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10/12/2020 - 16:10

Una voce sempre controvento: oceano che va, oceano che viene

Vittorio Malingri: eravamo più tecnici e coraggiosi

IL GRIDO DI GUERRA DEL NAVIGATORE: "SEMPRE A SUD DELLE FORZE IMPERIALI" - Un post facebook straripante dello storico navigatore, il primo italiano a partecipare al Vendée Globe, lascia aperta la discussione sul senso della grande vela oceanica da regata nel terzo millennio, come e perchè è cambiata in 30 anni. "Ho avuto tanta fortuna a vivere un epoca in cui le piste si aprivano ancora ed erano vere avventure. Oggi vedo un altro mondo, totalmente diverso dal mio specialmente nella marineria..."

 

I social, benedetti social. Ci vediamo lì, ci scrolliamo dei tocchi di mezzora di rumenta perchè sai che ogni tanto trovi la pepita, il diamante. E adesso che abbiamo trovato questo post di Vittorio Malingri che sta già facendo impazzire facebook, raccogliendo consensi, dividendo e facendo discutere, abbiamo pensato che valeva la pena riproporlo anche sul portale. Mica tutti passano i pomeriggi su facebook, magari in serata, quando in migliaia (non dico per dire, è la verità) ci si ritrova su Saily a spiluccare nella Situation Room del Vendée, o a rivedersi Soldini e gli altri in una puntata di SOLO su Saily TV, in parecchi hanno piacere a trovare l'ultima superba esternazione del nostro grande interprete degli oceani. 

Oceano Indiano otre 55 nodi in poppa con trinchette gemelle enormi. CS&RB, prototipo del Koala 50. Prima Whitebread Round the World Race 1972, nessuno c'era mai stato in regata. Sono cresciuto con sta roba sui muri di camera mia, con il libri dei loro giri del mondo scritti da Loro e dai loro amici avversari sui miei scaffali.

Diciamo che un idea di quello che succede oggi in Oceano Indiano c'è l'ho, anche per esserci andato a mia volta; scendendo oltre 50S e assaggiando onde anomale che arrivavano a metà di un albero di 26 metri dal acqua, con una barca autocostruita con 4 soldi, che andava fortissimo in poppa e che con 50 nodi e 10 di onda faceva dei surf superiori ai 2 minuti senza mai scendere sotto i 30 nodi, e ancora naviga. O eravamo totalmente fuori noi o qualcosa é cambiato....in peggio anche tecnicamente.

Oggi quando vedo il Vendée Globe vedo un altro mondo, totalmente diverso dal mio specialmente nella marineria. Sono brave Ragazze e Ragazzi ma si muovono lungo linee guida che io non avrei mai sposato ne mai sposerò.

55 nodi sono tanta roba, e quando ci penso non penso ai mega sponsorizzati a bordo di Imoca, per lo più demenziali, per prima cosa perché non riescono ad esprimere la loro velocità, poi perché i loro skipper sono lì a giocarsela con la barca, già é sufficiente in quei posti giocarsela con la natura. Mi fa veramente specie il livello di arroganza generale e soprattutto l'edizione 2020 non mi attira ne mi dice molto. Non sono un tifoso, anzi sono un "cliente difficile" proprio perché so di cosa si tratta, di come bisogna arrivarci e di come bisogna gestirla.

Poi vedo che invece il pubblico apprezza, nei commenti traspare questa rassegnazione moderna ad accontentarsi di poco, ad essere contenti di avere la versione di plastica anche del Vendée Globe, non solo del calcio o della Ferrari. Questo é l'unico buon sentimento umano di tutta la storia: accontentarsi.

Rispetto tutti ma una cosa la posso dire con certezza: ho avuto tanta fortuna a vivere un epoca in cui le piste si aprivano ancora ed erano vere avventure, in cui i marinai facevano cose veramente difficili con 4 soldi una pinza e del filo di ferro. In cui in proporzione si tiravano immensamente di più le barche senza troppe menate si rompe qui si rompe li o i sistemini che te lo dicono. Questa accettazione e anzi scusante/fascino di qualcosa di sbagliato che viene gestito da dei "fighi" nel dosare il gas non per regolare la velocità rispetto alla natura, ma perché se no muori e il massimo del minimo. Non solo più tecnici coraggiosi ed esperti, si era 100 volte metereologhi e capitani per sapere dove era una depressione, fare una posizione con onde di 10mt e il cielo grigio australe.

