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15/01/2015 - 19:35

Confindustria Nautica senza presidente

UCINA nel caos
Perotti si dimette

Era nell'aria e si è verificato: Massimo Perotti, presidente UCINA (la Confindustruia nautica) da soli 8 mesi, ha presentato le proprie dimissioni al Consiglio Direttivo. Lamberto Tacoli (vice presidente anziano) è il reggente. Entro 90 giorni nuove elezioni. Ma la nautica adesso sembra davvero in altomare...


Voci che si rincorrevano, mal di pancia, situazioni difficili, capriole dialettiche: alla fine il patatrac è arrivato, l'associazione confindustriale della nautica italiana, UCINA, è senza presidente, avendo preso atto delle dimissioni irrevocabili di Massimo Perotti, che la guidava solo dal maggio scorso.

All'origine della decisione, che non ha precedenti nella storia dell'associazione delle aziende nautiche, una serie di concomitanze ma soprattutto l'impossibilità per Perotti di perseguire concretamente il programma innovativo sul quale aveva basato la propria presidenza.

Così oggi Perotti ha comunicato al Consiglio Direttivo rtiunito a Genova la sua decisione di rimettere il mandato ricevuto dall’Assemblea di maggio. Preso atto dell’irrevocabilità della decisione, il Consiglio ha nominato la Commissione Saggi per l’avvio delle consultazioni, cui seguirà nel mese di aprile la convocazione dell’Assemblea dei Soci per le nuove elezioni.
 
"UN PASSO NECESSARIO PER UN FUTURO PIU' FORTE"
Con i soliti strani discorsi che si fanno in queste circostanze, Perotti definisce de dimissioni una decisione sofferta e irrevocabile: “Ho scelto con dolore le dimissioni, perché lo ritengo un passo necessario per il futuro di UCINA, che auspico potrà essere più forte, unitaria e concentrata sul bene comune. E’ un momento di crisi in cui bisogna saper reagire con rapidità: la strada che ho cercato di intraprendere in questi mesi andava in questa direzione, ma ho maturato il convincimento che sia mancato in UCINA quel confronto proattivo e positivo necessario per poter dare attuazione al mio programma. Assicuro la mia disponibilità a collaborare da oggi con il Consiglio Direttivo e la Commissione Saggi per l’individuazione di una figura che possa proseguire, con decisione e consenso, un progetto finalizzato ad una rinnovata convergenza di interessi in Associazione”.

Insomma Perotti abbandona perchè si è accorto di non riuscire a portare avanti il suo programma, per resistenze interne, immobilismi, forse correnti contrarie, vecchie ingessature dell'ente. Ma nonostante le sue parole le dimissioni rischiano di essere una cura ben peggiore del male. In piena crisi, come la fotografa l'ormai ex capo di UCINA, la nautica italiana avrebbe bisogno in primo luogo di una immagine unitaria, di un volto unico, di una guida sicura. Invece adesso si dovrà scandagliare alla ricerca di personaggi disponibili e che rientrino nel "profilo" della continuità che predica Perotti. Allora perchè si è dimesso?

A volte ruoli associativi richiedono una elasticità di fondo, un approccio "politico" che comporta la capacità di assorbire i colpi, piegarsi e andare avanti. Certamente Perotti non ha avuto questa capacità. Le sue preregative di manager affermato evidentemente non si sono saldate con il nuovo ruolo istituzionale. Con Perotti decade anche la sua Giunta, che aveva tra gli altri un vicepresidente "velico" come Fabio Planamente (Cantiere del Pardo). Quindi al danno si aggiunge la beffa. Una associazione nel caos non ha più la forza contrattuale che dovrebbe avere nei confronti del legislatore (con parecchie normative sulla nautica che necessitano di essere seguite e indirizzate), e nella capacità di leggere il mercato e i trend.

Anche il salone nautico di Genova, già sbatacchiato da anni di crisi e ridimensionamenti, subisce un colpo dall'impasse di UCINA. Perotti aveva lanciato l'idea della kermesse nautica in congiunzione con tempi e valori di Expo 2015, ma anche quella strada è finita in un vicolo cieco. Per non parlare dell'appuntamento dedicato alla vela a primavera, che lo scorso anno aveva funzionato in fiera e che quest'anno - in mancanza di accordi tra Ucina e l'editore che l'organizza - si sposterà altrove con prevedibili conseguenze negative.

