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29/03/2013 - 21:29
Fu il fondatore de Il Giornale della Vela
Fu il fondatore de Il Giornale della Vela
Addio Mario Oriani
Gigante dei giornali
Gigante dei giornali
La vela, il giornalismo e l’editoria italiana piangono la scomparsa di Mario Oriani, fondatore del Giornale della Vela. Io lo ricordo così
La vela, il giornalismo e l’editoria italiana piangono la scomparsa di Mario Oriani, fondatore del Giornale della Vela. Giornalista, scrittore, ideatore di testate e progetti editoriali, era nato nel 1926, ha vinto premi giornalistici e ha lavorato per testate come il Corriere di Informazione (edizione pomeridiana del Corriere della Sera), Amica (di cui è stato tra i fondatori), la Domenica del Corriere, il Corriere dei Piccoli, che trasformò nel Corriere dei Ragazzi, Qui Touring di cui è stato a sua volta fondatore. Dal 1974 seguendo la passione per il mare e la vela (è stato anche armatore di varie barche a vela) ha lasciato la Rizzoli e si è lanciato nell’avventura de Il Giornale della Vela.
I funerali si svolgeranno sabato 30 marzo alle 11:00 presso la Casa Funeraria Nebuloni, in Via Gramsci 83 a Cormano (MI).
CARO GIGANTE, TI RICORDERO’ SEMPRE COSI’
E’ scomparso Mario Oriani. Che brutta notizia. Mario Oriani: marione, il grande Oriani, l’inventore di giornali e l’inventore del giornale della vela. L’ho scritto minuscolo a intendere non il nome della testata (che pure è uguale) ma la sua definizione, la sua cifra. Marione Oriani ha inventato Il Giornale della Vela, prima testata dedicata solo alla vela. In questo senso, e per uno come me, una fonte di ispirazione. Un riferimento, continuo e costante.
Che brutta notizia in un venerdi piovoso e di passione, non solo pasquale. Mario per me era un leone: grande, grosso, tuonante anche nella voce. Un trascinatore. Uno di quelli che lasciano il segno. Che bello se riescono a farlo nel loro modo, seguendo il loro talento, l’ispirazione che li rende leggeri e incisivi.
Di Mario Oriani sono stato, nell’ordine: - lettore avido (indimenticabile il Giornale della Vela formato tabloid, con la sua carta ruvida e i colori forti, come i suoi contenuti); - seguace fino all'imitazione (quando ho cambiato la mia vita seguendo l’ispirazione e ho fondato una rivista di vela); - concorrente (Questa definizione non è corretta, ma la spingo avanti perchè mi ricorda quella volta che piombò a Roma con suo figlio Luca, alla Garbatella dove (a casa mia) c’era la redazione di Fare Vela, mi citofonarono e andammo a pranzo in una trattoria con le tovaglie di carta: su quelle tovaglie Mario scarabbocchiò con due Mont Blanc Meisterstuck, una rossa e una nera, il suo piano che prevedeva di comprare il nostro piccolo giornalino e fonderlo nel suo grande GDV, diventandone una rubrica sportiva. Sono ancora oggi un po’ ipnotizzato da quel pranzo con graffiti, e spesso mi chiedo se feci bene a rifiutare, ma si sa: a 25 anni si è gelosi del futuro); - serbatoio di talenti (qualche mese dopo quel pranzo si prese a Milano il nostro Andrea Falcon, a ripensarci sono lieto di quella scelta); spina nel fianco (ci siamo talmente divertiti: noi avevamo creato Fare Vela Week che era un settimanale, e lui rispose a Portofino facendo il Giornale della Vela quotidiano! Si affacciava sulla piazzetta dalla sua finestra e sembrava il papa); - collaboratore (qualche anno dopo, quando ero all’ufficio stampa FIV, mi offrì di scrivere per il Giornale della Vela: e quando si scrive per la prima rivista di un settore c’è poco a fare, ti senti arrivato. Ricordo incontri fugaci eppure ricchissimi e fecondi nel suo studio disordinatissimo, un antro dove ti sentivi piccolo ma dal quale uscivi con nuove idee che sgorgavano. E ricordo le sue mitiche incursioni nell’open space della redazione: improvvise, senza motivo apparente, a volte urlate, spesso scenografiche con lunghi discorsi o rimbrotti a qualcuno, sempre alla fine utili, come perle di saggezza giornalistica dispensate ad arte). L’ultimo ruolo nei suoi confronti, che resterà agli atti, è quello di - ammiratore.
Ecco il mio ricordo, è basato sulle impronte che ha lasciato sul mio percorso. Mario Oriani ha costruito. I giornalisti lavorano di parole e le parole spesso volano via. Certi giornalisti, che poi diventano editori, costruiscono, perchè i giornali con i nomi e le storie sono come palazzi fatti di pietre, restano.
Ciao Mario e grazie di tutto.
Un abbraccio fraterno a Luca e condoglianze a tutta la famiglia di Mario Oriani, dalla redazione di Saily.it.
IL VIDEO CON UNA INTERVISTA: MARIO ORIANI RACCONTA SE STESSO
Un video amatoriale, un bo’ ballonzolato. Ma caldo e vero, scovato su Youtube. Una intervista nella quale Mario Oriani racconta la sua storia di grandissimo giornalista. Tra aneddoti e spirito indomito.
