(Dalla newsletter del Coordinamento Nazionale del Windsurf - Marco Rossi)
L'ISAF (...) ha partorito l’originale idea di mettere in ballottaggio, sia nel settore maschile che femminile, il windsurf e il kitesurf.
(...) Se azzardiamo un paragone, è come chiedere di porre sui due piatti della bilancia una vettura di Formula 1 e un prototipo per i rally. Il kitesurf, da non molto tempo entrato a far parte della famiglia dell’ISAF, non è una branca del windsurf, ma una classe velica a se stante che ora chiede una visibilità al livello più elevato. Quindi non sarà semplice pensare a uno schema adeguato per vagliare i pro e i contro. Se venisse steso al kite un tappeto rosso, come qualche governante della federazione internazionale già vagheggia, ci piacerebbe vedere con quale volto i responsabili dell’ISAF spalancherebbero le porte dei Giochi Olimpici a una specialità senza dubbio spettacolare, ma ancora più lontana dalla vela classica rispetto a quanto possa risultare il windsurf.
Da anni si sta parlando di introdurre percorsi tipo Slalom ai Giochi, sia a quelli per adulti che giovanili, per incrementare l’appeal verso il pubblico che assiste e soprattutto verso le televisioni, che, piaccia o no, sono le vere padrone delle Olimpiadi (infatti non bisogna mai scordare come la massima rassegna dello sport mondiale non potrebbe svolgersi senza i lauti contributi ricavati dai diritti di trasmissione). Eppure il progetto è sempre rimasto sulla carta. Per non citare di come i pur larvati suggerimenti per dare spazio al Freestyle si siano sempre e inevitabilmente arenati fin dal debutto dietro una lapidaria osservazione che la specialità fosse più affine alle arti circensi che allo sport velico. Nonostante esistano nello sci come nello snowboard titoli olimpici dedicati proprio alle discipline artistiche e acrobatiche.
Siamo a conoscenza di come il CIO prema sull’ISAF per dare maggiore spettacolarità alla vela, considerata uno dei ventri molli delle audience televisive. E da qui, per esempio, è scaturita l’introduzione della medal race. Ma spesso si tratta anche di una scarsa cultura delle riprese TV, perché, quando abbiamo assistito alla medal race cinese con Alessandra Sensini alla caccia dell’ennesima medaglia, le emozioni non sono mancate. E allora producono davvero maggiore adrenalina sul piccolo schermo sport come il badminton o il golf stesso che fra poco entrerà a pieno diritto nel programma olimpico?
In attesa di vedere l’evoluzione del discorso, non vorremmo essere facili profeti. Perché spesso le decisioni delle grandi assise internazionali tendono a essere salomoniche. Se non vediamo semplice scalzare il windsurf femminile che quattro anni fa venne plebiscitato e rimane comunque la classe velica con il maggior numero di nazioni impegnate nel segmento delle donne, e con alcune atlete che sono autentiche stelle a livello mondiale, non ci stupiremmo di fronte a un compromesso che confermasse questa classe (nella RS:X maschile e femminile sono considerate due classi diverse) in cambio dell’ammissione del kitesurf maschile.
Il mondo del windsurf, per non scomparire definitivamente o parzialmente dalla tribuna olimpica, è comunque chiamato con la massima urgenza sin da ora e sull’arco dei prossimi mesi a compiere tutte le possibili azioni di lobbying e a monitorare con la massima attenzione gli sviluppi della situazione. Soprattutto per verificare che le decisioni tengano conto di tutti i fattori sportivi (numero dei praticanti, diffusione nelle varie nazioni, partecipazione ai grandi eventi, suddivisione per classi di età, tanto per indicarne solamente alcuni) e non siano invece il frutto di interessi di bottega da parte di alcune nazioni use a fare la parte del leone. O, peggio ancora, di mercanteggiamenti al ribasso con l’occhiolino a tornaconti che nulla hanno a spartire con i sogni agonistici che il windsurf come modello di vita sa incarnare in modo sublime. Uno sport che deve lottare con tutte le sue forze per continuare a essere proposto nel panorama a cinque cerchi.
Collegamento permanente,
03/10/2016 16:10