La ricostruzione dei fatti. E cosa fare
La ricostruzione dei fatti. E cosa fare
Salone: l'accordo che serve a tutti
Due saloni alternativi? Quali sono le ragioni e le visioni che si contrappongono, quali gli attori, le aziende, le istituzioni? E soprattutto: cosa fare tutti per far succedere le cose che servono al bene della vela nel suo complesso
Cosa succede alla vela e al salone nautico di Genova? Il prossimo ottobre vedremo le vele in Fiera o al Marina Aeroporto? O peggio, ne vedremo un po' di qua e un po' di la? Quali sono le ragioni e le visioni che si contrappongono, quali gli attori, le aziende, le istituzioni? E soprattutto: cosa fare tutti per far succedere le cose che servono al bene della vela nel suo complesso? Una mini-inchiesta di Saily.it per capire. Cominciando con una ricostruzione dei fatti.
Il 52° salone nautico di Genova è in preparazione. Il clima di crisi e le gravi difficoltà di molte aziende si fanno sentire. Già nel 2011 il salone ha avuto una forte contrazione di spazi espositivi e visitatori. E quest'anno si profila un ulteriore ridimensionamento. Fiera e UCINA sono in trincea, devono fronteggiare un mercato crollato clamorosamente, e le disdette di parecchi operatori. Il primo lay-out che circola sul salone del prossimo ottobre prevede un taglio netto dell'area Ovest, la Marina 2 e Mondoinvela. Quest'ultima sembra destinata allo stretto corridoio tra i padiglioni B e C. L'aria è pesante e l'incertezza regna sovrana.
Anche la vela è colpita dalla crisi come gli altri segmenti del settore, e come accaduto spesso da parecchi anni, prova a rivendicare con UCINA un trattamento che tenga conto delle sue specifiche esigenze e delle sue caratteristiche. Ci sono riunioni e incontri, si parla anche delle tariffe espositive, che però nonostante tante richieste di adeguamento, restano invariate.
A questo punto, siamo a maggio, scatta il contropiede di un gruppo di operatori della vela, che annunciano la volontà di andare a esporre le proprie barche negli stessi giorni e nelle stesse date del salone, sempre a Genova ma presso il Marina Aeroporto. Una vera e propria "diaspora", che sorprende tutti (compresa la maggior parte dei media specializzati), perché arriva da una sorta di news sul web e non porta alcuna firma (di associazioni, istituzioni o consorzi). Per provare a trovarne una si deve fare un passo indietro, ad aprile, quando Vela & Vela (che è il nome sia di una associazione nata per aggregare operatori del settore vela, sia di un evento espositivo-promozionale che si svolge a Porto San Rocco, Muggia, Trieste) dopo anni di crescita vive una fase difficile, e si spacca al proprio interno, tra "falchi" e "colombe". I primi non fanno mistero di voler puntare subito a un evento per la vela a Genova, alternativo al salone nautico, mentre i secondi sono più prudenti e vorrebbero una fase di diplomazia e trattative. Vincono i primi, e il presidente-fondatore di Vela & Vela, Gennaro Coretti (Adria Ship concessionario Elan), lascia la carica a Aldo Zadro, titolare della veleria omonima. Ma l'accelerazione è ormai sfuggita di mano a Vela & Vela: il 28 maggio anche Zadro viene messo in minoranza dalla linea dura, e sostituito da Luigi Boldrini (Catalina Italia). Proprio Boldrini risulta tra i firmatari della lettera indirizzata alle autorità genovesi da parte degli operatori che spiegano la scelta di esporre al Marina Aeroporto. Dunque Vela & Vela può essere indicato come una delle sigle che stanno dietro alla proposta. Nel processo si perde per strada qualcuno: Zadro e Harken, ad esempio, annunciano che non esporranno né al salone né all'Aeroporto.
Poi c'è una breve fase in cui il coordinamento dei "ribelli" viene tenuto dal direttore di un mensile specializzato. Da questa fonte arriva, il 21 maggio, la notizia che parla di "27 tra i più importanti cantieri" e di "versamento di anticipo per la prenotazione spazi". La stessa news aggiunge che dal Marina Aeroporto partirà un battello di collegamento con il salone nautico e la fiera. Per essere un evento auto-organizzatosi non c'è male.
