Caro Paolo, ahimè sembra proprio che siamo così stupidi. Concorderai che gli esempi di stupidità si estendono ben oltre il campo della vela. Ma tant'è. Il punto è questo, a mio avviso: la Coppa America non è più la stessa, e questo vale da molti anni, molti fanno ricadere il punto di svolta (in negativo) nell'edizione 2003, con la famosa sfida di Alinghi. Rivoluzionaria perchè fu ammesso un club che non aveva sede a mare e fu ammesso un team con elementi non appartenenti alla nazione sfidante. Quella svolta ha provocato la corsa folle dell'America's Cup, inseguendo l'illusione dei Grand Prix tipo Formula Uno, gli Act preliminati, il circo che non si ferma mai, un giro di sponsor e diritti tv ben più immaginario che reale. E alla fine, complice la furiosa lite in tribunale tra Larry Ellison E Ernesto Bertarelli, siamo arrivati ai multiscafi. A questo punto che fare? L'avvitamento in negativo del trofeo più antico e prestigioso, che è anche un elisir di lunga vita per l'intero sport della vela, può continuare e portarci alla rovina, oppure si può arrestare. Bisogna affidarsi alle forze positive che esistono ancora e sono "dentro" a questa Coppa. Per salvare il nostro Graal, dobbiamo sperare che vincano loro: i neozelandesi di Grant Dalton, gli italiani di Patrizio Bertelli. Gente che è nata e cresciuta nel mito della Coppa, quella vera, e che può farla ripartire da quei valori che citi nel tuo messaggio: tecnica, strategia, incroci, manovre, lay-line. Insomma, la vela.
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03/10/2016 16:11