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21/11/2013 - 12:51

Formazione FIV: tra premi e mal di pancia

Formazione Istruttori FIV: un premio dall’ISAF, e uno schiaffo dalla base. Dove sta la verità?
 
 
Il premio consegnato dall’ISAF alla FIV per la formazione dei nostri istruttori: ne da conto un comunicato stampa della stessa FIV, che in parte riportiamo. Sono tutte rose e fiori? A gelare gli entusiasmi, proprio questi giorni è arrivata in redazione la lettera di un Istruttore federale, che tocca temi delicati ed espone alcune critiche che meritano riflessione.
 
Proprio questo è lo spirito di questo post: riflessione. Parola desueta e pratica quasi abbandonata, in questa vita di corse affannose. Proviamo a fare uno stop, e a riflettere. Molti degli appunti di questo Istruttore sono ben noti, al centro dell’analisi di alcuni (pochi) illuminati dirigenti federali, in parte già superati o in via di soluzione. Altri sono storiche storture del nostro sistema, che meritano la lente d’ingrandimento. Tanto più adesso, che l’ISAF ha addirittura premiato la nostra formazione Istruttori, no? Buona lettura. I commenti e le idee di ogni tipo sono bene accette e questo spazio è vostro.
 
1) L’ISAF PREMIA LA FIV PER IL SUO PERCORSO DIDATTICO: IL COMUNICATO FIV…

(federvela.it) L’ISAF Training and Development Department, il gruppo di lavoro della Federazione Mondiale della Vela (ISAF) che si occupa della formazione e dello sviluppo, ha annunciato di aver dato il pieno riconoscimento al percorso didattico ideato dalla Federazione Italiana Vela per la formazione dei suoi istruttori federali.
 
Il percorso della FIV è stato ritenuto idoneo agli standard dell’ISAF e ha quindi ricevuto l’ISAF Recognized Training dopo un’accurata visita in Italia di Olivier Bovyn, Chairman del Development & Youth Committee dell’ISAF, avvenuta tra il 19 e il 24 ottobre a seguito alla specifica richiesta di certificazione da parte di Walter Cavallucci, Consigliere Federale referente dell’area sportiva e dei rapporti internazionali, nonché membro dello stesso Development & Youth Committee.
 
Il riconoscimento, consegnato a Genova presso la sede della FIV, attesta che la Federazione Italiana Vela è in grado di attuare e proporre programmi di formazione rispondenti agli standard richiesti dall’ISAF e la FIV è l'unico ente sportivo in Italia autorizzato a potersi fregiare del logo “ISAF Recognized Training”, riconoscimento che ha una durata tre anni e i cui requisiti propedeutici sono costantemente monitorati da una commissione di esperti internazionali.
 
“La Federazione Italiana Vela è l'ottava autorità sportiva Nazionale nel mondo ad aver ottenuto questo riconoscimento da parte dell’ISAF, grazie a un programma ambizioso che sta già dando degli ottimi risultati”, ha dichiarato Walter Cavallucci.
 
 
2) …I MAL DI PANCIA DELLA BASE. LA LETTERA DI UN ISTRUTTORE
 
Gentile dott. Colivicchi,
Sono un istruttore FIV, giovane e con tanta voglia di insegnare. C’è una domanda che mi sovviene da tempo, già dopo 2-3 anni di attività ho iniziato ad intravedere qualche crepa enorme nella “protezione” della categoria di cui faccio parte, e vorrei riuscire a far nascere una discussione sul suo blog, che seguo assiduamente.
 
La domanda è questa: perché si pensa sempre alle classi olimpiche (che per carità è cosa buona e giusta) ma non si parte mai ad analizzare la base? Come se per costruire le case partissero dal tetto invece che iniziare a creare delle buone fondamenta.
 
Vi sono alcune realtà di cui non capisco come la FIV possa TOLLERARNE o peggio APPREZZARNE l’esistenza:
 
1) Ci sono circoli che operano come scuole vela FIV, i quali NON hanno istruttori federali nello staff poichè qualcuno mette le firme  per avviare la scuola vela.
 
