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03/02/2020 - 15:37
L'ennesimo punto su una vicenda senza fine (e senza vergogna)
Laseristi, siete pronti a virare?
NON E' MICA FINITA... - L'annuncio ILCA di una prima lista di sette nuovi costruttori ai quali (salvo ultime verifiche...) potrebbe essere data la licenza, significa poco. Tra questi anche l'italiana Nautivela, e Devoti Sailing (cantiere in Polonia). Probabile arrivo di altri cantieri. La farsa è finita? Tutt'altro... La base dei laseristi si muove (anche oltre la lettera di Dado Castelli pubblicata da Saily e ripresa da molti siti mondiali). EURILCA, assemblea straordinaria il 7 marzo - QUAL È LA VERA POSTA IN PALIO
Non è che a noi piaccia stare lì a parlare, scrivere, arrabbiarci per una vicenda della quale avremmo fatto super volentieri a meno come quella che riguarda la barca, il nome e la classe Laser. Chi scrive ha iniziato a fare regate proprio con un Laser, c'è senz'altro un debito di ricordi e affetto, ma questo da solo non basta.
Siamo obbligati a dare le giuste attenzioni giornalistiche a quanto sta accadendo perchè la questione riguarda la barca a vela più diffusa al mondo, una classe olimpica, migliaia di velisti di oggi, come di ieri e soprattutto (speriamo) di domani. Nonchè scelte di politica sportiva, governance dello sport velico, rispetto delle regole e democrazia di una associazione di classe, e infine - il tasto più delicato - intreccio e conflitto di interessi nei rapporti tra sport e business. Vi pare poco?
LICENSED BUILDERS - La International Laser Class Association, ILCA (*) ha "annunciato" una prima lista di New Builder, nuovi cantieri costruttori. Si tratta di 7 cantieri (3 in Europa, due in Asia, uno in USA e uno in Sudamerica), che si aggiungono a quelli esistenti (tre, ma rimasti in due dopo che uno - il primo e storico Laser Performance Europe, titolare del marchio Laser - ha avuto la licenza revocata da ILCA (*) in quella che è stata di fatto la scintilla iniziale di questa guerra. Gli altri sono uno in Australia e uno in Giappone).
I seguenti cantieri secondo quanto annuncia ILCA (*) sono stati promossi alla fase successiva verso l'approvazione definitiva. Ora dovranno sottoporsi a ulteriori analisi tecniche sui principi one-design della classe, inoltre riceveranno stampi certificati e altri strumenti da ILCA (*) e dovranno produrre alcuni scafi di prova (pre-production), per verificarne le capacità di realizzare barche secondo le stringenti specifiche e tolleranze delle regole di classe e del manuale di costruzione.
(Nuove licenze assegnate: comunicazione 24 gennaio 2020, in ordine alfabetico):
Devoti Sailing s.r.o. (indicato dal comunicato ILCA (*) come "Polonia", sede principale in Repubblica Ceca) - http://devotisailing.com
Element 6 Evolution Co Ltd (Thailandia)
Nautivela Srl (Italia) - http://www.nautivela.com
Ovington Boats Ltd (Gran Bretagna) - https://www.ovingtonboats.com
Qingdao Zou Inter Marine Co Ltd (China) - http://www.zouintermarine.com
Rio Tecna Srl (Argentina) - https://riotecna.com
Zim Sailing (USA) - http://www.zimsailing.com
Occhio, però: la nota dice anche che, benchè questi sette cantieri abbiano superato la prima selezione, non hanno ancora la certezza di ricevere la licenza: saranno adesso sottoposti a ulteriori esami, e persino al test della costruzione di un Laser. Insomma non è detto che tutti e sette passeranno al secondo turno... Secondo parecchie malelingue informate (definiamole così) tra i costruttori più a rischio ci sarebbe proprio Devoti Sailing, realtà che dal punto di vista tecnico e qualitativo ha già dato dimostrazioni di eccellenza (su tutto lo dimostra la leadership assoluta nel Finn), e che proprio per questo farebbe un po' "paura", senza contare le scomodità di un personaggio come Luca Devoti, vulcanico "guastafeste" tra i promotori delle procedure antitrust contro WS.
