Storia | Barche > Saloni

15/10/2012 - 15:53

Speciale salone di Genova

Tra Fiera e UCINA
tempesta di parole

Il Salone più drammatico in 40 anni finisce in rissa per il botta e risposta tra i presidenti di UCINA e Fiera. Sulla pelle della nautica...

Anche se i comunicati ufficiali sono improntati a una tonalità di accordo di facciata al cloroformio, il salone nautico 2012, forse il più drammatico dalla nascita, finisce tra le polemiche scatenate dalle parole. Non è un bello spettacolo, la sensazione che istituzioni così importanti in un momento del genere nel quale la nautica rischia grosso e il salone di Genova potrebbe aver appena chiuso la sua ultima edizione, preferiscano dirsele (almeno per ora) di santa ragione, anzichè cercare con impegno e ragionevolezza le strade migliori, e comuni, per affrontare l’emergenza.

Vediamo cosa è successo. Giovedi, in pieno salone, il presidente UCINA Anton Francesco Albertoni, se ne esce con  frasi al vetriolo che hanno un solo destinatario: la Fiera di Genova.

«Il Salone che così com’è non corrisponde alle esigenze delle aziende e del mercato. Vorremmo un progetto entro 45 giorni dalla fine del Salone che si chiuderà domenica. Teniamo entrambe le strade aperte e con le istituzioni vorremmo scegliere», ha detto Albertoni.

La questione deriva dal consiglio direttivo di Ucina che all’unanimità ha deciso le condizioni del Salone numero 53: «Tutti insieme, tutti a Genova ma a costi dimezzati». L’industria nautica vuole continuare a presentarsi compatta, ha spiegato Albertoni, e questo solo a Genova è possibile. Ma se non ci fossero le condizioni, si ipotizza il trasferimento in un’altra località ma a costo di uno «spacchettamento» per aree merceologiche.

LA REPLICA DA FIERA GENOVA
Alle dichiarazioni di Albertoni replica la Fiera di Genova in una nota: «Fiera di Genova accoglie con stupore le dichiarazioni odierne del presidente di Ucina Anton Francesco Albertoni e le ritiene decisamente inopportune nei contenuti e nei tempi, alla vigilia dell’ultimo weekend di Salone».

Il presidente Sara Armella ricorda: «Fiera di Genova organizza da 52 edizioni il Salone Nautico, di cui è anche titolare esclusiva del marchio, assumendosi completamente il rischio d’impresa. In questi mesi abbiamo ascoltato le aziende espositrici, apportando una serie di modifiche alla struttura del Salone per rispondere meglio alle nuove esigenze. All’inaugurazione del Salone, soltanto sabato scorso, alla presenza del viceministro Ciaccia, le istituzioni cittadine – che peraltro coincidono con l’azionariato della Fiera - insieme alla stessa Fiera e a Ucina si sono impegnate a discutere la riprogettazione del Salone già nelle prossime settimane».

«Per noi – ribadisce Armella – questo rimane l’obiettivo prioritario mentre le dichiarazioni odierne sembrano più una fuga in avanti in risposta a logiche interne associative. Fiera di Genova è pronta a lavorare con Ucina per assolvere gli impegni reciprocamente assunti. Le istituzioni locali e la Fiera vogliono continuare a realizzare sempre meglio la manifestazione, valorizzando le competenze e le professionalità maturate, in modo adeguato ai tempi e a un’economia che cambia».

COSA SIGNIFICA QUESTO SCAMBIO DI STOCCATE?
Il momento è difficile, UCINA è alle corde perchè molte aziende lamentano un suo ruolo troppo passivo e inconcludente rispetto alla crisi drammatica. Allora scatta il contropiede, su un tema caldo come il salone. UCINA in sostanza chiede che per il salone del 2013 Fiera offra tariffe dimezzate agli espositori, altrimenti minaccia di andarsene. E’ una provocazione estrema che tra l’altro dimostra lo stato di debolezza della Confindustria nautica. Albertoni cerca di dimostrare di stare dalla parte delle “sue” aziende chiedendo sconti alla Fiera, ma lo fa a metà salone, quando richieste analoghe nei mesi scorsi e per “questo” salone erano state rigettate dalla stessa UCINA insieme a Fiera.

Il rischio è che in tutta la vicenda l’unica “fiera” sia quella delle vanità, o meglio degli interessi, delle parti in causa. La città di Genova e la sua Fiera hanno un disperato bisogno di continuare a ospitare il salone nautico italiano più grande, più unito e più internazionale. UCINA ha un disperato bisogno di non perdere le ultime briciole di fiducia e credibilità da parte del tessuto di aziende del settore stremato. Così due entità disperate ed entrambe consapevoli di non poter prescindere l’una dall’altra si danno battaglia a colpi di parole.

Il tutto mentre al salone le aziende, gli imprenditori, i progettisti, le maestranze, i venditori, i comunicatori e gli stessi visitatori, insieme, cercavano giorno per giorno di dare vita e dignità a un “mercato”.

