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11/01/2016 - 16:15

Ci sono velisti e velisti/1

Il mondo (a vela)
è piccolo per me

Dona Bertarelli, 46 anni, è la prima donna a completare il giro del mondo in equipaggio per il Trofeo Jules Verne. Non ha battuto (per 45 ore) il record del grande Loick Peyron (il primo a congratularsi comunque), e ha perso ai punti con IDEC Sport di un altro grande, Francis Joyon, ma ha fatto segnare il secondo tempo di sempre. Chi è, da dove viene e dove vuole arrivare, ora che nella vela ha superato anche suo fratello Ernesto 

 
di Fabio Colivicchi


Dona Bertarelli è nata a Roma nel 1968, mentre in città gli studenti si scontravano con i celerini. Sorella minore di Ernesto, rampolli della famiglia che fondò nella Capitale l’industria farmaceutica Serono, poi destinata al boom dopo il trasferimento in Svizzera. Nel 2011 secondo Forbes la famiglia Bertarelli è la 81ma al mondo in termini di ricchezze. Dona è bionda, bella, ricca e non ha voglia di starsene ferma. Nel tempo si è occupata di vari business famigliari, dalla stessa Serono al turismo (ha diretto il Grand Hotel Park, 5 stelle a Gstaad acquistato dai Bertarelli nel 2003). Alla morte del padre ha fondato con Ernesto la Fondazione Bertarelli, impegnata in prima fila in iniziative sociali e filantropiche nel settore scientifico per la cura della infertilità.
 
Quanto alla carriera velica, Miss Bertarelli è da molti anni impegnata in tante attività e regate, specialmente sui multiscafi, con importanti risultati sulla classe di catamarani Decision 35 col suo Ladycat (nel 2010 è stata la prima donna timoniera a vincere un Bol d’Or), prima di dare vita alla straordinaria impresa di Spindrift Racing. Dopo un breve periodo con un Mod70, si è dedicata anima e corpo al maxi trimarano Spindrift 2 (ex Banque Populaire V), con l’obiettivo di dare vita a un tentativo sul record intorno al mondo Trofeo Jules Verne. Impresa riuscita a metà: il giro è stato infatti completato con successo, ma impiegando due giorni circa più del record che resta imbattuto. Ma prima sempre con Spindrift 2 Dona Bertarelli aveva vinto il Rolex Fastnet 2015 e stabilito il nuovo record della Discovery Route siperando quello di Franck Cammas del 2007 di oltre 20 ore.
 
Adesso è anche la velista più veloce intorno al mondo. Nel periodo dello stand by prima della partenza, inoltre, Dona si era concentrata sulle condizioni ambientali dell’oceano impegnandosi a condividere la sua esperienza di un viaggio intorno al mondo, le scoperte e il diario di bordo. In particolare ha mantenuto un'attiva corrispondenza con oltre 2000 bambini di scuole francesi e svizzere che sono partner del programma di Spindrift dedicato alle scuole per migliorare la comprensione delle aree marine e delle specie, spesso a rischio, che vivono in quelle zone. 
 
STANCA EPPURE CON LA FORZA DI SORRIDERE: QUALE FUTURO PER DONA?
Quarantasette giorni su una astronave-lavatrice, che corre a vela a 30 nodi giorno e notte sulle onde di tutti gli oceani del mondo, unica donna su 12 persone di equipaggio. Ci vogliono doti di leadership, ma anche pazienza, capacità di adattamento e grandi motivazioni, insomma serve essere marinai. E Dona ha dimostrato di essere un ottimo marinaio, benchè abbia condiviso le responsabilità del comando con il suo partner Yann Guichard. L’abbiamo vista timonare, girare i winch e i coffee, tirare cime, studiare la rotta al computer di bordo, commentare, coordinare le feste per i passaggi dei grandi capi, per Natale, per il nuovo anno. E adesso che la vediamo stanca all’arrivo, adesso che l’ondata di sensazioni con la dolcezza per l’arrivo e il meritato riposo e l’agro della sconfitta (record mancato e anche il confronto perso a cronometro con il più piccolo ed “economico” IDEC Sport), si mischiano e si riassumono sul suo volto, è proprio ora che si può trovare la vera Dona Bertarelli. Che infatti lascia tutti con questa certezza: “Ci riproveremo!” Una così, è sempre meglio averla in squadra, no?
 
