Lutti e storie da conoscere
Lutti e storie da conoscere
Addio Riccardo,
Grande della vela
Grande della vela
E’ morto a Roma Riccardo Grande, 80 anni. E’ stato tra gli iniziatori della vela a Roma, Bracciano e Anzio. Segretario nazionale Finn per anni, ispiratore di generazioni di grandi velisti. E tutto è iniziato andando a vela sul Nilo…
La vela piange oggi la scomparsa di Riccardo Grande, a 80 anni il suo cuore sempre sulla breccia lo ha portato a guardarci tutti dall’alto. Riccardo Grande è uno di quegli uomini che sono “personaggi” per vocazione, per visione, per applicazione, anche se poi ciò che fanno non entra direttamente sotto il fascio dei riflettori. E’ stato tra i “fondatori” della vela a Roma, tra i “primi” in molti altri aspetti della vita sportiva, e lo ha fatto a partire da una storia singolare.
Nato a Ismailia in Egitto da famiglia italiana, Riccardo viene subito portato dai genitori a scoprire la vela e lo fa nel modo più difficile e affascinante: sul Nilo, in uno yacht club anglo-francese. La passione e le capacità emergono subito, il ragazzino vince molte regate, nel frattempo gioca anche a Pallacanestro e si fa notare anche in questo sport. Colleziona tanti trofei d’argento che gli saranno incerdibilmente utili... A 21 anni la scelta di vita: Riccardo vuole tornare in Italia. Compra il biglietto della nave per Napoli fondendo le coppe vinte e vendendo l’argento ricavato! Arriva a Napoli, ma viene subito chiamato a Roma dall’allenatore della Lazio Basket, lui si butta e aiuta la squadra ad arrivare in serie A, dove giocherà per due stagioni a cavallo tra il 1957 e 1959. Fa il playmaker, il regista, e allo stesso modo sembra smistare bene le azioni della sua vita.
Riccardo trova una strada lavorativa: esperienze egiziane, genio italiano, grandi capacità manuali lo fanno diventare un apprezzato architetto, e nel 1960 viene assunto al CONI nello staff che sta realizzando le opere per le Olimpiadi di Roma. E’ un giovane sportivo, che parla 4 lingue e sa gettarsi nella mischia, l’esperienza olimpica lo matura definitivamente. Conosce nel 1961 Giovanna che diventerà sua moglie, e torna prepotentemente alla passione per la vela. Anche in questo caso, passando per la porta principale.
A Napoli dopo le Olimpiadi della vela l’atmosfera è travolgente, incontra un certo Pippo Dalla Vecchia, acquista uno dei Finn usati ai Giochi e lo porta sul lago di Bracciano, che sta conoscendo l’alba dello sport velico. E’ tra i primi colonizzatori del lago romano alla vela, e non solo: negli anni Sessanta la vela nella Capitale è praticamente inesistente e comunque non organizzata. Lui svolge un’attività di regate e di organizzazione con il Finn straordinaria, diventa segretario nazionale della classe (unico incarico in qualche modo “pubblico”, perché non sarà mai attratto da carriere politiche, federali o da Giudice di regata) e diventa una fonte di ispirazione per almeno due generazioni di finnisti romani. A parte gli amici di sempre e compagni di club, Sergio Masserotti e Sergio Ghira, si formano sul Finn ai suoi tempi Enrico Maltagliati, i fratelli Passoni, e infine Emanuele Vaccari, che sarà il primo romano a disputare una Olimpiade nella vela, proprio con il Finn, a Barcellona 1992.
Riccardo è Grande in tutti i sensi e non si ferma al Finn. Esplora, smista barche come palloni su un parquet. Sale sul Dragone, altra classe olimpica all’epoca, e conquista nel 1971 ad Anzio il titolo italiano in equipaggio con Sergio Ghira e Nicola Ferri, battendo gente come Adelchi Pelaschier e Sorrentino… Dietro a quel tricolore, che gli vale la medaglia di bronzo al valore atletico del CONI, prima assoluta per un atleta di Roma nello sport della vela, c’è un aneddoto che spiega molto del personaggio Riccardo Grande. Per quel campionato Riccardo riesce ad acquistare e a far arrivare in tempo dall’Australia un gioco di vele Tasker rivoluzionario, in Dacron. Siamo nel 1971, non c’è Internet e neanche il fax. Ma il ragazzo è sveglio e l’impresa riesce.
Corsi e ricorsi. Da campione italiano di classe olimpica, a un anno dai giochi di Kiel 1972, Riccardo potrebbe ambire alla selezione, ma la FIV gli chiede allenamenti intensi e impegnativi ai quali lui non può adeguarsi… L’Italia non ha portato nessun Dragone alle Olimpiadi tedesche. Non si perde certo d’animo e scopre un altro aspetto della vela, quello organizzativo, e in fondo promozionale. E riesce in una impresa che ancora oggi sarebbe difficile, ma che nel 1971 si poteva definire impossibile: portare ad Anzio, nel Lazio, il primo Mondiale di classe olimpica della vela. In quell’anno Riccardo è a Kingston per la Finn Gold Cup, parla a Beppe Croce, allora tresidente (YCI-FIV-IYRU, l’ISAF odierna), della possibilità di portare il Mondiale del singolo olimpico in Italia. Croce all’inizio non è daccordo, forse pensa a una soluzione genovese, ma Riccardo adotta ogni tattica, porta il tresidente a bere l’unico buon caffè reperibile in Canada, e alla fine lo convince. La Finn Gold Cup 1972 ad Anzio fu un successo memorabile, fonte di ispirazione per un intero movimento velico, per i giovani, per la città.