Ora, ai sensi dello Statuto dell’Associazione è previsto che, entro 90 giorni, venga convocata una Assemblea per eleggere il nuovo presidente. In questo tempo, rivestirà il ruolo vacante il vicepresidente più anziano in carica, ovvero Lamberto Tacoli.  
 
E' stata nominata una Commissione di Saggi che presenterà, dopo un’ampia attività di consultazione degli Associati, al Consiglio direttivo una o più candidature alla presidenza, da proporre all’Assemblea. Sono stati chiamati alle funzioni di Saggi i Consiglieri Barbara Amerio, Corrado Salvemini e Ferruccio Villa. Ai lavori partecipano il Presidente del Collegio dei Revisori Franco Dodero e il Presidente del Collegio dei Probiviri Saverio Cecchi.

Il comunicato ufficiale di UCINA attribuisce ai successi della gestione di Massimo Perotti il mandato conferito alla nuova società I Saloni Nautici per l’organizzazione del Salone Internazionale di Genova 2014 che ha raggiunto, grazie all’efficienza delle attività, e pur in un momento di forte crisi del settore, il pareggio economico. Ci sarebbe da discutere sul modo in cui si è realizzata quella spin-off, affidata a un past-president chiacchierato come Anton Albertoni, col quale Perotti smentisce di aver avuto frizioni.
 
Il problema vero si chiama presente e futuro. L’industria nautica italiana è leader nel mondo e dimostra capacità di ideare, progettare, costruire, come paladino del Made in Italy. “Per restare in questa posizione – secondo Perotti – UCINA ha bisogno di mantenere unità di intenti e un percorso comune a tutti i Soci che sappia essere un messaggio forte e unitario sia nei confronti del nostro mercato nazionale, che ha bisogno di essere ricostruito, sia di quello internazionale dove non possiamo perdere la posizione che la nautica italiana ha saputo conquistarsi”. insomma, voi state uniti, che io mi dimetto. Ci capite qualcisa?

Forse davvero è venuto il momento di cambiare tutto nella rappresentanza delle aziende del settore, forse insieme a Perotti oggi si è "dimessa" anche UCINA...


 

Commenti

Massimo Franchini (non verificato)