2) Ci sono ragazzi che fanno regate i quali NON sono seguiti da istruttori/allenatori federali e che per tali vengono considerati senza averne il titolo.
 
3) Perché si continuano a far corsi istruttori che sputano e veramente ribadisco sputano fuori istruttori: non motivati, non capaci ma la cosa peggiore è NON istruiti a far quel che devono, non esiste un metodo portato avanti in scala NAZIONALE per la crescita di un bambino che inizia a far vela.
 
Nei corsi che ho eseguito di praticante istruttore (ora divenuto allievo istruttore) e di I livello, non è mai stato detto insegnate ai bambini a tenere lo stick in questo modo, a sedersi in quest’altro anzi mi è capitato che due istruttori non fossero neanche d’accordo (uno diceva il bambino si può sedere in barca e l’altro diceva non condivido deve sedersi sul bordo e mai in barca)…
 
Peccherò di superbia ma ritengo di esser a conoscenza per vari motivi di cosa dover insegnare e come farlo (poi non sarò perfetto per carità) ma i ragazzini a cui ho insegnato hanno tutti ottenuto risultati più che dignitosi nelle classi in cui hanno regatato.
 
Le uniche cose di effettiva utilità che vengono insegnate ai corsi, sono i rischi legali che si incorrono con l’attività. Per esempio: dovete avere le dotazioni di sicurezza, e se non le avete dovete impuntarvi col circolo rifiutandovi di lavorare; con molta ironia oserei dire: ma che intelligente questo tipo di approccio/insegnamento visti i punti 1 e 2 sopra citati, i circoli cosa possono rispondere :non vuoi tu? Avanti un altro che si lamenta meno, tanto basta prendere il primo che ha fatto qualche giorno di vela o forse che non è mai salito in barca…
 
Non è mai passato in mente a nessuno di creare una sorta di organo di controllo per questi circoli? L’avere un referente a cui segnalare cose poco chiare nel proprio circolo ed eventualmente togliere il diritto alla scuola vela marchiata FIV (ovviamente dopo controlli a sorpresa presso la sede del club).
 
Non sto contestando assolutamente gli allenatori giovanili tra le cui fila dagli Optimist ai 420, passando per qualche spunto della classe Laser ce ne sono di bravissimi che meriterebbero anche prove a piani più alti e son sicurissimo che molte delle scuole vela italiane abbiano al loro interno dei preparati maestri, ma tale percentuale è talmente risicata che mi rende impossibile chiudere un occhio!
 
Ma mi chiedo: di tutti i bambini/ragazzi di ambo i sessi che affrontano questo sport quanti: vengono persi per mancanza di motivazione degli istruttori che non fanno entusiasmare i bambini perdendoli a favore di altri sport? O per incapacità degli istruttori, che li fanno spaventare?
O per il pressapochismo dei circoli che sfruttano la scuola vela per far soldi e continuare la loro attività dentro le loro quattro mura senza in realtà portare nulla di concreto all’attività sportiva successiva.
 
Forse sono troppe domande, troppe risposte da dare, troppi interessi di svariato tipo. In altri sport però non funziona così almeno per quanto ne so. Le scuole tennis hanno un metodo, tutti gli istruttori sanno come si tiene una racchetta (questa non viene tenuta nel 1960 alla stessa maniera che nel 2013), i materiali si sono evoluti e le tecniche di conseguenza, a vela le assicuro che ci sono ancora problemi di sorta, ci sono istruttori che fanno tenere lo stick in maniera errata e anche posizioni in barca.
 
Le scuole di sci proteggono i maestri, chi fa attività senza patentino viene denunciato... qua siamo noi a permetterlo e ripeto potremmo anche non accorgerci e chiudere un occhio riguardo le scuole vela pensando cose del tipo come fai a controllarle tutte, è un'utopia, ma se alle regate sui gommoni salgono persone senza brevetto e se ne hanno le prove poiché i moduli di assistenza vengono firmati con nome, cognome e tessera FIV, allora ce le andiamo proprio a cercare.
 