Quando vedo le foto e i video del Vendée 2020, sento i racconti, mi immedesimo subito, ma non in loro. Mi immedesimo in me stesso, in mio padre o mio zio, 8n Tabarly, in Colas e più di tutti in Vito Dumas, "ho capito che quando é dura ci vuole tanta velocità x scappare dai frangenti assassini", e via con "polaccone e mezzanella" giù dalle onde a manetta. Penso a Jean Luc Van den Heede, che a 70 anni su un Rustler 36 a chiglia lunga, la cosa peggiore che puoi usare in quei mari, ma almeno solida, ha da poco vinto il Golden Globe moderno. Mi immedesimo in Moitessier, che tantii moderni tecnici della vela, sempre sappiamo chi sia, vedono come un fastidioso fricchettone, dimenticandosi che il giro del mondo lo stava vincendo, con anni luce sul secondo, perché la sua barca era in proporzione più avanti di Hugo Boss oggi rispetto alle altre, perché lui era molto più bravo del piú bravo di oggi e perché aveva tanta umanità dentro e ce l'ha raccontata.

Oggi leggo che Jean Luc si ritira dalle corse. A Dusseldorf mi diceva che anche Lui é lontano da sto modo di concepire barche che hanno troppi limiti a navigare, di tutto che é diventato tutto commerciale. Lui si batteva per non avere il logo degli sponsor della regata sulle nostre barche, di impedire che come Imoca venissimo sfruttati. Dopo che ti sei fatto un culo così a trovare i soldi e farti la barca arriva uno stronzo che hai pagato x iscriverti alla sua regata, e pagato tantissimo, e vuole pure attaccarti sulle vele e sulla fiancata un pezzo di te che si é venduto per gli affari suoi. Da qui a dire vado a nord perché non ci sto dentro io e questa barca, ma sono già 10 gradi più a Nord di chiunque abbia corso li prima, tutelato da satelliti e organizzazione, non mi fa nessun sesso, anzi mi dispiace per te che ti rendi ridicolo davanti a chi sa, contando sul plauso di chi non sa. Organizzazione che non difende te ma il suo show.

Guardate Sodebo dove andrà. Lì a bordo ci sono marinai della mia generazione, dove i Dalin e i Gabart fanno il mozzo. E non ci sono organizzazioni di regate a rompere le scatole e decidere per te. I marinai di oggi non sono più uomini liberi ma costretti da cancelli. I cancelli hanno le sbarre . Questa cosa da sola é il fallimento della vela oceanica da show. Per fortuna, marinai e donne e uomini liberi ce ne sono in mare e in terra, pochi sul totale ma tanti di numero.

Non é un discorso da vecchi é solo dire: occhio che andate troppo piano, si inizia a vedere un po' troppo che é una storia finta e vi prendono anche per il culo. Fate una cosa che esiste per il fascino che ha esercitato su milioni di persone, di quel fascino rimangono solo delle immagini in diretta di una navigazione normale e l'esaltazione delle tragedie.

Team Malingri tira una bella linea oggi, e come sempre si posiziona molto più a Sud delle forze Imperiali, nel lato buono della forza. Orgoglioso di navigare sempre e solo con il Jolly Roger come unica bandiera a riva.

Voglio provare a riproporvela un avventura di quelle vere, che metta in luce un altro modo di fare un impresa, anche se la barca é la stessa ma 50 anni dopo, con tutto quello che comporta.

