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19/01/2011 - 00:34
Miceli, Picciolini e la fine di Biondina Nera
Miceli, Picciolini e la fine di Biondina Nera
Il racconto
del naufragio
del naufragio
Mentre navigano verso l'Islanda sul cargo cipriota Delia, i navigatori romani ripercorrono le fasi drammatiche della loro disavventura. Il vento impetuoso, la scuffia, il disalberamento, l'attesa dei soccorsi. Un video di Biondina Nera. Partecipa al sondaggio di Saily.it: vela estrema, troppi rischi? Su Piazza Vela
Passato lo spavento. Riportati nella norma battiti cardiaci e adrenalina, ora è il momento di capire cosa è successo a bordo di Biondina Nera. E' il momento di ripercorrere quei drammatici momenti, quando Matteo Miceli e Tullio Picciolini hanno scuffiato e rotto l'albero in pieno Atlantico. I tentativi di raddrizzare la barca. L'attesa dei soccorsi.
Il primo a raccontare la "sua" Odissea è Tullio Picciolini: “Notte del 17 gennaio: turni al timone di un'ora ciascuno per mantenere elevata l'attenzione. Due mani di terzaroli alla randa e fiocco per mantenere alto il margine di sicurezza rispetto a condizioni impegnative soprattutto per l'onda al traverso. Vento al gran lasco 22-25 nodi; Buona visibilità e parziale illuminazione da parte della luna. Durante il mio turno al timone osservo una linea di groppi che ci "insegue" da poppa e chiamo Matteo per ridurre la randa. Proprio mentre eravamo impegnati nella manovra di presa dei terzaroli il vento è aumentato repentinamente con raffiche stimate attorno ai 28-35 nodi. Il Catamarano, per il vento non più sopportabile da tutta quella tela e per l'onda ripida al traverso che non consentiva di sfuggire alle raffiche andando con la prua al vento, scuffiava. Durante il primo tentativo di raddrizzamento notavamo il disalberamento. A quel punto abbiamo iniziato un ininterrotto lavoro di messa in sicurezza dell'imbarcazione e ripetuti tentativi di raddrizzamento del catamarano per circa dodici ore. Lo Staff Sicurezza a terra veniva periodicamente informato della situazione e monitorava posizione e comunicazioni. Quando ci siamo resi conto che era impossibile rendere autonoma la navigazione dell'imbarcazione, alle ore 11:30 GMT del 17/01/2011, abbiamo dato il May Day”.
Lo staff di sicurezza a terra, composto da Valerio Brinati, Enrico Corsetti e Daniele Pirozzi, coordinava le operazioni a livello internazionale ed il centro Ricerca e Soccorso di Fort de France in Martinica, allertato dalla Guardia Costiera, diramava alle unità in transito in Atlantico il messaggio. La Moto/Nave Delia, bandiera cipriota, proprietà polacca, riceveva la comunicazione e intercettava Biondina Nera dopo appena quattro ore. Prima dell'inizio della manovra un contatto con la radio VHF ha consentito a Matteo e Tullio di condividere con il Com.te Dariusk Sieranski i dettagli della procedura. Dopo un primo tentativo di recupero, abortito per motivi di sicurezza, al secondo passaggio la nave si faceva trovare ferma e consentiva a Matteo e Tullio di nuotare fino alla murata di dritta della nave e scalarla per 14 metri”.
Il racconto di Matteo
Anche Matteo annuisce dall’alta parte telefono satellitare e ci racconta di essersi caricato sulle spalle tutto quello che c’era a bordo di Biondina Nera, dopo averlo messo in alcuni sacchi che si era poi legato al collo. “Ho scalato le mura della nave come uno sherpa”. Poi tesse le lodi del terminale satellitare attraverso il quale stiamo parlando (un IsatPhone Inmarsat, fornito dallo sponsor Intermatica, ndr), che non solo li ha accompagnati nel viaggio, ma li ha anche salvati. “Dobbiamo molto a questo telefonino satellitare – ci dice Matteo – che non ci ha mai lasciato in ogni occasione. Ha funzionato sempre ed abbiamo ricevuto i messaggi dal router Alessandro Pezzoli e parlato con Roma ogni giorno. Ma soprattutto ci ha salvato al momento giusto permettendoci di chiamare quando le cose si sono messe al brutto e parlare con Valerio Brinati dopo la scuffia. Scoprire che funzionava nonostante tutto ci ha aperto il cuore alla speranza”.