A livello olimpico gli atleti ormai adulti dopo anni di attività potranno anche scegliersi allenatori nel passato, e reputo siano capaci di intendere e volere e saper giudicare la qualità delle persone a cui si affidano, ma con i bambini questo non è possibile, non hanno quasi mai un corretto giudizio critico( a livello tecnico) ed i genitori molte volte sono estranei al mondo della vela (anzi fanno il 99% delle volte più danni che guadagni), potrà intervenire la fiv a livello giovanile su questo aspetto?
 
Paragonando gli sport a una piramide, c’è una base a cui vi sono i bambini e c’è la punta con gli atleti olimpici, ma per com’è ora organizzata la FIV sotto questo aspetto, siamo ridotti alla piramide romboidale di Snefru, la quale in parte crollò alla base poiché fu sbagliata l’inclinazione iniziale che ne provocò il collasso, portando i costruttori a modificarla, a metà edificazione. Continuiamo ad aggiustare il tiro sempre da metà piramide in sù, ma la parte inferiore continua a crollare. Bisogna allargare la base (istruttori capaci ed istruiti a dovere, e la stessa cosa per i circoli) e tenere la giusta inclinazione (il metodo).
 
Ci sono i pro e contro in ogni cosa ed ogni cambiamento, anche gli egizi passarono dalle piramidi a gradoni, passando per quella di Snefru, finendo per creare le magnifiche piramidi di Giza.
Ci hanno provato, hanno sbagliato, e le generazioni successive han corretto gli errori sfruttandoli a loro favore.
Con l’immobilismo attuale non avremo mai TANTE belle piramidi in futuro, ma una qua e là sorta per qualche architetto (atleta) o lavoratori (istruttori/allenatori) fuori dal comune.
 
Augurandole un buon lavoro.
Cordiali saluti
(Lettera firmata)

 
RIFLESSIONE 1
Caro Istruttore (firmato con nome e cognome che preferisce non pubblicare, e non capisco perchè), sono tante domande è vero. Quella principale, sulla piramide e sulla base giovanile da allargare pensando al futuro a lunga scadenza più che all’immediato e olimpico, devo risponderti che il tema è centrale per la FIV, da lungo tempo. Quanto questa centralità, questo mettere a fuoco il problema, abbia prodotto in termini di programmi e risultati, forse è prematuro dirlo. Come saprà ci sono stati anni di grandi cambiamenti, con i cosiddetti programmi Under 16, Under 19, e l’unificazione dei moduli didattici delle scuole vela federali è una chimera inseguita da decenni. Raccogliendo poco, in verità, ma questo anche per l’indolenza di gran parte della periferia (come evidenzia anche la sua lettera).
 
Ben altro discorso invece quello che riguarda la “tolleranza” da parte della FIV di certe pratiche e comportamenti. Ogni programma è niente, senza i controlli sulla sua applicazione. Discussione aperta.

Commenti

jurij marino (non verificato)

L'ISAF ha premiato la formazione istruttori FIV, ma se chiedo l'equipollenza del titolo italiano con quello inglese non è possibile, significa che il percorso di crescita britannico è differente o di differente qualità? Qual'è allora la finalità del riconoscimento?

jurij marino (non verificato)

La RYA mi ha risposto cosi "Dear Jurij Thank you for your email. I am afraid there is no equivalence between the two instructor awards – you would need to undergo assessment to become an RYA Dinghy Instructor. Kind regards Dawn Seymour Administrator, National Sailing Scheme Royal Yachting Association"

jurij marino (non verificato)

