PROFILO

04/07/2013 - 20:22

Dalla Vela Quadra all'Ala Rigida: ovvero quando le Vele hanno le Radici


Dopo un anno molto intenso per la Vela sportiva che ha visto un susseguirsi di eventi indimenticabili (dalla Volvo Ocean Race alle Olimpiadi alla Vendée Globe), nel pieno della nuova stagione, vogliamo lasciare da parte l’attualità e dare un po’ di spazio alla tradizione.
‘Le parole sono importanti’ e così non è casuale il sottotitolo del nostro Blog ‘Dalla Vela Quadra all’Ala Rigida’. Cercheremo oggi di dimostrare come stia a rappresentare qualche cosa in più di un sottotitolo, ma l’enfasi di un profondo modo di essere, una descrizione contenente l’essenza più profonda della vela e del cambiamento che per definizione non può ignorare la propria origine.

Vorremmo a tal proposito dare spazio al passato e sottolineare l’imperturbabilità di queste origini con un omaggio a Jerome K. Jerome, grande scrittore inglese di fine ‘800 a molti noto soltanto come umorista, ma che abbiamo riscoperto poeta e fine osservatore:
.....non conosco sensazione più emozionante dell'andare a Vela, è una cosa che si avvicina al volo più di ogni altra che l'uomo sia riuscito a fare sin'ora, salvo che in sogno. Le ali del vento impetuoso sembrano sorreggervi e portarvi avanti, non si sa dove......Non si è più quel minuscolo pezzo di argilla lento e appesantito che striscia tortuosamente sulla terra, si fa parte della natura, si ha il proprio cuore che batte contro il suo, e vi circondano le sue braccia magnifiche innalzandovi fino al suo cuore......Il vostro spirito è all'unisono col suo, le vostre membra si fanno leggère, le voci dell'aria cantano per voi, la terra sembra lontanissima e piccola e le nuvole così vicine sopra la vostra testa sono fraterne e ad esse stendete le braccia......

L’incredibile attualità delle descrizioni di Jerome a distanza di oltre 130 anni, sono la migliore testimonianza delle emozioni che la Vela è stata ed è tutt’ora in grado di trasmettere che possono rimanere invariate anche a distanza di secoli.
E così potremmo dire che rileggendo Jerome la vela dialoghi con noi attraverso il tempo, così come aveva fatto Tagore descrivendo le bellezze della natura nella indimenticabile ‘Chi sei tu, lettore che leggerai le mie poesie’ inno ad un mattino di primavera attraverso 100 anni (http://digilander.libero.it/scuolaacolori/intercultura/poesie/creato/tag...).

L’immagine senza tempo di queste ispirate parole valorizza ancora di più lo spirito della Vela che ancora ci arriva inalterato. Se spostiamo l’obiettivo della nostra osservazione al presente, cancellando l’asse temporale ci rendiamo conto di come molti di questi stessi valori siano tutt’ora presenti. Ma in che modo e fino a quando riusciremo a conservare questi valori ? Possono le nuove tecnologie ed i ‘nuovi’ modi di fare vela modificare o cancellare sensazioni e spirito ?

Non c’è dubbio che l’avvento del professionismo e l’evoluzione tecnica dei materiali abbiano segnato negli ultimi decenni dei cambiamenti importanti in tutti gli sport, ma differenti sono stati gli impatti sulle diverse discipline.
Pensiamo ad esempio al tennis dove l’evoluzione dei materiali (dopo la racchetta di legno) ha avuto un ruolo di primo piano nella modifica del modo di interpretare il gioco. Pensiamo al Calcio o al Basket dove i materiali hanno potuto influire in modo meno rilevante, per questi sport i maggiori cambiamenti sono conseguenza del professionismo degli schemi di gioco e metodi di allenamento più che dalle innovazioni tecnologiche dei materiali.

Per la Vela il discorso è molto diverso proprio perchè grazie alla sua multidisciplinarietà è ancora possibile percorrere diverse strade. E’ un valore fondamentale: avere forti radici ma allo stesso tempo sapere di avere davanti delle pagine bianche su cui possiamo iniziare a scrivere.
La Vela Olimpica ne è la prova concreta riuscendo a far convivere diverse categorie: classi nuove con progetti nuovi, insieme ad altre imbarcazioni che navigano da più di mezzo secolo. Nessuna scelta totale indirettamente ‘imposta’ dalla tecnologia, nessun out-out assoluto.

