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18/10/2019 - 15:03
REPORT E ANALISI COMPLETA
Come è andata la "prima" Offshore Mixed?
Sette equipaggi "Per 2" con nomi e carriere di rilievo su barche uguali. Partenza davanti a San Marco. Arrivo in Barcolana. Eppure la "world premiere" della nuova specialità olimpica è stata un flop di comunicazione. Chi c'era e come è andata, la vittoria austriaca, il racconto degli italiani Andrea Pendibene e Giovanna Valsecchi. Il nostro dossier
La partenza della prima regata con il formato della nuova disciplina olimpica Offshore Keelboat Mixed Couple (barca a chiglia per coppia mista uomo-donna e regata d'altura) è partita nello scenario incomparabile dello specchio d'acqua davanti a Piazza San Marco, a Venezia.
Al via sette equipaggi di questa "Per 2" a feeling olimpico. Non tanti per la verità, ma di buon livello, con ex olimpici, giri del mondo, specialisti della vela offshore. Per loro il percorso disegnato tra Venezia e Trieste ha previsto una prima boa vicino all'isola croata di Susak, raggiunta con vento leggero prevalentemente portante, in circa 10 ore di navigazione.
Flotta compatta nonostante scelte strategiche anche molto diverse. E' questo uno dei temi (e delle aspettative) della vela offshore che guarda all'evento olimpico: regatare in altomare con barche monotipo lascia i distacchi minimi e rende emozionante fino alla fine la regata. Ma come scritto in un comunicato degli organizzatori "E' tutto nuovo", formato e la stessa barca scelta per questo evento. Ciò che non cambia è la passione dei velisti.
Il vento dapprima ha rinforzato sempre da Sud nella notte, per poi ruotare da Nord, la famosa Bora di queste parti, obbligando gli equipaggi a bolinare. In questa terza fase della regata, che prevedeva un'altra boa a San Giovanni in Pelago, la separazione tra le barche è aumentata sensibilmente, fino all'arrivo posto davanti al circolo organizzatore della Barcolana, Società Velica di Barcola e Grignano, che ha avuto la responsabilità di gestire la boa e la conclusione della regata.
WHO'S WHO DELLE PRIME COPPIE MISTE DELLA VELA OFFSHORE - Con un po' di sorpresa, i primi "campioni europei" della nuova specialità (in realtà ancora non esiste una "categoria" formalizzata da World Sailing e quindi il titolo pare una forzatura) sono austriaci, senza mare... Ma Lisa Berger e Christian Kargl hanno fatto davvero una bella regata e vinto con merito. Alle loro spalle i due belgi parecchio accreditati: Sophie Faguet (nel suo passato addirittura una partecipazione alla Figaro Solo) e Jonas Gerckens, anch'egli un buon curriculum (ex Mini 650 di buon livello (3° alla Les Sables-Azzorre-Les Sables 2016), velista dell'anno in Belgio nel 2017 per la vittoria al Fastnet con il Class 40 di Maxime Sorel, record dell'ora sul lago con un catamarano Phantom, Route du Rhum 2018, skipper oceanico Volvo).
Al terzo posto (ma non sul podio europeo vista la nazionalità) il team Australia, iscritto eccellente dell'ultimissima ora con una coppia inedita e affascinante (questa potrà diventare un'altra lettura interessante dell'Offshore Mixed una volta decise meglio tutte le cose...) formata dalla superwoman del giro del mondo Liz Wardley, nata in Papua Nuova Guinea, velista che definire completa è poco (dal Mondiale Hobie Cat del 1998 alla vittoria nella Sydney-Hobart, alla prima Volvo Ocean Race con Amer Sport Too nel 2001-2002, alle tre Figaro Solo, alle altre Volvo Ocean Race come fossero noccioline, con le ragazze di SCA e fino all'ultima con Turn The Tide On Plastic con Dee Caffari e la nostra Francesca Clapcich, capace di tutti i ruoli a bordo, una vera marinaia), in coppia con un inaspettato Alberto Sonino, il veneziano ex Tornado in campagna olimpica, ex oceanico con il team di Giovanni Soldini, oggi imprenditore del mare con la sua splendida avventura turistico-cantieristica-portuale-culturale, chiamata Vento di Venezia all'isola della Certosa.
Storie interessanti vero? Peccato che non le abbia sapute nessuno, intorno a questo evento potenzialmente di grande interesse, ma questo è altro discorso sul quale torneremo.
