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26/09/2013 - 19:32
America's Cup, il day-after
America's Cup, il day-after
Larry Ellison:
c'è già una sfida!
c'è già una sfida!
“Questa regata ha cambiato per sempre la vela”. L’artefice del trionfo USA svela di avere già “in tasca” la sfida di un Challenger of Record (ma chi è?). Presto un annuncio su data, sede e barche. Grant Dalton: “Ho fatto il mio tempo”. Difficile subito una nuova sfida neozelandese. I commenti dal mondo della vela
Per l’America’s Cup è già day after. Le feste a San Francisco continuano, la vecchia brocca passa di mano in mano e di foto in foto, tra coriandoli e champagne. Jimmy Spithill, che ieri sorrideva già al dock-out show e a 2 miglia dall’arrivo, è felice come una Pasqua. Ben Ainslie ha aggiunto un trofeo alla sua bacheca mostruosa. Russell Coutts si è fatto vedere defilato e nascosto, quasi da ex. Tom Slingsby non vede l’ora di risalire sul Laser e dare la caccia a un altro oro olimpico.
PRIMA SFIDA RICEVUTA: C'E' UN CHALLENGER OF RECORD
Intanto Larry Ellison, che è ricomparso dall’8-5 e non è più uscito di scena, abbronzato e raggiante, ha annunciato subito di aver già ricevuto una busta con la prima sfida alla prossima Coppa. “C’è un Challenger of Record – ha detto Larry, senza altri particolari – e questo è il primo passo per il prossimo evento. Nei prossimi giorni ci siederemo intorno a un tavolo per discutere del tipo di imbarcazioni da usare per il futuro.” Un annuncio che ha subito messo in moto chiacchiere e attese. Ma per capire lo stato d’animo del miliardario del software che ha rivoltato l’antico trofeo come un calzino, e che si prepara a ulteriori sviluppi, servono ancora le sue parole, sempre ieri mentre alzava la Coppa al cielo.
Il fondatore è saltato a bordo del suo AC72 pochi momenti dopo che l'equipaggio aveva tagliato il traguardo della regata decisiva: “Volevo dire loro semplicemente di capire che avevano vinto la Coppa America! Ed è esattamente ciò che gli ho detto.”
LA REGATA CHE HA CAMBIATO PER SEMPRE LA VELA
“Questa regata ha cambiato per sempre la vela – ha detto senza mezzi termini Larry – E’ stato il più grandioso spettacolo in acqua, con i catamarani a oltre 40 nodi, incredibili. Scegliendo i catamarani abbiamo cercato di rendere la vela un po’ più estrema, più accattivante da seguire da fuori per il pubblico. Un sacco di persone che non erano interessate a vela, ora lo sono. La prima regata di questa Coppa America ha avuto la più vasta audience nella storia della regata, e quindi penso che si possa definire un successo.”
Se i catamarani a 40 nodi hanno cambiato la vela per sempre, difficile che nella testa di Ellison possa esserci spazio per una Coppa America diversa. O per un ritorno ai monoscafi. Eppure il personaggio è imprevedibile, e la necessità di avere finalmente un maggior numero di team in gara potrebbe suggerire scelte diverse. Compreso il ridimensionamento degli stessi catamarani, per esempio creando una box-rule sulle dimensioni degli AC45 che hanno fatto le World Series. E’ presto, ma non troppo, per parlare di queste cose. Ellison ha detto che un annuncio sarà fatto nel prossimo futuro, per la barca, il luogo e le date della XXXV America’s Cup.
LA RESA NEOZELANDESE
L’opposto della gioia di Oracle è la delusione kiwi. Profonda, per forza di cose, oltre il punteggio che sarebbe onorevole se non fosse arrivato con una rimonta da 8-1 a 8-9. Dean Barker, pulcino spelacchiato, molte più rughe di quando la sfida è iniziata, nasconde a fatica la voglia di lasciarsi andare e piangere. Ringrazia tutti, recita la parte dello sconfitto sul palco ma vorrebbe volare via. Dopo le delusioni del 2003 e del 2007 contro Alinghi, questa doveva essere la Coppa della riconquista. E’ filato tutto a meraviglia fino a quando negli hangar di Oracle hanno trovato il filo del discorso, e hanno reso il cat defender più veloce. Alla fine Dean Barker e i suoi hanno perso contro la barca più veloce. E in Coppa America vince sempre la barca più veloce.