Ora il pensiero è quello di tornare a casa al più presto. “Dovremmo essere il Islanda il 28 gennaio", conclude Matteo. "Capiamo che il cargo non può fermarsi per noi, ma visto che passa molto vicino a Flores, l’ultima isola delle Azzorre, potremmo tentare di essere presi a bordo da una lancia che ci venga a recuperare. Il comandante e l’armatore hanno escluso uno stop a causa dei costi previsti dalle Autorità portuali fra Pilota e Approdo”.
Zingaretti: Matteo si riprenderà presto dalla brutta avventura
Tra i commenti “sollevati” per il salvataggio dei due atleti di Ostia c’è quello del presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti: "Sono felice e sollevato per la notizia del salvataggio in mare di Matteo Micelie Tullio Picciolini. Matteo è un grande sportivo e un esperto velista e la Provincia di Roma lo ha sempre seguito nelle sue imprese. In questo momento sono contento per i familiari, che dopo ore di angoscia hanno appreso la notizia del salvataggio. Spero di riabbracciare presto Matteo e sono convinto che saprà mettersi al più presto alle spalle questa brutta avventura”.
Occhi già al futuro
E Matteo intanto pensa già al suo nuovo Class 40 appena varato con il quale farà il giro del mondo in solitario nel 2012. “Spero di scendere alle Azzorre, a costo di buttarmi in acqua. Ho tante cose da fare e il class 40 EstEco da mettere a punto”. Se qualcuno aveva dubbi su qualche strascico psicologico da questa avventura ha avuto la sua risposta.
“Matteo non si arrende certo – spiega la presidente dello Yacht Club Favignana Chiara Zarlocco – e a maggio sarà in acqua con noi per il Trofeo Targa Florio, il giro della Sicilia con 4 pit stop, e a settembre replicherà, sempre a Favignana, con il Trofeo Ignazio Florio. Tutto con il suo nuovo Class 40”.
Matteo conclude con un ringraziamento “tutto lo staff a terra che si è comportato in maniera impeccabile anche nell’emergenza e alla Guardia Costiera che ha preso in mano senza un attimo di esitazione il coordinamento del soccorso”.
Il sondaggio
Il naufragio di Biondina Nera in Atlantico porta inevitabilmente i velisti a dividersi tra chi ritiene comunque opportuno sfidare gli elementi naturali e i limiti umani, per capire fin dove possiamo spingerci. Ma anche per testare nuovi materiali e strumenti. E chi, al contrario, ritiene sia giunto il momento di fissare dei limiti. Ecco quindi il sondaggio di Saily.it: E' lecita la vela estrema come la traversata dell'oceano con un cat da spiaggia? Potete votare nella sezione Piazza Vela.
UN VIDEO DI BIONDINA NERA
Passato lo spavento. Riportati nella norma battiti cardiaci e adrenalina, ora è il momento di capire cosa è successo a bordo di Biondina Nera. E' il momento di ripercorrere quei drammatici momenti, quando Matteo Miceli e Tullio Picciolini hanno scuffiato e rotto l'albero in pieno Atlantico. I tentativi di raddrizzare la barca. L'attesa dei soccorsi.
Il primo a raccontare la "sua" Odissea è Tullio Picciolini: “Notte del 17 gennaio: turni al timone di un'ora ciascuno per mantenere elevata l'attenzione. Due mani di terzaroli alla randa e fiocco per mantenere alto il margine di sicurezza rispetto a condizioni impegnative soprattutto per l'onda al traverso. Vento al gran lasco 22-25 nodi; Buona visibilità e parziale illuminazione da parte della luna. Durante il mio turno al timone osservo una linea di groppi che ci "insegue" da poppa e chiamo Matteo per ridurre la randa. Proprio mentre eravamo impegnati nella manovra di presa dei terzaroli il vento è aumentato repentinamente con raffiche stimate attorno ai 28-35 nodi. Il Catamarano, per il vento non più sopportabile da tutta quella tela e per l'onda ripida al traverso che non consentiva di sfuggire alle raffiche andando con la prua al vento, scuffiava. Durante il primo tentativo di raddrizzamento notavamo il disalberamento. A quel punto abbiamo iniziato un ininterrotto lavoro di messa in sicurezza dell'imbarcazione e ripetuti tentativi di raddrizzamento del catamarano per circa dodici ore. Lo Staff Sicurezza a terra veniva periodicamente informato della situazione e monitorava posizione e comunicazioni. Quando ci siamo resi conto che era impossibile rendere autonoma la navigazione dell'imbarcazione, alle ore 11:30 GMT del 17/01/2011, abbiamo dato il May Day”.