Questa "ufficializzazione" viene ovviamente presa malissimo dalla Fiera di Genova e da UCINA, che annunciano azioni legali (per concorrenza sleale), confermano che molti altri operatori della vela, a partire dai cantieri leader come Beneteau e Jeanneau, saranno presenti in Fiera, e anticipano ulteriori miglioramenti per il lay-out dell'area della vela nel salone nautico. Non manca una secca smentita sul battello tra Marina Aeroporto e Fiera: "nessun collegamento diretto tra quartiere fieristico e Marina Aeroporto sarà consentito". Nei giorni successivi scendono in campo anche le istituzioni cittadine, dal nuovo sindaco Marco Doria, alla Regione Liguria, tutti lamentano la decisione dei "dissidenti" della vela di spostarsi fuori dal salone.
Questi ultimi replicano con un'altra lettera indirizzata proprio alle istituzioni, che ha l'intento di spiegare le ragioni della scelta: dalle mancate risposte di UCINA alle istanze avanzate dal settore vela negli anni, all'insoddisfazione verso il salone per una serie di problemi logistici, alla possibilità di ricompattare aziende che avevano già deciso di non venire a Genova e di dare vita a eventi propri in altre località. Davanti alle minacce di querele, i dissidenti rivendicano i diritti connessi alla libertà di impresa e accusa di "miopia" le istituzioni. Ma soprattutto, come si legge: "L'offerta del Salone Nautico di Genova è stata giudicata, dal nostro gruppo, non più adeguata alle proprie necessità e fuori mercato rispetto alle relative possibilità". Il nodo più grosso, in sostanza, è individuato nelle tariffe espositive, che Fiera rifiuta di adeguare (del resto se lo facesse per la vela, come potrebbe non farlo per gli altri segmenti, visto che la crisi c'è per tutti?).
La lettera-manifesto, a oggi l'ultima e più completa versione delle visioni espresse dai "dissidenti", porta la firma di 15 realtà aziendali (14 considerando che Bavaria e Cantiere del Pardo fanno parte dello stesso gruppo) che rappresentano complessivamente 23 marchi cantieristici. I conti non tornano rispetto ai 27 annunciati nella prima news, ma ci vanno comunque vicino. 15, 23 o 27 che fossero, non sarebbero comunque la maggior parte di quelli che erano al salone del 2011. In aggiunta, e per chiudere questa ricostruzione delle origini e dell'approfondirsi di questa diaspora, dalla Fiera confermano che Beneteau e Jeanneau (cantieri leader mondiali del settore) saranno regolarmente al salone. Non sono i soli (si sa già che ci sarà anche Elan, e in assenza di comunicazioni contrarie dovrebbero esserci anche Vismara e Baltic, e altri), FIV e LNI stanno preparando i loro eventi (sarà il salone del dopo-Olimpiadi) e c'è da attendersi nei prossimi giorni un'escalation di annunci su chi sta di qua e chi sta di la...
Intanto l'immagine della vela è già stata intaccata, perché la separazione è finita sui giornali (una pagina sul Corriere della Sera, con commenti di Giovanni Soldini ("Una parte della vela se ne va dal Salone? Immagino siano aziende con problemi di budget. Non mi scandalizza.") e Massimo Procopio ("Questa situazione rischia di penalizzare tutti, gli espositori e anche i visitatori che avranno difficoltà a raggiungere, se vogliono, location diverse e distanti"). Tartassata dalla Finanza e considerata erroneamente elitaria, la vela non aveva bisogno di questa ulteriore campagna negativa o almeno confusionaria. Bastava organizzarsi, e questo non è stato fatto. La vela in Italia non è rappresentata: non è riuscita a farsi rappresentare da UCINA, non sta riuscendo neanche a farlo da sola.