La FIV conferma quanto detto dalla RYA "Premesso che Lei è in possesso di un titolo rilasciato da una Federazione di vela riconosciuta ISAF. e che i documenti in suo possesso, tesserino, diploma, libretto ed il nominativo pubblicato nel sito FIV, lo certificano,non esiste però al momento un protocollo d' intesa con le altre Federazioni che automaticamente riconosca l'equipollenza di un titolo. Anzi, titoli e percorsi formativi sono senz'altro differenti in ogni Federazione. Nella Normativa FIV è previsto il riconoscimento di titoli conseguiti presso altre Federazioni riconosciute ISAF ma non è possibile entrare nel merito delle Normative di altre Federazioni. Pertanto Le consiglio di rivolgere il quesito direttamente alla RYA chiedendo, se possibile, il riconoscimento del suo titolo ed allegando copia della documentazione in suo possesso e, visto che questo è il primo caso che mi capita con la RYA,sarebbe interessante sapere che cosa Le risponderanno..... cordiali saluti Simonetta Rovelli "
Gentile Jurij, ha ricevuto un'ottima risposta da parte degli uffici federali, gentile e competente. Resta il fatto che, non essendoci riconoscimenti reciprovi dei rispettivi cicli formativi e relativi titoli, ciascuno a casa propria fa per sè. Non ci sarebbe neanche troppo di male. L'Europa unita non esiste neanche per le banche figurarsi per gli istruttori o i maestri di vela... Dunque torna la domanda originaria: allora a cosa serve il "premio" ISAF alla formazione FIV?

Anonimo (non verificato)

Ricordo che nella Normativa Federale Istruttori di qualche anno fa, forse 2008, era scritto che il brevetto Fiv avrebbe potuto essere riconosciuto dalle altre Federazioni Nazionali Europee riconosciute dall'Isaf. Rya e mondo anglosassone a parte :)

Anonimo (non verificato)

Come la FIV può riconoscere un istruttore straniero(vedi normativa)credo che anche le altre nazioni dovrebbero fare lo stesso e se non volessero farlo, bisognerebbe scrivere all'ISAF il cui presidente oltretutto è il nostro presidente Croce e chiedere di intervenire per un'armonizzazione dei comportamenti europei ed internazionali. Relativamente alla promozione della Base, pare che finalmente la FIV nel 2014 investirà nella promozione delle Scuole di Vela. Tutte le segnalazioni fatte dovrebbero essere inoltrate al Comitato di Zona competente e alla FIV per conoscenza al fine di stimolare gli uffici preposti ad attenzionare i casi prospettati e trovare le soluzioni non semplici. Ignazio Florio Pipitone

Romano Less (non verificato)

Le critiche del nostro giovane istruttore sembrano riprese dalle conversazioni che si facevano già quando cominciavo io ad occuparmi della vela come didattica, 1965! I tempi erano più "casarecci" le tecniche meno precise, la burocrazia FIV ancora embrionale, ma il vizio nazionale era già ben radicato, soprattutto per la cronica fame dei circoli, dove solo con il sacrificio di pochi (illusi?) i molti potevano avvicinarsi alla vela. Ecco allora i problemi: istruttori volontari e niente affatto qualificati, impossibilità per un giovane di intraprendere una dignitosa carriera che gli permettesse di vivere come i suoi colleghi del tennis o dello sci, già ai tempi ben difesi e giustamente retribuiti. Un mio cugino avvocato disertava lo studio per fare il maestro di sci: -guadagno di più e mi diverto pure! - mi diceva, e in Abruzzo, mica a Cortina. Non so se una rigida difesa "sindacale" della categoria sia l'unica soluzione, certo utile a limitare gli esagerati abusi che sono sotto gli occhi di tutti. Pensavo che un diverso approccio al problema si potrebbe configurare creando uno staff di "ispettori didattici" itineranti, che a sorpresa o su richiesta di un circolo vadano a passare un week end sul campo, riportando al centro le loro deduzioni sul funzionamento globale della scuola vela, e all'occorrenza fornendo brevi stages di verifica e aggiornamento in loco. Gli oneri non sarebbero eccessivi rispetto a quelli delle riunioni centralizzate, e si potrebbe avere una migliore e soprattutto non mediata conoscenza delle realtà territoriali. Pensate a quanti atleti di livello ormai anziani sarebbero disponibili a dedicare qualche settimana in giro per l'Italia a dispensare esperienze e consigli, non solo critiche e rabbuffi. Romano Less.