Il "bronzo" di questo "europeo" è andato a due francesi notevoli: Pierre Leboucher quarantenne di solidissime basi (podi europei e mondiali di 470, classe con la quale ha fatto le Olimpiadi di Londra 2012 (7° con Vincent Garos), recentemente folgorato sulla via (prudente) verso il foil, è stato vice campione d'Europa e campione di Francia di Waszp, ha fatto quattro volte il Figaro, un paio di traversate atlantiche, innumerevoli Tour de France a la Voile...) in coppia con Mathilde Geron (a sua volta olimpica in 470 nel 2012 (4° posto) e vincitrice dei Giochi del Mediterraneo 2013 nella stessa classe, come prodiera della Lecointre (quattro anni prima, nel 2009, erano finite terze nell'edizione vinta a Pescara da Giulia Conti e Giovanna Micol), inoltre la dolce biondina sfodera grinta saltando sul Kite di cui va pazza, e planando sul trimarano Diam 24 al Tour de France).
ECCO COME LAVORANO I FRANCESI PER L'OFFSHORE MIXED - Su questa coppia di Nantes va aperta una parentesi: la FFV, la federvela francese che sulla medaglia offshore a Marsiglia 2024 vorrebbe costruire una sorta di castello inespugnabile dall'alto della leadership transalpina nella vela oceanica, ha selezionato Mathilde e Pierre tra 8 coppie fatte e finite, interessate a partecipare. Il DT francese Jacques Cathelineau ha creato un centro di preparazione offshore al polo di Port La Foret con due allenatori FFV Mathieu Richard e Philippe Michel. Prima della Venezia-Trieste aveva detto: "Si tratta di una struttura di alta qualità che viene messa al servizio di questa coppia di talento per affrontare una competizione europea che ci aspettiamo di alto livello". Poi il DT ha aggiunto: "Pietro e Mathilde entrambi hanno esperienza sia olimpica che di regate offshore e questo mix è ciò che richiede la nuova classe. FFVoile faciliterà questo incrocio tra pratiche sportive per diversi anni, perché sappiamo che questa miscela puo' produrre equipaggi di alto potenziale come è il caso di Mathilde e Pierre."
Con queste premesse chissà come avranno preso il quarto posto e il terzo gradino del podio battuti da austriaci, belgi e austro-italiani...
Scorrendo la classifica troviamo al quinto posto due spagnoli, Ana Santamaria e, sentite qua: Guillermo Altadill, Barcelona World Race, 18 traversate atlantiche, 6 circumnavigazioni, oltre 300.000 miglia percorse in gara, due Volvo Ocean Race e due Whitbread Round the World Race... Al sesto un coppia statunitense: il veterano Peter Becker, vita dedicata alla vela e alle regate, da alcuni anni immerso nella missione di avvicinare i giovani alla vela d'altura con il suo Young America Junior Big Boat Sailing Team, con Barbara Karpinska, eclettica manager della sanità, tra lauree, master, leader di forum e convegni, ma al contempo velista d'altura scatenata, vincitrice della Transatlantic Race 2015 e del titolo USA di Swan 42 nel 2016...
IL RACCONTO DEGLI AZZURRI - L'Equipaggio Marina Militare - Ambeco con a bordo con a bordo Andrea Pendibene e Giovanna Valsecchi, due atleti del Centro Sportivo Agonistico Marina Militare chiude dunque in quinta posizione l'europeo (settimi overall), il che li pone comunque all'interno di una ristrettissima elite di fortunati velisti che hanno potuto fare per primi l'esperienza del nuovo format olimpico offshore. Ecco il racconto della loro regata, appassionante come sempre quando ci sono loro due di mezzo.
"Una corsa contro il tempo - racconta Pendibene - in meno di 10 giorni dalla convocazione della Federazione, per finire la rimessa in acqua del Pegaso Mini 650 adibito a muletto, correre a Venezia, montare il nostro L30 assegnato, gara secca di 190 miglia da piazza S.Marco a Venezia fino a Trieste doppiando Susak e San Giovanni in Pelago con venti da Sud fino a 30 nodi la prima notte con onda frangente e groppi temporaleschi a brezze leggere la seconda notte."
Dopo la regata, a Trieste Andrea e Giovanna si sono uniti al Team Marina Militare su Sagittario per la Barcolana Classic del sabato e quindi a Nave Orsa Maggiore per la Barcolana 51 della domenica con lo scafo oceanico in fibra di carbonio realizzato dai cantieri Tencara progetto Valicelli per formare giovani ufficiali e gareggiare in oceano.