A tal proposito risultano calzanti le parole di Valerio Bianchini (Storico allenatore di Basket, Guru della pallacanestro italiana), parole che ci fanno riflettere perchè ci ricordano come in altri sport l’oggettiva difficoltà di evolvere, creando come per la vela quasi naturalmente nuove regole e nuove classi, possa inibire la creazione di nuove idee, nuovi stimoli trainati da nuovi progetti:
‘’Anche nel basket come nella filosofia, sembra che non ci siano più pensieri forti, teorie su cui strutturare un' interpretazione dello spirito del gioco. Cartesio non funziona più ma neanche la difesa a tenere su un lato di Sandro Gamba, Kant sembra sorpassato e con lui anche il “passing game” di Tonino Zorzi, Hegel si è perso nei cieli dell'idealismo come l'attacco alto/basso di Taurisano, Marx è morto e anche Bobby Knight non si sente tanto bene.’’ Valerio Bianchini.

La vela ha tuttora molte facce e niente ci impedisce di seguire la nostra preferita, perchè la Vela è per fortuna tutta ancora presente e attuale. Così resta a noi la possibilità di rileggere i grandi classici oppure di scrivere nuovi romanzi, resta a noi la possibilità di decidere se saltare su un dinghy, su un laser o su un d-one, così come di scegliere un cabinato d’epoca oppure un catamarano planante.

Crediamo che a questo punto della nostra riflessione stia al lettore capire se vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Da parte nostra crediamo che non si possa negare il presente, né fermare il progresso soprattutto quando ci può aprire a nuove idee e opportunità.
Possiamo però continuare a lavorare perché le parole Jerome Klapka Jerome che ci sono arrivate inalterate dopo 130 anni possano continuare ad essere attuali anche in futuro. Perché la vera sconfitta non è l’ala rigida in se stessa, la vera sconfitta è un'ala rigida che dimentichi il suo passato, le sue origini, le sue radici, un’ala rigida che non porti dentro di sé la storia della vela quadra.

                                                                                                              

Commenti

Grande Marco! Grazie per questo tuo post, così ricco di citazioni e riflessioni importanti. Sono proprio contento: è anche per questo che è nato Saily.it!

Antonio Vettese (non verificato)

Andiamo verso una nuova estetica della vela. Il match race è ormai negato dal 2007, e non si può neanche essere sicuri che il Deed of Gift lo preveda: noi abbiamo trasformato il senso della sfida in match race, ma per come è scritta è una sfida a chi fa la barca più veloce. Del resto, se Bach avesse avuto il pianoforte avrebbe scritto le variazioni Goldberg per pianoforte, non certo per l'aspro clavicembalo. Chi si ostina a suonarle come scritte, dimentica che il sommo è anche stato il più grande innovatore della musica e avrebbe volentieri digerito ogni novità che gli consentisse di essere più espressivo. E adesso lo vediamo li con la parrucca, pensando che sia appunto un "parruccone", legato alla modesta dinamica dei plettri. La Goletta America era il cat del 1851, Ranger era il cat del 1937, Australia II era il cat del 1983. Siamo di fronte a un cambiamento, e non lo vogliamo vedere.

silverio (non verificato)

post inutile...mangiato pesante?...digerito male... basta un Alka Selzer, senza sproloquiare.
Grazie Fabio e grazie ad Antonio per il commento. Il paragone con Bach è provocatorio e calzante e confermerebbe quanto sostengo riguardo al progresso. Sono d'accordo con quello che scrivi, ne parlavo quasi 2 anni fa in un altro (e qui ha ragione Silverio) sproloquio ''http://www.saily.it/it/piazzavela/post/ac34-la-vela-%C3%A8-nuda'' . Probabilmente dovremmo capire quali siano gli strumenti che consentirebbero a Bach di scrivere una migliore variazione, fuga, sinfonia. Un pianoforte 'percosso' più di un clavicembalo 'pizzicato', oppure (rabbrividisco) una tastiera elettronica o un Moog (con la sua variazione cromatica infinita) più di un pianoforte ? E andando oltre, tolta la parrucca chi sarebbe il vero Bach adesso........chi scrive il capolavoro o chi vende più 'dischi' ? Cambia la tecnologia (e va bene) ma non devono cambiare i valori altrimenti la musica (arte) di Bach rischia di retrocedere a 'canzone'.