LE PRIME PAROLE DI DONA A TERRA
“La risalita dell’Atlantico è stata lunga e impegnativa, mi sembrava che il tempo si fosse fermato. Fortunatamente ieri ci siamo resi conto che il traguardo era ormai vicino: è successo quando abbiamo doppiato la boa simbolica a 500 miglia da Ushant. E’ stato un momento speciale. Durante la notte non ho dormito molto ero emozionata e adrenalinica. Concludere questo giro del mondo per me ha rappresentato il raggiungimento di diversi obiettivi, anche se non abbiamo battuto il record del Jules Verne Trophy. Non ho rimpianti perché la cosa più importante era tornare a Ushant il più velocemente possibile e noi abbiamo fatto tutto quello che era possibile per raggiungere questo risultato.
 
Questo viaggio rappresenta una grande esperienza per me perché ci conosciamo tutti molto bene e ognuno di noi ha rispettato fino in fondo le individualità degli altri. E’ Stato bello perché siamo una squadra di veri amici. Sono anche molto contenta di avere avuto l’opportunità di esorcizzare le mie paure come il timore di fare un tuffo nell’oceano del Sud e di aver potuto continuare a comunicare con tutto il mondo condividendo le mie esperienze. Non mi sono mai sentita sola o isolata in questa avventura.”
 
 
IL GIRO DI SPINDRIFT 2 IN PILLOLE
Il team di Spindrift 2 ha tagliato il traguardo del Jules Verne Trophy al largo di Ushant, in Francia, alle ore 15:01 UTC di venerdì 8 gennaio, dopo 47 giorni, 10 ore, 59 minuti e 2 secondi trascorsi ininterrottamente in navigazione. Dopo quasi 29 mila miglia percorse a una velocità media di 25,35 nodi, Spindrift 2 ha chiuso il cerchio del suo primo viaggio intorno al mondo, conquistando il secondo miglior tempo nella storia. In questo tentativo l'equipaggio capitanato da Yann Guichard non ha battuto il tempo record fissato da Loïck Peyron (45 giorni, 13 ore e 42 minuti) per una differenza di 1 giorno, 21 ore e 9 minuti. Tuttavia Spindrift 2 è stato 20 ore, 45 minuti e 50 secondi più veloce del tempo fissato da Franck Cammas nel 2010. Durante il suo viaggio ad alta velocità, il maxi trimarano ha abbassato il record in tre sezioni del percorso (Ushant-Equatore, Ushant-Tasmania e Ushant-Cape Horn) e, per alcune ore, ha detenuto il record di traversata dell'oceano Indiano.
 
Spindrift 2 è partito per il suo giro del mondo nella notte del 22 novembre e ha fatto ritorno nel pomeriggio dell'8 gennaio, appena prima del tramonto. A bordo del maxi trimarano Dona Bertarelli, Yann Guichard, Sébastien Audigane, Antoine Carraz, Thierry Duprey du Vorsent, Christophe Espagnon, Jacques Guichard, Erwan Israël, Loïc Le Mignon, Sébastien Marsset, François Morvan, Xavier Revil, Yann Riou e Thomas Rouxel.
 
 
IL GIRO DI IDEC SPORT
C’è tanto da dire (e lo diremo in un altro servizio che la redazione di Saily sta preparando, su IDEC Sport, l’altro trimarano, e sul suo equipaggio, a partire dallo skipper Francis joyon, forse al suo ultimo tentativo (ma con lupi di mare così, mai dire mai) sul Verne, che ha guidato una squadra di navigatori letteralmente affamati di onde. Dieci metri più piccolo di Spindrift, la metà delle persone di equipaggio (6 contro 12), IDEC Sport ha tagliato la linea di Ushant solo 4 ore dopo. 47 giorni, 14 ore e 47 minuti: il terzo miglior tempo di sempre sul giro del mondo a vela. Un podio che resta glorioso.

