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25/07/2019 - 14:31
Non c'è pace neanche provando a stare da soli al timone...
ILCA, ora basta! Salviamo il Laser
La scadenza World Sailing del 1° agosto si avvicina. Il futuro del Laser, così come lo conosciamo da 50 anni, è completamente a rischio. Il singolare "referendum" di ILCA, fuori da ogni regola e da ogni controllo. Ma puo' essere importante comunque votare NO per provare a fermare il disastro. Gli schieramenti (e gli interessi) in campo, il futuro olimpico, le conseguenze per i laseristi. Cosa possono fare le istituzioni: World Sailing e FIV. Ormai non basta più stare a guardare - LINK UTILI - DITE LA VOSTRA
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Prima il "disconoscimento" di ILCA allo storico cantiere Laser Performance Europe, titolare del marchio registrato "Laser". Quindi l'annuncio di un nuovo possibile nome (l'originalissimo e allettante ILCA-Dinghy). Poi i trials con i moderni singoli RS Aero, D-Zero e Melges 14, con la decisione di World Sailing in favore del "vecchio" Laser, per la sua storia e l'impareggiabile diffusione planetaria. Ma quando si poteva pensare che tutto fosse risolto, ecco che la lite furiosa e profonda tra le parti in causa riesplode e mette a rischio tutto: status olimpico, nome della barca, cantieri costruttori, evoluzioni future nel rig (albero e vele). Tutto nasce dalla inqualificabile, personalistica, antidemocratica e interessata gestione della classe internazionale (ILCA, International Laser Class Association), decisa a far fuori la componente storica Laser Performance Europe, che controlla col trademark l'85% del mercato mondiale. A costo di un terremoto nel quale resterebbero travolti tutti.
L'ultima evoluzione, pochi giorni fa. Dopo che il Mid Year Meeting di WS si era espresso a maggio in favore del Laser come singolo olimpico maschile (Standard) e femminile (Radial) anche per Parigi 2024, aveva anche aggiunto il termine del 1° agosto 2019, entro il quale le parti a confronto (da un lato ILCA, insieme ai costruttori australiano PSA, giapponese PSJ, e alla potente organizzazione Global Sailing, della quale parleremo; dall'altro LPE) devono trovare un accordo sui termini antitrust e sulle regole per coinvolgere nuovi builder internazionali.
All'invito di World Sailing di accordarsi, ha risposto di fatto soltanto Laser Performance Europe (LPE): un pacchetto di accordi commerciali e policy antitrust condivise. In sostanza LPE è disponibile ad aprire a nuovi builder qualificati. E persino, questa è una indiscrezione confermata e significativa, a vendere sui suoi territori, come se fosse un dealer, barche di altri builder...
A questo punto sarebbe sufficiente che anche ILCA fosse daccordo per superare di slancio il problema. Illusione. ILCA non è disposta a firmare l'accordo. Vuole di più. Vuole tutto. Costi quel che costi. Nel rifiuto di ILCA sta il blocco di questi giorni. Accettare l'accordo già pronto WS-LPE significa "solo" andare avanti col Laser olimpico e con nuove regole antitrust che introdurranno nuovi cantieri qualificati. Allora perchè a ILCA questa semplice e positiva conclusione non sta bene?
La verità che sta emergendo dai fatti è una sola: non esiste un problema Laser, esiste un PROBLEMA ILCA!
IL PROBLEMA ILCA - Intanto va detta una cosa: ILCA non rappresenta realmente tutti i membri della famiglia Laser, tutti i laseristi mondiali. Negli ultimi anni la gestione della classe, ad opera degli statunitensi Tracy Usher (Presidente), ed Eric Faust (Direttore Generale) e si è progressivamente allontanata e alienata dai tre quarti del resto del mondo: in particolare Eurilca (che riunisce le associazioni Laser europee tra cui quella italiana AICL, presieduta da Gianni Galli) si è più volte dichiarata in contrasto con le scelte e le decisioni del vertice ILCA. Sono state sollevate questioni di democraticità, legittimità e modalità delle delibere, che hanno messo in evidenza la gestione dissennata degli americani, in accordo con australiani e giapponesi.
L'obiettivo della politica dei boss di ILCA, che molti osservatori internazionali hanno progressivamente svelato, era di far fuori il costruttore che controlla l'85% dei territori mondiali, e una volta ottenuta la conferma olimpica, procedere a un radicale ammodernamento del rig, con nuovi alberi e boma in carbonio, nuove vele square topped, nuove attrezzature di coperta. Insomma una barca nuova con uno scafo vecchio. Un obbrobrio, spiegabile solo con gli interessi economici che ci sono dietro, e che in gran parte fanno capo a Global Sailing, guidata dal neozelandese Peter Hedge, che guarda caso è anche manager di PSA (Performance Sailcraft Australia).