Pendibene: "Questo nuovo format di gara Offshore 48h in doppio misto è per noi una grande opportunità per dare continuità al lavoro di anni con Marina Militare in classe MiniTransat ma anche di formazione in team essendo una barca utilizzabile anche in contesti meno tirati in equipaggio.
"E' Stata una prima nella prima per tutto il team non avendo mai navigato in adriatico e non conoscendo bene la barca, anzi non avendoci mai navigato ci siano saliti il giorno stesso della gara! Ma si tratta del primo step in vista di progetti futuri a cui stiamo lavorando, eravamo consapevoli che avremmo mollato le cime meno preparati dei nostri avversari, ma non potevamo gettare la spugna senza provarci!
"La barca charterizzata per l'evento europeo appena uscita dal cantiere, le condizioni meteo sempre variabili nelle 48 ore di gara e la lontananza di oltre un anno dalle gare internazionali hanno pesato: nonostante una buona partenza davanti a San Marco non siamo riusciti a restare con il gruppo nella seconda parte di gara.
"La notte con vento e onde frangenti la nostra velocità è stata buona, ma in altri punti con meno aria eravamo in difficoltà, gareggiare su un monotipo contro i migliori al mondo non permette errori, uno starnuto ti costa 50 metri dalla poppa del tuo avversario come in classe Figaro.
"Siamo comunque soddisfatti di aver chiuso la gara tagliando l'arrivo, per onorare l'impegno di tutte le persone che ci hanno permesso di essere sulla linea di partenza. Non abbiamo avuto tempo di provare la barca prima della gara ed allenarci assieme da mesi ma la voglia di mare e di fare bene c'è sempre, era importante esserci come Nazione, come Marina Militare e per noi come doppio misto italiano cresciuto e formato nel golfo di La Spezia.
"Mi auguro che da fuori sia stato percepito che siamo marinai, professionali e atleti con le stellette, ognuno di noi ha un ruolo ben preciso e con la nostra attività vogliamo contribuire alla crescita della cultura velica e far avvicinare molti ragazzi e ragazze al meraviglioso sport della vela dimostrando che la passione per il mare è sacrificio e che se si aspetta di avere tutto non si parte mai."
E questo il commento di Giovanna Valsecchi: "Mi spiace essere arrivati all’ultimo minuto e non aver potuto navigare insieme per un po' di tempo. Si può fare sicuramente meglio, ma la base di partenza è molto buona e incoraggiante. Interessante l'incontro al varo e all'arrivo con il progettista della barca Andrej Justin. Ci ha confidato che per una gara offshore ci vogliono almeno 20 giorni di prove in mare prima di partire... e non avrebbe scommesso un centesimo che avremmo portato una barca appena varata a fare 200 miglia come prima navigazione...
"Sapevamo che il livello dei partecipanti a questa prima europea era di altissimo livello, ma abbiamo fatto il possibile gettando il cuore oltre l'ostacolocome Marina Militare ci insegna quotidianamente. Ora si torna in acqua sul Pegaso Ita 883 Il Mini650 a La Spezia per navigare per ricominciare da dove abbiamo interrotto perchè in Francia hanno le accademie per solitari ma noi crediamo che anche in Italia ci siano spot dove si può crescere e far crescere valorizzando territorio e navigando tanto soprattutto d'inverno."
Alla premiazione in Piazza dell'unita'a Trieste hanno partecipato gli equipaggi e i loro shore team, i supporter, gli sponsor ma ancheil presidente dell'Eurosaf Josep Pla, Riccardo Simoneschi Ad di Sailing Series, il Comandante di Marivela Domenico La Faia e Lukas Rodion ideatore delle barche L30 OneDesign.
Al team Italiano la Giuria e l'Eurosaf hanno deciso di assegnare un premio speciale per non aver mai mollato contro grandi nomi della vela internazionale che navigavano su queste barche da giugno, ma soprattutto per aver dimostrato che nonostante i problemi tecnici "normali" di una barca che non aveva mai toccato l'acqua non si sono ritirati dimostrando orgoglio italiano e formazione da marinai.
La questione dell'affidabilità della barca è stata riconosciuta anche in termini pratici: oltre al rimborso della quota di charter, è stato anche offerto al team Italia Marina Militare una One Week Training Accademy con il campione olimpico Lucas Rodion sull'L30 One design in quanto unico team ad non aver mai provato la barca.