Se ho fortuna riuscirò a realizzare l'ultimo sogno che ho. Se ci riuscirò lo farò cercando di mettere in evidenza i valori che ho spiegato sopra, che non sono il rifiuto della tecnologia, anzi, bensì vivere e proporre l'emozione vera e autentica di quello che é la vela oceanica con cui siamo cresciuti e che ci ha catturato aruolandoci a vita sul "Olandese Volante". (facebook Team Malingri, 10.12.2020)

Sezione ANSA: 
Saily - News

Commenti

Damiano (non verificato)

In Italia si grida per tutto e per niente... L'articolo seguente mi sembra un po' più onesto! https://voilesetvoiliers.ouest-france.fr/course-au-large/vendee-globe/vendee-globe-michel-desjoyeaux-je-suis-effare-lorsqu-il-y-a-40-noeuds-tous-parlent-de-tempete-62546fb8-3aef-11eb-ab16-5f8e13f8f53b Con stima Damiano

Nuvola (non verificato)

Caro Vittorio come ti capisco! Ormai non è più come a bei tempi che furono: basta ripensare per un attimo alla primissima edizione della VOR, a quei tempi chiamata diversamente, vinta dalla Spagna 5 barche alla partenza, 2 che hanno dovuto abbandonare il giro e rientrare in porto quando erano già a metà percorso, 2 affondate, 1 sola che è riuscita a completare il giro nel tempo record, per l’epoca, di due anni, 11 mesi e 17 giorni: “Victoria”, il cui nome lasciava già presagire chi avrebbe terminato il giro per prima (e unica) purtroppo senza l’armatore, deceduto nel Pacifico che tanto pacifico non era anche con i navigatori oceanici e anche a quei tempi partecipare era un rischio. E che giro! Partenza tallonati dal Team Portoghese, molto agguerrito e un po’ scorretto, discesa sul Brasile, Capo Horn – pardon: lo stretto di Magellano - contromano, risalita del Pacifico fino alle Filippine, discesa fino a doppiare Capo di Buona Speranza e risalita fino all’arrivo. Il tutto senza GPS, VHF, carte meteo – anzi, senza carte e basta - shore team, idrogeneratori, vetroresina, carbonio o dacron e – udite udite – senza nemmeno un sestante, figuriamoci un Bris Altro che quei fighetti del Vendée che se ne vanno a spasso con quegli IMOCA con le ali che si rompono solo a guardarli e passano il tempo a guardare il meteo invece che a navigare!! Quello si che era navigare liberi, senza cancelli, lucchetti, recinzioni, erba da tagliare, piante da potare, le stagioni che non sono più quelle di una volta e le auto Euro 0 che non valgono più niente, alla faccia del progresso tecnologico che le fa andare ancora più piano: meglio la Fiat 1100 a 3 fari di mio nonno che ci avrebbe portato anche a Lugano, dalla zia. Tempi che quando un navigatore passava, gli dedicavano stretti e Capi e lo sponsor non imponeva loghi che rispondevano solo al più bieco capitalismo che offende i velisti con il vile denaro, offrendo in cambio un’inutile organizzazione e supporto, ma chiedeva solo un po’ d’oro e spezie allo sbarco a dimostrazione dell’avvenuto passaggio per lidi lontani. Certo, il supporto del Media Manager era ancora importante, basti pensare se ci ricordiamo di più di chi ha partecipato a vecchi e dimenticati Vendée e delle loro storie di timoni rotti o de “la relazione del primo viaggio attorno al mondo” di Antonio Pigafetta che non ci raccontava il rifiuto della tecnologia, anzi, bensì vivere e proporre l'emozione vera e autentica di quello che é la vela oceanica con cui siamo cresciuti e che ci ha catturato (cit.) E il buon Pigafetta ci ha raccontato anche di come la bandiera Spagnola spesso sia stata un anticipo, come furti e soprusi, di quella con teschio e tibie che sempre di predoni era, ma manco animati dallo spirito dell’esplorazione del navigatore portoghese e del reporter italiano o dello spirito del viaggio come conoscenza Lungi da me dire da che parte della Forza può stare se da quella di chi fa sventolare la Jolly Roger come emblema del “fare come ci pare”, rispetto a chi fissa delle regole per la sicurezza … però ho le mie idee in merito e forse anche tu metteresti un R2-D2 a gestirti l’elettronica di bordo, ma chiamandolo autarchicamente C1-P8 in nome dell’italianità che ti ha sempre contraddistinto. Buon vento Vitto’