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Adesso che Andrea Mura ha portato il suo glorioso Vento di Sardegna al di là della linea del traguardo di questa OSTAR 2013, possiamo dire qualcosina. Con buona pace di qualche sparuto commento dei soliti-supertecnici-con-verità-in-tasca, Andrea Mura ha messo un altro tassello a un progetto sempre più bello, grande, importante, che ci auguriamo possa portarlo lontano, perchè se ci va lui ci porta anche tutta la vela oceanica italiana, altrimenti impantanata. Il fatto che la OSTAR non sia più la stessa, che gli avversari siano stati effettivamente pochi e non all'altezza del 50 piedi italiano, non può minimamente sminuire o intaccare il trionfo di Andrea. E chi sente il bisogno di certi discorsi forse farebbe bene a guardarsi dentro e capire il perchè. Noi crediamo che Andrea Mura stia dimostrando, nella parabola di tutti questi anni, e con questa vittoria in qualche modo storica, di saper credere, di saper vedere un progetto, di saper preparare la barca come pochi, di saper navigare in oceano come pochissimi. Con una barca che ha fatto il Vendée Globe con Pasquale De Gregorio, un disegno Felci datato eppure rinvigorito da Mura da poppa a prua. Con risorse non infinite. Con la scelta e l'aiuto dei collaboratori giusti. Dopo le 4 burrasche della OSTAR (chissà come le avrebbero superate i soliti-supertecnici-con-verità-in-tasca) abbiamo un marinaio maturo, un navigatore completo, pronto per qualunque obiettivo. E se la comunicazione intorno a lui, anche in Italia, cresce un po' (anche con qualche sanissima enfasi, ma si!) e crea emozione e interesse, e può aiutarlo a trovare le risorse per andare ancora più lontano, questo ci fa solo enormemente piacere, e Andrea se lo merita. A lui i fatti, agli altri le parole.