“Abbiamo visto anche oggi quanto più veloce fosse Oracle di bolina. Ci abbiamo provato, vincendo la partenza e girando le prime boe davanti. Una volta la bolina era un nostro punto di forza… E’ molto difficile da accettare, una pillola difficile da ingoiare - ha detto Dean - Sono incredibilmente orgoglioso di Team New Zealand e di ciò che i ragazzi hanno saputo fare.”
L'ADDIO DEL GENERALE GRANT
Quanto a Grant Dalton, il boss del team, ha annunciato che il suo impegno con il sindacato è al termine, e ha espresso molti dubbi sulla possibilità di trovare nuove risorse per un’altra campagna di Coppa America. Dopo essere stato chiamato a ristrutturare e rivitalizzare il team per risorgere dalle sconfitte del 2003 e 2007, Dalton (56 anni), veterano degli oceani, ha affermato a una tv neozelandese che tenere vivo il team per un’altra sfida sarà molto arduo, e che anche in questo caso sarà difficile un suo coinvolgimento. “Ho verificato quanto sia difficile tenere in vita e unito il team, specie dal punto di vista finanziario – ha detto Grant – Magari potrà succedere di nuovo, ma probabilmente io ho fatto il mio tempo.” La presa di distanza di Dalton segue il balletto del suo sbarco dall’equipaggio per alcune regate, per poi tornare (senza incidere sull’esito) nelle ultime tre, e da forza alle voci che parlano di una rottura all’interno della squadra, in particolare tra lui e Ray Davies. Il governo della Nuova Zelanda ha finanziato con 36 milioni di dollari la campagna di San Francisco, e non è al momento intenzionato a sostenere una nuova sfida.
LA RIMONTA RECORD CHE FA IMPRESSIONE
La rimonta di Oracle da 1-8 a 9-8 è già inserita dai media tra le più grandi imprese sportive di tutti i tempi, confrontata con altre analoghe rimonte in vari sport. Sportivamente fa impressione e suscita ammirazione, oltre ad aver aumentato l’interesse e la passione col passare dei giorni. Tecnicamente fa discutere e apre molti interrogativi.
Se è vero che la chiave di volta, il punto di non ritorno, è stata la “postponement card” giocata da Jimmy Spithill (a quanto pare una sua scelta personale, forte e autorevole), che ha consentito di riportare in garage Oracle ed effettuare i lavori per i cambiamenti tecnici che lo hanno reso più veloce, a questo vanno aggiunti altri fattori. La scelta di sbarcare il tattico titolare John Kostecki, unico statunitense a bordo, uno della generazione di Ray Davies, per sostituirlo con Ben Ainslie, il più grande talento della vela dei nostri giorni, del presente. Lui e Tom Slingsby sono stati il genio velico nel motore di Oracle, come Spithill è stato il fuoco sempre acceso, dal rosso dei suoi capelli all’energia nel gestire l’equipaggio e la barca. Mentre Oracle – sia pure in extremis e col rischio che fosse troppo tardi – ha preso la strada del ringiovanimento e della qualità, del coraggio, ETNZ è rimasta ancorata alle proprie certezze, al nero delle sue divise, alla speranza che anche contro una barca più veloce, con 8 match point potesse starci la giornata giusta. ETNZ si è fermata a guardare mentre Oracle ha messo la freccia.
LA COPPA DELLA GENERAZIONE FACEBOOK
L'eredità della Coppa America nella baia di San Francisco è quella di veloci imbarcazioni da corsa, vicino alla riva e con carichi estremi per equipaggi di atleti. Le frequenze cardiache dei velisti hanno regolarmente raggiunto il massimo in regata, non solo a causa per l’euforia della velocità di un AC72, ma per la fisicità necessaria per tutti i 25-30 minuti di gara, per i sistemi idraulici che controllano la potenza delle vele, il sollevamento o l’abbassamento delle derive, la corsa da uno scafo all’altro a ogni manovra.