Riccardo mette nell’attività di segretario di classe la sua mentalità aperta, la sua cultura poliglotta, e “costruisce” sempre qualcosa, come nel suo lavoro di architetto. E’ tra i creatori anche della Settimana Velica Internazionale di Roma, che per un ventennio vedrà Anzio tra gli eventi clou del circuito della vela olimpica, e che inizia con una edizione solo per i Finn, che da tutto il mondo tornano su quel campo di regata straordinario.
I giovani finnisti del tempo, tra cui i vari Mauro Pelaschier, Francesco De Angelis, sono suoi amici, insieme ai grandi della flotta internazionale. Scopre anche la Star e si mette in evidenza anche su questa classe, con Sergio Masserotti a prua. Nel “loro” lago di Bracciano i due sono quasi imbattibili, e ancora si ricorda un Trofeo Bracciano Star vinto con tre primi di manche.
In questa frenetica e creativa attività velica, nel continuo dare e ricevere tra lui e il mondo sportivo, Riccardo ha messo su famiglia, i suoi figli Monica e Ugo non possono non incontrare la vela, anche se solo Ugo proseguirà, fino a farne una scelta di vita. E che soddisfazione, per papà Riccardo, quando Ugo giovanissimo vince un titolo italiano Finn Juniores! Ugo oggi è presente con i migliori equipaggi d’altura, ed è apprezzato professionista nel campo della strumentazione elettronica di bordo.
Riccardo disegna e progetta, il suo ultimo lavoro è nel cuore di una delle capitali della vela: a Porto Cervo, è sua la promenade su due livelli che scende verso il porto vecchio sopra al garage e con due ali di negozi. C’è la sua firma anche là, dove ogni anno passano le grandi vele e i grandi velisti. Un omaggio a lui, che Grande, se non di statura, è stato di nome e di fatto, accendendo la scintilla della vela a Roma, a Bracciano, ad Anzio, nei giovani.
Sarà un caso che tutto è iniziato sul Nilo, un fiume, come accadde per Valentin Mankin?
I funerali di Riccardo Grande sono lunedi 20 ottobre alle 11,30 presso la chiesa di Santa Rosa in Via Santa Giovanna Elisabetta in zona Cassia.
La vela piange oggi la scomparsa di Riccardo Grande, a 80 anni il suo cuore sempre sulla breccia lo ha portato a guardarci tutti dall’alto. Riccardo Grande è uno di quegli uomini che sono “personaggi” per vocazione, per visione, per applicazione, anche se poi ciò che fanno non entra direttamente sotto il fascio dei riflettori. E’ stato tra i “fondatori” della vela a Roma, tra i “primi” in molti altri aspetti della vita sportiva, e lo ha fatto a partire da una storia singolare.
Nato a Ismailia in Egitto da famiglia italiana, Riccardo viene subito portato dai genitori a scoprire la vela e lo fa nel modo più difficile e affascinante: sul Nilo, in uno yacht club anglo-francese. La passione e le capacità emergono subito, il ragazzino vince molte regate, nel frattempo gioca anche a Pallacanestro e si fa notare anche in questo sport. Colleziona tanti trofei d’argento che gli saranno incerdibilmente utili... A 21 anni la scelta di vita: Riccardo vuole tornare in Italia. Compra il biglietto della nave per Napoli fondendo le coppe vinte e vendendo l’argento ricavato! Arriva a Napoli, ma viene subito chiamato a Roma dall’allenatore della Lazio Basket, lui si butta e aiuta la squadra ad arrivare in serie A, dove giocherà per due stagioni a cavallo tra il 1957 e 1959. Fa il playmaker, il regista, e allo stesso modo sembra smistare bene le azioni della sua vita.
Riccardo trova una strada lavorativa: esperienze egiziane, genio italiano, grandi capacità manuali lo fanno diventare un apprezzato architetto, e nel 1960 viene assunto al CONI nello staff che sta realizzando le opere per le Olimpiadi di Roma. E’ un giovane sportivo, che parla 4 lingue e sa gettarsi nella mischia, l’esperienza olimpica lo matura definitivamente. Conosce nel 1961 Giovanna che diventerà sua moglie, e torna prepotentemente alla passione per la vela. Anche in questo caso, passando per la porta principale.
