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19/12/2013 - 18:42

Vela futuristica, tra immaginazione e realtà

Ecco Ocean Moth,
Decollo oceanico!

Tra immaginazione e realtà (del resto, chi si aspettava la Coppa America con i catamarani volanti?) la vela guarda al futuro senza porsi limiti… Ecco l’ultima pazza idea. Un Moth gigante per volare anche in oceano. Con foil a prua e a poppa, chiglia su anello ruotante anche fuori dall'acqua, regolata da due algoritmi...
 
State calmi, ripensate alla vostra ultima uscita con un po' di venticello fresco invernale, l'odore del mare calmo al mattino e la vostra barca da crociera che scivola via, appena spento il motore siete già in un'altra dimensione... Ripensate, e rivivetela, ogni volta che potete, scappate! Per il futuro, che incombe, e per la vela iper-tecnologica che insegue record e trofei (e chissà mai se e quando darà spunti all'industria e alle barche di tutti i giorni), si prepara di sicuro qualcosa di nuovo...

Immaginate una barca a vela volante (alzata con tutto lo scafo fuori dalle onde) che corre in oceano… Troppo? Ma non era forse troppo immaginare i catamarani volanti AC72 sfidarsi a colpi di foiling-jibe a 40 nodi per l’America’s Cup? Eppure è stata la realtà, sotto gli occhi di tutti.
 
La palla di vetro non ce l’ha nessuno, e il futuro si creerà da solo, ma forse un po’ di immaginazione può aiutare. Questo è quello che devono aver pensato alla SpeedDream. E allora sono arrivate domande e risposte: nel futuro le barche a vela voleranno? Se si, saranno in grado di farlo anche attraverso un oceano? Se si, in quanto tempo ciò sarà possibile: 5 anni, 10? E perché aspettare il futuro, e non immaginare invece qualcosa che ci piacerebbe e che potrebbe trasformarsi in realtà molto prima?
 
Alla SpeedDream (un vero e proprio think-thank di progettisti visionari e neanche troppo, con progetti su carta e non solo, che unisce designer, esperti di marketing e skipper come Cam Lewis) hanno pensato di dare corpo al sogno che c’è nel nome stesso della società, e il risultato è questo progetto preliminare, anticipato da Sailing Anarchy, di un monoscafo volante dotato di foil e kanting keel che ruota fino a uscire fuori dall’acqua (una soluzione vista sul “mostro” australiano che ha fatto la Centomiglia del Garda), pensato per lunghe navigazioni: non un record di velocità in acque chiuse, ma perché no, anche u a traversata oceanica!
 
MOURKINOV, IL GURU CHE VENNE DAL FREDDO
Come far decollare fuori dall’acqua un mostro simile, e soprattutto dare continuità al foiling? Vlad Murnikov (ricordate Fazisi, la sfidsa russa alla vela oceanica al tempo della Perestroika di Gorbaciov? Lui ne fu l'artefice), designer e guru della SpeedDream, prova a spiegarla così: “Bisogna pensare a un Moth ingrandito, chiamiamolo Ocean Moth. Lo immagino equipaggiato di foil anteriore e posteriore, non laterale. I foil davanti e dietro dovrebbero dare alla barca un volo più stabile, che stia sulla stessa onda, evitando le insidiose cadute che ha sperimentato ad esempio l’Hydroptere con le sue ali separate e lontane. Il foil serve solo per far alzare lo scafo, mentre alla stabilità provvede la nostra chiglia già sperimentata chiamara Flying Keel, che lavora ottimamente. Una volta che la barca è fuori dall’acqua non conta che essa sia un monoscafo o un multi, questa discussione è ormai superata. La differenza la fa il posizionamento dei foil e non il numero di scafi.
 
“Credo che possiamo fare molto più che far volare una barca – continua Murnikov – Per esempio una chiglia che ruoti oltre i 90 gradi. Possibile? La immaginiamo collegata a un anello che gira tutto intorno allo scafo, come un anello che gira intorno al dito. L’abbiamo registrata con il nime Magic Ring Keel. C’è un motore interno che consente all’equipaggio di ruotare l’anello e sistemare la chiglia all’angolo preferito: 90 gradi, 120 gradi, quello che che ti serve.

“Risultato? Uno dei segreti della velocità dei Moth sta nella loro capacità di tenere l'intera barca sbandata sopravvento, creando una grande portanza sulla vela. Questo è ciò che rende la barca stabile in modo dinamico, permettendo così di rimanere ferma sui foil. Che cosa succede se facciamo la stessa cosa su un Ocean Moth?
 