Al di là delle modifiche in acqua sono state poi rimarchevoli le modifiche alla produzione televisiva della Coppa. Un elemento negativo è stata la scarsa attenzione dei network TV: poche nazioni hanno comprato i diritti, e la stessa Italia con Luna Rossa alla fine ha rinunciato (c’era una opzione RAI) a chiudere l’accordo. Tuttavia le immagini, l'istituzione del Liveline, le riprese dall’elicottero, le telecamere e l’audio di bordo, il pacchetto di grafica sovrapposta alle immagini reali che illustra chi è avanti e chi è indietro, e ha dato agli spettatori informazioni che altrimenti non avrebbero mai capito. Il tutto è andato in diretta streaming su internet, con codice youtube ritrasmesso da vari siti specializzati, tra i quali Saily. L’audience totale è stata notevole ma difficilmente calcolabile, e questo renderà complicate le valutazioni sul business, anche per eventuali sponsor futuri.
In definitiva si può dire forse che si è trattato di una Coppa fin troppo avveniristica, sbilanciata sul futuro. Quanto sia stata visionaria e quanto folle, lo dirà il suo sviluppo prossimo. Resta però una considerazione più immediata e molto pratica: l’America’s Cup ha sempre avuto un ruolo trainante per la visibilità dell’intero sport della vela. Sotto questo aspetto qual è il bilancio di questa edizione? Ellison ritiene che la Coppa possa aver ispirato nuove generazioni di giovani e di non velisti, per la sua spettacolarità. Può anche darsi (ma è tutto da verificare), ma resta il fatto che, pur nella sua spettacolarità, è una Coppa che rischia di essere “lontana” dalla vela di tutti i giorni. Fare presa, fare effetto, ma non far venire voglia di prendere una barca e andare per mare. Anche perché il rischio è che se un non velista arriva a un circolo velico credendo di trovare cat e wingsail e invece trova Optimist e Tridente può restare sconcertato. La partita, comunque, è apertissima.
Per l’America’s Cup è già day after. Le feste a San Francisco continuano, la vecchia brocca passa di mano in mano e di foto in foto, tra coriandoli e champagne. Jimmy Spithill, che ieri sorrideva già al dock-out show e a 2 miglia dall’arrivo, è felice come una Pasqua. Ben Ainslie ha aggiunto un trofeo alla sua bacheca mostruosa. Russell Coutts si è fatto vedere defilato e nascosto, quasi da ex. Tom Slingsby non vede l’ora di risalire sul Laser e dare la caccia a un altro oro olimpico.
PRIMA SFIDA RICEVUTA: C'E' UN CHALLENGER OF RECORD
Intanto Larry Ellison, che è ricomparso dall’8-5 e non è più uscito di scena, abbronzato e raggiante, ha annunciato subito di aver già ricevuto una busta con la prima sfida alla prossima Coppa. “C’è un Challenger of Record – ha detto Larry, senza altri particolari – e questo è il primo passo per il prossimo evento. Nei prossimi giorni ci siederemo intorno a un tavolo per discutere del tipo di imbarcazioni da usare per il futuro.” Un annuncio che ha subito messo in moto chiacchiere e attese. Ma per capire lo stato d’animo del miliardario del software che ha rivoltato l’antico trofeo come un calzino, e che si prepara a ulteriori sviluppi, servono ancora le sue parole, sempre ieri mentre alzava la Coppa al cielo.
Il fondatore è saltato a bordo del suo AC72 pochi momenti dopo che l'equipaggio aveva tagliato il traguardo della regata decisiva: “Volevo dire loro semplicemente di capire che avevano vinto la Coppa America! Ed è esattamente ciò che gli ho detto.”
