Caro amico anonimo, scomodare Sciascia fa onore al nostro sport e forse al passaggio che stiamo vivendo, ma mi permetto di ritenerti troppo pessimista. Il ristretto numero di persone che prende le decisioni è comunque quello formato intorno al presidente eletto (che eventualmente poi nomina manager, direttori tecnici o consulenti). Si tratta perciò di una decisione che nel suo iter coinvolge tutti i Circoli affiliati. E una decisione sulle proposte di riforma sul tappeto, a sua volta, sarà presa dall'assemblea quindi ancora da una pluralità di affiliati, che rappresentano i centomila tesserati. A questo processo democratico si può credere totalmente o con qualche (lecita) riserva, ma non si può disconoscerlo del tutto. Il cinismo italiano del tanto peggio tanto meglio non può essere attuato alle regole di vita di una federazione sportiva. Ne convieni? Se dunque accettiamo che il processo funziona, le decisioni vedono, devono vedere partecipi tutti noi, meglio se con una funzione propositiva, comunicativa, intervenendo nei dibattiti, parlando all'assemblea, dichiarando e promuovendo la propria visione e la propria posizione. Il fatto stesso che tu invii un commento a questo blog testimonia una partecipazione.
Venendo alle questioni sul tappeto: sulle proposte di riforma dello Statuto sarebbe ingenuo ridurre tutto a uno scontro tra conservatori e progressisti. Lo dimostra il fatto stesso che le riforme sono proposte dal presidente e da una Commissione nominata dal Consiglio, ovvero gli stessi che poi - secondo te - remerebbero contro per ragioni di potere. Credo che ci sia in ballo molto di più. Una visione complessiva della macchina federale, forse delle funzioni stesse dell'ente. Se passasse la rivoluzione allo Statuto davvero le decisioni sarebbero prese da pochi e per pochi, mentre oggi il sistema, pur con qualche bizantinismo, funziona e garantisce la circolazione delle idee e delle persone, come dimostra la stessa ascesa di Croce e del suo team.
E quindi mi ripeto: discutere su come debba essere organizzata e con queli regole gestita la federazione italiana vela è più che giusto, perchè ne va del futuro di tutti. Quello che non va è il modo in cui i promotori della riforma vogliono farla passare: sotto silenzio, arrivando a pochi giorni dall'assemblea con un testo poco conosciuto ai più e incassare un voto positivo. Discutendo il meno possibile. E ottenendo la "loro" riforma, la "loro" federazione. Non è una bella prospettiva, se consideriamo che la scintilla e le idee portanti di questa rivoluzione arrivano da personaggi che possiamo definire "neofiti" della vita e della dirigenza FIV.
Se invece sentite, come sento io, che la federazione sia la casa di tutti noi, sia "nostra", allora è il momento di confrontarsi e approfondire, uscire fuori dal proprio Circolo e parlare, confrontarsi con gli altri 650 Circoli FIV di tutta Italia. Sono sicuro che farebbe bene a tutti, e dimostrerebbe che si può cambiare e crescere solo tutti insieme, mentre con decisioni ristrette e verticistiche il cambiamento è una retromarcia.
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03/10/2016 16:09