Non avrei dubbi su chi merita questa palma. Parlo di Angelo Insabato, che è l'unico dirigente capace non di installarsi su un piedestallo lontano dalle esigenze quotidiane, bensì di interloquire e non solo di interagire (c'è una bella differenza tra i due termini dato che il primo di essi presuppone una capacità di ascolto oggi sempre più rara). Interloquire con le classi, i funzionari, i dirigenti, nel tentativo di creare quella simbiosi di intenti di cui la FIV sembra sempre più mancare. Angelo non è un uomo di potere, ma l'incarnazione stessa dello spirito di servizio che deve caratterizzare l'operato di chiunque opera in una realtà "sociale" come deve essere una federazione sportiva. Vederlo un giorno sulla poltrona più alta della FIV sarebbe fantastico. Ma questo è un paese dove dominano gli intrallazzi, e il desiderio rientra nel novero delle utopie. Tuttavia mai dire mau: chi pensava nel 1988 che il Muro di Berlino sarebbe caduto pochi mesi dopo?
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03/10/2016 16:09