Il libro delle barche perdute
Si chiama "Scomparse e indimenticabili", il libro di Bruno Cianci per Nutrimenti Mare. Raccoglie documenti d'archivio (1885-1951) su decine di barche leggendarie più o meno note. Con le fotografie di Beken of Cowes e Rosenfeld Collection e i disegni tecnici originali del Lloyd’s Register (Londra)- FOTO E UN BRANO DALLA PREFAZIONE, E DEL CAPITOLO SU "COME SI PERDONO LE BARCHE"
Esce da Nutrimenti Mare "Scomparse e Indimenticabili" di Bruno Cianci, un’opera di ricerca approfondita e in gran parte inedita, che trasporta il lettore nell’età più magica e romantica della nautica da diporto, sulle tracce di yacht leggendari e oggi sconosciuti perché andati perduti. Il volume, in tre parti, analizza i motivi per cui alcuni grandi yacht sono sopravvissuti mentre altri sono stati trascurati, finendo per essere smantellati o abbandonati e diventando così ‘scomparsi’.
L’autore si concentra su una selezione di 25-30 yacht che non esistono più e che pure hanno fatto la storia della vela. Come Gloriana, lo yacht preferito di Herreshoff, o Morning Cloud III, la barca da regata appartenuta all’allora primo ministro britannico Edward Heath e persa in mare nel 1974. Di ogni yacht è raccontata la storia, corredata da immagini di alta qualità provenienti dalla Rosenfeld Collection o dagli archivi Beken of Cowes, completa di specifiche tecniche accurate (fornite dal Lloyd’s Register), linee d’acqua, piani velici. Una sezione è dedicata ai disegni tecnici originali a colori, stampe blu e documenti d’archivio, accompagnati da testi esaurienti e accurate didascalie.
L'AUTORE - Bruno Cianci (Parigi, 1970) è storico e giornalista. Ha codiretto il bimestrale Arte Navale e collaborato con un centinaio di testate italiane ed estere. È autore di diversi libri di nautica e saggi storici, tra cui Bosforo. Via d’acqua fra Oriente e Occidente, Le navi della Mezzaluna. La marina dell’Impero ottomano (1299-1923), Yacht Club e Barche leggendarie. Ha vinto tre premi letterari Carlo Marincovich ed è il primo italiano ad aver portato a termine una regata del Fastnet in doppio, con Alessandro Caricato. Per Nutrimenti ha pubblicato Tre uomini in barca in Caledonia (2017) e Il senso della rotta (2019).
Dalla Prefazione
Questo libro è innanzitutto un atto di giustizia storica. Vuole infatti rendere onore a un pezzo importante della storia della vela che pochissimi, fra i velisti contemporanei, conoscono. Quando parliamo di barche d’epoca, infatti, parliamo quasi sempre di un pugno di barche belle e importanti, molte delle quali per fortuna ancora naviganti, che abbiamo visto e vediamo ritratte in tante occasioni, e che a volte abbiamo magari persino avuto la fortuna d’incrociare in mare. Poco o nulla sappiamo invece di barche altrettanto importanti, firmate da progettisti che hanno fatto la storia della vela e realizzate da cantieri leggendari per la loro produzione, che purtroppo non navigano più perché scomparse da tempo.
Ecco, questo libro, frutto di lunghe ricerche che mi hanno portato a visitare vari archivi e biblioteche e a scambiare centinaia e centinaia di e-mail con esperti, storici della marineria, architetti navali, fotografi di nautica e discendenti di armatori, vuole offrire ai lettori la possibilità di conoscere alcune magnifiche barche scomparse che non possono e che non devono essere dimenticate.
(...) La scelta delle barche presenti nella seconda sezione del volume è discrezionale e ovviamente non si prefigge in alcun modo di trattare in modo esaustivo tutti gli yacht scomparsi nel periodo preso in esame (1885-1951) che ammontano a molte migliaia. Di alcune barche, peraltro, il destino è intuibile ma è ignoto de facto, il che significa che alcune ‘signore del mare’ date per disperse potrebbero anche essere sopravvissute, sebbene né il Lloyd’s Register, ovvero il più importante organo di classificazione al mondo, né gli altri registri navali né, apparentemente, nessun altro sia al corrente di quale destino sia toccato a questi gioielli un tempo naviganti.
La scelta delle barche trattate nel libro è stata dettata in primis dalla reperibilità di informazioni e di materiale documentale originale – e possibilmente inedito – da riprodurre e pubblicare, si trattasse di piani di costruzione, di piani velici, di lettere private, di perizie o di fotografie; in secondo luogo, la selezione ha tenuto conto del più ampio spettro possibile di tipologie di armi e scafi, di progettisti e di disegni, anche se è inevitabile che molti di questi non abbiano avuto lo spazio e la visibilità che avrebbero meritato.
Le notizie sulle barche selezionate sono state rintracciate nel corso di alcuni soggiorni a Londra presso il Lloyd’s Register, due viaggi a Cowes, una visita agli archivi di Camper & Nicholsons e, attraverso contatti telematici – per citare solo i principali – con il Massachusetts Institute of Techology (MIT), che è custode della quasi totalità dell’archivio Herreshoff, con il Mystic Seaport Museum, che è la casa della celebre Collezione Rosenfeld e di molti progetti di barche storiche americane, con il Museo nazionale svedese marittimo e dei trasporti, con l’archivio Laurent Giles e con lo studio Mylne Yacht Design.
