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24/03/2022 - 08:49

Verso l'annuncio, le ultime da mezzo mondo

L'America's Cup 2024, tutti i dubbi di Dalton

E SE ALLA FINE TEAM NEW ZEALAND TORNASSE A CASA? - Prosegue il coundown di Saily verso l’annuncio sulla località dell’America’s Cup 2024. Le recenti considerazioni anche geopolitiche che possono influire sulla scelta della città per la prossima edizione. L'Europa non è la Nuova Zelanda: qui c'è molto meno interesse per l'America's Cup, un gioco di miliardari che raramente arriva sui media. Quanto questo puo' cambiare la posizione di Grant Dalton? Nei prossimi giorni interviste esclusive

 

A-B-C: Auckland, Barcellona o Cork? Il tic-tac dell’orologio scorre inesorabile, e il 31 marzo si avvicina. Il 31 marzo di Grant Dalton, di sfidanti e difensori, di velisti e tifosi, di sponsor e tycoon, di sindaci e municipalità: sarà il momento della sentenza. La Coppa America numero 37 si fa qui. Fine (salvo il contentino di qualche atto preliminare).

DALTON SI E’ ACCORTO DI QUANTA POCA COPPA C’E’ IN EUROPA? – Se il gran capo di Team New Zealand è l’uomo al centro della decisione, sono interessanti alcune recenti considerazioni sul suo recente viaggio di lavoro in Europa. Nei veloci e intensi giorni nei quali è stato nel vecchio continente, Grant Dalton deve essersi reso conto che l'atteggiamento verso l'America's Cup è molto diverso da quello abituale della sua Nuova Zelanda. E questo anche indipendentemente dall’invasione militare russa che ha ridotto in macerie l’Ucraina libera e democratica, con milioni persone in fuga in tutta Europa.

L'America's Cup ha qui uno status, un livello di considerazione, attenzione, seguito, molto diverso da quello a cui è abituato in Nuova Zelanda. A differenza dei media neozelandesi, la stampa in Europa ignora quasi totalmente l'evento, salvo eccezioni campanilistiche nei momenti finali quando una sfida del proprio paese mostra qualche chance. Anche la domanda su dove finirà la prossima Coppa America, nell’eventualità che sia in Europa, non si puo’ dire sia in cima all'agenda delle notizie, comprese quelle sportive.

Persino gli inglesi, che hanno iniziato l'intera saga del trofeo, perdendo una regata da loro bandita, intorno alla loro Isola di Wight, e che 170 anni dopo non sono più vicini alla vittoria di quanto lo siano stati quel giorno, a conti fatti dimostrano poco interesse, soprattutto per la fase di trattative attualmente in corso, considerata alla stregua di un “mercato delle vacche”.

Questi elementi possono essere un problema per qualsiasi potenziale sede coinvolta nella regata? Certo, perché senza un appoggio dei media e l’interesse del pubblico non possono suscitare la disponibilità nei loro governi a sborsare per un evento commerciale. Tanto meno quando allinea al via squadre sostenute da uno sparuto gruppo di super-miliardari, che hanno più che sufficiente liquidità per finanziare l'intera faccenda, se solo lo volessero. Anche se è pur vero, stando alle news di ieri dalla Spagna, che il governo della Catalogna starebbe appoggiando la candidatura di Barcellona, con tanto di calcoli e valutazioni sui ritorni di immagine ed economici. Contraddizioni, spinte in avanti e ripensamenti (come accaduto con Valencia).

Del resto la stessa Nuova Zelanda ha i suoi problemi economici e sociali: si sta riprendendo dal blocco della pandemia di Covid, e la politica e l'America's Cup non sono mai state così distanti in un paese che fino a due anni fa viveva (sportivamente) di Rugby e Vela.

Dalton sta attraversando l'Europa, alla disperata ricerca di una sede e (soprattutto) dei fondi per rimettere in gioco il suo team (benchè questo si diletti – e spenda quattrini – nella sfida al record di velocità a vela su terra… un diversivo francamente incomprensibile). Dopo che il governo della Nuova Zelanda ha deciso un tetto al finanziamento di un'altra costosa difesa della Coppa, Dalton ha pensato che gli europei sarebbero stati pronti e disposti a pagare un conto più salato.