 
SU SAILY TV I MIGLIORI VIDEO DEL TROFEO JULES VERNE DA SPINDRIFT 2 E IDEC SPORT

 
LE PRIME PAROLE A TERRA DI YANN
"Il passaggio a sud di Capo di Buona Speranza è stato uno dei momenti più importanti per me, ma tagliare la linea di arrivo davanti a Ushant è stato un sollievo. Non nel senso di liberazione, perché non mi sono sentito prigioniero, anzi ho apprezzato molto questo giro del mondo, però era arrivato il momento di avere una pausa. Di certo ci sono stati momenti di stress, ma fa parte del mio lavoro. Questo Jules Verne Trophy mi ha riservato diverse nuove esperienze, come appunto quella di fare il giro del mondo, doppiare i tre Capi e navigare per cosi tanti giorni consecutivi senza mai toccare terra. Ho davvero voglia di tornare in mare. La barca è stata preparata alla perfezione per questa sfida, in futuro avremo bisogno soltanto dell'aiuto delle giuste condizioni metereologiche. I mari del sud sono magici. L'oceano Indiano è piuttosto grigio, ma il Pacifico ci ha regalato dei colori incredibili quando siamo scesi quasi fino al 60° parallelo sud. Non scorderò mai gli uccelli che ci hanno seguito durante la navigazione, come gli albatros e le procellarie.
 
La paura più grande è arrivata quando abbiamo urtato un oggetto con il foil: ho pensato che saremmo stati costretti a ritirarci. Sono davvero felice di essere arrivato qui a Ushant, perché, da Capo Horn in poi, la risalita dell'Atlantico è stata davvero impegnativa e ha messo a dura prova sia la barca che l'equipaggio."
 
 
La prima volta insieme
L’equipaggio è stato in grado di gestire questa sfida attraverso gli oceani per oltre un mese e mezzo. L’incredibile esperienza accumulata in un giro del mondo come questo appena finito, ha dimostrato che tutto il lavoro di ottimizzazione svolto lo scorso inverno ha pagato in senso assoluto: con un’attrezzatura più leggera e un albero leggermente più corto, Spindrift 2 è stata più sicura con vento forte e più maneggevole con vento leggero senza peraltro compromettere le sue qualità in queste condizioni.
 
Purtroppo i tre imponenti fronti perturbati e le aree di alta pressione che hanno caratterizzato l’oceano Indiano dopo le isole Kerguelen, il Pacifico prima di Capo Horn e il Sud Atlantico a largo del Brasile, hanno rappresentato ostacoli insormontabili anche per gli sforzi e la perseveranza dell’equipaggio di Spindrift 2. Questo senza contare le avverse condizioni meteo con venti contrari che hanno costretto Spindrift 2 a navigare a lungo di bolina in Atlantico all’altezza dell’Argentina e dell’Uruguay.  Infine l’anticiclone delle Azzorre, posizionato tra le Canarie e la Florida, non ha certo aiutato l’ultima parte della sfida. T
 
utto il team di Spindrift può essere orgoglioso del risultato raggiunto in questa sfida e per aver concluso un lungo viaggio intorno al mondo nonostante i problemi riscontrati, come la rottura della parte bassa del foil di sinistra in oceano Indiano dopo aver urtato contro un oggetto non identificato. La collisione ha causato la rottura e ha impedito, di fatto, al team di ottenere il record di percorrenza in oceano Indiano. In seguito si è verificato un problema sull’albero riparato in navigazione all’altezza dell’Uruguay. 
 
I record ottenuti
I 14 velisti a bordo di Spindrift 2 hanno ottenuto quattro record parziali di percorrenza nel corso del tentativo di battere il record principale quello del Jules Verne Trophy. Il primo record è quello da Ushant (la partenza) fino all’Equatore raggiunto in soli 4 giorni, 21 ore e 29 minuti a una sbalorditiva media di 30,33 nodi sulla rotte teorica (la più breve). Il secondo quello da Ushant al Sud della Tasmania che simbolizza l’ingresso in oceano Pacifico: 20 giorni, 4 ore e 37 minuti.
 
Tra l'altro, Spindrift 2 ha detenuto, pur se soltanto per breve tempo, anche il record di percorrenza dell’oceano Indiano con un tempo di 8 giorni 04 ore e 35 minuti, che è stato battuto dopo poche ore da IDEC Sport, anche lui partito da Ushant il 22 novembre scorso. Infine il terzo record: da Ushant a Capo Horn in 30 giorni, 4 ore e 7 minuti, con un vantaggio di 18 ore e 11 minuti rispetto a Banque Populaire V, il precedente detentore.
  
