PROFILO

10/07/2012 - 16:19

Dalla scuola vela alle Olimpiadi. Quanto è lungo il passo?

Optimist in regata al Meeting di Riva

Ogni velista olimpico ha avuto una carriera a sé e percorsi diversi che lo porteranno a scendere nelle acque di Weymouth. Vogliamo però cercare di tracciare una linea generale, un percorso di massima che ogni bambino potrebbe compiere per ambire al sogno olimpico.

Tutto comincia una mattina di Giugno: le scuole sono finite, la famiglia si trasferisce nella casa al mare o al lago ma i genitori non vogliono che il loro bambino stia in casa tutto il giorno, e lo iscrivono al corso di vela. Il piccolo all'inizio piange e scalpita, ma quando è lasciato solo in mezzo a bambini come lui, comincia a imparare questi nomi strani: randa, cazzare, boma, picco. Quando sale per la prima volta da solo sull'Optimist realizza una sensazione mai provata prima: la libertà. Per la prima volta è lui il padrone di un mezzo, è lui che decide dove andare. Piano piano prende confidenza con le onde, gli schizzi e il vento, e si dice che "io di qui non scendo più".

In questo modo viene preso nella squadretta agonistica del circolo, e comincia a girare la Zona per le prime regate autunnali. Di lì il passo è breve: il suo primo Optimist, la stagna, gli stivaletti. E gli allenamenti il weekend, poi le trasferte. Con il tempo il nostro bambino diventa un ragazzino impara come funziona una regata, le partenze e le regole, impara che oltre al vento c'è la corrente, e arrivano le prime vittorie e qualche delusione. Ma quello che continua a spingerlo è sempre quella sensazione di libertà e indipendenza che nessuno dei suoi compagni di classe ha mai provato.

Di regata in regata, comincia a girare con la squadra nazionale, indossa una divisa azzurra e canta l'inno italiano. A soli dodicianni capisce cosa significa rappresentare la propria nazione. A 14 anni, la scelta: cosa fare dopo l'Optimist? Laser se si è grossi di corporatura e si ha tanta resistenza alle cinghie, 420 se si è più piccolini e molto socievoli, 29er o Hobie Cat 16 se si è affascinati dalla velocità.

Qualunque classe si scelga, se il talento c'è, emergerà. Ma sono anche gli anni più difficili per la vela, quelli in cui lo studio, gli amici, il sabato sera in città cominciano a tentare più degli allenamenti. Sono i famosi anni dell'abbandono, quelli che fanno disperare gli allenatori, i quali vedono molti talenti perdersi per strada.

C'è una ricetta per conciliare vela e studio? Penso che la risposta sia la passione. Quando i ragazzi vogliono qualcosa sono capaci di tutto pur di ottenerla. Il problema è che spesso viene spostato il riflettore dalla causa all'effetto: il vero motore di tutto deve essere il divertimento, che spesso viene a mancare nei ragazzi, soffocati dagli allenamenti e dalle pressioni di ambizione di genitori ed allenatori. Per cui il consiglio è: fate in modo che il divertimento e la libertà siano la prima spinta per la vela nei ragazzi, e vedrete che gli abbandoni caleranno. Ed è in questi anni che i ragazzi veramente motivati cominciano ad emergere e fare la differenza sugli altri, diventano atleti, passano sulle classi olimpiche, e cominciano a farsi notare.

(Scritto per Vela e Motore di Luglio)

Commenti

AnonimoGiovanna (non verificato)

Forse sono di parte perché Lamberto ha mosso i primi passi in Optimist con me, ma..... Lamberto, eri un grande quando a 10 anni mi aiutavi con i corsi di Iniziazione e sei un grande ancora oggi!