“Potremmo far alzare la barca, poi con un algoritmo che tiene la chiglia parallela all’acqua, ruotare l’intera barca sopravento. Inoltre, per aumentare la stabilità dinamica e ottimizzare l’angolo di sbandamento, un altro algoritmo potrebbe regolare la parte telescopica della chiglia aumentando o diminuendo la lunghezza secondo le mutevoli condizioni del vento…

“Vi pare troppo? Pensate che oggi gli autopiloti moderni sono diventati così avanzati che possono governare una barca molto meglio di quanto possa fare la maggior parte dei velisti. E’ troppo futuristico? Forse, ma più probabile che non lo sia. Un giorno, in un futuro non troppo lontano potremmo guardare a questa idea come qualcosa di pittoresco e persino un po’ vecchio stile…

 
“Il futuro è un tempo lungo, stiamo appena iniziando a immaginarlo, e grazie a un partner tecnologico come Yandex, abbiamo un’enorme potenza di calcolo al servizio dei nostri sogni futuristici…”

 
Sogno e futuro, due concetti che sommati insieme possono davvero aprire mondi nuovi, anche applicati all’arte antica di navigare spinti solo dal vento. Come si vede la tecnologia oggi ha il potere di autorizzare e in certi casi di dare vita anche ai sogni più arditi. Pensate a come sperimentazioni del genere potranno influire anche sul futuro della Coppa America… (Thanks to Sailinganarchy.com)

www.speeddream.org

Commenti

Anonimo (non verificato)

Fazisi, una barca veramente pericolosa perché era l'unica in cui le onde frangevano sistematicamente sopra la coperta! Un bordo libero troppo basso ed una forma non usuale fecero si' che il pozzetto fosse sempre pieno d'acqua, quindi che la barca non potesse mai raggiungere un assetto decente a causa di tutto quel peso aggiunto. Comunque con quella barca bisognava fermare la navigazione prima di tentare di andare a prua per cambiare una vela o per fare qualsiasi altra cosa se non si voleva essere spazzati via: molto marinaresco! Teoricamente Fazisi andava forte, praticamente era una barca lenta, sbagliata, pericolosa e mai competitiva, che nessuno riuscì mai a far funzionare. Ai russi, storicamente, manca l'esperienza in qualsiasi cosa che non sia fare la guerra o disastri di vario genere; impossibile che riescano ad eccellere nel "gioco" (perché diporto significa "piacere", cioè una sorta di gioco, appunto, che provoca sensazioni e stati d'animo particolarmente gratificanti) più evoluto e complesso mai concepito dall'uomo! Tra le loro attitudini vi è quella di studiare perfettamente e risolvere alcuni aspetti di ogni sistema, risolvendoli in maniera brillante e tecnologica ... dimenticando però di vedere se tali innovazioni presentano implicazioni nel resto del progetto, tra i tanti aspetti che sono capaci di trasformare un disegno, un'idea, in una barca a vela efficiente, innovativa, vincente! Lo ripeto, in guerra basta concepire la bomba, l'aereo, l'esercito od il sottomarino più letali - per gli altri - ed il gioco è fatto; in altre situazioni la qualità del progetto è determinata dalla migliore amalgama tra tanti fattori. Per esempio anche nei sottomarini, perché anche in questo caso le cose si complicano ed ai russi, con allarmante frequenza, sfugge il fatto che, per ottenere risultati efficienti, bisognerebbe tenere conto delle tante variabili determinate dal mare, facendo si' che l'equipaggio possa ... sopravvivere, vedi Kursk e non solo! Come nella Rivoluzione d'Ottobre e tutto quello che ne seguì: qualche idea era certamente, almeno dal punto di vista filosofico, ottima però nel complesso il risultato che ne derivò è stata la più grande catastrofe nella storia dell'uomo e delle civiltà - sempre che accettiamo di comprendere quella pagina della storia nell'ambito delle "civiltà" o non, come forse più propriamente, della barbarie - . No, la strana attitudine dei Russi a produrre progetti velici innovativi non è una dimostrazione di superiorità come vorrebbero dare da intendere, bensì una sorta di pretesa delirante in cui, rinnegando l'esperienza maturata da altri in una moltitudine di fattori, li porta a disegnare oggetti che qualsiasi progettista veramente avveduto eviterebbe sulla base delle maggiori consapevolezze presenti nel proprio bagaglio culturale, determinate da esperienze passate, proprie oppure di colleghi. Ecco perché le "fughe in avanti" cui ci ha abituato la Russia in molti campi, si dimostrano sistematicamente dei totali disastri che non celano "menti superiori" - ma neppure "menti inferiori" - bensì semplicemente evidenziano una dannosissima dimostrazione di ignoranza, concretizzata disconoscendo quella parte importante della cultura, della scienza e di qualsiasi tecnologia che si chiama esperienza! Il "nostro" difetto - "nostro" nel senso di europei occidentali ed anche americani - è quello esattamente opposto, perché tendiamo a "fossilizzarci" sulla base dell'esperienza consolidata, osando un po' troppo poco. Esattamente questa è la forza dei francesi dell'Hydroptere: è ormai vent'anni che hanno la forza, la convinzione e sono riusciti a trovare i mezzi per sviluppare un mezzo veramente innovativo, che però tiene conto della importanza dell'esperienza, sviluppando a poco a poco - ma nella maniera più seria e veloce possibile - ogni dato od aspetto incerto o mancante. Per questo l'Hydroptere vincerà!