A capire con chi si ha a che fare quando si parla di ILCA, Usher, Faust, è utile l'ultimissima gaffe: hanno inviato ai Mondiali Youth in Polonia dei Laser che nel pozzetto, a fianco alla placca World Sailing, ne avevano una con la scritta ILCA Dinghy. La stessa era sul fianco esterno delle barche, e per questo sono subito stati definiti "Fake Laser" dai media più svegli, al punto che Faust ha dichiarato che gli adesivi "stavano per essere rimossi", salvo essere smentito dalla presenza della placca nel pozzetto. Sembrano cose inverosimili, ma sono purtroppo vere.
Il "voto" lanciato da Tracy Usher recentemente chiede ai soci ILCA di eliminare l'obbligo dei costruttori di avere il diritto all'uso del marchio Laser. Di fatto, apre la strada alla libertà di non chiamare Laser la barca. La dirigenza impazzita di ILCA lo chiama Piano B, in caso di mancato accordo entro il 1° agosto, ma la corsa al voto dimostra una volta di più che questo è il Piano A, il Grande Piano inseguito da anni e giunto alla sua fase finale, far fuori LPE, Laser, la sua storia e prendersi tutta la torta, con la scusa delle regole antitrust.
Ma più che un Piano B, è una "modalità suicidio". Anche in caso di voto favorevole, la reazione a catena che si scatenerebbe farebbe male a tutti. Sembra di rivivere l'incubo-Brexit. La Se il 1° agosto si arrivasse con un no-deal, e nel voto ILCA vincessero i SI, ecco cosa accadrebbe.
COSA SUCCEDE SE VINCONO I SI - ILCA va da World Sailing e chiede il riconoscimento della nuova barca, un Laser in tutto e per tutto, ma chiamata ILCA Dinghy. Per la federvela mondiale sarebbe difficile riconoscere questo parto di laboratorio, e comunque dovrebbe convocare il Council, che a maggio ha votato Laser per il 2024, prospettandogli la novità. Non sarebbe un voto scontato, anzi. E pure qualora, inopinatamente (e l'ultima World Sailing ci ha abituato a tutto) il Council di WS riconoscesse ILCA Dinghy, pensate che finirebbe tutto a tarallucci e vino? RS, potente cantiere inglese che produce RS Aero, secondo classificato ai trials di Valencia, ha già pronta un'opposizione feroce a colpi di avvocati, chiedendo a quel punto di rifare almeno i trials. Lo stesso potrebbe fare Devoti che aveva ai trial il suo D-Zero (se non fosse frenato - dicono i rumors - dalla speranza, o dalla promessa, chissà quanto sincera, di diventare presto un builder dell'ILCA Dinghy).
E come valutare il fatto che gli australiani di PSA hanno già fatto un accordo per costruire nell'emisfero Sud proprio gli RS Aero? Avete capito bene: se si sfascia tutto, loro hanno comunque predisposto il Piano C, di salvataggio, pronti per la nuova classe olimpica...
Senza considerare le inevitabili reazioni giudiziarie che aprirebbe LPE (che in quanto alla qualità dei suoi avvocati si è già fatta notare), e persino quelle che potrebbero aprire i singoli membri di ILCA (si profila la possibilità di una Class Action) per contestare la gestione decisionale fuori dalla regole dell'associazione. ILCA dovrebbe quanto meno immaginare le ripercussioni legali che seguirebbero al verificarsi del famigerato Piano B.
Quello del Laser non è solo un mondo fatto di numeri legati a una barca azzeccata e diffusissima, divenuta formidabile filiera trans-generazionale e trans-gender con le vele 4.7 e Radial. E' anche un mondo fatto di passione, di amore per il nome Laser e per il suo marchio. Tra le ripercussioni del cambio di nome, anche al di là di quelle giudiziarie, ce ne sarebbero altre incalcolabili: svalutazione dell'usato, confusione dei clienti, mercato impazzito.
MA IL VOTO E' VALIDO? - Assolutamente no, come spiegato, ma al momento è una piattaforma attraverso la quale esprimere il dissenso nei confronti della dirigenza di ILCA. Tra l'altro si vota non in un sito attrezzato per sondaggi, ma basta inserire il CAP o ZIP Code e il nome del membro ILCA per votare. Non vogliamo pensare male, ma ILCA ha tutti i nomi e i codici dei propri membri... Bisognerebbe quindi chiedere, e verificare, almeno una trasparenza pubblica dei nomi, in modo che ciascun socio possa controllare la correttezza del proprio voto o della propria astensione. Ci vorrebbe parecchio tempo dopo la chiusura del voto, e si andrebbe ben oltre il 31 agosto, un'eventuale dichiarazione del risultato fatta subito, il tanto atteso 1° agosto, presterebbe il voto a essere certamente impugnato. Anche per questo il voto è una farsa... Già essere arrivati a questo è una sconfitta per una gestione associativa.