(...) L’idea originaria di raccogliere queste ricerche in un volume risale a molti anni fa, ma la decisione di andare fino in fondo è databile alla primavera 2017, quando, proprio durante un incontro con questo magnate turco – grande appassionato di nautica e mecenate, avendo anche fondato dei musei che portano il suo nome – si decise finalmente di dare il via al progetto. A due anni e mezzo da quell’incontro, l’idea è finalmente diventata un libro e ora starà ai lettori giudicarlo. Se il responso rispetterà le aspettative, forse ci saranno gli estremi per pubblicare uno Scomparse e indimenticabili – Volume II. Nel corso dei miei soggiorni londinesi, infatti, ho avuto il privilegio di scartabellare solo il cinquanta per cento dei documenti degli yacht classificati dal Lloyd’s Register; ne consegue che, forse, questo lavoro così affascinante potrebbe trovare una degna prosecuzione.
Istanbul, novembre 2019
BARCHE PERDUTE, UN CENSIMENTO IMPOSSIBILE - Pensare di poter contare le barche che sono andate distrutte nel corso del tempo è un sogno coltivato da molti appassionati e addetti ai lavori in tutto il mondo; farlo, però, è pura utopia. Nemmeno un’istituzione come il Lloyd’s Register, che è la più antica e autorevole società di classificazione di navi e di yacht, saprebbe da dove iniziare: un po’ perché gli yacht menzionati nei celebri almanacchi pubblicati tra il 1878 e il 1980 dalla prestigiosa istituzione costituiscono solo una parte degli yacht armati in giro per il mondo, un po’ perché solo di una piccola percentuale di esse – quelle classificate1 – il Lloyd’s Register ha raccolto in modo sistematico documenti di varia natura, piani costruttivi e informazioni dettagliate. Viene allora spontaneo chiedersi: se nulla può il Lloyd’s Register, perché mai qualcun altro dovrebbe pensare di poter censire le barche distrutte?
L’esistenza di un ipotetico archivio universale collegato alle società di classificazione, agli studi di design, alle federazioni e ai club velici, ai cantieri ancora esistenti, agli archivi museali e a quelli dei privati aiuterebbe molto la causa; tuttavia, anche nell’ipotesi molto inverosimile che un giorno si possa dare vita a un simile organo, le insidie e gli ostacoli rimarrebbero molti e con ogni probabilità non saremmo mai in grado di dare una riposta ai quesiti che ci assillano.
La prima problematica che s’incontra quando si conducono ricerche legate agli yacht scomparsi ha a che fare con la scarsità di materiale d’archivio e di statistiche: un po’ perché non tutti i costruttori si sono preoccupati di tenere registri e di lasciare traccia delle barche realizzate, un po’ perché i documenti si consumano.
(...) Per definizione, i documenti cartacei, gli unici disponibili nell’epoca d’oro dello yachting, sono soggetti a un repentino deperimento se non vengono conservati in un ambiente ideale; se poi ci si mettono di mezzo gli incendi e le due guerre mondiali che hanno messo a ferro e fuoco l’Europa, ecco che le probabilità d’incappare in un archivio completo o anche solo discretamente preservato crollano verticalmente.
Le barche, poi, possono affondare, il che avviene spesso e, il più delle volte, in modo irreparabile. In genere occorrono anni o decenni di negligenza per mandare a fondo una barca di legno; se però ci si mettono di mezzo il maltempo, un cedimento di tipo strutturale, la scarsa perizia marinaresca di chi conduce la barca e magari un pizzico di sfortuna, ecco che i decenni diventano minuti, secondi: tanto, infatti, può bastare per mandare sugli scogli, contro una diga frangiflutti o direttamente sul fondo del mare uno yacht dal pedigree unico.
Ogni anno, purtroppo, alcune barche d’epoca affondano per incuria, per il maltempo oppure per incidente. Nel breve periodo di lavorazione di questo libro, per fare alcuni esempi pratici, sono andati perduti scafi come Berenice of London (1923), naufragata nel 2018 nel Sud della Francia per colpa del famigerato ‘Medicane’, la barca tedesca Elbe No.5 (1883), vittima dell’imperizia del suo equipaggio nel giugno 2019, e Iolaire (1905), affondata al largo di Ibiza a luglio dello stesso anno. Non è ancora chiaro se queste barche saranno recuperate e riportate all’antico splendore: il più delle volte, infatti, le spese di recupero e di ricostruzione sono troppo elevate perché il gioco possa valere la candela.
(...) Non si sa nulla, inoltre, dello stato di conservazione di molte barche custodite nei capannoni, nei garage e nei campi, scafi che in alcuni casi sono noti a vari registri e associazioni e che sono in attesa di essere venduti al miglior offerente affinché siano restaurati.
LE CAUSE DELLA PERDITA
Obsolescenza e demolizione (33 per cento)
La furia degli elementi (20 per cento)
Collisioni (20 per cento)
Vittime di guerra (9 per cento)
Incendi (6 per cento)
Quando la barca fa crac (6 per cento)
Altre cause (6 per cento).
charlie barr (non verificato)
Bruno Cianci (non verificato)