Pensate alla confusione nella testa del povero visitatore, appassionato di vela e barche, possibile cliente, acquirente. Qualcuno, in questa lotta feroce tra aziende in crisi, mercato sempre più rarefatto, enti fiera sempre più arroccati, riesce a pensare ancora a questa categoria? Dove andranno i visitatori che a Genova cercano la vela? Prima in Fiera e poi all'Aeroporto? O viceversa, dipende dall'orario del biglietto, dai programmi, dal tempo a disposizione. O sceglieranno solo una delle due location, se hanno intenzione di vedere un certo tipo di barca e sanno dove sarà esposta? O non verranno per niente (come faranno gli Harken e gli Zadro), e cercheranno le informazioni sul web, o direttamente dalle reti dei dealer dei cantieri?
Per quanto riguarda l'evento alternativo, intanto, si sa ancora ben poco persino sulle tariffe. Si dice che esporre all'Aeroporto "costa meno". Ma sarà vero? Qual è la figura organizzatrice? Come e quanto si pagherà l'assicurazione? E chi pensa alle autorizzazioni, alla sicurezza, serviranno i Vigili del Fuoco, e chi li pagherà? E la campagna di comunicazione, che qualcuno vorrebbe suddivisa tra i partecipanti in proporzione all'area espositiva? Se io volessi esporre a chi devo rivolgermi?
Le colpe di UCINA nella vicenda sono tante e non si possono tacere. Per anni l'associazione di categoria non ha dato il giusto rispetto e risalto alla vela al proprio interno, salvo sfruttarne le straordinarie forze per la promozione ai giovani della passione e della cultura del mare. Ancora per anni non s'è stato nessuno in UCINA capace di ascoltare e tradurre in aspetti pratici le istanze e le richieste del mondo della vela. Il "tavolo della vela" non si è mai veramente apparecchiato. La "commissione vela" è stata governata da personaggi che venivano dal motore... La sensazione che la vela fosse trattata da "parente povera" è stata sempre molto netta. E va riconosciuto che l'uscita dei dissidenti ha segnato un punto di visibilità e di unità di un buon numero di operatori della vela: si sono compattati.
Questo apre in questa fase per certi versi drammatica, un'opportunità straordinaria. Se il comparto si mette in testa di fare sistema e non di disgregarsi seguendo le urla di falchi più o meno improvvisati, e spesso interessati. Adesso è il momento degli interessi comuni e non individuali. A quanto ci risulta sono in corso contatti informali tra UCINA e alcuni dei cosiddetti dissidenti. L'auspicio è che prevalga la ragionevolezza. Gli elementi per un accordo sono già in circolo: la cronica mancanza di rappresentatività in UCINA potrebbe essere superata con un riconoscimento di Vela & Vela dentro alla Confindustria nautica, rafforzato da una concreta collaborazione e l'apporto di UCINA all'organizzazione dell'evento primaverile di promozione della vela (vedi Porto San Rocco). In più c'è la questione lay-out: col salone tutto da ridisegnare, in Fiera sembrano presi da improvvisa fantasia e disponibilità. L'ultima versione con la vela da tappeto rosso, al centro del salone sia nell'area coperta Mondoinvela (padiglione D) che nei posti in acqua nel Marina, può andare incontro a parecchie richieste degli stessi dissidenti. Se arrivasse anche un segnale simbolico sulle tariffe, diventerebbe difficile proseguire ancora la strada per l'Aeroporto, che abbiamo visto è piena di incognite.
Riassumendo, e così aggiornando in parte anche la prima posizione presa sulla vicenda: c'è una crisi durissima, da "si salvi chi può", un salone storico e una associazione di categoria un po' ingessati e bloccati, presi in contropiede da una fetta importante di un segmento economico che per la prima volta forse sta riuscendo a esprimersi compatto. Passata la rabbia e messe da parte le rivalità frutto di interessi personali, le due parti devono incontrarsi, parlarsi e trovare un accordo vantaggioso per entrambe e per la Vela. E' chiedere troppo?
