blog | Di Lamberto Cesari
21/05/2012 - 11:00
Tre volti della America´s Cup a Venezia: #1 Alberto Sonino
Alberto Sonino nella sua Isola della Certosa
Chi è costui? Velista, sognatore, imprenditore. Uno splendido esempio di come una campagna olimpica gestita indipendentemente, anche se senza successo, può essere una scuola di vita e manageriale talmente valida da superare tante Business School costose e rinomate.
Alberto ha passato i primi 26 anni della sua vita a fare il velista, multiscafista: Hobie 16, Formula 18, Classe A, Tornado, ma anche 49er, 18 piedi australiano, trimarani oceanici. All’attivo tantissime vittorie, un Campionato del Mondo Hobie Tiger, una campagna olimpica in Tornado con Ganga Bruni. Poi la decisione di smettere e partecipare al bando per la gestione di un terreno sull’ Isola della Certosa a Venezia. Vincerlo, e dedicare la vita a quella.
Ad Alberto sono grato per molti e molti motivi. Una parte pubblici, lo spettacolo che ha messo in scena i giorni scorsi a Venezia. E una parte privati, perché la mia e nostra storia in catamarano è partita anche da lui, e alcune delle amicizie più belle e strette che ho sono arrivate grazie a lui.
Eravamo dei ragazzini appena scesi da Optimist e Laser 4.7 che cercavano di virare sull’Hobie 16 quando lui ha messo il gennaker sul nostro cat e ci ha insegnato a tenerlo su uno scafo di lasco, parlandoci di regate internazionali. Era l’autunno del 2004 quando ci allenavamo in laguna, venivamo spazzati via dalla bora sotto il suo sguardo sconsolato e bordeggiavamo fino alla Certosa che allora era un piazzale vuoto con due capannoni. Assieme a noi Luca Tosi, ora navigatore oceanico, con Corrado, le sorelle Sicouri, Giovanni e Nina.
Poi lui ha cominciato a immergersi nella “sua” isola e noi abbiamo continuato la nostra strada: Mondiale ISAF Youth in Corea, poi il passaggio al Formula 18, quello dal Tiger al Wild. Ma per noi, sempre in cerca di una guida o di un maestro, passare dalla Certosa almeno una volta all’anno era d’obbligo, perché da Albi abbiamo sempre avuto consigli saggi e lungimiranti. Ed è stato naturale l´anno scorso, di ritorno dall’Ungheria, fermarci alla Certosa per festeggiare il bronzo mondiale.
Questo forse può dare una misura dell’ammirazione-affetto che ci lega. E spero che questo non limiti troppo la mia obiettività nel congratularmi con lui per essere riuscito a rendere possibile l’impossibile: mettere d’accordo tutte le istituzioni veneziane per bloccare il bacino (forse non tutti sanno quante barche passano davanti a Piazza San Marco in una giornata), e mostrare a tutto il mondo quanto sia bello e utilizzabile l’Arsenale. Ha mostrato che la Coppa sui cat non solo si può fare, ma è bella e appassionante. Che in mare le regate sono tattiche e affascinanti, mentre in laguna spettacolari e suggestive, in grado di appassionare pubblico competente come quello generalista.
Perché la vela è bella tutta, e più persone hanno la possibilità di apprezzarla più ci allontaneremo dall´immagine di vela elitaria che domina in Italia e soffoca i nostri circoli.
Una proposta per il prossimo anno, Albi: perché non mettere dei piccoli Hobie Dragoon per bambini e dei Formula 18 per adulti in bacino in modo che prima e dopo le regate le persone possano provare i cat?
Alberto ha passato i primi 26 anni della sua vita a fare il velista, multiscafista: Hobie 16, Formula 18, Classe A, Tornado, ma anche 49er, 18 piedi australiano, trimarani oceanici. All’attivo tantissime vittorie, un Campionato del Mondo Hobie Tiger, una campagna olimpica in Tornado con Ganga Bruni. Poi la decisione di smettere e partecipare al bando per la gestione di un terreno sull’ Isola della Certosa a Venezia. Vincerlo, e dedicare la vita a quella.
Ad Alberto sono grato per molti e molti motivi. Una parte pubblici, lo spettacolo che ha messo in scena i giorni scorsi a Venezia. E una parte privati, perché la mia e nostra storia in catamarano è partita anche da lui, e alcune delle amicizie più belle e strette che ho sono arrivate grazie a lui.
Eravamo dei ragazzini appena scesi da Optimist e Laser 4.7 che cercavano di virare sull’Hobie 16 quando lui ha messo il gennaker sul nostro cat e ci ha insegnato a tenerlo su uno scafo di lasco, parlandoci di regate internazionali. Era l’autunno del 2004 quando ci allenavamo in laguna, venivamo spazzati via dalla bora sotto il suo sguardo sconsolato e bordeggiavamo fino alla Certosa che allora era un piazzale vuoto con due capannoni. Assieme a noi Luca Tosi, ora navigatore oceanico, con Corrado, le sorelle Sicouri, Giovanni e Nina.
Poi lui ha cominciato a immergersi nella “sua” isola e noi abbiamo continuato la nostra strada: Mondiale ISAF Youth in Corea, poi il passaggio al Formula 18, quello dal Tiger al Wild. Ma per noi, sempre in cerca di una guida o di un maestro, passare dalla Certosa almeno una volta all’anno era d’obbligo, perché da Albi abbiamo sempre avuto consigli saggi e lungimiranti. Ed è stato naturale l´anno scorso, di ritorno dall’Ungheria, fermarci alla Certosa per festeggiare il bronzo mondiale.
Questo forse può dare una misura dell’ammirazione-affetto che ci lega. E spero che questo non limiti troppo la mia obiettività nel congratularmi con lui per essere riuscito a rendere possibile l’impossibile: mettere d’accordo tutte le istituzioni veneziane per bloccare il bacino (forse non tutti sanno quante barche passano davanti a Piazza San Marco in una giornata), e mostrare a tutto il mondo quanto sia bello e utilizzabile l’Arsenale. Ha mostrato che la Coppa sui cat non solo si può fare, ma è bella e appassionante. Che in mare le regate sono tattiche e affascinanti, mentre in laguna spettacolari e suggestive, in grado di appassionare pubblico competente come quello generalista.
Perché la vela è bella tutta, e più persone hanno la possibilità di apprezzarla più ci allontaneremo dall´immagine di vela elitaria che domina in Italia e soffoca i nostri circoli.
Una proposta per il prossimo anno, Albi: perché non mettere dei piccoli Hobie Dragoon per bambini e dei Formula 18 per adulti in bacino in modo che prima e dopo le regate le persone possano provare i cat?
fcolivicchi
roberto (non verificato)