La vela, il giornalismo e l’editoria italiana piangono la scomparsa di Mario Oriani, fondatore del Giornale della Vela. Giornalista, scrittore, ideatore di testate e progetti editoriali, era nato nel 1926, ha vinto premi giornalistici e ha lavorato per testate come il Corriere di Informazione (edizione pomeridiana del Corriere della Sera), Amica (di cui è stato tra i fondatori), la Domenica del Corriere, il Corriere dei Piccoli, che trasformò nel Corriere dei Ragazzi, Qui Touring di cui è stato a sua volta fondatore. Dal 1974 seguendo la passione per il mare e la vela (è stato anche armatore di varie barche a vela) ha lasciato la Rizzoli e si è lanciato nell’avventura de Il Giornale della Vela.
I funerali si svolgeranno sabato 30 marzo alle 11:00 presso la Casa Funeraria Nebuloni, in Via Gramsci 83 a Cormano (MI).
CARO GIGANTE, TI RICORDERO’ SEMPRE COSI’
E’ scomparso Mario Oriani. Che brutta notizia. Mario Oriani: marione, il grande Oriani, l’inventore di giornali e l’inventore del giornale della vela. L’ho scritto minuscolo a intendere non il nome della testata (che pure è uguale) ma la sua definizione, la sua cifra. Marione Oriani ha inventato Il Giornale della Vela, prima testata dedicata solo alla vela. In questo senso, e per uno come me, una fonte di ispirazione. Un riferimento, continuo e costante.
Che brutta notizia in un venerdi piovoso e di passione, non solo pasquale. Mario per me era un leone: grande, grosso, tuonante anche nella voce. Un trascinatore. Uno di quelli che lasciano il segno. Che bello se riescono a farlo nel loro modo, seguendo il loro talento, l’ispirazione che li rende leggeri e incisivi.
Di Mario Oriani sono stato, nell’ordine: - lettore avido (indimenticabile il Giornale della Vela formato tabloid, con la sua carta ruvida e i colori forti, come i suoi contenuti); - seguace fino all'imitazione (quando ho cambiato la mia vita seguendo l’ispirazione e ho fondato una rivista di vela); - concorrente (Questa definizione non è corretta, ma la spingo avanti perchè mi ricorda quella volta che piombò a Roma con suo figlio Luca, alla Garbatella dove (a casa mia) c’era la redazione di Fare Vela, mi citofonarono e andammo a pranzo in una trattoria con le tovaglie di carta: su quelle tovaglie Mario scarabbocchiò con due Mont Blanc Meisterstuck, una rossa e una nera, il suo piano che prevedeva di comprare il nostro piccolo giornalino e fonderlo nel suo grande GDV, diventandone una rubrica sportiva. Sono ancora oggi un po’ ipnotizzato da quel pranzo con graffiti, e spesso mi chiedo se feci bene a rifiutare, ma si sa: a 25 anni si è gelosi del futuro); - serbatoio di talenti (qualche mese dopo quel pranzo si prese a Milano il nostro Andrea Falcon, a ripensarci sono lieto di quella scelta); spina nel fianco (ci siamo talmente divertiti: noi avevamo creato Fare Vela Week che era un settimanale, e lui rispose a Portofino facendo il Giornale della Vela quotidiano! Si affacciava sulla piazzetta dalla sua finestra e sembrava il papa); - collaboratore (qualche anno dopo, quando ero all’ufficio stampa FIV, mi offrì di scrivere per il Giornale della Vela: e quando si scrive per la prima rivista di un settore c’è poco a fare, ti senti arrivato. Ricordo incontri fugaci eppure ricchissimi e fecondi nel suo studio disordinatissimo, un antro dove ti sentivi piccolo ma dal quale uscivi con nuove idee che sgorgavano. E ricordo le sue mitiche incursioni nell’open space della redazione: improvvise, senza motivo apparente, a volte urlate, spesso scenografiche con lunghi discorsi o rimbrotti a qualcuno, sempre alla fine utili, come perle di saggezza giornalistica dispensate ad arte). L’ultimo ruolo nei suoi confronti, che resterà agli atti, è quello di - ammiratore.
Ecco il mio ricordo, è basato sulle impronte che ha lasciato sul mio percorso. Mario Oriani ha costruito. I giornalisti lavorano di parole e le parole spesso volano via. Certi giornalisti, che poi diventano editori, costruiscono, perchè i giornali con i nomi e le storie sono come palazzi fatti di pietre, restano.
Ciao Mario e grazie di tutto.
Un abbraccio fraterno a Luca e condoglianze a tutta la famiglia di Mario Oriani, dalla redazione di Saily.it.
IL VIDEO CON UNA INTERVISTA: MARIO ORIANI RACCONTA SE STESSO
Un video amatoriale, un bo’ ballonzolato. Ma caldo e vero, scovato su Youtube. Una intervista nella quale Mario Oriani racconta la sua storia di grandissimo giornalista. Tra aneddoti e spirito indomito.
Andrea Falcon (non verificato)