LA REGATA CHE HA CAMBIATO PER SEMPRE LA VELA
“Questa regata ha cambiato per sempre la vela – ha detto senza mezzi termini Larry – E’ stato il più grandioso spettacolo in acqua, con i catamarani a oltre 40 nodi, incredibili. Scegliendo i catamarani abbiamo cercato di rendere la vela un po’ più estrema, più accattivante da seguire da fuori per il pubblico. Un sacco di persone che non erano interessate a vela, ora lo sono. La prima regata di questa Coppa America ha avuto la più vasta audience nella storia della regata, e quindi penso che si possa definire un successo.”
Se i catamarani a 40 nodi hanno cambiato la vela per sempre, difficile che nella testa di Ellison possa esserci spazio per una Coppa America diversa. O per un ritorno ai monoscafi. Eppure il personaggio è imprevedibile, e la necessità di avere finalmente un maggior numero di team in gara potrebbe suggerire scelte diverse. Compreso il ridimensionamento degli stessi catamarani, per esempio creando una box-rule sulle dimensioni degli AC45 che hanno fatto le World Series. E’ presto, ma non troppo, per parlare di queste cose. Ellison ha detto che un annuncio sarà fatto nel prossimo futuro, per la barca, il luogo e le date della XXXV America’s Cup.
LA RESA NEOZELANDESE
L’opposto della gioia di Oracle è la delusione kiwi. Profonda, per forza di cose, oltre il punteggio che sarebbe onorevole se non fosse arrivato con una rimonta da 8-1 a 8-9. Dean Barker, pulcino spelacchiato, molte più rughe di quando la sfida è iniziata, nasconde a fatica la voglia di lasciarsi andare e piangere. Ringrazia tutti, recita la parte dello sconfitto sul palco ma vorrebbe volare via. Dopo le delusioni del 2003 e del 2007 contro Alinghi, questa doveva essere la Coppa della riconquista. E’ filato tutto a meraviglia fino a quando negli hangar di Oracle hanno trovato il filo del discorso, e hanno reso il cat defender più veloce. Alla fine Dean Barker e i suoi hanno perso contro la barca più veloce. E in Coppa America vince sempre la barca più veloce.
“Abbiamo visto anche oggi quanto più veloce fosse Oracle di bolina. Ci abbiamo provato, vincendo la partenza e girando le prime boe davanti. Una volta la bolina era un nostro punto di forza… E’ molto difficile da accettare, una pillola difficile da ingoiare - ha detto Dean - Sono incredibilmente orgoglioso di Team New Zealand e di ciò che i ragazzi hanno saputo fare.”
L'ADDIO DEL GENERALE GRANT
Quanto a Grant Dalton, il boss del team, ha annunciato che il suo impegno con il sindacato è al termine, e ha espresso molti dubbi sulla possibilità di trovare nuove risorse per un’altra campagna di Coppa America. Dopo essere stato chiamato a ristrutturare e rivitalizzare il team per risorgere dalle sconfitte del 2003 e 2007, Dalton (56 anni), veterano degli oceani, ha affermato a una tv neozelandese che tenere vivo il team per un’altra sfida sarà molto arduo, e che anche in questo caso sarà difficile un suo coinvolgimento. “Ho verificato quanto sia difficile tenere in vita e unito il team, specie dal punto di vista finanziario – ha detto Grant – Magari potrà succedere di nuovo, ma probabilmente io ho fatto il mio tempo.” La presa di distanza di Dalton segue il balletto del suo sbarco dall’equipaggio per alcune regate, per poi tornare (senza incidere sull’esito) nelle ultime tre, e da forza alle voci che parlano di una rottura all’interno della squadra, in particolare tra lui e Ray Davies. Il governo della Nuova Zelanda ha finanziato con 36 milioni di dollari la campagna di San Francisco, e non è al momento intenzionato a sostenere una nuova sfida.
LA RIMONTA RECORD CHE FA IMPRESSIONE
La rimonta di Oracle da 1-8 a 9-8 è già inserita dai media tra le più grandi imprese sportive di tutti i tempi, confrontata con altre analoghe rimonte in vari sport. Sportivamente fa impressione e suscita ammirazione, oltre ad aver aumentato l’interesse e la passione col passare dei giorni. Tecnicamente fa discutere e apre molti interrogativi.