TRA GLI ALLEGATI DA SCARICARE, PER SAPERNE DI PIU' (COLONNA DI DESTRA):
- L'ULTIMO LAY OUT PER LA VELA AL SALONE DI GENOVA
- LA LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI "DISSIDENTI"
Cosa succede alla vela e al salone nautico di Genova? Il prossimo ottobre vedremo le vele in Fiera o al Marina Aeroporto? O peggio, ne vedremo un po' di qua e un po' di la? Quali sono le ragioni e le visioni che si contrappongono, quali gli attori, le aziende, le istituzioni? E soprattutto: cosa fare tutti per far succedere le cose che servono al bene della vela nel suo complesso? Una mini-inchiesta di Saily.it per capire. Cominciando con una ricostruzione dei fatti.
Il 52° salone nautico di Genova è in preparazione. Il clima di crisi e le gravi difficoltà di molte aziende si fanno sentire. Già nel 2011 il salone ha avuto una forte contrazione di spazi espositivi e visitatori. E quest'anno si profila un ulteriore ridimensionamento. Fiera e UCINA sono in trincea, devono fronteggiare un mercato crollato clamorosamente, e le disdette di parecchi operatori. Il primo lay-out che circola sul salone del prossimo ottobre prevede un taglio netto dell'area Ovest, la Marina 2 e Mondoinvela. Quest'ultima sembra destinata allo stretto corridoio tra i padiglioni B e C. L'aria è pesante e l'incertezza regna sovrana.
Anche la vela è colpita dalla crisi come gli altri segmenti del settore, e come accaduto spesso da parecchi anni, prova a rivendicare con UCINA un trattamento che tenga conto delle sue specifiche esigenze e delle sue caratteristiche. Ci sono riunioni e incontri, si parla anche delle tariffe espositive, che però nonostante tante richieste di adeguamento, restano invariate.
A questo punto, siamo a maggio, scatta il contropiede di un gruppo di operatori della vela, che annunciano la volontà di andare a esporre le proprie barche negli stessi giorni e nelle stesse date del salone, sempre a Genova ma presso il Marina Aeroporto. Una vera e propria "diaspora", che sorprende tutti (compresa la maggior parte dei media specializzati), perché arriva da una sorta di news sul web e non porta alcuna firma (di associazioni, istituzioni o consorzi). Per provare a trovarne una si deve fare un passo indietro, ad aprile, quando Vela & Vela (che è il nome sia di una associazione nata per aggregare operatori del settore vela, sia di un evento espositivo-promozionale che si svolge a Porto San Rocco, Muggia, Trieste) dopo anni di crescita vive una fase difficile, e si spacca al proprio interno, tra "falchi" e "colombe". I primi non fanno mistero di voler puntare subito a un evento per la vela a Genova, alternativo al salone nautico, mentre i secondi sono più prudenti e vorrebbero una fase di diplomazia e trattative. Vincono i primi, e il presidente-fondatore di Vela & Vela, Gennaro Coretti (Adria Ship concessionario Elan), lascia la carica a Aldo Zadro, titolare della veleria omonima. Ma l'accelerazione è ormai sfuggita di mano a Vela & Vela: il 28 maggio anche Zadro viene messo in minoranza dalla linea dura, e sostituito da Luigi Boldrini (Catalina Italia). Proprio Boldrini risulta tra i firmatari della lettera indirizzata alle autorità genovesi da parte degli operatori che spiegano la scelta di esporre al Marina Aeroporto. Dunque Vela & Vela può essere indicato come una delle sigle che stanno dietro alla proposta. Nel processo si perde per strada qualcuno: Zadro e Harken, ad esempio, annunciano che non esporranno né al salone né all'Aeroporto.
Poi c'è una breve fase in cui il coordinamento dei "ribelli" viene tenuto dal direttore di un mensile specializzato. Da questa fonte arriva, il 21 maggio, la notizia che parla di "27 tra i più importanti cantieri" e di "versamento di anticipo per la prenotazione spazi". La stessa news aggiunge che dal Marina Aeroporto partirà un battello di collegamento con il salone nautico e la fiera. Per essere un evento auto-organizzatosi non c'è male.