E’ decisamente venuto il momento nel quale chi ha più buona volontà e idee le metta in campo.

Commenti

A. T. velista a... (non verificato)

Genova, il Salone di Genova, è ormai solamente un salone delle vanità, di quei sogni folli assimilabili ai deliri equiparabili solamente a quelli della Spectre dei noti film dell'agente segreto più noto del mondo. Se fino a qualche tempo fa c'era chi correva per esaudire questi sogni fatui ed un po' puerili quanto rozzamente sempliciotti, oggi la crisi in atto ed il mutamento profondo di tutto il mondo produttivo e dell'economia hanno insegnato che tutto ciò non è nè può più essere! I "millepiedi" della nautica sono in via di estinzione proprio come accadde ai dinosauri un tempo. Mi correggo, nel mondo ci sarà sempre un certo numero di navi da diporto ma queste ritorneranno ad essere più razionali, meno ostentate, meno fantascientifiche, molto meno numerose e certamente più marine perchè nel domani disporrà di una barca o di una nave da diporto solamente chi ama davvero il mare perchè questi beni torneranno a costare una percentuale più alta delle risorse disponibili di ciascuno. Per questo, vista la forte riduzione sia numerica che nelle disponibilità delle classi sociali medio- alte, saranno ancora più penalizzate delle navi da diporto, tutta la fascia delle barche compresa tra i quaranta ed i settanta piedi, ma anche in questo caso, chi ama davvero il mare, continuerà a fare regate o crociere con barche in charter oppure di proprietà, riducendone l'impegno, tornando a preferire barche sostenibili, comprese tra i venticinque ed i quaranta piedi. Tutto tenderà a riprendere dimensioni umane, rivolgendosi ad una utenza più marina, più selezionata tra i veri appassionati e meno rivolta verso coloro che desiderano soltanto ostentare la propria opulenza spesso fatua. Come dire ... meno piedi, più intelligenza! Allora è evidente come quella che per decenni è diventata sempre più la fiera delle vanità, sia finita in "fuorigioco" in un tempo brevissimo: sarà davvero difficile recuperare una immagine tramontata a causa di una inversione di tendenza così netta! Meglio cambiare aria, come insegnano gli esperti della comunicazione, meglio ricominciare con qualcosa di nuovo, di innovativo che proponga idee nuove, una immagine nuova e parta valorizzando fin dall'inizio gli anticorpi atti a prevenire future forzature sempre possibili. Ecco, ora è chiaro ... una nuova fiera della nautica rivolta e riservata a tutto ciò che non oltrepassa i cinquanta piedi, un luogo in cui gli appassionati possano sognare ed acquistare quanto è possibile e pensabile senza sentirsi comunque ridicoli e piccoli piccoli rispetto ai mastodonti del mare cui ci ha abituato Genova. Così per le navi da diporto e per la fascia più alta delle barche, gli operatori ed i costruttori italiani, riconosciutamente primi nel mondo e determinanti nell'economia nazionale, potranno rivolgersi a Cannes, risparmiando molto, concentrandosi su quella esposizione specializzata in un settore comunque circoscritto ad una minoranza di utenti. Gli altri, i tanti altri, quelli che riprenderanno a causa o per merito di quel virus che si chiama attrazione per il mare, saranno maggiormente incentivati a vedere, paragonare, acquistare in un ambiente a loro misura, dedicato a loro, capace di metterli a proprio agio. Vedo quindi un Salone in una città che non sia di mare, nell'ambito di una fiera con servizi migliori di quelli di Genova - ci vuole poco ... - con parcheggi, linee ferroviarie ed aeree numerose e ben fruibili dalla stessa fiera. Ma perchè una città non di mare? Per due semplici ragioni: la prima è quella di rendere semplicemente impossibile portarvi le barche troppo grandi, quelle che vorrei vedere comunque escluse dallo "statuto" dell'auspicata nuova esposizione, allo scopo di essere ancora più certi che in un futuro a qualcuno non possa venire neppure l'idea di aumentare le dimensioni delle barche, ponendo il germe per un ulteriore crollo del settore della nautica come quello che stiamo vivendo. In secondo luogo, una "città di terra" perchè forse è più opportuno portare le barche laddove vi è un tessuto sociale, economico, industriale capace di produrre da un lato le risorse necessarie per effettuare acquisti nautici, dall'altro dove, vivendoci, è più probabile desiderare fortemente nuove esperienze marine ... Non voglio dire dove fare la nuova esposizione, semplicemente perchè non sono un mentore di qualche località specifica, ma credo fortemente nella serie di ragionamenti appena sviluppati, che portano alla convinzione chiara: via da Genova! A. T. ingegnere, 51 anni appassionato velista dal 1970 12 barche varate, tutti natanti a vela per questo resisto e sono felice