EURILCA aveva chiesto - restando inascoltata - di affidare il voto a una parte "terza" e indipendente, un ente con un proprio sito specializzato in votazioni, con tutte le garanzie del caso. Ma questa è roba seria, che come tale non si addice agli azzeccacarbugli dell'ILCA di oggi.
Pensate che la pagina del voto (sotto a questo post trovate il link), che si apre con uno sproloquio super-favorevole a votare YES, con bugie a ripetizione, termina con un modulo: basta inserire un nome e un cognome, un CAP, una mail, e si procede alla pagina successiva dove finalmente in basso c'è la scelta tra YES oppure NO.
Perchè il voto sia valido deve votare il 66% dei soci ILCA, e per vincere serve il 50%+1 dei voti. Al momento, considerando che il direttivo ILCA ha sede negli USA, i votanti YES sono senz'altro un gruppo più coeso, motivato, spinto a votare dalle bugie di ILCA & C. Mentre è più difficile convincere gli altri a votare NO e salvare intanto il nome Laser. Tuttavia ci si deve provare.
SE VINCE IL NO - Davanti a una vittoria dei NO, ILCA dovrebbe verosimilmente accontentarsi degli accordi pronti tra LPE e WS, ed è probabile che col Piano B finisca anche la follia del Piano A. A restare olimpico per WS sarebbe il Laser e basta. Questo fa capire la mistificazione presente nel quesito da votare: c'è scritto che votando YES si salverebbe lo status olimpico del Laser... Bugia, come spiegato.
In caso di vittoria del NO, si dovrebbe poi arrivare auspicabilmente alle dimissioni del direttivo ILCA attuale e all'elezione di un nuovo direttivo, che in primo luogo riporti la sede in Europa dove si svolge la stragrande parte dell'attività Laser.
Purtroppo, visto il livello dello scontro, e la "modalità suicidio" scelta da ILCA pur di riuscire nel proprio intento, è difficile ad oggi immaginare una conclusione positiva, se non con una mobilitazione e una campagna internazionale per votare NO e con la vittoria di quest'ultimo. Difficile ma non impossibile.
IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI: DOV'E' WORLD SAILING? - La situazione è critica e rischiosissima, perchè il disfacimento di una barca che è storia della vela, sommato al caso antitrust e alle difficoltà di gestione di World Sailing (economiche, programmatiche e di scelta delle prossime classi olimpiche), non farebbe buona pubblicità al nostro sport. Ma oltre al voto-quasi-farsa, esiste qualche altra possibilità di uscire dall'impasse e far vincere la ragionevolezza?
AICL, la giovane Associazione Italiana Classi Laser sorta dalla ceneri di Assolaser, cosa dice? Soffre, è in difficoltà, ha già manifestato forte dissenso sulla gestione di ILCA e solidarietà con la posizione di EURILCA. AICL vorrebbe fare di più, ma in fondo è da poco arrivata e si trova a gestire un gioco più grande di lei del quale non conosce risvolti e radici storiche. Perciò per il momento lascia nel cassetto azioni eclatanti, pur invitando a votare NO.
A questo punto entrano (o dovrebber entrare) in gioco le istituzioni. In primo luogo ovviamente World Sailing. In un mondo ideale il presidente Kim Andersen dovrebbe convocare d'urgenza le parti, metterle intorno a un tavolo, fare una "Yalta" e portare tutti a un accordo che è alla portata, smascherando e disattivando gli interessi commerciali che spingono verso soluzioni impazzite e suicide.
Ma Kim ha l'autorevolezza e la voglia di fare questo passo? Se non ci arrivasse da solo potrebbe essere di aiuto la spinta di una singola federazione, o di gruppi di MNA, che facciano pressione presso il presidente per il tavolo-Yalta? Il presidente FIV Francesco Ettorre, che molto si è mosso acquistando peso a livello internazionale su altri casi, potrebbe essere uno degli attivatori dell'iniziativa?
In alternativa, puo' avere senso creare un movimento di opinione internazionale, di laseristi e non solo, che sollevi la questione, e attraverso una campagna di mail e social spinga Kim e World Sailing a intervenire fermando le follie di ILCA? Ci pensiamo e in caso la lanceremo nelle prossime ore.
Vi lasciamo con questi quesiti e qualche documento per approfondire. Scriveteci messaggi con la vostra opinione.
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