UCINa, Perotti si è dimesso: problema o opportunità ? Dalla prima lettura della rassegna stampa pare che tutti conoscano le “vere cause” delle dimissioni di Perotti, scatenandosi in congetture e dietrologie varie. Se vogliamo metterla in positivo, possiamo anche aggiungere che Perotti è stato onesto a riconoscere che la sua presidenza fosse un fattore di divisione. Non possiamo però dimenticarci che questi elementi di divisione erano tutti ben presenti e chiari anche a Maggio quando Perotti accettò quella che, già allora, sembrava una croce inevitabile. Il mio parere, basato su qualche decina d’anni di frequentazione dell’associazione e sulla conoscenza personale dei personaggi e degli ambienti, è che la verità sia molto più semplice: Perotti, in questo momento, ha altro da fare e deve pensare alla sua azienda che sicuramente non ha bisogno di Ucina ….! E’ chiaro che, con questi presupposti, non ci fosse molto da sperare e quindi hanno ragione quelli che dicono: chi glielo ha fatto fare? Non lo sapeva che guidare Ucina in un momento come questo volesse dire dedicargli anima, cuore e cervello? Ora, se c’è una cosa che a Perotti non manca è sicuramente il cervello che, soprattutto in mancanza degli altri due attributi, avrebbe dovuto farlo desistere dall’imbarcarsi in questa avventura. Che questa vicenda fosse nata male lo dice anche la sostanziale mancanza di un programma e di una vera strategia che non fosse un “renziano” proclama di buoni propositi che andavano dall’appello all’unità, al rilancio del Salone e del Made in Italy. Manca solo un ecumenico: “fate i bravi” e poi la fiera delle ovvietà sarebbe stata al completo.. Sicuramente, nello scenario attuale, pretendere di avere le idee chiare sul futuro o avendole, chiedere a tutti i componenti di una famiglia composita e contraddittoria, di condividerle e ricompattarsi per realizzare tali idee, non è ne facile ne privo di rischi ma, altrettanto certamente, partorire ogni giorno una nuova iniziativa, dichiarando una mattina che il mondo è grigio e la mattina dopo che è blù, è garanzia di sicuro fallimento. Ma, quello che è ancor peggio è pretendere di avere l’appoggio di persone che non sono mai state minimamente consultate ne tantomeno coinvolte su quelle stesse vaghe idee e meravigliarsi che emergano contrasti o che i detrattori prendano il sopravvento. Il lavoro di confronto sui programmi e di raccolta del consenso andava fatto prima per pretendere poi unità e fedeltà alla linea … che non è certamente retta. Queste cose Perotti le sa benissimo e non gli mancano certo visione strategica e capacità manageriale. Quello che è mancato, in questo specifico caso, è solo l’interesse a raggiungere l’obbiettivo. O meglio, la consapevolezza che gli interessi di San Lorenzo non collimano esattamente con quelli di Ucina, se non altro, per l’impiego di tempo e di risorse intellettuali. E’ ovvio che, chiamato a scegliere dallo staff di San Lorenzo, non ha avuto dubbi e ha salutato Ucina, per la quale: “Assicura, fin da oggi, la sua piena disponibilità a collaborare con il Consiglio Direttivo”, riconquistando così, oltre alla libertà da un impegno troppo gravoso, la legittimità a rappresentare i “suoi” interessi senza l’obbligo di curare anche i “nostri”. Come dicevo prima: Viva la chiarezza! Tutto questo lascia però un enorme interrogativo: Cosa è cambiato da maggio ad oggi all’interno di Ucina che possa far sperare di trovare quella figura istituzionale e operativa al tempo stesso, capace di trascinare (non basterà solo spingere) la nautica fuori dal guado? Esiste qualcuno talmente sopra le parti da poter riaffermare, senza ombre e tentennamenti, la superiorità del comparto nautico italiano in tutto il mondo?. Superiorità che, paradossalmente, ci viene ampiamente riconosciuta a livello individuale ma che nessuno oggi, sembra in grado di incarnare in nome di tutti. Personalmente credo i produttori di Megayachts non abbiano bisogno di Ucina, intesa come sindacato, semmai serve loro una lobby che ne rappresenti tutta la specificità. Nello stesso tempo, la nautica minore sta letteralmente sparendo e non è in grado, da sola, di mettere in campo le risorse economiche e professionali capaci di difenderla, rappresentarla e, ancor di più, rilanciarla. In questo quadro molti si chiedono: Che sia venuto il momento di un Presidente-manager che si guadagni la pagnotta in base ai risultati? Io non ne sono sicurissimo ma la questione va posta e una risposta va data molto in fretta se non vogliamo che Perotti passi alla storia come “Last President” di Ucina. Nonostante la situazione sopra rappresentata non sia certo rosea per la nautica, emerge però una prospettiva molto interessante per il Salone Nautico genovese che probabilmente è sfuggita alla maggioranza dei commentatori di professione: La società: “I saloni Nautici”, ben gestita da quel Anton Albertoni che, secondo me, è stato uno dei migliori Presidenti di Ucina, in perfetta e involontaria solitudine, essendo di fatto l’unico referente organizzativo della manifestazione, sta trasformando in maniera sempre più decisa, il Salone genovese da “mostra mercato” a kermesse popolare. Questo processo si integra e interagisce con la logica di trasformazione dell’Italia nautica da: produttore e fornitore di prodotti a luogo di utilizzo e fornitore di servizi relativi a quei prodotti. In sintesi si sta, (io dico: finalmente), assistendo allo spostamento del core-business dall’industria nautica al turismo nautico. Questo processo va definitivamente reso esplicito e su questo bisognerà puntare per i prossimi anni. L’Italia è, e resta, il più grande, articolato, vario e affascinante “luogo” in cui usare le barche e tutto quello che ha a che vedere col mare. Se questo incontrovertibile ma non automatico processo, riuscirà a convivere anche con una massiccia dose di capacità ideativa e una, se pur ridotta, attività produttiva, benissimo. Ma, da oggi, sia chiaro a tutti che il “driver” dovrà essere l’uso della barca e dei suoi succedanei: windsurf, aquiloni, subacquea, pesca sportiva, macchine volanti e quant’altro utile a godere il mare e non più la sua produzione. Se tutto questo è vero e se l’Ucina potrà credibilmente continuare a rappresentare TUTTO questo variegato mondo, forse è anche logico che a guidarla non sia un industriale giustamente ossessionato dai fatturati e dalle logiche produttive e commerciali legati al passato, ma qualcuno che sappia proiettarla nel futuro. Arch. Massimo Franchini