Quanto a Nautivela, il recente annuncio di essere diventato "distributor" di Performance Sailcraft Australia (PSA) "ILCA Boats" (ci viene male anche a scriverlo) e relative vele da aprile 2020, pone il cantiere italiano in una chiara scelta di campo, dalla parte del gruppone di potenti società internazionali che sta teleguidando ILCA verso l'agognato affare del secolo. Una simpatica "cricca" della quale in qualche modo fanno parte (tra i sette preselezionati) anche Ovington, i cinesi di Inter Marine, la Zim statunitense, già quattro su sette, a cui potete aggiungere PSA Australia e PSJ Giappone, giacchè le royalties che i nuovi builder pagheranno per le nuove ILCA Boats andranno anche ad essi, oltre che alla medesima ILCA.
Non solo, ILCA (*) "annuncia" anche che ci sono altri cantieri richiedenti la licenza al momento in esame, sui quali ci saranno futuri aggiornamenti.
Altre considerazioni che nessuno fa... La lenta procedura di approvazione dei builders offre il tempo a PSA (il costruttore australiano che aveva diritto sul solo territorio australiano) di creare la propria rete di vendita mondiale. Non per niente in un momento in cui si dovrebbe liberalizzare il mercato, PSA sta aumentando la produzione a 1500 barche e avrebbe già in mano un accordo per gestire (in esclusiva per ILCA!) tutte le forniture di barche in charter ai campionati internazionali. Sarà infatti PSA a fornire in charter i Laser a Malcesine per il campionato del mondo U21.
In questo modo sarà complicato per qualunque aspirante builder raggiungere i numeri necessari per un'economia di scala sufficiente a mantenere un prezzo concorrenziale. Oltre alle citate royalties. Insomma un banale business-plan sarà complicato per qualsiasi cantiere con queste premesse... E già si parla di un aumento del prezzo della barca di 1200 euro!
C'è infine un nuovo e inquietante l’argomento: si chiama Weather Helm, è la società che risulta proprietaria del marchio ILCA, e quindi titolare delle eventuali royalties. EURILCA dopo la riunione di Roma ha chiesto a ILCA maggiori informazioni sugli azionisti, senza però ricevere alcuna risposta...
DI COSA STIAMO PARLANDO - (*) ILCA si è rivelata nei mesi scorsi come la più antidemocratica associazione di classe, infrangendo tutti i principi di democrazia e governance associativa, in primo luogo revocando la licenza al primo e più prolifico costruttore del Laser. Quindi votando - in un grottesco sondaggio online senza alcuna garanzia e controllo - per approvare una modifica allo statuto associativo (Il By Law 1, ovvero il manuale di stazza) e di fatto si è auto-autorizzata a non avere l'obbligo di chiamare la barca e la classe "Laser".
ILCA ha sempre giustificato queste scelte con l'obbligo di adeguarsi alle nuove policy antitrust di World Sailing (WS). Ipotesi risibile, visto il livello di monopolio costruttivo di altre classi olimpiche già confermate per il 2024, come 49er, FX, Nacra 17, nonchè delle tavole RSX per le quali Tokyo sarà l'ultima Olimpiade. (In basso a questo articolo la situazione dei licensed builders delle classi olimpiche esistenti)
Non a caso molti osservatori e analisti internazionali hanno invece evidenziato come le manovre di ILCA siano in qualche modo legate a un disegno più ampio, che coinvolge personaggi ben individuati, e obiettivi di business legati anche al cambio di attrezzature con immissione sul mercato di nuove vele e alberi. La vicenda non è affatto conclusa: sia dal punto di vista legale e giudiziario, che da quello associativo, ILCA è attaccata da più parti.
QUINDI COSA PUO' ANCORA SUCCEDERE - Difficile prevedere quali saranno gli sviluppi, ma alcune cose si possono dire. Di sicuro al momento, nonostante tutti i dubbi, le critiche e le accuse provate, ILCA sta vincendo su tutta la linea, almeno questo è il percepito sulla comunicazione. È possibile anche che ILCA abbia in qualche modo gestito al meglio i rapporti con alcuni media velici internazionali che oggi sono sulle sue posizioni, o le rilanciano acriticamente. È un segnale chiaro della potenza economica dello schieramento, che ha alla base del proprio comportamento obiettivi di business e non di politica sportiva.