Ma gli elementi in gioco sono tanti e diversi: pandemie, guerre, enormi interessi sul mercato dell’energia. La geopolitica inevitabilmente influenza lo sport, oligarchi russi o emiri arabi finanziano la Premier League, e città europee o del Golfo aspirano a diventare capitali di grandi eventi sportivi. C’è chi fa osservare questi meccanismi, collegamenti che forse non incideranno sulle decisioni di Grant Dalton, ma che pure esistono. E riportano in auge un tema che resta centrale: perchè il defender non difende la Coppa a casa sua?

E’ ancora possibile un riavvicinamento tra domanda (di ETNZ) e offerta (del Governo kiwi) per confermare Auckland come sede della AC37 nel 2024. Per alcuni, complice la guerra ucraina, si. La Nuova Zelanda intanto ha proibito a super yacht, navi e aerei russi e bielorussi di entrare nelle proprie acque o nel proprio spazio aereo.

Dalton ha la reputazione di essere un team manager testardo, vincente a tutti i costi: con quattro vittorie Team New Zealand è la squadra di maggior successo nella storia della Coppa America. Per vincere ancora dove è disposto ad arrivare? A Jeddah? I campioni della vela nel suo equipaggio fin dove sono disposti a seguirlo?

Molti si chiedono se Dalton non dovrebbe semplicemente fare pace con il suo paese, raccogliere le sue cose e tornare a casa.

INTANTO UNO SPONSOR A SORPRESA RIPORTA MALAGA IN TESTA? - Si dice che Malaga abbia confermato un'offerta da 75 milioni di euro per ospitare la prossima Coppa America, rilanciando una battaglia verbale con i rivali storici del Barcellona. La città andalusa avrebbe offerto formalmente 75 milioni di euro, dopo aver concordato un prestito dalla città e dal governo regionale dell'Andalusia.

La novità è che sarebbero spuntati anche 15 milioni di euro da una multinazionale privata non ancora precisata. Quest'ultima mossa sembra rimettere Malaga in testa nel derby con Barcellona. Anche se non manca chi fa notare che Malaga dovrà comunque realizzare importanti lavori sull'infrastruttura della Dique de Levante all'interno del suo porto, mentre Barcellona dispone già di spazi adeguati all'interno del porto commerciale.

CORK PERDE TERRENO? - Nel frattempo, le possibilità di Cork di fare un'offerta vincente per ospitare la prossima Coppa America sembrano in difficoltà, secondo un rapporto dell'Irish Examiner.

Il Dipartimento del Turismo, che da diversi mesi conduce la due diligence su una possibile offerta irlandese incentrata sul porto di Cork, ha rilasciato una dichiarazione di due righe, che dice: "Il dipartimento è stato impegnato in una valutazione sul potenziale di questo evento e se l'Irlanda dovrebbe andare avanti o meno nel processo di offerta della sede ospitante. Questo processo informerà ogni possibile decisione sull'opportunità o meno di raccomandare l'hosting di questo evento al governo".

Ma serve fare in fretta, il tempo stringe, e la presidente della Camera di Cork, Paula Cogan, ha richiesto un aggiornamento entro la fine di questa settimana, sottolineando che è difficile pensare a investimenti sostanziali del governo in un evento sportivo internazionale, ma tra 18 mesi, quando questo evento dovrebbe aver luogo, si spera che si trovi in un clima economico diverso.

Cork, Jeddah, Barcellona, Malaga. E se invece il vero grande contropiede di Grant Dalton fosse la scelta di restare a giocarsela in casa, a Auckland? Se questa fosse la scelta finale, essa dovrebbe però anche contemplare una forma di scuse da parte di Dalton, della serie: “mi sbagliavo, meglio qui che offshore”…

NEI PROSSIMI GIORNI CONTINUA IL CONTO ALLA ROVESCIA SU SAILY: INTERVISTE A PERSONAGGI DELLA VELA E DELLA COPPA: QUALE LOCATION PREFERITE PER IL 2024?

Sezione ANSA: 
Saily - America's Cup

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