A Napoli dopo le Olimpiadi della vela l’atmosfera è travolgente, incontra un certo Pippo Dalla Vecchia, acquista uno dei Finn usati ai Giochi e lo porta sul lago di Bracciano, che sta conoscendo l’alba dello sport velico. E’ tra i primi colonizzatori del lago romano alla vela, e non solo: negli anni Sessanta la vela nella Capitale è praticamente inesistente e comunque non organizzata. Lui svolge un’attività di regate e di organizzazione con il Finn straordinaria, diventa segretario nazionale della classe (unico incarico in qualche modo “pubblico”, perché non sarà mai attratto da carriere politiche, federali o da Giudice di regata) e diventa una fonte di ispirazione per almeno due generazioni di finnisti romani. A parte gli amici di sempre e compagni di club, Sergio Masserotti e Sergio Ghira, si formano sul Finn ai suoi tempi Enrico Maltagliati, i fratelli Passoni, e infine Emanuele Vaccari, che sarà il primo romano a disputare una Olimpiade nella vela, proprio con il Finn, a Barcellona 1992.
Riccardo è Grande in tutti i sensi e non si ferma al Finn. Esplora, smista barche come palloni su un parquet. Sale sul Dragone, altra classe olimpica all’epoca, e conquista nel 1971 ad Anzio il titolo italiano in equipaggio con Sergio Ghira e Nicola Ferri, battendo gente come Adelchi Pelaschier e Sorrentino… Dietro a quel tricolore, che gli vale la medaglia di bronzo al valore atletico del CONI, prima assoluta per un atleta di Roma nello sport della vela, c’è un aneddoto che spiega molto del personaggio Riccardo Grande. Per quel campionato Riccardo riesce ad acquistare e a far arrivare in tempo dall’Australia un gioco di vele Tasker rivoluzionario, in Dacron. Siamo nel 1971, non c’è Internet e neanche il fax. Ma il ragazzo è sveglio e l’impresa riesce.
Corsi e ricorsi. Da campione italiano di classe olimpica, a un anno dai giochi di Kiel 1972, Riccardo potrebbe ambire alla selezione, ma la FIV gli chiede allenamenti intensi e impegnativi ai quali lui non può adeguarsi… L’Italia non ha portato nessun Dragone alle Olimpiadi tedesche. Non si perde certo d’animo e scopre un altro aspetto della vela, quello organizzativo, e in fondo promozionale. E riesce in una impresa che ancora oggi sarebbe difficile, ma che nel 1971 si poteva definire impossibile: portare ad Anzio, nel Lazio, il primo Mondiale di classe olimpica della vela. In quell’anno Riccardo è a Kingston per la Finn Gold Cup, parla a Beppe Croce, allora tresidente (YCI-FIV-IYRU, l’ISAF odierna), della possibilità di portare il Mondiale del singolo olimpico in Italia. Croce all’inizio non è daccordo, forse pensa a una soluzione genovese, ma Riccardo adotta ogni tattica, porta il tresidente a bere l’unico buon caffè reperibile in Canada, e alla fine lo convince. La Finn Gold Cup 1972 ad Anzio fu un successo memorabile, fonte di ispirazione per un intero movimento velico, per i giovani, per la città.
Riccardo mette nell’attività di segretario di classe la sua mentalità aperta, la sua cultura poliglotta, e “costruisce” sempre qualcosa, come nel suo lavoro di architetto. E’ tra i creatori anche della Settimana Velica Internazionale di Roma, che per un ventennio vedrà Anzio tra gli eventi clou del circuito della vela olimpica, e che inizia con una edizione solo per i Finn, che da tutto il mondo tornano su quel campo di regata straordinario.
I giovani finnisti del tempo, tra cui i vari Mauro Pelaschier, Francesco De Angelis, sono suoi amici, insieme ai grandi della flotta internazionale. Scopre anche la Star e si mette in evidenza anche su questa classe, con Sergio Masserotti a prua. Nel “loro” lago di Bracciano i due sono quasi imbattibili, e ancora si ricorda un Trofeo Bracciano Star vinto con tre primi di manche.
In questa frenetica e creativa attività velica, nel continuo dare e ricevere tra lui e il mondo sportivo, Riccardo ha messo su famiglia, i suoi figli Monica e Ugo non possono non incontrare la vela, anche se solo Ugo proseguirà, fino a farne una scelta di vita. E che soddisfazione, per papà Riccardo, quando Ugo giovanissimo vince un titolo italiano Finn Juniores! Ugo oggi è presente con i migliori equipaggi d’altura, ed è apprezzato professionista nel campo della strumentazione elettronica di bordo.
Riccardo disegna e progetta, il suo ultimo lavoro è nel cuore di una delle capitali della vela: a Porto Cervo, è sua la promenade su due livelli che scende verso il porto vecchio sopra al garage e con due ali di negozi. C’è la sua firma anche là, dove ogni anno passano le grandi vele e i grandi velisti. Un omaggio a lui, che Grande, se non di statura, è stato di nome e di fatto, accendendo la scintilla della vela a Roma, a Bracciano, ad Anzio, nei giovani.
Sarà un caso che tutto è iniziato sul Nilo, un fiume, come accadde per Valentin Mankin?
I funerali di Riccardo Grande sono lunedi 20 ottobre alle 11,30 presso la chiesa di Santa Rosa in Via Santa Giovanna Elisabetta in zona Cassia.
ITANOVANTASEI (non verificato)
Costanzo villa (non verificato)