Questa "ufficializzazione" viene ovviamente presa malissimo dalla Fiera di Genova e da UCINA, che annunciano azioni legali (per concorrenza sleale), confermano che molti altri operatori della vela, a partire dai cantieri leader come Beneteau e Jeanneau, saranno presenti in Fiera, e anticipano ulteriori miglioramenti per il lay-out dell'area della vela nel salone nautico. Non manca una secca smentita sul battello tra Marina Aeroporto e Fiera: "nessun collegamento diretto tra quartiere fieristico e Marina Aeroporto sarà consentito". Nei giorni successivi scendono in campo anche le istituzioni cittadine, dal nuovo sindaco Marco Doria, alla Regione Liguria, tutti lamentano la decisione dei "dissidenti" della vela di spostarsi fuori dal salone.
Questi ultimi replicano con un'altra lettera indirizzata proprio alle istituzioni, che ha l'intento di spiegare le ragioni della scelta: dalle mancate risposte di UCINA alle istanze avanzate dal settore vela negli anni, all'insoddisfazione verso il salone per una serie di problemi logistici, alla possibilità di ricompattare aziende che avevano già deciso di non venire a Genova e di dare vita a eventi propri in altre località. Davanti alle minacce di querele, i dissidenti rivendicano i diritti connessi alla libertà di impresa e accusa di "miopia" le istituzioni. Ma soprattutto, come si legge: "L'offerta del Salone Nautico di Genova è stata giudicata, dal nostro gruppo, non più adeguata alle proprie necessità e fuori mercato rispetto alle relative possibilità". Il nodo più grosso, in sostanza, è individuato nelle tariffe espositive, che Fiera rifiuta di adeguare (del resto se lo facesse per la vela, come potrebbe non farlo per gli altri segmenti, visto che la crisi c'è per tutti?).
La lettera-manifesto, a oggi l'ultima e più completa versione delle visioni espresse dai "dissidenti", porta la firma di 15 realtà aziendali (14 considerando che Bavaria e Cantiere del Pardo fanno parte dello stesso gruppo) che rappresentano complessivamente 23 marchi cantieristici. I conti non tornano rispetto ai 27 annunciati nella prima news, ma ci vanno comunque vicino. 15, 23 o 27 che fossero, non sarebbero comunque la maggior parte di quelli che erano al salone del 2011. In aggiunta, e per chiudere questa ricostruzione delle origini e dell'approfondirsi di questa diaspora, dalla Fiera confermano che Beneteau e Jeanneau (cantieri leader mondiali del settore) saranno regolarmente al salone. Non sono i soli (si sa già che ci sarà anche Elan, e in assenza di comunicazioni contrarie dovrebbero esserci anche Vismara e Baltic, e altri), FIV e LNI stanno preparando i loro eventi (sarà il salone del dopo-Olimpiadi) e c'è da attendersi nei prossimi giorni un'escalation di annunci su chi sta di qua e chi sta di la...
Intanto l'immagine della vela è già stata intaccata, perché la separazione è finita sui giornali (una pagina sul Corriere della Sera, con commenti di Giovanni Soldini ("Una parte della vela se ne va dal Salone? Immagino siano aziende con problemi di budget. Non mi scandalizza.") e Massimo Procopio ("Questa situazione rischia di penalizzare tutti, gli espositori e anche i visitatori che avranno difficoltà a raggiungere, se vogliono, location diverse e distanti"). Tartassata dalla Finanza e considerata erroneamente elitaria, la vela non aveva bisogno di questa ulteriore campagna negativa o almeno confusionaria. Bastava organizzarsi, e questo non è stato fatto. La vela in Italia non è rappresentata: non è riuscita a farsi rappresentare da UCINA, non sta riuscendo neanche a farlo da sola.
