Le critiche del nostro giovane istruttore sembrano riprese dalle conversazioni che si facevano già quando cominciavo io ad occuparmi della vela come didattica, 1965!
I tempi erano più "casarecci" le tecniche meno precise, la burocrazia FIV ancora embrionale, ma il vizio nazionale era già ben radicato, soprattutto per la cronica fame dei circoli, dove solo con il sacrificio di pochi (illusi?) i molti potevano avvicinarsi alla vela.
Ecco allora i problemi: istruttori volontari e niente affatto qualificati, impossibilità per un giovane di intraprendere una dignitosa carriera che gli permettesse di vivere come i suoi colleghi del tennis o dello sci, già ai tempi ben difesi e giustamente retribuiti. Un mio cugino avvocato disertava lo studio per fare il maestro di sci: -guadagno di più e mi diverto pure! - mi diceva, e in Abruzzo, mica a Cortina.
Non so se una rigida difesa "sindacale" della categoria sia l'unica soluzione, certo utile a limitare gli esagerati abusi che sono sotto gli occhi di tutti. Pensavo che un diverso approccio al problema si potrebbe configurare creando uno staff di "ispettori didattici" itineranti, che a sorpresa o su richiesta di un circolo vadano a passare un week end sul campo, riportando al centro le loro deduzioni sul funzionamento globale della scuola vela, e all'occorrenza fornendo brevi stages di verifica e aggiornamento in loco. Gli oneri non sarebbero eccessivi rispetto a quelli delle riunioni centralizzate, e si potrebbe avere una migliore e soprattutto non mediata conoscenza delle realtà territoriali. Pensate a quanti atleti di livello ormai anziani sarebbero disponibili a dedicare qualche settimana in giro per l'Italia a dispensare esperienze e consigli, non solo critiche e rabbuffi.
Romano Less.
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03/10/2016 16:09