Storia | Regata > Vela Oceanica

11/10/2013 - 12:50

Capita anche ai migliori: Jean Pierre Dick e Roland Jourdain - VIDEO, FOTO E SONDAGGIO

Si, i MOD 70 scuffiano!

Virbac Paprec 70, il trimarano della classe MOD 70, con Jean Pierre Dick e Roland Jourdain, due tra i più esperti e quotati navigatori oceanici francesi (e quindi mondiali), protagonisti di una spettacolare scuffia a largo di La Belle Ile - VIDEO, FOTO E SONDAGGIO: ATTRAVERSERESTE L'OCEANO SU UN MOD 70?


Se capita anche ai migliori, vuol dire che c'è qualcosa da rivedere. Abbiamo tutti osannato la classe MOD70, l'idea dei trimarani multiuso (oceano e regate di triancolo) per team, sponsor, navigatori e spettatori, soprattutto monotipo, one-design, dutti ugiuali, con risparmio notevole di costi e ricerca, era piaciuta. E la realizzazione anche. Adesso però è allarme: dopo la scuffia in diretta video si Spindrift, il MOD 70 svizzero, una nuova disavventura con ribaltamento è capitata a due tra i pià grandi fuoriclasse della vela oceanica: Jean Pierre Dick (il solitario che ha fatto le ulrime 2500 miglia del Vendée senza chiglia riuscendo a non scuffiare, e adesso...) e Roland Jourdain.

IL VIDEO


Due così colti a scuffiare come pivelli: non è normale. Si parla di un salto di vento, la barca stava navigando con 15-20 nodi d'aria e mare piatto, quando una raffica l'ha stesa n pochi secondi, senza che i due a bordo potessero impedirlo. Le immagini parlano chiaro. Il video mostra anche che per alcuni secondi la barca è sembrata voler resistere al ribaltamento, ma poi è andata...

Resta a questo punto più di un dubbio sui trimarano MOD 70, nati - si ricorda - per ereditare l'era contrastata dei grandi trimarani oceanici come il Fila di Sildini o il Sergio Tacchini di karine Fauconnier. Scuffiati quasi tutti, naufragati miseramente. Si disse che occorreva voltare pagina: i multiscafi oceanici continuano a essere terreno di ricerca, per record, velocità, trovate tecniche. Ma devono pur sempre restare barche a vela, in grado di portare sani e salvi a casa i marinai.

Il MOD 70 è una risposta? Oltre alla monotipia hanno le caratteristiche di sicurezza, marinità, robustezza, affidabilità, per navigare in oceano? Due scuffie in pochi mesi su una flotta di 7-8 barche fanno una percentuale allarmante. Classe, cantiere, progettista e team faranno bene a fare un punto della situazione. Nei prossimi giorni si saprà di più anche sulla dinamica dell'incidente.

Voi intanto diteci la vostra: fino a che punto è lecito spingersi nella ricerca delle prestazioni estreme su barche destinate all'oceano? I MOD 70 sono sicuri? Fareste una traversata dell'Atlantico su un MOD 70?

Commenti

gianluigi (non verificato)

sembra che il problema sia l'assetto e la velocità di reazione degli equipaggi: sugli AC 72 gli americani hanno montato un software, pare, per mantenere l'assetto longitudinale, sui transoceanci forse sarebbe il caso di pensare a qualcosa che stacchi la potenza (lascando? scarrellando?) quando la tensione sulle scotte o la pressione sulle vele, o l'inclinazione supera certi limiti. Certo, si perde il fascino della vela classica e ci si avvicina al concetto dei caccia che possono mantenere l'assetto di volo solo grazie al computer, però se la strada è quella dei multiscafi, specialmente in equipaggio ridotto, qualche aiuto dalla tecnologia per ritornare a terra sani e salvi credo sia indispensabile

Anonimo (non verificato)