Lo staff di sicurezza a terra, composto da Valerio Brinati, Enrico Corsetti e Daniele Pirozzi, coordinava le operazioni a livello internazionale ed il centro Ricerca e Soccorso di Fort de France in Martinica, allertato dalla Guardia Costiera, diramava alle unità in transito in Atlantico il messaggio. La Moto/Nave Delia, bandiera cipriota, proprietà polacca, riceveva la comunicazione e intercettava Biondina Nera dopo appena quattro ore. Prima dell'inizio della manovra un contatto con la radio VHF ha consentito a Matteo e Tullio di condividere con il Com.te Dariusk Sieranski i dettagli della procedura. Dopo un primo tentativo di recupero, abortito per motivi di sicurezza, al secondo passaggio la nave si faceva trovare ferma e consentiva a Matteo e Tullio di nuotare fino alla murata di dritta della nave e scalarla per 14 metri”.
Il racconto di Matteo
Anche Matteo annuisce dall’alta parte telefono satellitare e ci racconta di essersi caricato sulle spalle tutto quello che c’era a bordo di Biondina Nera, dopo averlo messo in alcuni sacchi che si era poi legato al collo. “Ho scalato le mura della nave come uno sherpa”. Poi tesse le lodi del terminale satellitare attraverso il quale stiamo parlando (un IsatPhone Inmarsat, fornito dallo sponsor Intermatica, ndr), che non solo li ha accompagnati nel viaggio, ma li ha anche salvati. “Dobbiamo molto a questo telefonino satellitare – ci dice Matteo – che non ci ha mai lasciato in ogni occasione. Ha funzionato sempre ed abbiamo ricevuto i messaggi dal router Alessandro Pezzoli e parlato con Roma ogni giorno. Ma soprattutto ci ha salvato al momento giusto permettendoci di chiamare quando le cose si sono messe al brutto e parlare con Valerio Brinati dopo la scuffia. Scoprire che funzionava nonostante tutto ci ha aperto il cuore alla speranza”.
Ora il pensiero è quello di tornare a casa al più presto. “Dovremmo essere il Islanda il 28 gennaio", conclude Matteo. "Capiamo che il cargo non può fermarsi per noi, ma visto che passa molto vicino a Flores, l’ultima isola delle Azzorre, potremmo tentare di essere presi a bordo da una lancia che ci venga a recuperare. Il comandante e l’armatore hanno escluso uno stop a causa dei costi previsti dalle Autorità portuali fra Pilota e Approdo”.
Zingaretti: Matteo si riprenderà presto dalla brutta avventura
Tra i commenti “sollevati” per il salvataggio dei due atleti di Ostia c’è quello del presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti: "Sono felice e sollevato per la notizia del salvataggio in mare di Matteo Micelie Tullio Picciolini. Matteo è un grande sportivo e un esperto velista e la Provincia di Roma lo ha sempre seguito nelle sue imprese. In questo momento sono contento per i familiari, che dopo ore di angoscia hanno appreso la notizia del salvataggio. Spero di riabbracciare presto Matteo e sono convinto che saprà mettersi al più presto alle spalle questa brutta avventura”.
Occhi già al futuro
E Matteo intanto pensa già al suo nuovo Class 40 appena varato con il quale farà il giro del mondo in solitario nel 2012. “Spero di scendere alle Azzorre, a costo di buttarmi in acqua. Ho tante cose da fare e il class 40 EstEco da mettere a punto”. Se qualcuno aveva dubbi su qualche strascico psicologico da questa avventura ha avuto la sua risposta.
“Matteo non si arrende certo – spiega la presidente dello Yacht Club Favignana Chiara Zarlocco – e a maggio sarà in acqua con noi per il Trofeo Targa Florio, il giro della Sicilia con 4 pit stop, e a settembre replicherà, sempre a Favignana, con il Trofeo Ignazio Florio. Tutto con il suo nuovo Class 40”.
Matteo conclude con un ringraziamento “tutto lo staff a terra che si è comportato in maniera impeccabile anche nell’emergenza e alla Guardia Costiera che ha preso in mano senza un attimo di esitazione il coordinamento del soccorso”.
Il sondaggio
Il naufragio di Biondina Nera in Atlantico porta inevitabilmente i velisti a dividersi tra chi ritiene comunque opportuno sfidare gli elementi naturali e i limiti umani, per capire fin dove possiamo spingerci. Ma anche per testare nuovi materiali e strumenti. E chi, al contrario, ritiene sia giunto il momento di fissare dei limiti. Ecco quindi il sondaggio di Saily.it: E' lecita la vela estrema come la traversata dell'oceano con un cat da spiaggia? Potete votare nella sezione Piazza Vela.
UN VIDEO DI BIONDINA NERA
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