Se finirà così, la deriva olimpica si chiamerà ILCA Dinghy e non più Laser, sarà costruita da un blocco di builder affratellati, costerà di più, varerà presto nuovi rig obbligando tutti a cambiare alberi e vele alla faccia della sostenibilità e delle pari opportunità tra paesi ricchi ed emergenti. Il Laser, se resterà, costruirà un proprio recinto di aficionados, magari un circuito tipo Sailors League, ma alla lunga sarà su un binario di malinconico tramonto. Oppure...
Laser Performance Europe (LPE), il cantiere messo alla porta, tace da settimane. La produzione di Laser e parti di ricambio è crollata e molti velisti, club e squadre nazionali sono in riserva. Secondo molti LPE sarebbe sul punto di lanciare un'azione legale contro ILCA (e di riflesso WS), la sua attesa però starebbe a dimostrare la volontà di evitare di portare il caso (e una grossa fetta di vela) in Tribunale, e attendere i possibili sviluppi dalla base dei laseristi.
EURILCA, l'associazione delle classi Laser europee che contesta pesantemente la gestione ILCA, aveva emesso una sorta di ultimatum alla sua ultima assemblea svoltasi a Roma, presso il CONI. Messaggio non ricevuto da ILCA, e quindi è scattata la convocazione di un'assemblea straordinaria delle classi Laser europee (espressione di oltre il 65% dei laseristi mondiali), prevista il 7 marzo. Difficile, anche se non impossibile, che questa assemblea da sola trovi la forza di far cambiare strada a ILCA, ormai in trance agonistica e schiava delle lobby e della linea tracciata.
Eppure, sotto traccia, qualcosa si muove. Lo "spettacolo" della barca a vela più diffusa e amata al mondo sballottata e portata in giro, con logo e nome cambiati, liberalizzati, depotenziati, con voci (e qualcosa di più) su nuovi rig in arrivo, l'operato di una classe che non tiene in conto i velisti suoi soci, l'inseguire famelicamente un ipotetico business: tutto questo sta provocando reazioni nella base, i velisti.
Se si vuole salvare il Laser per quello che è per ciascuno di noi, a meno che ILCA non decida di considerare le richieste già esposte da EURILCA, e a reagire positivamente alle azioni che EURILCA vorrà intraprendere dopo il General Meeting straordinario, occorre che vi sia una vera, coraggiosa, collettiva presa di coscienza e di posizione. La lettera aperta di un laserista che abbiamo pubblicato su Saily ripresa da alcuni siti mondiali ne è un segnale. La questione è apertissima. E svela quella che a questo punto appare l'unica possibile alternativa per non finire "Ilchisti": la formazione, la nascita e l'affermarsi di una nuova associazione internazionale di riferimento della classe Laser, che abbia la forza, l'autorevolezza, i numeri (anche le risorse) e un volto credibile per accreditarsi con la federvela mondiale rivendicando una operazione di tutela del simbolo sulla vela, del nome, del mantenimento del valore della flotta, della storia e dei contenuti per i quali il Laser ancora surclassa i più giovani rivali (come si è visto ai trials di Valencia).
La vera posta in palio, se tutto questo è vero, è tra una visione business-oriented, gestita da pochi sulla base di interessi economici e senza riguardo per il nome e la storia del Laser, e un'altra che difendendo questi ultimi rimette al centro i velisti, la promozione della vela di base e il suo sviluppo. Un certo Jeff Martin ne sarebbe contento.
QUI IL LINK ALL'ULTIMO STATEMENT DI LASERPERFORMANCE
ALLEGATO TRA GLI "APPROFONDIMENTI" IN QUESTA PAGINA: LA SITUAZIONE DEI LICENSED BUILDERS DELLE CLASSI OLIMPICHE A OGGI
fcolivicchi