La condivisione del tempo e dello spazio a bordo
Il giro del mondo ha regalato all'equipaggio una grande esperienza di vita, raccolta lungo le miglia percorse attraverso i tre oceani. Un viaggio intorno al mondo non è per i deboli di cuore: dalla sofferenza per il freddo dei mari del sud, all'estenuante caldo equatoriale, sfidando gli spruzzi di acqua gelida che colpiscono il volto a oltre 60 km orari, con il pensiero degli iceberg e, non ultimo, essendo intrappolati con altre 13 persone in una scatola di 20m³ ...
 
I partner di Spindrift racing salutano il ritorno a casa del team: 
“Mirabaud vuole congratularsi con l’equipaggio di Spindrift 2 che ha gestito un eccezionale giro del mondo. Tutti noi e tutto il nostro personale abbiamo seguito con passione il Jules Verne Trophy" Antonio Palma, managing partner e CEO di Mirabaud & Cie SA.
 
“Mi congratulo con Dona, Yann e con tutto l’equipaggio per aver completato con successo il loro giro del mondo. Rendo onore al loro coraggio e alla loro tenacia.” Fabio Cavalli, CEO e fondatore di Genes-x.
 
“Zenith è davvero orgogliosa di essere partner di Spindrift racing e di aver avuto l’opportunità di seguire questa eccitante avventura che ha visto l’equipaggio stabilire una serie di nuovi record.” Aldo Magada, Presidente e CEO di Zenith.
 
 
Spindrift 2, i numeri
Partenza da Ushant: giovedì 22 novembre 2015 alle ore 04:01:58 UTC
Passaggio alla longitudine di Capo di Buona Speranza: venerdì 4 dicembre, 02:06 GMT
Ushant - Capo di Buona Speranza: 11 giorni, 22 ore e 4 minuti
Differenza con Banque Populaire V: più 16 minuti e 14 secondi
 
Passaggio alla longitudine di Cape Agulhas: venerdì 4 dicembre, 04:04 GMT
Ushant - Cape Agulhas: 12 giorni, 00 ore e 2 minuti
Differenza con Banque Populaire V (WSSRC Record): più 12 minuti e 44 secondi
 
Passaggio alla longitudine di Cape Leeuwin (115° 08’ E): giovedì 10 dicembre alle 15:27:15 GMT
Ouessant - Cap Leeuwin: 18 giorni, 11 ore, 25 minuti e 17 secondi
Differenza con Banque Populaire V: più 11 ore, 25 minuti e 17 secondi
12 295 miglia percorse a una media di 27,73 nodi
 
Passaggio alla longitudine di South Cape of Tasmania: sabato, 12 dicembre, 8h39 GMT
Ouessant - Tasmania: 20 giorni, 04 ore, 37 minuti
Cape Agulhas - Tasmania : 8 giorni, 04 ore, 35 minuti
Differenza con Banque Populaire V: meno 2 ore e 34 minuti 
 
Passaggio a Capo Horn: martedi 22 dicembre, 08h09 GMT
Ouessant - Cape Horn: 30 giorni 04 ore 07 minuti
Differenza con Banque Populaire V: meno 18 ore 11 minuti
 
Passaggio dell'Equatore al ritorno:giovedì 31 dicembre alle 17:33 UTC
Tempo Ushant - Equatore: 39 giorni 13 ore 31 minuti
Differenza con Banque Populaire V: più 1 giorno 10 ore 46 minuti
 
Arrivo a Ushant: venerdì 8 gennaio alle 03:01 UTC
Tempo partenza Ushant/ arrivo Ushant: 47 giorni 10 ore 59 minuti 2 secondi
28.875 miglia percorse a una media di 25.35 nodi (18.96 nodi sulla rotta diretta)
Differenza con Banque Populaire V: più 1 giorno 21 ore 45 minuti e 50 secondi
Differenza con Groupama 2 nel 2010: meno 20 ore 45 minuti e 50 secondi
 
                                                                                                                                                                                

Commenti

ITANOVANTASEI (non verificato)

