Ecco, il punto non è tanto togliere soldi al calcio, dove pare ne girino fin troppi, a leggere
certe cronache, quanto garantire il minimo di accessibilità al mare.
Questo è il vero problema della vela, sempre in conflitto con i balneari, i portuali, ecc.
Il velista è considerato un originale, un soggetto pericoloso e anche un poveraccio, se non ha un maxi. L'idea che si muova secondo misteriose tecniche o trascinato come foglie d'autunno mette in panico il popolo terragno. La cultura del mare, sempre richiamata nelle passerelle istituzionali, non è ancora uscita da sotto l'ombrellone...
I circoli sono fondamentali, moltissimi hanno il merito di tramandare esperienze e cultura,
di fornire l'indispensabile struttura senza cui la vela sarebbe una avventura solitaria - come in sostanza la ricordo negli anni '50- e l'agonismo impraticabile.
Altri prestigiosi club si sono incartati nelle attività conviviali e risicano gli spazi sportivi, ma quasi tutti sono in difficoltà per la continua lotta di conquista o difesa del "posto al sole". I soldi, sì sono necessari, ma non risolvono tutti i problemi.
La FIV, insieme agli altri organismi di settore, si dovrebbe adoprare su questi punti,
cercando di ottenere norme meno restrittive sull'uso dei demani per le attività sportive non lucrative, veliche e non. Solo aiutando la diffusione di punti di aggregazione minimali, a basso costo ma capaci di fornire quel minimo di logistica che una deriva richiede potremo sperare di avvicinare più giovani alla vela, superando barriere che -ribadisco- sono più culturali che economiche.
Collegamento permanente,
03/10/2016 16:09