Pensate alla confusione nella testa del povero visitatore, appassionato di vela e barche, possibile cliente, acquirente. Qualcuno, in questa lotta feroce tra aziende in crisi, mercato sempre più rarefatto, enti fiera sempre più arroccati, riesce a pensare ancora a questa categoria? Dove andranno i visitatori che a Genova cercano la vela? Prima in Fiera e poi all'Aeroporto? O viceversa, dipende dall'orario del biglietto, dai programmi, dal tempo a disposizione. O sceglieranno solo una delle due location, se hanno intenzione di vedere un certo tipo di barca e sanno dove sarà esposta? O non verranno per niente (come faranno gli Harken e gli Zadro), e cercheranno le informazioni sul web, o direttamente dalle reti dei dealer dei cantieri?
Per quanto riguarda l'evento alternativo, intanto, si sa ancora ben poco persino sulle tariffe. Si dice che esporre all'Aeroporto "costa meno". Ma sarà vero? Qual è la figura organizzatrice? Come e quanto si pagherà l'assicurazione? E chi pensa alle autorizzazioni, alla sicurezza, serviranno i Vigili del Fuoco, e chi li pagherà? E la campagna di comunicazione, che qualcuno vorrebbe suddivisa tra i partecipanti in proporzione all'area espositiva? Se io volessi esporre a chi devo rivolgermi?
Le colpe di UCINA nella vicenda sono tante e non si possono tacere. Per anni l'associazione di categoria non ha dato il giusto rispetto e risalto alla vela al proprio interno, salvo sfruttarne le straordinarie forze per la promozione ai giovani della passione e della cultura del mare. Ancora per anni non s'è stato nessuno in UCINA capace di ascoltare e tradurre in aspetti pratici le istanze e le richieste del mondo della vela. Il "tavolo della vela" non si è mai veramente apparecchiato. La "commissione vela" è stata governata da personaggi che venivano dal motore... La sensazione che la vela fosse trattata da "parente povera" è stata sempre molto netta. E va riconosciuto che l'uscita dei dissidenti ha segnato un punto di visibilità e di unità di un buon numero di operatori della vela: si sono compattati.
Questo apre in questa fase per certi versi drammatica, un'opportunità straordinaria. Se il comparto si mette in testa di fare sistema e non di disgregarsi seguendo le urla di falchi più o meno improvvisati, e spesso interessati. Adesso è il momento degli interessi comuni e non individuali. A quanto ci risulta sono in corso contatti informali tra UCINA e alcuni dei cosiddetti dissidenti. L'auspicio è che prevalga la ragionevolezza. Gli elementi per un accordo sono già in circolo: la cronica mancanza di rappresentatività in UCINA potrebbe essere superata con un riconoscimento di Vela & Vela dentro alla Confindustria nautica, rafforzato da una concreta collaborazione e l'apporto di UCINA all'organizzazione dell'evento primaverile di promozione della vela (vedi Porto San Rocco). In più c'è la questione lay-out: col salone tutto da ridisegnare, in Fiera sembrano presi da improvvisa fantasia e disponibilità. L'ultima versione con la vela da tappeto rosso, al centro del salone sia nell'area coperta Mondoinvela (padiglione D) che nei posti in acqua nel Marina, può andare incontro a parecchie richieste degli stessi dissidenti. Se arrivasse anche un segnale simbolico sulle tariffe, diventerebbe difficile proseguire ancora la strada per l'Aeroporto, che abbiamo visto è piena di incognite.
Riassumendo, e così aggiornando in parte anche la prima posizione presa sulla vicenda: c'è una crisi durissima, da "si salvi chi può", un salone storico e una associazione di categoria un po' ingessati e bloccati, presi in contropiede da una fetta importante di un segmento economico che per la prima volta forse sta riuscendo a esprimersi compatto. Passata la rabbia e messe da parte le rivalità frutto di interessi personali, le due parti devono incontrarsi, parlarsi e trovare un accordo vantaggioso per entrambe e per la Vela. E' chiedere troppo?
TRA GLI ALLEGATI DA SCARICARE, PER SAPERNE DI PIU' (COLONNA DI DESTRA):
- L'ULTIMO LAY OUT PER LA VELA AL SALONE DI GENOVA
- LA LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI "DISSIDENTI"
robertopendibene (non verificato)