Le barche a vela, di ogni tipo, siano esse dei mono, dei multi, dei foiler o di qualsiasi altro genere, sono sempre state, fino a pochi anni orsono, dei mezzi intrinsecamente lenti che tutti i progettisti, regatanti, velai e tecnici di vario genere, hanno cercato di rendere più veloci. Ma l'acqua, quando si va forte, è dura; il mare ed a maggior ragione l'oceano sono capaci di generare forze neppure immaginabili; raffiche, temporali, burrasche eccetera fanno il resto. Circa vent'anni fa vi furono le prime avvisaglie al riguardo del fatto che la velocità può essere pericolosa: i francesi inventarono dei catamarani con albero alare, di cui non ricordo il nome (inteso come classe o raggruppamento) e si resero conto che, pur avendo prodotto oggetti bellissimi, di estremo interesse, veloci come nessuna barca d'altura precedente, in caso di maltempo essi diventavano ingestibili per la velocità non controllabile dovuta alla sola spinta del vento sull'albero, largo più di due metri. Poi sono arrivati, in campi molto differenti, i 18 piedi australiani coi primi foil, i 49er nelle Olimpiadi, i Moth che regatano in pieno sostentamento idrodinamico, gli AC72 nell'ultima Coppa America, ora questi MOD 70 . Tutti oggetti di grande interesse tecnico, velocità senza precedenti, fascino indiscutibile ... però ... Semplicemente si è giunti al punto, come nell'automobilismo ai tempi della 1000 Miglia e dei Gran Premi degli anni trenta e degli anni cinquanta, in cui ci si è dovuti porre un problema nuovo: quello di inventare delle formule, dei regolamenti, dei dispositivi idonei a rallentarne la corsa, per riportare le vetture ad essere effettivamente gestibili dagli uomini nell'ambito di circuiti possibili, cioè non su un lago salato con una squadra di pompieri ed una autoambulanza pronti ogni cinquanta metri. Qualcosa di simile è accaduto anche per le motociclette da corsa e per lo sci alpino: l'evoluzione dei materiali e delle tecniche hanno talmente migliorato i materiali nelle prestazioni, da renderli pericolosissimi ed ingestibili dall'uomo, che ha dei suoi limiti fisiologici invalicabili. Ora sta accadendo la stessa cosa alla vela: il problema di oggi è quello di escogitare delle norme e dei regolamenti idonei per rallentare le barche, altrimenti bisogna inventare, cosa tecnicamente ormai facilmente realizzabile, dei droni a vela. Il problema è che la vela, più ancora della guida e dell'automobilismo sono certamente non solamente uno sport, essendo da sempre un insieme di sensazioni, di interazioni col mare e con la natura, un duello con gli altri concorrenti nel caso della regata, tali da attrarre oltre ogni limite gli uomini avveduti, conoscitori del mare, del senso dell'avventura e della competizione, in una parola del bello del vivere. Questa è la vera novità! Anche perché non credo davvero possa essere piacevole od attraente andare in barca col casco, la bomboletta d'ossigeno ed il paraschiena come si è visto nell'ultima Coppa America! Io stesso preferirei fare una regata con dei Corsaire tutti uguali a 2,5 nodi piuttosto che bardarmi in quella maniera, trasformandomi in un astronauta marino, solo per passare prima i trenta, poi i quaranta nodi, poi si vedrà! Ecco perché rinascono tante classi antiche: il Dinghy 12' , il Dragone, il Flying Dutchman, la Star (che è all'inizio del suo recupero, lo spero), il 505 e perfino il meno riuscito Snipe: forse non sono veloci come i progetti più moderni, però navigano bene e permettono ottime competizioni (intese come confronto con gli avversari), possono affrontare quasi tutte le condizioni meteo mantenendo assetti decenti (questo non vale per il Dinghy 12' e per lo Snipe), dimostrando di essere delle vere "macchine da regata", capaci di esaltare il divertimento e l'abilità del velista più di ogni altro oggetto, teoricamente più moderno! Ecco perché io sono felicissimo del mio Finn (un po' meno del mio Snipe ...), senza arrivare all'esagerazione di lentezza del Corsaire di cui ho detto prima! Ecco perché ancora oggi in molti autodromi inglesi si organizzano competizioni per le Lotus Seven che, nella loro lentezza, esaltano le doti ed il piacere della guida, della sbandata controllata e, con qualche aggiornamento recente, non sono pericolose come un tempo! Pur nelle loro profonde differenze, in quasi tutti gli sport basati su un mezzo tecnico, l'evoluzione nei materiali e nella progettazione portano a doverne gestire l'evoluzione futura in questi termini. Oggi ciò è vero anche e perfino per il canottaggio: se non vi fossero dei regolamenti stringenti che da sempre normano il sedile mobile oltre alla geometria ed all'impiego del remo come unico possibile mezzo di propulsione, le lunghissime canoe che tutti conosciamo sarebbero scomparse soppiantate da più piccoli natanti capaci di sollevarsi sui propri foil, propulsi da eliche di superficie mosse da pedali. Simili oggetti già esistono, "navigano", nel senso che si muovono sull'acqua, vanno ben più veloci delle canoe tradizionali e, solamente grazie ai regolamenti (giusti) non sono accettati nelle regate, altrimenti non sarebbe più canottaggio!

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