella ce la si tiene bella stretta nel cassetto. Già visti in tutte le salse, basta. Abbiamo sviluppato e continueremo ma hanno anche un p' rotto. Mi stimola di più scoprire qualcos'altro.
Tutti si sporcano la bocca con la parola sostenibile, che vuol dire più efficiente a pari costo, meno inquinante, più inclusivo e molte altre cose che si identificano nella vecchia definizione ”piu furbo”. I foil in oceano con 'sto concetto qui non centrano un tubo, forse su una barca a motore per ridurre i consumi, ma poi quando prendi un tocco di legno o una bombola del gas a 40 nodi li voglio vedere i passeggeri, o la famigliola.
La cosa più di valore a rischio vero, che questo nuovo modo di fare può buttare via, è il fascino che passa a chi di vela capisce poco, e attraverso la vela oceanica si è avvicinato alla vela in generale. Lo sapete tutti, il sogno nasce con Chichester, Moitessier, Tabarly, Colas e tanti altri che hanno raccontato delle imprese molto più difficili e impegnative per un uomo solo delle attuali. Se viene tolto questo in favore del tecnicismo, delle forzature della comunicazione, che trasforma 40 nodi in una tempesta, o che suggerisce che cacciarsi un una depressione, con solo 40 nodi e raffiche a 50, alla latitudine delle Canarie sia una cosa epica, del marketing che vende le magliette facendo la news nel sito ufficiale in fila a quelle che raccontano la regata, finisce tutto, perchè diventa visibilmente un pacco. La gente non è scema, sgama e riconosce e guarda ad altro. Oggi è pieno di sport estremi che affascinano, di donne e uomini che fanno cose incredibili con una tavola da surf, una fune, o delle rotelle di vario tipo, o solo con le mani e i piedi... e non hanno 5/9M di budget su 4 anni.
Per questo nascono con grande consenso giri del mondo che riportano a quel tipo di vela, come il Golden Globe vinto da Jean-Luc Van den Heede, peccato che abbia avuto un idiota come Mc Intyre al comando, che ha tarpato per lucro suo la comunicazione diretta da bordo, se no lo avremmo seguito come il Vendèe.
Ora sta nascendo il Global Solo Challenge, sembra interessante, se non fanno casino organizzativo. C'è sovrapposizione di lunghezza di barca con il Golden Globe, e allora fino a 37' conviene di brutto il Globe, perche sei tra i grossi della corsa invece che tra i piccoli, che nel frattempo si è convinto a lasciar comunicare da bordo. Poi al Solo Global hanno introdotto una classe 0 per accogliere barche più grosse e Class 40 vintage. Questo ha fatto perdere identità al progetto originale perché un Pogo o un Akilaria che parte un mese dopo massacra tutti lo stesso, diventa una gara tra di loro e tutti gli altri, che sono la storia delle regata, rimangono esclusi, messi da parte. Già a gente come me, che ha una barca classica di 53' piedi (Gallant 53'), non interessa più. Ottima cosa però per chi ha le barche giuste nelle classi per cui è nato Il Solo Global Challenge, in culo alla balena per la riuscita dell'evento.
Lodo anche l'iniziativa, e sono sicuro che se ne parlerà e sarà interessante, di rifare il giro del mondo in equipaggio in 4 tappe e con i presupposti iniziali: ma non vintage come proposto, barche moderne, grosse, roba da 18 a 24 metri, yachts di cui in giro ce n'è già una marea, Comanche, Rambler ecc. ecc., in modo che non sia la solita sfida a 4. Vedremo la prossima Ocean Race, ma secondo me andranno i soliti 4 anglosassoni, i Francesi snobberanno alla grande.
Non ce n'è, la formula vincente è un uomo solo in un'impresa difficile possibilmente nuova, non ha importanza la barca. Se poi diventa il solito stadio con tendenze consumistiche e markettare, dove vince chi ha più soldi, si perde tutto. SUPER OCCHIO che non la guardano più in un attimo la vela oceanica.
Chi ha vinto secondo voi il Vendée per il pubblico generalista? Dalin, Bestaven o Jean? Ha vinto Jean, e ha vinto da ancora prima dell'Equatore.
A chi ha telefonato Macron? A quello che ha significato di più per i francesi... e non aveva i foil. Oltre che il suo modo di essere, il suo più mostruoso vantaggio, su tutto e tutti, è stato proprio non averli.
E allora bisogna salvare il Vendèe di Dalin o quello di Jean?
Sono sicuro che quello che lo fa stare in piedi, con i numeri per cui gli sponsor ci si mettono, è il Vendèe di Jean. I markettari queste cose le sanno benissimo, ma devono gestire la regata oceanica in solitario di punta, in cui la tecnologia non può essere trascurata, cercheranno di unire le due cose, facendo ancora più casini. Un Vendée con due classi? Foiler e non foiler? Cagata. Rimarrà così, con limitazioni tecniche a foil e altro.
Quello che succederà di figo invece è che ci saranno dei “vecchi marinai dentro” ispirati da Jean, indipendentemente dall'età anagrafica, che andranno da Guillaume o Sam e gli diranno "voglio vincere un Vendée ma siccome non ho una lira, e voglio tirare e divertirmi, invece che stare in paranoia 24.000 miglia, fammi un IMOCA che costi poco, pesi poco e vada come uno sparo. Come un Class 40, che non sono certo barche ferme, ma solo prive di troppa roba che si muove sotto lo scafo. Sopra il ponte, o negli interni si può muovere tutto, e va da dio. Coraggio Fratello progettista, inventami qualcosa di nuovo per fottere i foiler”.
E lo vinceranno, mandando in pensione tutta 'sta storia.
A buon intenditore poche parole: Il Moana M35' WRC con interno Extreme, è da paura!!
Marco Nannini (non verificato)