PROFILO

28/02/2014 - 18:08

3 Festival e 3 Velisti dell'anno: troppa grazia!

Persino la politica riscopre la nautica e crede che il rilancio del settore possa portare beneficio al paese attraverso valori come l’ambiente, la bellezza, e la qualità dei nostri cantieri. E la nautica (la vela in prima fila) che fa? Si prepara all’ennesimo carnevale feudale.


Nelle stesse date, ad aprile, si svolgeranno ben tre eventi con lo stesso nome: “Festival”. Che fantasia, chissà chi è stato a cominciare, chi ha copiato e chi è stato l’ultimo. Purtroppo non è tutto, e non è il peggio. Più puntuale della primavera (quella è almeno un po’ imprevedibile) ci tocca un’altra ben nota disgrazia: i tre “velisti dell’anno” (qualcuno ormai e un "Velista del biennio”, o comunque on-demand, cioè si attiva solo se trova lo sponsor di turno), in date se non sovrapposte comunque ravvicinatissime.
 
Tre Festival e tre premi: siamo davvero così avanti? Nautica e soprattutto vela sono così in salute, così floride e ridondanti da potersi permettere non un bis ma un tris? E’ un’abbuffata che darà frutti, servirà a tutti, genererà visibilità, ritorni media, finirà sulle televisioni, imporrà i nostri temi e i nostri protagonisti? Certo che no. Al contrario: i media generalisti guarderanno a “quei matti” del mare, che celebrano (si fa per dire) tre Festival negli stessi giorni, e assegnano riconoscimenti annuali e relative sottocategorie, a raffica, in una confusione senza capo né coda.
 
Come già detto, il fenomeno del proliferare dei premi “velista dell’anno”, originato da una diaspora all’interno del gruppo e della rivista che l’aveva lanciato, è un classico esempio della capacità italiana di dividersi. Ma è anche, specularmente, la conseguenza della mancata volontà politica e dell’incapacità di chi governa il mondo della vela, di assumersi il ruolo di unificatore e di realizzare un solo “Oscar” del nostro mondo, come avviene in tutti i paesi e in tutti i settori sportivi e non. Al punto che viene spontaneo chiedersi: ma esisterà davvero qualcuno che “governa” il mondo della vela?
 
Scrivo queste note con un dispiacere rassegnato: racconteremo le consegne di tutti i premi, daremo il giusto plauso agli amici che li vinceranno, secondo i criteri più disparati, ma resterà una sensazione di incompiutezza, di scollamento, di spreco. Quanto sarebbe più grande e forte un premio solo che coinvolgesse davvero tutti. Invece di dare l’illusione di forza a pochi.
 
Quanto ai Festival, c’è da vedere intanto se si svolgeranno tutti, e comunque qui – pur nell’aggravante delle identiche date – ci sono storie, provenienze e professionalità ben diverse. Uno è il Salone Nautico Internazionale di Venezia, autoproclamatosi Festival del mare, che ha già una vita lunga e che negli ultimi due anni ha acquisito una identità precisa, frutto di ricerche e analisi di mercato, e si è affidato a una personalità del settore come l’ex segretario generale di Ucina Lorenzo Pollicardo. Venezia si propone, in una prospettiva di crescita, come vetrina per la nautica minore, carrellabile, innovativa, si rivolge a un’area geografica delimitata ma fertile (l’Adriatico, il Nord Est, i Balcani e un pezzo di mitteleuropa), offre un’area espositiva e di test en-plen-air, elastica e componibile, che punta a espandersi se la filosofia si rivelerà vincente. Un salone che si è messo in condizione di dire e fare cose concrete. Le aziende e gli stessi clienti-visitatori hanno bisogno di scelte così chiare, perché davvero sono finiti gli anni dei saloni a go-go, come dimostra la derelitta china di Napoli prima e Roma poi (quest’anno il Big Blu avrebbe forse fatto una figura più degna se avesse deciso di non aprire i battenti).
 
