In molti social network sono sorte interessanti discussioni tecniche tra sostenitori del windsurf e sostenitori del kite.
1) la disciplina del kite racing è assolutamente troppo recente e non adeguatamente testata. Se paragonata all'introduzione di altre nuove discipline (si veda la storia del nuoto sincronizzato, ad esempio), appare quantomeno molto sospetta la fretta o direi meglio l'avventatezza di una simile decisione.
2) Il kite è difficilmente praticabile nella media delle sedi olimpiche degli ultimi 20 anni. Troverebbe un'ideale collocazione solo in ampie spiagge in aree geografiche con alisei costanti. Mi sembra incredibile che un italiano non si renda conto della difficoltà di paragonare anche lontanamente il kite al windsurf in un paese mediterraneo con venti termici o da perturbazione, spesso rafficati o presenti in aree con scogliere o porti, dove hanno sede molti circoli nautici.
3) Altrettanto assurdo è buttar via i sacrifici (ma in questo Franco Pagliarani esprime molto meglio di me il concetto e a maggior titolo) di tanti ragazzini, circoli e famiglie che difficilmente potranno riconvertirsi economicamente al kite.
4) Al momento attuale della tecnologia il windsurf è superiore al kite per proprietà e qualità nautiche, per sicurezza e per praticablità geografica. Nel report dell'ISAF (definito da qualcuno "infame") si ammette appena solamente che "potrebbe essere solo difficile la pratica in condizioni di vento da terra" (un eufemismo ovviamente): uno dei redattori del report avrebbe secondo le informazioni riportate nel link sopra un evidente conflitto di interessi traendo beneficio economico dalla vendita di attrezzature e dal prossimo test-meeting o competizione dio kite racing che si tiene in Sardegna (sono riportate financo le sue coordinate bancarie su paypal per il costo di iscrizione).
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03/10/2016 16:11