Caro Colivicchi, c'è un piccolo errore, riguarda la Serono, nulla di velicamente rilevante però ... Negli anni settanta - ottanta la Serono era una piccolissima azienda di proprietà di una nota famiglia di velisti italiani, a quel tempo sportivamente impegnati nella formazione della squadra nazionale per l'Admiral's. Parlo dei Violati, di Mario Violati in particolare, ovvero dell'unico armatore, skipper che aveva il vezzo di progettare le proprie barche, portando avanti idee piuttosto personali, con risultati davvero notevoli, tanto da riuscire appunto a competere per l'Admiral's, sebbene l'originalità di quei disegni forse non poteva reggere il passo dei migliori yacht del periodo, però rendeva unico quel tentativo sportivo ed aumentava il "valore aggiunto" dell'operazione: onore al merito! Ebbene, in quel periodo, la Serono era praticamente dismessa e, poiché mio padre collaborava con alcune consulenze per il gruppo industriale della famiglia Violati (Ferrarelle, Sangemini e diverse altre), ottenne di poter "giocare" con la Serono, allo scopo di mettere a punto i primi prodotti per l'alimentazione enterale e parenterale delle persone ricoverate negli ospedali o, comunque, non in grado di nutrirsi autonomamente. Mio padre fu infatti il primo docente di Scienza dell'Alimentazione in Italia. Il "gioco" dei prodotti concepiti per la Serono, allora formulazioni di assoluta avanguardia, ebbe successo e quell'azienda risorse, divenne importante, redditizia e di notevole valore. Nacque così e si sviluppò la "Fondazione Serono", appunto per dare un impulso ulteriore per lo studio di questi prodotti destinati a salvare tante vite: non sempre lo scopo è quello di ottenere un compenso economico ... talvolta qualcuno preferisce che la parte più importante sia morale, tra questi gli attori di quella operazione, la famiglia Violati e mio padre! Poi la Serono fu effettivamente venduta ai Bertarelli, probabilmente ai genitori di Ernesto e Dona, che appunto in quel periodo risiedevano a Roma e probabilmente avevano stretti contatti con i Violati. Successivamente il boom della Serono e la passione per la vela dei membri della famiglia Bertarelli. Ultimo particolare divertente: fu sempre mio padre, ancora una volta tramite una azienda che sosteneva quelle attività, a seguire altre imprese di vela oceanica dal punto di vista medico e specialmente per il bilanciamento dell'alimentazione in ambienti e situazioni estreme come quelle di una navigazione in solitario per periodi prolungati - talvolta anche sei mesi, allora le barche erano molto più lente - . L'azienda in questione in questo caso era la Plasmon e l'atleta oceanico era Ambrogio Fogar, dalla sua prima avventura importante, l'OSTAR del 1972 fino al giro del mondo del 1976 . Successivamente, quando a Fogar nacque una figlia, pur rimanendo in ottimi rapporti, mio padre gli disse di fare a meno di lui, perché non riteneva che le sue imprese estreme potessero essere compatibili con la responsabilità di essere padre. E dire che mio padre non era un velista, temeva il mare, come nuotatore era estremamente scarso e che, quando saliva sulle mie prime derive, urlava come un matto temendo il peggio a 300 metri da riva ...
Caro ITANOVANTASEI, grazie delle precisazioni, che in realtà lasciano al lettore la possibilità di scoprire da solo nomi e cognomi: in ogni caso, complimenti a tuo padre, che ha lanciato le prime idee vincenti che hanno fatto decollare la Serono poi compiuta con i Bertarelli, e alla base della Plasmon e della collaborazione con un grande navigatore come Ambrogio Fogar. Chi non riesce a ricostruire i nomi resterà con grande curiosità, il che fa parte di un buon giornalismo... Quanto a Mario Violati, oltre ad averlo conosciuto personalmente posso dire anche che abbiamo collaborato per pochi mesi al tempo in cui lui era presidente dell'AICI (la prima associazione degli armatori d'altura) e io fondatore e direttore di Fare Vela. La sua "voglia di vela" è sempre stata intensa e tradotta in azioni concrete. Oltre all'Admiral's, Violati fu dietro anche alla prima sfida italiana all'America's Cup, perchè favorì l'arrivo in Italia del 12 metri USA che fece da barca lepre di Azzurra...