Il secondo Festival è il Vela Festival della rivista il Giornale della Vela. Ne abbiamo parlato: è la legittima evoluzione di un editore che vuole mantenere il rapporto privilegiato con le aziende del settore, un tempo clienti pubblicitari e adesso, presumibilmente, espositori in un evento festoso e molto da vivere. Lo scorso anno l’esordio a Livorno non è stato proprio indimenticabile, ma la seconda edizione promette di aprire un ciclo e un progetto. Si svolgerà infatti a Genova, nell’area della Fiera e del Nautico, con barche in acqua (speriamo in buon numero), e il patrocinio di Ucina. Per quest’ultima l’idea è che il Vela Festival diventi un salone della vela annuale di primavera. Vecchio sogno (posso dirlo) mai decollato, che forse adesso con la benedizione genovese può avere qualche chance in più, a condizione che possa essere da subito la grande festa di tutta la vela. La risposta dovrà darla l’organizzazione, fugando ogni dubbio di gestione “chiusa” della rivista che la promuove. Sarebbe bello vedere il Vela Festival con altre riviste, anche concorrenti, altri media, altri soggetti a promuovere e smuovere manifestazioni collaterali, eventi nell’evento. Alla lunga questa apertura sarebbe la vera polizza sul successo, con beneficio di tutti: prima di tutto il popolo degli appassionati, poi gli operatori e quindi Ucina, al quale riuscirebbe il progetto di un salone satellite a quello di ottobre. Un giorno, da questo scenario virtuoso, potrebbe anche scaturire finalmente l’auspicata associazione di categoria in grado di dare rappresentanza e tutela alle imprese del mondo velico. Stiamo sognando?
 
Il terzo festival è in programma a Trieste, grande capitale della vela italiana, a cura di Vela & Vela, esperimento di aggregazione di aziende la cui storia ondivaga testimonia le difficoltà incontrate sul cammino, per la crisi e non solo. A chi non piace l’idea di un salone della vela a Trieste sulle banchine del Molo Audace (negli anni scorsi si è svolto a Porto San Rocco) con ingresso gratuito e una politica espositiva molto favorevole per le aziende, possibilità di provare le barche e incontrare protagonisti? Il guaio è che tre Festival nelle stesse date si cannibalizzano a vicenda, si contendono espositori e visitatori, col rischio di non raggiungere una dimensione minima con la quale proporsi. Tra i tre, il più debole sembrerebbe proprio Trieste, ed è un peccato dirlo.
 
Da tutto questo lungo discorso credo emerga con chiarezza che ciò che serve di più al settore è un reale coordinamento, che non parta da interessi parziali ma generali, che progetti a media e lunga scadenza e abbia a cuore le sorti della vela: la sua immagine, la sua valorizzazione, il suo marketing, la sua crescita. E’ troppo sperarlo?
 
 

Commenti

Alessandro Cocchi (non verificato)

hai ragione Fabio, è un po di giorni che mi chiedevo quanto fosse intelligente ed utile una disgregazione così evidente fra le varie realtà della vela! concordo appieno col bisogno di coordinamento fra i vari spazi e chi cerca di accaparrarsi fette di mercato, (sponsor), visibilità e partecipazione agli eventi, tutto il mondo velico ne guadagnerebbe! purtroppo in realtà è solo una questione di mercato e di concorrenza, quello che sta distruggendo il "sistema", non solo il mondo della vela, tutto il sistema "Italia" e quello mondiale! un po di unione di intenti sarebbe auspicabile in senso generale… un tempo si diceva che l'"unione fa la forza" …ma al mondo d'oggi tutti vogliono solo risultare "La Forza" e questo ci sta portando allo sfacelo, dal punto di vista degli appassionati un vero balzo nel baratro!!!

Gennaro Petillo (non verificato)

ciò che serve di più al settore è un reale coordinamento, che non parta da interessi parziali ma generali, che progetti a media e lunga scadenza e abbia a cuore le sorti della vela: la sua immagine, la sua valorizzazione, il suo marketing, la sua crescita. Caro Fabio, cito la tua chiosa a mo' di risposta/terapia alla tua analisi/diagnosi acuta e reale. il settore è polverizzato, le singolarità e la voglia di emergere senza fare comparto ci sono sempre state ma sono emerse in modo evidente sotto la lente impietosa della crisi. non vedo nessuno oggi in grado di proporre una rotta da disegnare su un "carta" per dire per lo meno: "andiamo lì?" "non c'è buon vento per chi non sa dove andare" (cit.) cari saluti gp

roberto pendibene (non verificato)

Caro Fabio , la FIV e' presente e patrocina tutti e tre le manifestazioni ................ Sono la FIV,il Coni che sanciscono i principi , le regole,i comportamenti ,le regole. In Italia questa e' la modalitra' da sempre, ma forse bisognerebbe cominciare a dissentire e a pretendere regole e principi proprio dagli organi deputati a fare questo mestiere. RP.

Alessandro Turchetto (non verificato)

E se avesse ragione la Federvela? Tra le tante, troppe manifestazioni espositive sovrapposte per date ed anche per significato, includerei certamente anche il Big Blu di Roma, tutte con evidenti aneliti esclusivamente commerciali, fortemente orientali alla non-vela dei crocieristi-camperisti, perché mai proprio la Federazione dovrebbe dettare regole o prendere posizione? Un piccolo patrocinio non si nega, tutto sommato galleggiano anche loro ... , ma nulla più e ben poco da condividere. Mi pare una scelta saggia, la condivido!