Se è vero che la chiave di volta, il punto di non ritorno, è stata la “postponement card” giocata da Jimmy Spithill (a quanto pare una sua scelta personale, forte e autorevole), che ha consentito di riportare in garage Oracle ed effettuare i lavori per i cambiamenti tecnici che lo hanno reso più veloce, a questo vanno aggiunti altri fattori. La scelta di sbarcare il tattico titolare John Kostecki, unico statunitense a bordo, uno della generazione di Ray Davies, per sostituirlo con Ben Ainslie, il più grande talento della vela dei nostri giorni, del presente. Lui e Tom Slingsby sono stati il genio velico nel motore di Oracle, come Spithill è stato il fuoco sempre acceso, dal rosso dei suoi capelli all’energia nel gestire l’equipaggio e la barca. Mentre Oracle – sia pure in extremis e col rischio che fosse troppo tardi – ha preso la strada del ringiovanimento e della qualità, del coraggio, ETNZ è rimasta ancorata alle proprie certezze, al nero delle sue divise, alla speranza che anche contro una barca più veloce, con 8 match point potesse starci la giornata giusta. ETNZ si è fermata a guardare mentre Oracle ha messo la freccia.
LA COPPA DELLA GENERAZIONE FACEBOOK
L'eredità della Coppa America nella baia di San Francisco è quella di veloci imbarcazioni da corsa, vicino alla riva e con carichi estremi per equipaggi di atleti. Le frequenze cardiache dei velisti hanno regolarmente raggiunto il massimo in regata, non solo a causa per l’euforia della velocità di un AC72, ma per la fisicità necessaria per tutti i 25-30 minuti di gara, per i sistemi idraulici che controllano la potenza delle vele, il sollevamento o l’abbassamento delle derive, la corsa da uno scafo all’altro a ogni manovra.
Al di là delle modifiche in acqua sono state poi rimarchevoli le modifiche alla produzione televisiva della Coppa. Un elemento negativo è stata la scarsa attenzione dei network TV: poche nazioni hanno comprato i diritti, e la stessa Italia con Luna Rossa alla fine ha rinunciato (c’era una opzione RAI) a chiudere l’accordo. Tuttavia le immagini, l'istituzione del Liveline, le riprese dall’elicottero, le telecamere e l’audio di bordo, il pacchetto di grafica sovrapposta alle immagini reali che illustra chi è avanti e chi è indietro, e ha dato agli spettatori informazioni che altrimenti non avrebbero mai capito. Il tutto è andato in diretta streaming su internet, con codice youtube ritrasmesso da vari siti specializzati, tra i quali Saily. L’audience totale è stata notevole ma difficilmente calcolabile, e questo renderà complicate le valutazioni sul business, anche per eventuali sponsor futuri.
In definitiva si può dire forse che si è trattato di una Coppa fin troppo avveniristica, sbilanciata sul futuro. Quanto sia stata visionaria e quanto folle, lo dirà il suo sviluppo prossimo. Resta però una considerazione più immediata e molto pratica: l’America’s Cup ha sempre avuto un ruolo trainante per la visibilità dell’intero sport della vela. Sotto questo aspetto qual è il bilancio di questa edizione? Ellison ritiene che la Coppa possa aver ispirato nuove generazioni di giovani e di non velisti, per la sua spettacolarità. Può anche darsi (ma è tutto da verificare), ma resta il fatto che, pur nella sua spettacolarità, è una Coppa che rischia di essere “lontana” dalla vela di tutti i giorni. Fare presa, fare effetto, ma non far venire voglia di prendere una barca e andare per mare. Anche perché il rischio è che se un non velista arriva a un circolo velico credendo di trovare cat e wingsail e invece trova Optimist e Tridente può restare sconcertato. La partita, comunque, è apertissima.
Paolo Recalcati (non verificato)