CONCLUSIONI: OFFSHORE MIXED "PREMIERE" È UN MEZZO FLOP, MA... - Doveva essere una anteprima mondiale per la papabilissima nuova specialità olimpica della vela a Parigi 2024, e in più si svolgeva in un teatro unico: da Venezia, la città più bella del mondo, alla Trieste della Barcolana, la regata più grande del mondo.
Quale occasione migliore? La grancassa di trecentomila velisti sulle rive che aspettano l'arrivo dei navigatori impegnati su un percorso complicato e spesso abbonacciato, che dalla laguna li ha portati davanti a Lussinpiccolo, omaggio al grande Tino Straulino, per poi tornare verso Miramare.
Invece è andata persa. Attesa zero, scarsa comunicazione, assenza di informazioni durante la gara, e alla fine una striminzita premiazione rimasta anonima nel frastuono degli eventi al Villaggio Barcolana. Non è certo così (almeno si spera) che a World Sailing immaginano la Offshore Keelboat Mixed. E non è certo così che sarà. Forse si è trattato solo di una "falsa partenza", nata su equivoci e su scelte last-minute. Da una parte un cantiere che ha delle barche da far girare, finchè se ne parlerà quale possibile scelta per le Olimpiadi 2024, dall'altra il Nastro Rosa, nome del possibile nuovo giro d'Italia a vela 2019, slittato al prossimo anno, e in mezzo addirittura l'Eurosaf, la federazione di federazioni veliche del continente. Chiamarlo "Europeo" è stato l'ultimo azzardo. L'esperimento sarà servito a prendere meglio le misure in futuro. L'offshore è una vela particolare e va gestita da chi la conosce e la organizza da tempo.
Per quanto ci riguarda, l'unica voce all'attivo è l'esperienza fatta, in particolare su ciò che non si deve fare (lasciar partire gli equipaggi senza adeguato lancio e seguito di comunicazione), nonchè su come si stanno muovendo gli altri paesi, Francia in testa, con il CPO di Port la Foret. In questo senso la disponibilità della Marina Militare può essere un aiuto per la FIV. Il nostro DT Michele Marchesini sta seguendo con attenzione l'evoluzione dell'Offshore Mixed, e al momento opportuno (considerando che adesso la squadra ha altre priorità, a 10 mesi da Tokyo 2020) si cercherà di fare i passi giusti. Andrea e Giovanna sono un esempio, velisti e veliste brave e con la doppia esperienza Olimpiadi-Offshore non ci mancano, basta guardarsi intorno.
In attesa che World Sailing sciolga gli ultimi dubbi, l'altro insegnamento riguarda la barca. L30 è da mesi, per un mix di concomitanze fortuite e marketing aggressivo, al centro del dibattito quale possibile scelta. WS ripete che la barca sarà l'ultima decisione da prendere, anche poco prima dei Giochi, ma quest Venezia-Trieste ha dimostrato al contrario che proprio l'alto livello dei velisti richiede la conoscenza del mezzo effettuata con congruo anticipo, perchè è inutile attendersi spettacolo e distacchi ridotti se consegni la barca pochi giorni prima della regata. Per costosa che sia, la barca va indicata, con tutto il corredo di armamentari olimpici, dall'antitrust in su. Scegliendola tra scafi e attrezzature adatte a ciò di cui stiamo parlando.
LA CLASSIFICA FINALE
1 > TEAM AUSTRIA > Lisa Berger / Christian Kargl > ORO- Ora di arrivo 02:00 am
2 > TEAM BELGIUM > Sophie Faguet / Jonas Gerckens >ARGENTO- Ora di arrivo 02:26 am
3 > TEAM AUSTRALIA> Liz Wardley / Alberto Sonino > Orario di arrivo 02:43 am
4 > TEAM FRANCE> Mathilde Geron / Pierre Leboucher > BRONZO - Orario di arrivo 02:48 am
5 > TEAM SPAIN> Ana Santamaria / Guillermo Altadill - Orario di arrivo 03:07 am
6 > TEAM USA> Barbara Karpinska / Peter Becker -Orario di arrivo 04:57 am
7 > TEAM ITALY > Giovanna Valsecchi / Andrea Pendibene - Orario di arrivo 08:29 am
Sandro Alessi (non verificato)
marcoo (non verificato)